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Autore: ofarrowsandbows    26/03/2013    1 recensioni
[An Half-Blood Story ϟ GDR.]
[An Half-Blood Story ϟ GDR]
Regina racconta di come Aidas e Zoë si sono dichiarati il loro amore... in un modo un po' speciale.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata alle ragazze dell'HBS.
Questa OS Stight è tutta per i vostri feels lol,
del resto la state aspettando da oggi pomeriggio :')

 



Che fossi  fuori di testa era ormai un dato di fatto.

Ma che fossi così pazza da trasformarmi in Cupido nessuno se lo sarebbe aspettato.

Iniziò tutto in quello stupido giorno in cui Josh se ne uscì con una delle sue cazzate sul comportarsi bene.

«Tu fa quello che è giusto e tutti ti vorranno più bene..» diceva.

Ora che ci ripenso, qui, seduta davanti alla porta dello stanzino delle scope avrei soltanto voglia di andare a cercarlo per prenderlo a calci.

Perché li davanti mi ci trovavo anche un po’ per colpa sua. Ma andiamo con ordine.

Nella casa di Serpeverde non ci sono mai stati molti personaggi – a parte Severus Piton forse – che si sono distinti per essere delle persone che seguivano i sentimenti. Ecco, Aidas Stark sicuramente non era uno di quelli.

Avvolto nel cinismo più assoluto e straziante, vestendosi e comportandosi come un barbone finito ad Hogwarts per sbaglio, Aidas sembrava una versione tedesca e ancora più schizofrenica di De Villiers, che almeno la barba ogni tanto se la faceva.
 
Se c’era una cosa di cui ero sicura, era che – almeno per quanto riguardava gli studenti più “cool” delle Serpi del settimo anno – l’amore era una delle cose da evitare. Ma non perché siamo cattivi dentro e bla bla bla.. solo perché non sappiamo come maneggiarlo, e finiamo per creare un gran casino. Un po’ come quello che è successo nello stanzino delle scope.

Sarà stato che ultimamente ero diventata un cuoricino vivente per via di Joshua, ma se c’era una cosa che il mio “terzo occhio francese” aveva notato era che Aidas fissava con un’aria da stalker qualcuno. Qualcuno che in una sala piena di studenti dagli 11 ai 17 anni era un po’ difficile da individuare.

Mi voltai dubbiosa verso gli studenti seduti agli altri tavoli e poi tornai a rigirarmi la tazza da tè tra le mani.

Due erano le cose: o Dez aveva trovato qualche parente di Von Kazzel o come si chiama e voleva farlo fuori rischiando l’espulsione pure da Hogwarts, o cosa meno improbabile ma comunque davvero lontana dalla concezione umana… aveva trovato qualcuna che lo aveva attirato.

Se gli sguardi avessero potuto uccidere le persone probabilmente io avrei fatto fuori Alec, che dal momento in cui non provavo più nulla per lui che non fosse amicizia, fratellanza e/o voglia di buttarlo giù dalla torre di Astronomia, rappresentava l’apoteosi dell’amore – pur avendo una ragazza – e non riusciva a credere che un tipo come Stark – che tra l’altro è pure suo “cognato” – possa essere in grado di amare.

Mi limitai a sbuffare cercando di capire che stava succedendo al nostro freddo e distaccato tavolo, ma per quanto mi sforzassi, riuscii a capire solo una cosa: l’amore ci stava – con molta tranquillità – fottendo tutti. Pure i migliori.

Quando la parte sentimentalista prende il sopravvento su di te c’è poco da fare, e caso volle che io mi immischiai in questo gran casino non appena Aidas si fece scappare il nome della persona che tanto desiderava.

«Zoë? Zoë Knight? Quella col fratello psicopatico che ha una cotta per quella semico…»

Mi fermai di colpo. Anche io avevo una “cotta” per un Semidio, quindi non avevo granché di cui vantarmi.

Dez annuì lievemente, come se fosse dispiaciuto per la cosa. Lo guardai nel modo più sfacciato possibile tentando di reprime quella risata che voleva uscire con forza dalla mia bocca.

