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Autore: wordsaredeadlythings    26/03/2013    8 recensioni
« Che cazzo stiamo facendo, Frankie? »
Frank bevve ancora un po’ di birra, per poi scuotere la testa. Non emise suono, così Gerard sbuffò, scuotendo la testa.
« Stiamo recitando, Frank. E’ tutta una cazzo di recita, e noi siamo attori. Siamo dei fottutissimi attori. Ti rendi conto? Non siamo mai stati così… così non noi »
Frank continuo a non parlare, a rimanere in silenzio. Gerard non lo guardava: era come se stesse parlando con se stesso, in un certo senso. Che scena strana. Che scena così tipicamente da Gerard.
« Si è rotto qualcosa, Frankie » affermò, sempre senza guardarlo « Si è rotto qualcosa. Sento che qualcosa si è spezzato, qualcosa di fondamentale è andato perso. »

Il mio personale "addio" ai My Chemical Romance.
{Accenni al Frerard e al TL che Gerard ha postato su twitter}
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The End.





Casa di Gerard era sempre stata un po’ come casa sua, in fin dei conti. Ci passava un sacco di tempo, forse perché era un posto così accogliente da far male, forse perché l’odore di Gerard aleggiava ovunque, arrivandogli addosso senza preavviso. Era un altro tipo di amore, quello che provava per Gerard, un tipo di amore al quale Frank aveva preferito non dare una definizione ben precisa.
Si trovavano nello scantinato, quel buco silenzioso che Gerard aveva adibito a “sala prove”. Un divano sfondato da una parte, una vecchia chitarra appoggiata nell’angolo destro della stanza, una batteria, un basso. Tutti strumenti che Gerard non sapeva suonare, eccezion fatta per la chitarra ma, andiamo, Gerard era un cantante, e non aveva la minima idea di cosa significasse davvero suonare una chitarra.
Erano seduti lì da cinque minuti buoni: Frank aveva in mano una birra che non aveva ancora assaggiato, Gerard invece era già a metà della sua, e guardava il pavimento con aria totalmente persa. Persi. Forse era questa la definizione adatta per il periodo che stavano attraversando: erano persi. Frank non sapeva da quanto lo fossero, ma sapeva che lo erano da tanto tempo.
Scosse la testa, sospirando.
« Perché mi hai chiamato qui, Gee? » domandò, portando alle labbra il collo della bottiglia, mentre Gerard si riprendeva dai suoi pensieri e sospirava. Si passò una mano sulla faccia.
« Per chiederti una cosa, principalmente » affermò, la voce ovattata dalla pelle della mano, i capelli castani un po’ scompigliati.
« Che cosa? » Frank forse aveva già capito la domanda – aveva questa capacità di capire le cose prima degli altri, certe volte -, ma lasciò che Gerard si prendesse il suo tempo per formularla.
L’uomo sospirò. Si tolse la mano dal viso ed immerse le sue iridi in quelle dell’amico, del compagno di vita, per usare un termine un po’ ambiguo.
« Che cazzo stiamo facendo, Frankie? »
Frank bevve ancora un po’ di birra, per poi scuotere la testa. Non emise suono, così Gerard sbuffò, scuotendo la testa.
« Stiamo recitando, Frank. E’ tutta una cazzo di recita, e noi siamo attori. Siamo dei fottutissimi attori. Ti rendi conto? Non siamo mai stati così… così non noi »
Frank continuo a non parlare, a rimanere in silenzio. Gerard non lo guardava: era come se stesse parlando con se stesso, in un certo senso. Che scena strana. Che scena così tipicamente da Gerard.
« Si è rotto qualcosa, Frankie » affermò, sempre senza guardarlo « Si è rotto qualcosa. Sento che qualcosa si è spezzato, qualcosa di fondamentale è andato perso. » rimase in silenzio diversi istanti, prima di continuare « E’ tornata la voce, Frank »
Frank sgranò gli occhi, guardo Gerard più intensamente di prima.
La voce. L’aveva nominata parecchie volte, così tanto tempo fa che non gli sembrava tale. Quando ancora beveva birra non per divertimento ma per necessità fisica, quando era più ubriaco che felice. E allora parlava della voce. Ubriaco perso, sdraiato nei vicoli di città sconosciute, poco dopo aver vomitato quello che rimaneva di ciò che aveva mangiato prima, Gerard parlava della voce. Quella voce appartenente ad un mostro enorme che gli stava mangiando l’anima, il corpo, la mente, il suo tutto. Quella voce che lo stava mangiando vivo. Frank non aveva la minima idea di cosa quella fottutissima voce dicesse a Gerard, sapeva solo che non erano cose buone.
« Gee… »
« Tranquillo » affermò l’altro, sorridendo « Sto risalendo dalla voragine, come l’ultima volta »
Frankie sospirò, sorridendo appena, ma Gerard non sembrava affatto contento.
« Frank, c’è comunque qualcosa che non va. Non l’hai sentito anche tu? »
Frank soppesò quella domanda per alcuni istanti, e successivamente annuì. Sì, l’aveva sentita. Quell’incrinatura in loro stessi, nei loro meccanismi interni. Come un bug del sistema, un cavallo di troia destinato a radere al suolo tutto quanto.
« E’ come un cancro » affermò Frank, scuotendo la testa. « C’è un incrinatura, e ci sta consumando da dentro. Sta consumando i My Chemical Romance, Gee »
« Lo so, lo so » Gerard sospirò.
Si guardarono, finalmente. Per interminabili istanti, si osservarono in silenzio. Frank pensò ai baci rubati dietro gli amplificatori dello Warped Tour, agli orgasmi consumati negli stessi vicoli di quelle città che avevano accolto un Gerard distrutto da una voce che lo lacerava. Pensò all’amore, all’amore nell’altro senso, quello che avevano bruciato con un’intensità che spesso lo aveva fatto piangere nelle notti più buie. Era un amore troppo forte per entrambi, troppo grande per essere gestito, e lo avevano bruciato. Le conseguenze lo avevano fatto vacillare, ma Frank non aveva lasciato che tutta quella merda lo prendesse vivo: aveva afferrato il manico della sua chitarra e aveva scritto di odio, di amore, di violenza, di sangue. E aveva suonato fino a sporcare le corde della sua Pansy di sangue, del suo sangue. Ed era tornato in piedi, aveva smesso di vacillare.
Frank aveva amato Gerard e Gerard aveva amato Frank: era una parte di loro, del loro passato. Anche loro erano un meccanismo perfetto: un ingranaggio giusto che si era spezzato e si era bruciato. Ma non avevano chiuso in tempo, e tutto si era bruciato - il giorno stesso in cui Gerard entrò nel luogo che avrebbe soffocato la Voce, per una strana coincidenza.
Gerard pensava ai My Chem. A quel pomeriggio in cui aveva scheggiato la sua vecchissima chitarra. Quel pomeriggio dal quale era nato tutto quanto, nel quale aveva partorito musica, aveva partorito un suono, qualcosa di immateriale, di astratto. E si era gettato in quel mondo astratto nel tentativo di tornare su, a galla, di riemergere dalla merda e dallo schifo e da tutto il resto, ma era solamente affondato ancora di più. Si era dibattuto nelle sabbie mobili dentro di sé ed era sprofondato nella voragine. L’incrinatura l’aveva preso vivo perché non si era fermato in tempo, e tutto era andato in pezzi, in frantumi.
« Non dobbiamo lasciare che ci prenda vivi, Frank »
Frank annuì, in silenzio. Si guardarono ancora. Frank avrebbe voluto baciarlo, così, senza motivo, senza amore: solo per sentire il sapore di un Gerard tutto nuovo, con i capelli castani e una vita sfavillante.
« Quindi è la fine, eh? » domandò Frank, sospirando « Non saranno contenti, lì fuori »
Gerard sapeva a chi si riferiva, e sospirò.
« Lo so. Ma capiranno. Capiranno cosa significa. Non possiamo permettere che il mondo ci cambi: va contro tutto ciò che abbiamo insegnato loro. E recitare significa farci cambiare. Dobbiamo rimanere perfetti così come siamo, e l’unico modo è… finire. »
« Cazzo se mi mancherà questa band » affermò Frank, sentendo lievemente il peso di quella cosa scivolargli sul cuore. Era la fine. Era finita. Avrebbe voluto piangere, ma non era quello il luogo. Di tempo per piangere ce ne sarebbe stato.
Gerard lo osservò. Era finita. Finita davvero.
Non aveva la minima idea di come venire a patti con quella sua nuova realtà, ma sapeva di aver dato tutto ciò che poteva dare a quella band, e alle persone che la seguivano. Lui lo sapeva, lo sentiva. Ogni cosa ha un inizio ed una fine.
Ma la loro idea, quello che i My Chemical Romance avevano creato, quello sarebbe rimasto in eterno. Perché la musica rende immortali. Le idee sono immortali.
« Sì » sussurrò, sospirando « Sì, mancherà anche a me, questa cazzo di band. »

