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Autore: rachaelock    26/03/2013    3 recensioni
Salve gente!
E' la prima volta che pubblico una mia fanfiction su internet, parla di Bruce Banner, un uomo che convive costantemente con un mostro da lui stesso creato per errore. Ho immaginato che Banner, dopo la prima missione con i Vendicatori, si sia ritrovato più in crisi con se stesso di prima.. è un piccolissimo testo..ma spero vi piaccia :)
Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bruce Banner/Hulk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vita era tornata a procedere monotona: bianco, nero e verde. Bianco come la panna montata che da un po’ di tempo mi ero abituato a mettere sul caffè ogni mattina, nero come i toast che bruciavo costantemente e verde come i miei pensieri. Insegnare all’università non mi regalava più le gioie di un tempo, sembrava non esistessero più studenti realmente interessati a quello che insegnavo, o più probabilmente ero io che ormai, avendo conosciuto di meglio, non mi accontentavo più di quello che normalmente ero.

Ogni mattina, dopo l’ultima avventura con gli Avengers, controllavo il mio display sperando che il mondo avesse di nuovo bisogno di noi. I pensieri che facevano non erano degni di essere detti a voce, sperare il male altrui per il proprio benessere è un’azione riprovevole, ma in fondo, tutti vogliono stare bene con se stessi e io ne avevo bisogno.
Non solo io.
Anche Hulk scalpitava.

Rivivevo ogni pomeriggio i ricordi più belli che mi vedevano da protagonista.. ora le giornate passate dal mio vecchio amico Stark, ora le botte date con Thor (forse ricordo bello per me, doloroso per lui), il reclutamento da parte Natasha, gli ordini di Fury, la tenacia dell’agente Hill, la voglia di Avengers.
Erano passati mesi dall’ultima volta che ci eravamo ritrovati eppure mi ricordavo con esattezza tutto, imbarazzante. Uno scienziato come me, che vive di ricordi; prima vivevo di fatti, adesso di immagini impalpabili. Ero cambiato tanto, in meglio; non avevo più paura, non provavo più vergogna di quello che ero ma orgoglio di quello che ero diventato. Però da solo non ero niente, la gente si ricordava di me come “il rabbioso mostro verde”. I bambini si stringevano alle loro mamme quando, nei giorni dopo la nostra missione, continuavano a passare le nostre immagini in tv, potevo anche salvare il mondo, ma tanto, sempre, qualche bambino sarebbe corso dalle braccia della madre, colto di sorpresa dal mio volto.

Così dovevo contare solo in un nostro reclutamento. -Solo un altro- pensavo. Anche sapevo già che non mi sarei comunque mai accontentato, triste condanna, duro contrappasso.
Avevo davvero bisogno di altre morti innocenti, di terrore, di lacrime.. per redimermi da questa quotidianità che mi rendeva difficile andare avanti.. giorno dopo giorno? Stavo giusto per iniziare a pensare sul serio.. quando il display si illuminò.
Non avevo più bisogno di pensare.
  
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