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Autore: SonLinaChan    14/10/2007    6 recensioni
Era strano, a pensarci bene… anche in quel momento, anche di fronte ai modi gentili e riservati della sacerdotessa, aveva l’impressione che la maga sarebbe stata una delle poche persone con cui avrebbe potuto trovarsi a suo agio, nel discutere di quanto era accaduto… non tanto perché fosse una ascoltatrice comprensiva, anzi… era quasi certo che avrebbe potuto aspettarsi un atteggiamento più compassionevole e consolatorio da parte di una donna dolce e accomodante come Sylphiel… era solo che… quando si trovava a fianco di Lina, l’impressione del suo presente diventava improvvisamente tanto vivida da far perdere al passato qualsiasi suo peso…
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse, Sylphiel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una breve premessa

Una breve premessa. ^^ Questa one shot è in realtà una sorta di ‘prologo’ ad una storia più lunga, ambientata ad Elmekia, che ho ancora in cantiere ma che spero di mettere on line a breve… E’ incentrata sul passato di Gourry (o meglio, la mia visione del passato di Gourry) e non ha una vera e propria storia, ma è piuttosto composta da scene sparse del suo passato, molte delle quali più che sull’anime si basano sui fumetti di Shoko Yoshinaka e Rui Araizumi (ad esempio, sono menzionati i personaggi di Grais – o Guraizu- e Leon, e Gourry, al termine della lotta con Phibrizo, cede la Spada di Luce in cambio della vita di Lina…) So che il tono è molto cupo e serio, soprattutto nella parte iniziale, ma spero di non essere uscita troppo dal personaggio…XD Se chi legge vuole lasciarmi commenti, osservazioni o critiche ne sarò molto felice!

Buona lettura!

Gourry aprì gli occhi, confuso, i suoi occhi feriti dal pur debole raggio di luce che penetrava dalle cortine semichiuse all’interno della stanza…

Non ricordava che vagamente dove si trovava, o perché… i suoi sensi erano come annebbiati, e il suo corpo preda di un innaturale torpore, che gli permetteva a malapena di muoversi.

Si chiese se quello fosse l’essere morti.

“Oh… oh, finalmente vi siete svegliato, mio signore… ma vi prego, non cercate di sollevarvi… siete ancora sotto l’effetto del mio sedativo…”

Gourry fu lievemente sorpreso, al suono di quella voce gentile… era talmente fiacco e deconcentrato da non rendersi conto della presenza di un’altra persona all’interno della stanza…

Volse lievemente la testa, e si trovò a fronteggiare la figura gradevole ed aggraziata di una giovane donna… una sacerdotessa, stando a quanto poteva dedurre dalle insegne dorate sulla sua veste viola… la giovane troneggiava su di lui, con un’aria stanca che tuttavia non poteva in alcun modo scalfire il suo fascino…. lunghi capelli neri, lisci e lucenti, incorniciavano un bel volto regolare, la cui pelle candida esaltava ancora più il verde profondo degli occhi… Gourry era certo che qualsiasi uomo avrebbe potuto perdersi per ore ad ammirare quelle fattezze, e di certo lui stesso non era immune al loro fascino… anche se in quel momento si sentiva troppo stanco persino per soffermarsi a lungo su pensieri di quel genere…

“Mi trovo… al tempio…?” Ebbe la forza di domandare…

La sacerdotessa sorrise, e scosse la testa. “Non esattamente, mio signore… siamo sul territorio del tempio, ma questi sono gli appartamenti privati del Gran Sacerdote e della sua famiglia…”

Gourry aggrottò la fronte, non certo di capire… “Il… Gran Sacerdote…? Ma… e i miei compagni…?”