Zoë non era proprio il tipo di ragazza che stava bene accanto ad uno come Aidas. Non che lui fosse cattivo o chissà cosa, ma ecco… erano uno l’opposto dell’altra. E forse era questo il motivo per cui era scattata la scintilla.

Mi raccontò di come l’aveva conosciuta – per caso – e di come erano finiti per chiacchierare nei corridoi – sempre per caso – e in quel momento qualcosa mi passò davanti agli occhi. Era innamorato. E io dovevo aiutarlo.

Finalmente avrei fatto una buona azione e tutte le stupidate che aveva detto Josh sarebbero diventate vere.

Avevo una missione da portare a termine e nella fretta di andare via per organizzare la cosa notai a malapena Aidas che mi guardava perplesso mentre mettevo in scena qualcosa che sarebbe dovuto sembrare una risata malvagia ma che probabilmente era uscita fuori come la voce di Yzma trasformata in gatto.

Nel corso della mia vita avevo capito che potevo fare affidamento solo ad una persona, e no, non era Alec. E tantomeno Blaine, che ripensandoci anche lui ultimamente non si vede tanto spesso… l’unica persona di cui potevo fidarmi ciecamente e che avrebbe fatto le cose con criterio era Rebekah, mia storica migliore amica.

Ecco, Rebekah era anche lei quel genere di persona stronza ma che infondo aveva un gran cuore. Per molto tempo ho pensato che fosse indirettamente mia parente, perché in quanto a carattere sembrava mia nonna con cinquant’anni in meno.

Illustratole un disegnino fatto su un tovagliolo le spiegai un po’ la situazione, e come immaginavo capì al primo colpo tutto quello che c’era da fare. Dire che adoro quella ragazza è troppo poco.

Con una scusa attirammo Aidas e Zoë al settimo piano e quando furono abbastanza vicini alla porta io e Bekah li spingemmo con forza – si fa per dire, spingere Zoë non è stato difficile, il problema è stato Dez – e chiudemmo la porta dello stanzino.

«Se questo è l'unico modo per farvi con conversare allora vuol dire che resterete chiusi qui finché non vi dichiarerete l'uno all'altro.»

Probabilmente la gente che passava mi aveva presa per pazza vedendomi urlare contro una porta, ma sinceramente non ero l’unica fuori di testa. E me ne accorsi quando Bekah tirò fuori un paio di occhiali da sole e se ne uscì con un “Fase 1 della missione, completata!”.

Annuii e sorrisi. È così che si fa in questi casi, no?

Sentii Aidas urlare qualcosa che dovevano essere insulti in tedesco. Povero stolto, pensava di essere incompreso. Beh quando lui e la sua amata si saranno messi insieme allora farò anche io la tedesca stizzita.
 

[Nello stesso momento, nello stanzino delle scope…]
 

«Q-QUEEN! APRI QUESTA PORTA, ADESSO! QUEEN!»

Zoë batté i pugni sulla porta, appoggiandoci la testa contro quando non ottenne nessuna risposta.

«P-Perché l'ho ascoltata ancora una volta? Per Merlino, che s-stupida.»

Aidas spalancò gli occhi e fissò incredulo la porta – Zoë che ci sbatteva contro i pugni compresa. La tirò indietro con una mano e con l'altra iniziò a spingere e colpire la porta nel vano tentativo di sfondarla - o quantomeno aprirla, urlando frasi sconnesse in tedesco che dovrebbero corrispondere a “brutta stronza apri immediatamente questa cazzo di porta.” Gettò la spugna solo quando capì che la porta non accennava a spalancarsi e aveva dimenticato la bacchetta in dormitorio.

«Io la ammazzo. Giuro che le stacco la testa dal collo a morsi appena riesco ad uscire da questo dannatissimo sgabuzzino.»

Poi si voltò verso Zoë, aggrottando le sopracciglia in un moto d'orrore.

«Non è che sei claustrofobica o quella roba lì, vero?»

«N-No.»

La ragazza si sedette in un angolo, tenendosi la testa tra le mani e cercando di ragionare più in fretta possibile.

