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Autore: allison742    26/03/2013    11 recensioni
Ormai non so più cosa dire… le frasi classiche non mi piacciono, le mie le ho finite. Eppure parlavo sempre con lei, ininterrottamente. Ma in due è diverso, prima c’era lei a rispondere alle mie obiezioni, ai miei commenti, alle mie osservazioni. Ma ora che il discorso è a senso unico non trovo più così tanti argomenti.
Chiudo gli occhi e decido di essere sincero, il più possibile. Se fosse qui adesso, cosa le diresti?
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Rick Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Se fosse qui, adesso, cosa le diresti?


- Vuoi quella rossa o quella bianca?

- Tutte e due papà! La mamma le merita entrambe. – mi risponde strappandomi dalle mani le rose.

Si allontana da me e raggiunge quel pezzo di marmo freddo e bianco, a contrasto con il prato anche troppo verde per una giornata così triste.

Se n’è andata. Inaspettatamente e senza avvisare.

“E’ solo una missione sotto copertura… durerà una settimana. Vedrai che non ti accorgerai neanche della mia assenza! Non divertirti troppo con Daniel, mi raccomando.”

Mi sussurrò a fior di labbra, prima di rubarmi un bacio e correre via sorridendo.

Anche io la salutai con la mano, fingendo una felicità che non avevo.

Due giorni dopo Esposito mi chiamò. Ci fu un’esplosione nel bar dove fingeva di lavorare. Nessun sopravvissuto.

E fu in quel giorno che la mia vita finì. Il mondo mi cadde addosso. Non lo davo a vedere solo per via di Daniel, ma ero distrutto.

Passai mesi sognandola per poi risvegliarmi sudato, tastando le lenzuola fredde alla mia destra.
Scoppiavo in pianti improvvisi per strada, la notte, in taxi.

Ma nonostante tutto mantenni vivo il suo ricordo per nostro figlio, che aveva tutto il diritto di conoscere di più sua madre.
Le raccontai tutte le nostre avventure, gli dissi che era un poliziotto che fermava i cattivi; la feci diventare il suo eroe.

Oggi è passato un anno esatto dalla sua morte. E siamo qui, io e lui, come ogni settimana.

Mi tengo a distanza e gli lascio il suo spazio per salutarla.

Vedo che poggia le rose a terra, poi si inginocchia. Tocca con entrambe le manine la foto, e noto il riflesso delle lacrime che gli solcano il viso.
E’ anche troppo forte per la sue età. Molte volte è stato lui la mia roccia sulla quale appoggiarmi.

Vedo che muove le labbra, ma non riesco a capire cosa le sta dicendo. Probabilmente le starà raccontando la settimana.
Lo vedo ancora piangere, ora più forte… ora il petto si alza e si abbassa a ritmo dei singhiozzi.

Non riesco a reggere anche questa scena, e chiudo gli occhi, asciugandomi le lacrime.

Me la immagino mentre ride porgendomi il caffè, mentre coccola Daniel sul divano o mentre discute con il fattorino per aver sbagliato porta l’ennesima volta. La vedo quando esce per andare a lavorare o quando, mentre scrivo, mi chiude il PC e mi si siede sulle gambe, in cerca di un abbraccio.

Riapro gli occhi e li alzo al cielo. E’ particolarmente azzurro, e potrei giurare di vedere il suo volto sorridente tra le nuvole.

Riporto l’attenzione su mio figlio e lo vedo in posizione di saluto militare, com’è solito fare prima di andarsene dal cimitero.

Davanti a quella tomba alta quasi quanto lui, tutto serio, con la mano sulla fronte e il petto in fuori. Le lacrime non scendono più.
Riporta entrambe le mani lungo i fianchi e si allontana camminando all’indietro, per mantenere il contatto visivo il più possibile.

- Ciao mamma. – sussurra accostandosi a me. – Tu non la saluti? – mi chiede poi, prendendomi la mano.

Gli accarezzo la testa e mi avvicino.

Ormai non so più cosa dire… le frasi classiche non mi piacciono, le mie le ho finite.

Eppure parlavo sempre con lei, ininterrottamente. Ma in due è diverso, prima c’era lei a rispondere alle mie obiezioni, ai miei commenti, alle mie osservazioni. Ma ora che il discorso è a senso unico non trovo più così tanti argomenti.

Chiudo gli occhi e decido di essere sincero, il più possibile. Se fosse qui, adesso, cosa le diresti?

- Mi manchi Kate. Mi manchi più di quanto pensi. Ma ce la stiamo facendo sai? Io e Daniel, insieme. Come eri solita ripetermi. E proprio per il fatto che mi manchi, manterrò sempre il tuo ricordo, come se fossi ancora qui. Racconterò di noi ai libri, alle stanze vuote, alla gente al supermercato. Parlerò di noi ai bambini che vanno sulle giostre, agli anziani che ti fermano per fare quattro chiacchiere, agli amici. Sorriderò a tutti sospirando, prima di dire loro le tue abitudini, i tuoi sbalzi d’umore, le tue risate fuori luogo. Arrossirò pensando ai momenti passati e ai nostri cuori che battevano all’unisono. Mi sentirò felice quando riuscirò finalmente a superare questa sofferenza e quando arriverà quel giorno in cui mi sveglierò e, pensando a te, mi verrà solo da sorridere, non da piangere.

Chiudo gli occhi e permetto alle lacrime di scendere. Quel giorno non è ancora arrivato.

Mi allontano e riprendo per mano Daniel. Lo guardo negli occhi e sembra quasi di vedere lei. Ci incamminiamo verso l’uscita, dando le spalle a quel campo tempestato di rocce bianche.
 


Se solo si fosse girato, se solo e avesse ruotato la testa, avrebbe visto una donna vestita con una tuta nera, mentre i capelli corti e biondi le spuntavano dal cappuccio.
E se avesse socchiuso gli occhi per mettere a fuoco, probabilmente avrebbe notato le lacrime che scorrevano sulle sue guance mentre sussurrava: “Tornerò. Un giorno tornerò e mi riprenderò la mia vita. Devi solo aspettarmi. Ti amo…”







   
 
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