La giovane donna sorrise, nuovamente. “Stanno bene.” Confermò. “Sono alloggiati nelle sale comuni, e presto potranno tornare all’accampamento… voi, invece, eravate in condizioni piuttosto gravi, e anche in virtù di quanto avete compiuto per la nostra città, abbiamo ritenuto che il minimo che potessimo offrirvi fosse una sistemazione degna in attesa della vostra guarigione…”

Nella mente di Gourry cominciò a crearsi maggiore chiarezza riguardo a quanto era successo, così come l’illuminazione lo colse improvvisamente riguardo all’identità di quella ragazza… Era la figlia del gran sacerdote, uno dei membri più facoltosi della aristocrazia di Sailarg… ricordava di averla intravista il giorno del suo arrivo in città, e di averle salvato la vita nel caos che di recente aveva coinvolto la città… e ricordava anche di come Grais, il più anziano mercenario che da qualche tempo sembrava aver sviluppato una particolare predilezione nei suoi confronti, si fosse riferito alla sua bellezza con termini decisamente non consoni alle orecchie delicate di una giovane sacerdotessa…

Sospirò, vergognandosi lievemente delle parole del suo compagno, di fronte alla genuina gentilezza che la giovane gli stava rivolgendo… le indirizzò un lieve sorriso… “Ti prego…” Le chiese… “Sono solo un mercenario, e di certo non ho alcun diritto di essere trattato con tanta formalità da una ragazza di tale rango ed eleganza…” Parlò tranquillamente, senza particolare vergogna nei riguardi della sua ammissione. Non era che la verità, in fondo. Era vero che anche in lui scorreva sangue nobile, ma il suo lignaggio era tanto infimo da potersi scarsamente definire tale, e per di più Gourry non era che il secondogenito… I formalismi non avevano grande senso, né la loro mancanza turbava Gourry particolarmente. In effetti, era in parte felice di essersi allontanato da casa, perché ciò gli permetteva di evitarli… “Io mi chiamo Gourry. Gourry Gabriev. Posso sapere il tuo nome…?”

La giovane arrossì lievemente, forse imbarazzata dai suoi modi diretti.”Mi chiamo Sylphiel Nels Rada.” Replicò comunque, in tono lieve. “Io… ho sentito dai vostri… volevo dire, dai tuoi compagni che tu sei l’erede della celeberrima Spada di Luce… è… davvero così…?”

Gourry sospirò. Non aveva un particolare amore per quella spada… i membri della sua famiglia sembravano farne un motivo di vita o di morte, e Gourry non riusciva ancora a spiegarsene bene il motivo. Un’arma. In fondo, era solo un’arma. “Uno degli eredi…” ‘Purtroppo…’ Avrebbe voluto aggiungere, ma si trattenne… “Perché… ne hai sentito parlare…?”

Il volto della sacerdotessa si colorì lievemente, e i suoi occhi presero a brillare di una strana luce. “Oh, certo che ne ho sentito parlare….” Replicò, con entusiasmo. “Perdona la mia foga, Gabriev –sama, ma vedi, secoli fa proprio uno dei tuoi antenati, con in mano la Spada di Luce, sconfisse un pericoloso demone che minacciava la nostra città… il fatto che tu ora sia qui, e che ci abbia salvati, mi pare quasi un segno del destino…”

Gourry aggrottò lievemente la fronte, a quelle parole… Probabilmente, quella storia gli era stata raccontata, ma non ne ricordava sinceramente i particolari… da anni, le innumerevoli leggende riguardanti la Spada di Luce avevano preso ad essere stancanti per lui, e di conseguenza aveva smesso di prestarvi attenzione… d’altra parte, sperava che quella ragazza non costruisse troppi castelli in aria riguardo ad una vecchia leggenda… lui non era il grande spadaccino di luce, lui era solo un mercenario di vent’anni, allontanato perché di troppo dalla sua famiglia, e senza ancora un’idea di quello che avrebbe fatto della sua esistenza… la vita di un eroe è speciale, la vita di un eroe ha uno scopo superiore… e lui era un bravo spadaccino, era vero, probabilmente di abilità superiore alla media…ma tutto si sentiva in quel momento tranne che destinato ad un qualche eccezionale percorso di vita… “Uh…” Minimizzò… “Non è stato nulla, in realtà… mi sono trovato qui, e ho fatto ciò che avrebbe fatto chiunque…”