«Siamo al settimo piano, in una delle zone meno frequentate del castello e se Queen e Bekah non sono più qui davanti, è possibile che non riusciremo ad uscire prima che qualcuno cerchi di venire qui dentro a sc-scopare.

Oh, vaffanculo. È troppo presto perché arrivi q-qualcuno.»

Aidas inarcò esageratamente le sopracciglia, sedendosi di fronte a Zoë, di fianco alla porta. In qualche modo tentò di dominare il panico - per quanto fosse possibile.

«Vaffanculo? Seriamente? Devo segnare questo giorno come festa nazionale - se non mondiale. Non hai la bacchetta, vero? Perché potremmo far esplodere la porta e far saltare in aria quelle due, ecco.»

«Sì, beh, ti ho già detto una volta che non sono stata cresciuta dalle suore. Le p-parolacce le conosco anche io.»

Mormorò Zoë alzando per la prima volta lo sguardo su Aidas, con l'ombra di un sorriso sulle labbra. Ombra che sparì quando si tastò la tasca della gonna e non sentì la bacchetta.

«Vaffanculo.»

Aidas si mise comodo, stendendo una gamba e ripiegando l'altra, l'espressione più serena del mondo stampata in viso.

«Se ci tocca stare qui per molto allora qualcosa dobbiamo pur fare. Qualche idea? Nomi, cose e città?»

«Vuoi fare un gioco?, bene. Nome, Regina e Rebekah, cosa non lo so, città f-fanculo, ecco.»

La ragazza lo fissò con uno sguardo che era a metà tra la sfida ed il frustrato.
 

[Nel corridoio del settimo piano…]
 

Rebekah si era piazzata davanti allo sgabuzzino leggendo una rivista per spie, su uno sdraio pieghevole, con tanto di drink analcolico con l'ombrellino. Rimasi abbastanza sconvolta, non per nulla, ma seriamente, mancava solo un figlio di Poseidone ad allagare il corridoio e potevamo dire di essere in spiaggia.

«Bekah… uhm… io devo fare una cosa, torno subito.» tagliai a corto prima di svoltare l’angolo del corridoio.

«Don't worry Honey – mi guardò sorridendo – Li tengo li dentro anche fino all'anno prossimo se serve… ehm.. devono iniziare con la stessa lettera, Honey!!» urlò poi verso la porta, sorridendo e girando pagina.
 

[Nello stanzino delle scope…]
 

Non senza un malcelato sorriso divertito, Aidas voltò appena il capo verso la porta, alzando il tono per farsi sentire da chiunque ci fosse dietro quella dannata porta.

«Nome, Regina e Rebekah, cosa rituale-di-tortura-medioevale, o preferite forse la vergine di ferro e le torture cinesi? Avete una vasta gamma tra cui scegliere, süsser - non è che poi io mi faccia tanti scrupoli nel farlo.»

Ritornò poi ad osservare un'imbronciata Zoë, mettendo su un'espressione ironicamente desolata.

«Fanculo è troppo poco, per i miei gusti. Se vuoi possiamo continuare con nomi, cose e città o architettare una machiavellica vendetta. Oppure, meglio ancora!, cercare di capire per quale oscuro motivo dobbiamo starcene rinchiusi in uno sgabuzzino puzzolente a causa di due psicolabili ficcanaso-- Sì, Rebekah, se te lo stai chiedendo sto alludendo a te e la tua degna compare.»

Rebekah tirò fuori uno dei suoi toni da scherno migliori. «Ti continua a mancare la città, Honey! E se credi di farmi paura con le tue minacce, stai parlando con la ragazza sbagliata.»

Quando tornai mi misi a sedere accanto a Rebekah e sbuffai.

«Si sono detti qualcosa?»

La bionda si stringe nelle spalle. «A parte minacciarci di torture medievali e provare a giocare a nomi cose e città? Niente.»

Nello stanzino nel frattempo, Aidas e Zoë continuavano a chiedersi perché si trovavano lì. Insieme.

