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Autore: Boys Day    26/03/2013    1 recensioni
Ormai viviamo in un mondo di narcisismo e pregiudizi. Tutti si guardano con aria disgustata. Solo una cosa è rimasta pura: L'Amore. Questa è una storia d'amore tra due ragazzi: il primo pieno di segreti e preso sempre di mira dai bulli, il secondo un misterioso orfano. Come si svilupperà la loro storia?
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Sono un ragazzo di 17 anni che vive con sua zia. Una città tranquilla, una scuola tranquilla. La mia vita è molto monotona. Non ricordo niente dei miei genitori, il mio passato è una tela bianca. L'unica cosa che mi collega al mio passato è un sogno. Ogni volta che mi addormento è sempre la stessa storia, lo stesso incubo. Ogni volta cambia leggermente. Alcuni pezzi compaiono, altri se ne vanno. L'unica cosa che ricordo benissimo era una strana parete metallica ricoperta da cavi e con starni tubi pieni di un liquido verde. Quello stesso liquido in cui stavo nuotando dall'inizio del sogno. Questa volta c'era una strana figura davanti a me, alta e robusta, l'unica cosa che mi separava da lui era un vetro molto sporco. A causa di ciò non riuscivo a vedere bene i particolari, ma solo la sagoma. Ad un certo punto cominciò ad avvicinarsi a me, non sapevo che fare. Non potevo scappare, ero legato da dei cavi bianchi con striature azzurre, l'unica cosa che potevo fare era stare a guardare. Piano piano la sua figura diventava sempre piu nitida, adesso riuscivo a vedere bene i suoi indumenti. Indossava un camice candido che gli arrivava fino ai piedi, una camicia e dei pantaloni azzurri. Il volto però era ancora un mistero, non riuscivo a metterlo a fuoco. Continuava ad avvicinarsi. Ormai era a poco piu di 30 centimetri da dove mi trovavo. Mi fissava, o almeno cosi pensavo. Appoggiò una mano sul vetro. Era una mano giovanile, senza rughe o macchie. Dopo pochi secondi però la ritrasse e si appoggiò con la schiena nello stesso punto di prima. Aveva un gigantesco stemma cucito di dietro. Sembrava il quadrante di un orologio a cui mancavano le braccia. Inoltre c'era una grande banda azzura con una scitta nera che diceva: 
S. SELEMIT
Alla vista di quella scritta mi svegliai di scatto. Dopo 10 minuti di pensieri e supposizioni sul sogno mi alzai. Mi sentii strano, un po' scosso, ma non ci feci caso. Andai in bagno. Mi misi davanti allo specchio e mi diedi un'occhiata. 
- Mah........sarà un po' di mal di testa - mi dissi - Sarà meglio prendere un'aspirina -
Allungai la mano e dopo aver aperto la mensolina dei medicinali la cercai alla ceca. Ormai ero diventato dipendente di quella schifezza. Ogni mattina in quelle due settimane ero costretto a prenderla, avevo un mal di testa cronico. Non sapevo più che fare, ero andato addirittura dal dottore ma non aveva una spiegazione scentifica per cio che mi stava accadendo. Mi disse solamente di stare a riposo fino all'inizio della scuola. Alla fine riuscii a trovare ciò che stavo cercando. Ebbi ancora il sentore di avere qualcosa di sbagliato, strano, ma non vidi alcun cambiamento.
- Sarà meglio darmi una rinfrescata
Iniziai a farmi la doccia. Davanti a me avevo la mensolina con tutti i miei prodotti. Shampoo, balsami, scrubs e quant'altro. Non sapevo quale shampoo usare oggi così chiusi gli occhi e chiesi una mano alla dea fortuna. Appena pescata la mia vittima tra le scelte diedi inizio a ciò che normalmente una persona fa sotto la doccia. Lavarsi. Finito il tutto mi coprii con un asciugamano e ritornai alla postazione di prima. Lo specchio. Mi guardai di nuovo. Non riuscivo a credere di essere un ragazzo di 17 anni. Se qualcuno mi avesse visto dall'altra parte della strada mi avrebbero dato al massimo 15 anni. Non ero molto alto forse 1.70, ero il più basso della mia scuola, avevo i capelli un po' lunghetti biondicci, avevo dei lineamenti abbastanza delicati. Poco dopo ritornai in me e presi la scatola delle lenti a contatto.
- Argh.........è da quando sono piccolo che le uso, ma faccio sempre fatica - dissi molto stressato davanti allo specchio. In quel momento mia zia mi chiamò dalla cucina.