In realtà, si era trattato di una vicenda piuttosto complessa… Le truppe di Elmekia erano state inviate di stanza a Sailarg, per sedare la ribellione di alcuni vassalli del sovrano, vicino alla zona di confine… l’arco di colline a nord del regno era uno dei pochi luoghi realmente fertili del territorio di Elmekia, per il resto in gran parte desertico, ed i feudatari che risiedevano in quelle zone si erano alleati per acquisire autonomia, e costringere il sovrano a pagare a caro prezzo i loro prodotti, necessari al sostentamento delle zone incolte del regno… Dopo la vittoria, la divisione di Gourry aveva ricevuto l’ordine di continuare a stazionare nella zona, per monitorare la situazione finché non si fosse giunti a dei precisi accordi di pace… in questo senso, il mantenimento dell’ordine a Sailarg non sarebbe stata loro precisa competenza… ma quando un ex concorrente al titolo di Gran Sacerdote, allontanato dalla città per una serie di intrighi cui aveva preso parte al momento delle elezioni alla carica, aveva assoldato un gruppo di mercenari e approfittato dei disordini in corso per attaccare la città con l’intenzione di vendicarsi, Gourry aveva scelto di propria iniziativa di esporsi al rischio per difendere i cittadini, insieme al piccolo gruppo di soldati di cui era a capo… era stato allora che era rimasto ferito, e precisamente nel salvataggio della figlia del Gran Sacerdote, che l’assalitore, in un ultimo, disperato, tentativo, aveva cercato di prendere in ostaggio…

Ora quella stessa ragazza si trovava di fronte e lui, e scuoteva la testa con vigore. “Non dire così, Gabriev-sama, la nostra gratitudine non sarà mai sufficiente!” Si piegò su un tavolo, e sollevò un vassoio con un piatto di zuppa fumante. “Ed ora ti prego, mangia qualcosa e rimettiti in forze… anche mio padre è ansioso di rivederti in forma…”

Prima che Gourry potesse rispondere qualsiasi cosa, la ragazza era già seduta sulla sedia a bordo del letto, pronta ad aiutarlo a mangiare… Gourry cercò di sollevarsi per farlo autonomamente, ma si rese immediatamente conto che non era in grado di muovere la gamba destra… una stecca di legno la teneva ferma, ritta ed immobile. Doveva essersi rotta nel corso del combattimento…

Sylphiel resse per lui il piatto, mentre Gourry con mano tremante afferrava il cucchiaio, e si portava la minestra calda alle labbra. Era deliziosa. Speziata, e densa al punto giusto. Da quando si trovava nell’esercito, gli era capitato raramente di assaggiare qualcosa del genere… “E’… è buonissima…” Commentò. Non si era reso conto di essere così terribilmente affamato…

La sacerdotessa arrossì, nuovamente. “Oh, ma non è nulla, è solo una comunissima zuppa di verdure…” La giovane donna poggiò il piatto, e gli porse con fare nervoso una pagnotta di pane ancora caldo… “Quando ti sarai rimesso completamente ti preparerò qualcosa di più sostanzioso…”

Gourry batté le palpebre, sorpreso. “Vuoi dire… che l’hai preparata tu…?” Gli pareva strano che una sacerdotessa come lei si dedicasse alla cucina… a casa sua, nessuno dei suoi famigliari se ne era mai occupato personalmente…

Sylphiel annuì. “Mi piace molto cucinare.” Replicò, semplicemente. “Qualche anno fa, quando mia madre morì, presi a preparare per mio padre i piatti che lei era solita cucinare per lui… era il mio modo di stargli vicino.” Gli rivolse un lieve sorriso. “Da allora non ho mai perso l’abitudine di farlo. Mi rilassa, mi tranquillizza. Ed è bello avere qualcuno che apprezza ciò che preparo.”

Gourry osservò attentamente la ragazza che aveva di fronte, mentre parlava… c’era qualcosa di ammirevole nel tono quieto con cui parlava del suo passato… i suoi modi avevano un che di ingenuo, a tratti, ma Gourry si trovò a pensare che la giovane dovesse avere un carattere più forte di quanto potesse apparire a prima vista…

“Mi spiace… per tua madre…” Si trovò a commentare, studiando il suo volto.

