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Autore: BluMalice    27/03/2013    1 recensioni
Una delle tante notti in cui Denmark torna a casa e, ubriaco com'è, inizia a far un viaggio mentale, rivolgendo il suo pensiero alla felicità di un tempo, alla grandezza di un tempo ma soprattutto ripensa a quella solitudine di cui -prima- non ne sapeva manco il significato, ed ecco che i suoi ricordi da positivi si trasformano in negativi. Una catastrofe dopo l'altra, un abbandono dopo l'altro e lui si ritrova da solo. Per non parlare di quella sua insana gelosia che ha per quel legame tra Svezia e Finlandia, che alla fine è solo frutto di quell'amore malsano e /non/ corrisposto che lui prova per lo svedese. Ora capisce che significa la solitudine, ma continua a farsi del male con quei ricordi, perchè sono gli unici che riescono a fargli compagnia in quella solitudine che ha il gusto di birra.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Danimarca
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Denmark, Sweden and Nordic. '
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Solo i ricordi gli fanno compagnia,
anche quella notte.

Forse erano le tre di notte quando ritornò a casa. Un po' barcollante come sempre del resto, tutta colpa della troppa birra bevuta in compagnia del solito barista -che dietro al bancone- lo incitava a tornarsene a casa. Al danese piaceva bere e anche molto.
 Alle volte beveva una birra con il norvegese, ma non sempre quest'ultimo aveva del tempo libero per dar retta al suo vecchio amico, quindi bere in solitudine era una routine ormai ben nota al danese. 
Anche quella notte, quindi, ritornò a casa da solo. 
Non c'era nessuno che aspettava il suo ritorno in quella casa troppo grande per uno come lui, non c'era nessuno che lo sgridasse per quell'ora tarda in cui aveva fatto rientro, e nessuno che si preoccupasse del fatto che fosse troppo sbronzo per togliersi le scarpe da solo o meno. 
Rimbombò nel silenzio della notte la porta, che si chiudeva alle sue spalle. Trascinava i piedi lungo tutto il corridoio, lo sguardo basso, gli occhi spenti, le braccia penzolanti dal corpo stanco e imbottito di alcool. Si addentrò nel salone, togliendosi il giaccone, che buttò sul divano, poi si tolse le scarpe con il solo aiuto dei talloni dei piedi. Sentiva il corpo pesante e la testa gli faceva abbastanza male da farlo cadere sul divano. 
Si passò la mano sul capo, scompigliando i capelli biondi, lasciandosi andare un sospiro che racchiudeva tutta l'amarezza che sentiva in quell'istante.
 In momenti come quelli riusciva a far fermare il tempo e lasciar viaggiare la mente nei momenti migliori della sua lunga vita. 
Gli mancava ogni cosa, doveva ammetterlo. Era stato sempre circondato da tutti i suoi alleati -che stavano sotto il proprio dominio- che alla fine andavano a formare una famiglia, quella famiglia che lui desiderava così tanto. Ma con gli anni, con i secoli, aveva perso tutto, pian piano in una lunga agonia che gli faceva bruciare il cuore. 
Certo, tutti i conflitti si erano risanati con il tempo, e molto spesso riuscivano a riunirsi tutti assieme, senza aprire una guerra da una discussione all'altra, ma era pur sempre una 'famiglia' che si riuniva occasionalmente, ed era proprio questo che il danese odiava di più. 
Uno dopo l'altro l'avevano abbandonato, erano fuggiti da lui, senza nemmeno guardarsi indietro per un momento. Prima Svezia con Finlandia, poi lo stesso Norvegia e alla fine anche Iceland. 
Ognuno di loro sembrava essersi stancato di stare sotto una grande nazione come la sua, potente e senza rivali. 
Ma quando si trovò da solo, ovviamente, perse ogni grandezza, perse quella corona di Re dei Paesi Scandinavi -che lui stesso si era messo in testa. 
Ma ciò che gli faceva più male era quell'insana gelosia che provava verso gli altri nordici, che -anche senza di lui- erano andati avanti tranquillamente, quasi come se lui fosse un peso per la loro felicità. Li vedeva felici, ed era geloso. Norvegia aveva Iceland e Svezia... Lui aveva Finlandia. Cosa ci trovasse in quel finlandese proprio non riusciva a capirlo. Danimarca, dopo la perdita della Svezia -che avvenne dopo alcuni anni dall'Unione di Kalmar-, era sempre tornato da lui, l'aveva sempre combattuto nel invano tentativo di farlo tornare con sè. 
Den desiderava quello svedese, desiderava Berwald. Ma quest'ultimo voleva la sua libertà, aveva sopportato troppo allungo il dominio danese, doveva staccarsi da colui che l'aveva dominato senza nessuna pietà; ovviamente Den non capiva tutto ciò, era troppo preso da quello sfregio dello svedese, per non vedere quanto male gli facesse in realtà. Danimarca considerava Svezia una specie di proprietà assoluta, ma alla fine lo sapeva  che in realtà era solo un pretesto per non vederlo insieme al finlandese, di nuovo. 
Lo amava? Si. Un amore insano, quasi malato. E anche se erano passati molti secoli da quelle loro continue lotte a sangue, lo svedese continuava a tenere Den lontano dalla sua vita, come se ancora dentro di lui ci fosse quel briciolo di odio di molti secoli addietro. Den non se ne faceva una ragione, e continuava a stargli vicino, accanto, continuava a rammentargli come lui fosse ancora suo. Tutto inutile, ovviamente. 
Quella notte, stava cercando di ricordare i momenti gioiosi della sua vita passata, ma ogni volta il suo pensiero ricadeva su Berwald. Era quasi un'ossessione,  che coltivava da troppo tempo dentro la sua mente e nel profondo del suo cuore. Si ripeteva, ogni volta, che doveva girar pagina che non doveva andargli più dietro, ma proprio non ci riusciva. Che amore malato e insano, era quello di Denmark. 
Non poteva non sorridere a quel pensiero di quell'amore che lo distruggeva follemente. Era un testardo lui, un mulo cocciuto. 
Ma avrebbe continuato ad amare lo svedese ancora e ancora, fino alla fine dei suoi giorni. 
E al ricordo di quei momenti in cui poteva dire di averlo, di possederlo, gli moriva una parte del cuore. Forse sarebbe morto al sol pensiero di quei ricordi, ma che importava: sono proprio quei ricordi che gli facevano compagnia in quella solitudine che sapeva di birra.  
  
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