- Gerrit, scendi o farai tardi! 
- Arrivo, ancora 5 minuti - replicai. 
- Non abbiamo 5 minuti; vuoi fare tardi il tuo primo giorno di scuola? - mi rispose scocciata. 
- Eccomi, eccomi - dissi mentre scendevo giù dalle scale così velocemnete che potevo cadere da un momento all'altro.  
- Finalmente! Ok che oggi ti porto in macchina per un pezzo, ma non pensare che ogni mattina sia così - mi rimproverò. 
- Mangi qui o ti fermi lungo la strada? 
- Mangio qui 
- Ok, i cereali sono nella credenza e il latte in frigo
- Va bene, grazie
- Io intanto vado nello studio, appena hai finito vai in macchina
- Si zia Tess
Mi avvicinai al frigo e presi il latte, poi i cereali nella credenza. Mi sedetti al solito posto, cominciai a prepararmi la colazione. Mentre stavo mangiando l'ultimo boccone guardai il lato del cartone del latte. C'era la foto di un giovane.
- Un altro ragazzo scomparso
Orami sono due settimane che ogni giorno scompare un ragazzo, la cosa piu strana è che non avevano quasi niente in comune. Nessun tratto somatico in comune. Non provenivano neanche dalle stesse classi sociali. Mia zia era sempre in pensiero per me quando arrivavo tardi la sera, pensava che potessi essere la prossima vittima. Io però ci scherzavo molto su dicendo che anche se mi avessero rapito mi avrebbero riportato indietro subito. Peccato che zia Tess non capiva il mio umorismo e ogni volta mi beccavo un'occhiataccia. Finita la mia super colazione mi diressi al lavandino per riporre le varie cose che avevo usato. Guardando l'orologio mi accorsi di essere in leggero ritardo cosi tornai in camera mia in fretta e furia e presi la cartella. Uscii di casa e entrai in macchina.
- Sbrigati zia, arriviamo tardi - dissi dopo 10 minuti di attesa. 
- Gerrit, mi dispiace, c'e stato un imprevisto al lavoro; devi andare a piedi  
- Va bene, allora vado - scesi dalla macchina - Poteva almeno dirmelo prima - sbuffai.
- Cavolo, arriverò in ritardo - pensai. 
In quel preciso istante girai l'angolo. Successe tutto in un secondo. Colpii qualcosa. 
- Ah!!!
- Scusa, è colpa mia. Ti sei fatto male? - rispose. 
- No no, mi ero distratto, la colpa è mia - gli risposi senza guardarlo. 
- Piacere, il mio nome è Derrill
- Piacere.....sono Gerrit - dissi imbarazzato - Scusa ma devo scappare, sono in ritardo -
- Aspetta, devo chiederti una cos...... -
Non fece in tempo a finire la frase che ero già scomparso.
- Oddio che imbarazzo. Chi sarà mai? Un nuovo ragazzo? Un turista? Eppure mi sembra di averlo già visto.......mah, sarà la mia immaginazione - pensai.
- Sarà meglio sbrigarsi, sono in ritardo, molto in ritardo!! - urlai guardando l'orologio.
***
Eccola li, come sempre, con la sua enorme scritta FILIBERG HIGH SCHOOL. Immobile ma sempre in movimento. Non c'è mai un momento di tranquillità, mai un secondo di ordine, mai il silenzio. Eppure questo disordine mi rilassa in qualche modo. Grazie a ciò riesco a stare nell'ombra. Per fortuna nessuno sa niente del mio segreto. È già troppo straziante dover essere un genio non vorrei mai essere preso per il culo anche per il mio problema, o così lo chiamano gli altri. 
Drin..drin..drin
- Merda! La campanella - urlai. 
Corsi immediatamente dentro la scuola e in pochi secondi mi ritrovai in classe. - Fiuu....per fortuna il professore non c'è ancora - pensai. 
Mi guardai in torno per cercare un banco vuoto. Ce n'erano due. Infondo nell'angolo. Mi sedetti e aspettai il professore. Passarono 5 minuti e la porta si aprì. 
- Fa che non sia lui, fa che non sia lui....ti prego - mi dissi sottovoce. 
- Buongiorno
Davanti a tutti si ergeva una figura alta e mostruosa. Sembrava una montagna in procinto di franare. Era lui, il prof. Jeremy. Era alto, vecchio, grasso, minaccioso e rugoso. Una tartaruga centenaria era un cucciolo in confronto.Era li che ci scrutava con il suo sguardo simile a quello di un condor in cerca della sua preda. Quando ad un certo punto fece qualcosa di strano. 