«A--A dirla tutta, io c-credo di sapere perché s-siamo chiusi qui, ma – alzò la voce in modo che la sentissero anche le due Serpi sedute fuori – a riguardo i-io non ho n-nulla da dire.»

Fuori, in corridoio, io e Bekah avevamo pensato di abbandonarli nello stanzino.

«Sai cosa stavo pensando, Queen? Che se non hanno niente da dirsi, che bisogno abbiamo di star qui ad aspettare.. – disse a voce abbastanza alta – Andiamo a fare un giro, ti va?»

Annuii sorridente. «Concordo, sono così cocciuti che conoscendoli inizieranno a parlarne tra due secoli, andiamo!»

«Ah, aspetta. – disse agitando la bacchetta – Perfetto. Ora questa porta potrà essere aperta solo da noi. Vogliamo andare?»

Nello stanzino, Aidas iniziava a dare segni di pazzia assoluta.

«Questa storia è assurda.» disse piegando le ginocchia e alzandosi in piedi, bersagliando la porta di pugni e calci - ed ogni cosa che poteva anche solo lontanamente contribuire ad aprire la porta.

«REGINA! REBEKAH! APRITE LA PORTA, IMMEDIATAMENTE! NON AZZARDATEVI AD ANDARE VIA! TORNATE QUI, SUBITO! MI AVETE SENTITO? REGINA! REBEKAH!»

Si fermò solo quando sentì le nocche bruciare e, abbattuto, si lasciò scivolare di nuovo contro la porta fino a sedersi.

«Cos'è che vogliono? Una dichiarazione? Io non ho la più pallida idea di come si faccia - una cazzo di dichiarazione! Le ragazze preferiscono i letti, al giorno d'oggi. È assurdo, assurdo.»

Indecisa, Zoë  si mordicchiò il labbro inferiore, prima di chiudere gli occhi ed allungarsi a poggiare una mano sulla spalla del ragazzo.

«D-Dez, smettila. La porta non possiamo aprirla né io né tu, c-così ti fai solo del male. Per favore.»

Passò una mano sul viso e tornò a rannicchiarsi nell'angolo dove era seduta prima, parlando a voce bassa.

«Senti. I-Io non ho ne-nessunissimo problema con quello che h-hai detto ieri, ma Queen ha un'idea tutta sua sull'a-amore. Quindi urla qualsiasi st-stronzata ti venga in mente in modo che quelle due ti sentano, e poi appena apriranno i-io vado da una parte e tu dall'altra. E n-non ascolteremo più Queen.»

«Non riuscirei ad andare tranquillamente per un'altra strada, Zoe. Il problema è che, ecco quando Regina ha detto- in un certo senso-- vedi-- n-non aveva torto- e io-- io sono un completo idiota-- non posso urlare una stronzata qualunque-- se-- ecco- poi così stronzata non è e io mi sento davvero una merda e tu-- tu meriti qualcuno migliore dannazione-- qualcuno che non si impappini-- non si-- ecco-- non faccia la figura dell'idiota in certe situazioni-- perché, davvero, non trovi sia una cosa davvero assurda-- non è vero che non mi piaci, è una fottuta menzogna-- solo che-- il problema-- io devo ritornare in Germania e-- e temo che la mancanza d'ossigeno inizi a farsi sentire..»
 

Quando tornammo al settimo piano Rebekah si attaccò con l’orecchio alla porta e mi mostrò i pollici alzati.

Sorrisi esultante e mi avvicinai alla porta chiedendo chi aveva ceduto per primo, ma Bekah mi fermò per farmi ascoltare.
 
 

Con tutta la forza di volontà che aveva in corpo, Zoë riuscì  a non saltare in braccio al ragazzo, limitandosi ad avvicinarglisi e appoggiargli nuovamente una mano sulla guancia.

«S-Shh. Se torni a respirare normalmente sono s-sicura che la mancanza d'ossigeno n-non esista nemmeno. E l'h-ho capito che devi tornare Germania, D-Dez. Per vendicare la tua f-famiglia, me l'ha detto Queen. S--Solo sappi che -- beh, che t-ti lasci d-dietro delle p-possibilità, e--ecco.»