 
 
| Angolo Autrice |
 
 
Sono ancora a pezzi per quanto è successo quattro giorni fa. Totalmente distrutta. Lacerata da questa nuova realtà che mi si pone davanti agli occhi.
E’ finita per davvero, eh? The end. La fine.
So che, molto probabilmente, vorrete solamente mandarmi a fare in culo dopo questa cosa. Che vorreste venire qui e prendermi a pugni, a sprangate in faccia. E un po’ me lo merito, ma, sapete, dentro di me sentivo che andava fatto.
Li amo. Cazzo se li amo. I My Chemical Romance mi hanno convinto ad essere me, senza mezzi termini né mezze misure. A non nascondermi. A non fingere, o recitare. Perché recitare non serve ad un cazzo. E allora ho smesso di recitare e ho reinventato me stessa, in modo da trovare un modo per amarmi. Hanno creduto in me e mi hanno spronato ad andare avanti, sempre e comunque. C’erano quando nessun altro c’era. E mi sono entrati nel cuore.
Hanno deciso di smettere. Per rimanere perfetti. E ho capito le loro ragioni. Ha fatto male e continua a fare male, e dentro di me so che farà sempre e comunque male, ma è un dolore che accetto. Sono contenta di essere una loro fan. Sono contenta di averli conosciuti ed amati e supportati. Credo che una parte di me sentirà sempre e costantemente la loro mancanza ma, anche in questo caso, è una mancanza che accetto.
Dentro di me sentivo che dovevo scrivere questa specie di addio ai My Chem, e l’ho fatto. Se non vi piace, se volete lanciarmi odio, fatelo pure: io sentivo di doverlo fare. E’ una cosa che ho fatto per me, principalmente. Una specie di primo passo per venire a patti con l’idea che i My Chemical Romance come band sono finiti.
Ma i My Chemical Romance erano un’idea. E le idee sono immortali.
Un bacio,
_Cris
   
 
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