Sorrise. Lui sorrise. 
Non l'aveva mai fatto. Era abbastanza inquietante e spaventoso, sembrava un ippopotamo vecchio e rugoso con una dentiera tutta sporca e cadente. Penso che il suo intento fosse quello di rassicurarci, peccato che abbia avuto l'effetto opposto. 
- Da oggi avrete un nuovo compagno - si rivolse a noi con aria autorevole. 
- Prego entra - disse facendo un cenno a qualcuno fuori dalla porta. Vidi questo ragazzo entrare. Tutti tacquero. 
- Avete visto com'è carino?
- Si si. È proprio il mio tipo.
- Hey, l'ho visto prima io!!!
Tutte le ragazze cominciarono a litigare con le vicine e a mandare occhiatacce a quelle più distanti. Ma il brusio fu interrotto quasi subito. 
- Prego, perché non ti presenti? - disse il prof. guardandoci con uno sguardo che diceva: SILENZIO.
- Ok. Ciao sono Derrill, e da oggi frequenterò questa scuola - disse in modo molto timido. 
- Bene. Ora che ti sei presentato troviamoti un posto, vediamo......ah ecco - disse -Perché non ti vai a sedere là, vicino a Gerrit? - esclamò puntando il dito verso di me. 
Mentre il ragazzo si stava avvicinando alzai lo sguardo e lo guardai bene. 
- Merda, è il ragazzo di questa mattina. E ora che cosa gli dico? Mi dovrei scusare? - dissi a bassa voce.
- C..Ciao, spero tu stia bene? 
- Cosa intendi dire? - mi chiese
- Dopo quello che è successo stamattina, lo scontro.
- Ah, si si. Non ti preoccupare. Il tuo piccolo corpicino non potrebbe mai ferire il mio - disse portandosi una mano al petto. In quello momento lo guardai bene. Era proprio bello. Quella bellezza che ti toglie il fiato. Era biondo, capelli alla moda, occhi verdi smeraldo. Alto, il corpo apparentemente atletico, non si poteva capire da sopra i vestiti. Stetti 10 minuti a fissarlo per poi guardare il prof.
Passarono le prime 3 ore e la pausa pranzo era arrivata. 
Il momento più bello della giornata, l'ora più tranquilla della giornata.
O almeno così credevo......
- Heyyy!!! Gerrit!! - Derrill stava correndo verso di me.
- Perché mai sta venendo da me?? - mi chiesi. 
Mi girai cercando di ignorarlo. Era inseguito da un mucchio di belle ragazze. 
- Non potrebbe stare con loro?? - era a poco più di quattro metri da me. 
- Hey Gerrit perché non mi parli?? ho fatto qualcosa di sbagliato??
- No, è solo che......
- Derrill!! Da dove vieni?? Sei fidanzato?? - eccole che ripartivano , le oche del DerrillFanClub. Era qui da una mattinata e già aveva delle seguaci.
- Scusate non vedete che Gerrit sta parlando?? Non potete fare un po' di silenzio??
Alzai la testa. Mi persi nei suoi occhi. Quando.....
- Gerrit?? Quell'orfano poveraccio?? Lascialo perdere. Stai con noi - e una ragazza si attaccò al suo braccio.
In quel preciso istante mi alzai e me ne andai. Derrill si alzò e mi inseguì, ignorando le ragazze. 
- Gerrit aspetta.....
- STAMMI LONTANO!! - gli dissi in modo sgarbato per poi proseguire il mio cammino. 
- Ma io voglio essere tuo amico.... - abbassò lo sguardo
Mi girai e vidi la sua espressione, sembrava davvero triste. Pareva un cucciolo appena abbandonato sul cilio di una strada.
- Sei vuoi davvero essere mio amico; vieni in biblioteca tra 10 minuti - bisbigliai. 
Speravo fortemente che non avesse sentito. Mi dileguai al più presto.
***
Erano le 12:20
Derrill non si era ancora fatto vivo. 
- Le mie preghiere sono state esau......
Non feci in tempo a finire quella frase che sentii il rumore di una porta aprirsi. 
- Merda. Quando imparerò a stare zitto. 
Lo sentivo avvicinarsi, non avevo il tempo di nascondermi. Allora il mio istinto mi fece fare un giro di 180°. 