Aidas ritrovò l'uso della parola solo una volta stabilizzato il respiro, poggiando la mano su quella di Zoë come a tenerla ferma lì.

«Io-- io non so che fare, prinzessin. È una storia lunga e-- e complicata, e non posso lasciare che quel bastardo la passi liscia-- ma mi piacerebbe tanto rimanere qui in Inghilterra-- anche se tu meriti qualcuno di meglio-- è che --- è solo tutto molto, molto complicato. E assurdo - chi ha mai sentito di una pseudo dichiarazione in uno stanzino delle scope? Arrivati a questo punto non so se squartare quelle due o ringraziarle, ecco.»

 Zoë sorrise e mosse lentamente il pollice ad accarezzargli la guancia.

«P-penso che non ci siano p-precedenti, ma bisogna anche a-ammettere che la situazione è abbastanza st-strana. C-Comunque, devi infilarti in testa che sei il meglio che o-ogni ragazza potrebbe m-mai sperare, e soprattutto smettere di sup-supporre che io p-potrei anche solo pe-pensare a qualcun altro. --- suonava m-meno soap opera, mentre lo pensavo.» mormorò abbassando lo sguardo e arrossendo.

La reazione di Aidas fu automatica - attorcigliò le braccia attorno alla vita sottile di Zoë e l'attirò a sé, stringendola fra le braccia con un sorriso a metà fra la dolcezza e il divertimento.

«Se vuoi saperlo, prinzessin, è tutta questa situazione a parermi una soap opera. Sai cosa? Non avrei mai immaginato di trovare romantico uno scenario come lo sgabuzzino delle scope. Sì, è abbastanza strano- e
probabilmente Regina e Rebekah faranno ritorno solo tra qualche ora - quindi tanto vale continuare con i discorsi da soap opera.»

In realtà io e Bekah eravamo proprio li dietro, e stavamo facendo – silenziosamente – un balletto della vittoria.

Nel frattempo Zoë sorrise e si strinse ad Aidas - accoccolandoglisi praticamente in braccio.

«Oh, sì, tremendamente romantico. R-Romanticissimo… Comunque non so - hai gli occhi più splendenti dell'intera scuola? Vale come s-soap?» mormorò ridacchiando.

All’improvviso – e poi non bisogna dire che la gente pazza dovrebbe stare in manicomio perché sennò s’offende – arrivò Gideon Knight, meglio conosciuto come la tempesta prima e dopo qualsiasi cosa.

«Mia sorella è chiusa in uno sgabuzzino insieme a Stark? Mi stai prendendo in giro?!»

Gridò, alla volta dell’allievo del primo anno che gli aveva riferito la funesta notizia. Il ragazzo sospirò una, due, tre volte. Infine, scoppia in un urlo disumano.

«REGINA!»

Appena arrivò nel luogo indicato dal bambino, trovò me e Bekah e giuro che potei vedere una vena vena pulsare a millemila. Esplosione fra tre, due, uno.

Tirai fuori tutta la sfacciataggine che avevo al momento e feci un sorriso a trentadue denti (perfetti).

«Ciao Knight!»

 «Dove. È. Mia. Sorella?» disse mezzo affannato mentre una vena iniziava a pulsare sulla sua tempia. Stava veramente sperando con tutto se stesso che il bambino si fosse sbagliato.

Non riuscii a dire nulla, perché Bekah mi prese per un braccio portandomi via. «Q, ci conviene andarcene. – sussurrò – E in fretta. Fra un po' gli esce il fumo dalle orecchie.»

Gideon batté il piede a terra, impaziente.

«Allora, signore del male, volete rispondermi o devo scoprirlo da solo?»

Io e Bekah sorridemmo, poi lei puntò il dito contro lo sgabuzzino. «Li dentro, Darling. A quanto pare lei e Stark avevano bisogno di un piccolo... Uhm. Aiutino. Felici di essere state utili.»

Bekah tornò indietro all’improvviso, presa da uno dei suoi moti teatrali. «Ah, dimenticavo... – disse annullando l'incantesimo che teneva chiusa la porta agitando la bacchetta – Zoë, love, hai visite!» esclamò tornando verso di me.

Nel frattempo, Gideon alla fine, aprì la porta con uno strappo deciso e vide sua sorella abbracciata ad Aidas Stark. Per terra. Il volto del ragazzo raggiunse le più disparate sfumature di rosso, e per poco non prese fuoco.*

«Zoe. Knight. Cosa. Diamine. Stai. Facendo.» disse, incapace di proferire altro. Per il momento.

Nello stanzino, Zoë ed Aidas parlavano ancora dei sentimenti da soap opera..

«Più che cosa da soap opera onestamente a me sa di constatazione - dico sul serio, li hai mai visti occhi più magnetici dei miei?»

Solo quando una fastidiosa vocina gli squillò nei timpani smise di parlare e di sorridere, alzando il capo come a guardare la porta serrata alle sue spalle.

«O Regina ha fatto incazzare qualche mestruata del settimo anno, o sono arrivati i rinforzi - oppure è semplicemente quel simpaticone di tuo fratello Gid-»

Cadde all'indietro prima che potesse comprendere del tutto la situazione - e quello che vede, al contrario e in un'ambigua posizione spalmata sul pavimento, era un Gideon Knight particolarmente in pendant con lo stendardo scarlatto dei Grifondoro e un tantino fuori di sé. Sorrise sfacciatamente e in parte divertito - se non sollevato d'essere uscito da quel dannato stanzino. «Parli del diavolo-- Oh, zuccherino, puoi anche evitare di farti pulsare la vena del collo; La cara Zoey, con mio sommo dispiacere e nonostante la posizione ambigua, non ha perso né la camicetta né l'innocenza. E se proprio vuoi saperlo stavamo giocando a nomi, cose e città. Hai rovinato il divertimento - sei libero di sentirti in colpa.»

«Modesto. Penso che mi piaccia particolarmente anche la tua modest ---» Quando la porta si spalancò di colpo ed Aidas cade all'indietro, la ragazza gli cade sopra, e per evitare di battere il capo appoggia le mani sul suo petto. Quando -- dopo le parole di Gideon ed Aidas, si rese conto della posizione decisamente ambigua, arrossì violentemente e rotolò sul fianco.

«G-Gideon, davvero, che pensavi avrei fatto? -- NO, NON RISPONDERE. N-NON VOGLIO SAPERLO, P-PERCHÉ COMUNQUE DIRESTI QUALCOSA DI SBAGLIATO.»

«Toglile le mani di dosso, Stark. Hai esattamente un secondo.» Disse Gideon, pericolosamente vicino all’isteria. E Gideon Knight perde raramente la calma. Le uniche volte in cui rischia di incendiare il castello sono quando si tratta di sua sorella o qualcuno insulta la sua famiglia. In ogni caso, si tratta sempre di Zoë. E vederla tra le braccia di quell’idiota e pseudo maniaco sessuale di un Aidas Stark non aveva certo fatto bene al suo equilibrio interiore.

«Zoe, cosa credi che possa pensare vedendovi in queste condizioni?»

Quasi gridò, piantando le mani sui fianchi e osservando la sorella, senza smettere di lanciare occhiate di fuoco allo Stark.

«Senti, lo stavo abbracciando, ed eravamo seduti c-contro la porta. E comunque, anche fosse? S-Sono grande, Gid! Ti voglio bene e lo sai, m-ma a volte ti preferisco quando non fai il fratello possessivo.»

Sbuffò piano mentre si stringeva le tempie tra le dita, prima di spalancare le braccia e aspettare che il fratello si avvicinasse per abbracciarla. «-- La prossima volta, corri in soccorso di Cam quando si chiude in bagno, prometto di sopravvivere.»

«Certo, certo. Eravate abbracciati. Contro una porta. Nello SGABUZZINO DELLE SCOPE! Perdonami se rischio di essere banale Zoë, ma tu cosa penseresti? E… oh, accidenti, non faccio il fratello possessivo. Faccio il fratello preoccupato per la sorellina, che è diverso. E va bene, vieni qui.»