- Hey Gerrit. Perché mi dai le spalle??
- Ah Derrill sei tu. Allora sei venuto
- Certo. Pensavi non venissi??
- No...è che......
- È che?? - guardò il suo orologio rendensosi conto del suo errore - Ah scusa, sono in ritardo -
- Non fa niente, tanto stavo lavorando
- Lavorando?? - fece una faccia sbalordita. 
- Si, sono nel club di letteratura e di solito aiuto a sistemare la biblioteca - nel mentre della conversazione stavo mettendo in ordine dei libri. 
Ci fu un momento di pausa. 
- Perché mi parli?? - dissi in modo freddo
- Come perché?? Mi stai simpatico - disse con un sorriso beffardo.
- Come faccio a starti simpatico?? Non hai sentito tutti i pettegolezzi che girano su di me?? -
- Quali pettegolezzi?? 
- Non fa niente, lascia stare.
- Va bene......posso aiutarti??
- Se insisti. Passami la scala, devo mettere dei libri negli scaffali in alto.
- Ma non è pericoloso?? Vuoi che lo faccia io?? 
- No. Faccio io. Tu tieni la scala.
- Signor si signore - mi sorrise come un bambino.
Stavo per mettere l'ultimo libro a posto quando mi ritornò il mal di testa di questa mattina. Persi i sensi e caddi dalla scala. 
- Gerrit!!!
Sentivo Derrill urlare.
- Gerrit svegliati!! Ti prego svegliati!!
***
Era tutto bianco. Mi trovavo in una stanza vuota. Mi girai un paio di volte. Niente da fare non c'era una via d'uscita. 
- Gerrit, che fai li per terra? Alzati. 
Sentii questa voce soave. 
- Chi sei?? Dove sono?? 
- Figliolo, dovresti sapere bene chi siamo e dove sei.
Un'altra voce si aggiunse al discorso. Era forte e autoritaria. 
- Questo posto è la tua mente, più precisamente la zona del tuo cervello dove sono situati i ricordi. 
- E cosa ci faccio in mezzo ai miei ricordi?? - chiesi con aria sconvolta.
- Sei qui per ricordare chi sei.
Le due voci si facevano sempre più nitide. Potevo quasi dire che le persone che stavano parlando erano dietro di me. Ma non ebbi il coraggio di girarmi.
- Come potrei ricordare qualcosa che non so?
- Ragazzo, tu sai già queste cose. Il tuo cervello ha solo bloccato queste informazioni per il tuo bene. 
- Informazioni?!?! Di cosa state parlando?? - mi alzai di scatto.
- Non abbiamo molto tempo. Possiamo dirti solamente che tu sei diverso dagli altri. Ma questo forse l'hai già capito. - disse la voce gentile. 
- Tu possiedi un potere - aggiunse l'altra.
- Quale potere?? 
- Non possiamo rivelartelo. Possiamo solo dirti questo:
Quando il tuo cuore starà per rompersi e il tuo futuro sarà incerto. Smetti di contare il tempo perché finché lo inseguirai lui rimarrà lontano da te.
- Che vuol dire??
Nessuna risposta. 
- Hey, c'è qualcuno??
Ancora il nulla, il silenzio più totale. 
- .....rit....
Comincia a sentire qualcosa. Un rumore ovattato. 
- ...rit...ge....
- Ger....t
Riconoscevo quella voce. 
- Gerrit...
- Gerrit!! Mi senti??
Aprii gli occhi. Derrill era li. Davanti a me. Aveva gli occhi un po' lucidi. 
- Derrill...cosa stai facendo??
- Gerrit!! Grazie al cielo!! Stai bene.
- Si si. Sto bene. Ma tu invece stai sanguinando. Cos'è successo??
Aveva una riga di sangue che gli scendeva dalla testa
- Io sto bene. Non ti preoccupare. Tu inv...
- Tu non stai bene!! Stai sanguinando!!
Mi alzai in piedi e mi guardai intorno. La scala era caduta, molto probabilmente l'aveva colpito. Ma perché non si era spostato?
- Perché non ti sei spostato quando la scala stava per cadere??
- Perché ti stavo prendendo -fece un sorrisetto.
- Mi stavi......prendendo??
- Si, stavi cadendo e io ti ho preso
- Tu ti sei fatto male per me?? Perché??
- Questo non ha importanza adesso, è tardi. Ti accompagno a casa - guardai fuori dalla finestra, era buio.
- Ok. Ma prima lascia che ti medichi.
- Non ce ne bisogno - disse mentre si toglieva in sangue con la mano.
Uscimmo dalla biblioteca. Quasi inciampai. 
- Attento - Derrill mi prese per un braccio per evitare un'altra mia caduta. 
- Non ti preoccupare ce la fac....
Non riuscii a finire la frase che mi aveva già preso in braccio. 
- Cosa fai?? - chiesi sbigottito.
- Ti porto a casa - mi guardò e sorrise.
- E mi porti a casa come se fossi la tua sposa?
Cercai di liberarmi dalla sua presa, ma non ci riuscii. 
- Non ti lamentare
Continuò a camminare e a sorridere. Sentivo il suo corpo, era caldo e comodo. Sentivo il battito del suo cuore. Mi strinsi a lui il più possibile. Mi sentito al sicuro come non mai. Era una sensazione familiare, ma non sapevo perchè. 
- Hey, che fai??
- Io??
- No, quel panda laggiù
- Ahahah molto spiritoso. Comunque ho paura di cadere perciò mi sono attaccato a te
Gli risposi con una vicina simile a quella di un bambino.
- Ah.......ok
Aveva uno sguardo un po' triste. Magari si aspettava un'altra risposta.
***
- Eccoci. Questa è casa mia.
Derrill mi lasciò e guardo l'orologio.
- Sono le 8. Ho già perso l'ultimo autobus. Dovrò tornare a casa a piedi.
Lo guardai per un po'. Esitai a chiederglielo ma poi ci riuscii.
- Vuoi entrare e fermarti a cena??
- No, non potrei mai.
- Dai, te lo devo. Mi hai salvato la vita e mi hai portato fino a qui.
Sentii la porta aprirsi dietro di me
- Gerrit!! Sai che ore sono??
- Si zia Tess. C'è stato un imprevisto.
- E quale sarebbe questo imprevisto??
Mi guardò con aria minacciosa, si accorse solo dopo di Derrill. 
- Salve - la salutò un po' imbarazzato.
- Oh, ciao. Tu sei un amico di Gerrit?? Prego entra pure.
- Grazie mille, ma è tardi dovrei andare.
- Non ci pensare neanche. Non lo sai dei recenti rapimenti? Stasera mangerai qui e non si discute. 
- Ma lei non mi conosce neanche.
- Non c'è bisogno che io conosca qualcuno per farlo entrare in casa mia. Ho avuto una vita molto nomade e ho fatto un sacco di pellegrinaggi. Ho imparato che fare del bene agli altri è qualcosa di molto bello.
- Allora la ringrazio.
- Potrai chiamare i tuoi genitori e dirgli che ti porterò io a casa più tardi
- Io......non ho genitori
Mi fermai sul ciglio della porta. Non sapevo cosa fare. Quella notizia mi aveva un po' spiazzato. 
- Allora puoi rimanere qui anche a dormire.
Mi girai e lo guardai. 
- Se non è un disturbo
- Oh no no, non ti preoccupare.
***
- Questa è la stanza di Gerrit. Puoi usare quel letto laggiù. Ti ho lasciato un pigiama sulla sedia. Se hai bisogno del bagno è la porta vicino all'armadio - gli disse zia Tess. 
- Grazie mille signora.
- Chiamami Tess.
- Va bene.
- In fondo sei sempre stato suo amico - disse mia zia a bassa voce mentre chiudeva la porta.
- Cosa ha detto?? - chiese lui un po' perplesso.
- Oh, niente. La vecchiaia gioca brutti scherzi anche a me ormai. Buona notte Derrill. Buona notte Gerrit.
- Notte zia - le risposi mentre ero sdraiato sul letto.
- Notte anche a lei Tess.
Si guardò intorno e vide una stanza super ordinata.
- Questa è camera tua?? È enorme!
- Non è tanto grande.
- Molto di più della mia. Avrei tante cose da chiederti, ma forse sei un po' stanco.
- Un po' - gli risposi sbadigliando.
E mi addentrai nel mondo dei sogni. 
- Allora io mi faccio una doccia - mi disse.
- Si....si... - balbettai.
È si diresse verso il bagno. Tornò dopo 40 minuti. 
- Ho finito.
Ma non risposi. 
- Guarda come dorme, sembra una angioletto. Non gli dispiacerà vero se.....
Si avvicinò a me e...........mi baciò.
Sulla bocca. 
- Sogni d'oro.
E andò a dormire.
   
 
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