Sospirando, strinse Zoey in un abbraccio, lanciando ad Aidas uno sguardo che voleva dire “con te facciamo i conti più tardi, idiota.”

«Però lui non ho nessuna intenzione di abbracciarlo. E Regina mi sente, oh se mi sente!»

«Gideon, seriamente, non ci siamo nemmeno baciati. Ci stavamo solo abbracciando, davvero! E-- smettila di guardarlo in quel modo. Sì, lo so che lo stai facendo.» mormorò contro la spalla del fratello, ridendo piano.

Con lo sguardo più impassibile del suo repertorio, ancora disteso sul pavimento puntellandosi sui gomiti, Aidas spostò gli occhi da Zoë all'isterico Knight e viceversa. Solo di tanto in tanto - quando Gideon si premurò di incenerirlo con lo sguardo, azzardò un sorriso blando ed infantile al suo indirizzo. Nel contempo in cui i fratelli s'abbracciano, Aidas si alzò, spolverandosi i jeans con delle manate.

«Manco l'avessi violentata, dico io. Tranquillo, Knight, la mia prinzessin è ancora tutta intera - casta e pura come mamma l'ha fatta. Dubito che un abbraccio l'abbia scalfita. Giurin giurello, parola di lupetto, di boy-scout o come diavolo ti pare, siamo stati buoni come gattini. Suvvia, sorridi.»

Decise poi di sfidare le ire di Gideon dandogli una pacca ironicamente amichevole sulla spalla – aspettandosi comunque che probabilmente, ben presto l'avrebbe fulminato sul posto con una sola occhiataccia.

Gideon si sciolse dall'abbraccio non appena Aidas gli diede una pacca sulla spalla, resistendo alla tentazione di staccargli la mano con un morso e tirarla fuori dalla finestra del settimo piano. Zoë non avrebbe gradito.

«Prova a ritoccarmi, Stark, e ti infilo la bacchetta in luoghi in cui non gradiresti affatto.» poi lanciò uno sguardo a Zoë, come a chiederle perché doveva prendersi una palese cotta proprio per quel ragazzo.

«Beh, per quanto ne sai, potrebbe piacermi. Comunque potresti fare pilates per contenere la rabbia e i mali modi. Oppure yoga. Sono sicuro che dopo qualche settimana raggiungeresti il nirvana. Amen, fratello.»

 «Siete impossibili. E-Entrambi. Impossibili ed infantili.» Sospirò Zoë incrociando di nuovo le braccia al petto e guardando seriamente sia il fratello - che ancora guarda imbronciato Aidas, che il ragazzo stesso, il quale però le rivolge lo stesso sorriso che aveva prima per Gideon, riuscendo a strapparne uno anche a lei. A quel punto smise di cercare di restare seria e mormorando un mentale “scusa, fratellone”, tornò ad abbracciare la Serpe.

«Sappi che ti o-odio. Molto più di Gideon, mh-mh.»

Aidas annuì con eccessiva serietà, talmente commovente e patriottica - come se stesse assistendo all'alzabandiera - che quasi potrebbe sembrare autentica - se solo tutti non conoscessero le prese in giro di Aidas. In ogni caso, ridusse il tasso di sarcasmo appena Zoey gli si avvicinò, tuffandoglisi praticamente tra le braccia - ed Aidas le passò subito un braccio dietro la schiena, stringendola a sé con un sorrisetto affettuoso che raramente mette in mostra.

«Oh, ovviamente - suppongo sia per questo che mi abbracci, non è vero, prinzessin?»

«Esatto, solo perché ti odio profondamente. Ed un po' perché mi dispiace che Gideon si sia trasformato in un aquila e -- b-beh, anche p-perché lo stavo facendo a-anche prima, m-ma siamo stati i-interrotti.» disse nascondendo il volto, in modo che non si vedesse il divampare del rossore sulle guance.

Era tutto perfetto.
 
 
 
 
 
 
   
 
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