Sylphiel gli sorrise. “Sei gentile. Ma sono trascorsi molti anni, ormai.” Si sollevò in piedi, afferrando il vassoio. “Ora devo andare, Gabriev – sama. Mio padre ha bisogno di me al tempio.” Gli rivolse un breve inchino. “E tu hai bisogno di riposare. Le tue ferite sono guarite, ma non hai ancora recuperato le forze, e ci vorrà un po’ prima che tu sia in grado nuovamente di utilizzare la gamba.” Il suo sorriso si allargò. “Non potrò mai esprimere adeguatamente la mia gratitudine per quello che hai fatto per noi. Il minimo che possa fare è occuparmi di te fino a che non sarai guarito…”

Gourry si trovò a sospirare, nell’essere nuovamente oggetto di quel tono formale… non era abituato a quel genere di cerimonie… “Sylphiel…” Chiamò la ragazza, prima che uscisse dalla stanza…

La giovane si volse, il sorriso sempre stampato sulle labbra. “Sì, Gabriev –sama…?”

Gourry rispose al sorriso. “Per favore…” Domandò. “… posso chiederti di chiamarmi solo Gourry…?”

La giovane arrossì, nuovamente, per motivi a Gourry inspiegabili. “Certo… certo, non c’è alcun problema… Gourry- sama…” Gli rivolse un sorriso radioso, ed uscì dalla stanza.

Gourry sospirò. Supponeva che quello fosse il massimo che poteva ottenere …

Già la mattina successiva al suo arrivo al tempio, la sacerdotessa gli permise di alzarsi dal letto… si presentarono da lui due servitori, muniti di grucce di legno, e dopo avergli fasciato attentamente la gamba lo aiutarono a lavarsi e radersi, e a rimettersi in piedi… Quando Gourry uscì dalla propria stanza, dopo diversi tentativi di movimento sulle stampelle, si sentiva già sufficientemente sicuro del proprio equilibrio… merito degli anni di pratica con la spada, probabilmente…

In corridoio trovò Sylphiel, sorridente, che lo aspettava. La sacerdotessa gli si rivolse con un breve inchino, prima di prendere la parola…

“Gourry – sama, sono lieta di vedere che ti senti meglio. Se te la senti di camminare fino alla sala del Gran Sacerdote, mio padre è impaziente di ringraziarti di persona…”

Gourry lasciò che la sacerdotessa lo guidasse in silenzio lungo i corridoi ombreggiati del tempio, ammirando la raffinatezza della sua architettura e delle sue decorazioni, e la pace che vi regnava… fu introdotto in un ampio atrio, e quindi attraverso una porta in legno dipinto di bianco e intarsiato di decorazioni dorate, che conduceva ad un’ampia e luminosa sala.

Il gran sacerdote di Sailarg sedeva ad una elegante scrivania, e stava studiando una serie di carte. All’aprirsi della porta sollevò lo sguardo, e quando riconobbe il volto sorridente della figlia si sollevò velocemente, e la salutò con un cenno del capo. Quindi, si rivolse a Gourry con fare cordiale.

“Sir Gabriev, sono davvero felice di fare la vostra conoscenza.” Gli strinse la mano, con un vigore non aggressivo. Lo fissò con fare solenne, da sopra la sua folta barba castana, e gli rivolse un ampio sorriso. “A detta di mia figlia, vi siete comportato da eroe, durante l’attacco alla città… e in me alla gratitudine del Gran Sacerdote per la sicurezza della sua città di aggiunge quella del padre, per la salvezza che avete garantito alla mia stessa figlia…”

Ancora una volta, un atteggiamento deferente che metteva Gourry un po’ a disagio… i modi cortesi del gran sacerdote, tuttavia, non potevano non colpirlo positivamente… e lo spadaccino non poté fare a meno di sorridere, nel rispondere… “Come ho già detto a vostra figlia, non credo di meritare tutto questo… ma, ad ogni modo, sono felice di essermi reso utile…” Gli rivolse un lieve inchino. “Siete stati davvero ospitali, con me… non approfitterò della vostra gentilezza più di quanto non sarà strettamente necessario per la mia guarigione…”

Il Gran Sacerdote rivolse uno sguardo compiaciuto alla figlia. “Come mi avevi detto, tesoro, il nostro ospite sembra un animo gentile… una cosa rara a vedersi, in una divisione di confine, composta da mercenari…” Si rivolse nuovamente allo spadaccino. “Non pensate nemmeno di costituire un peso per noi, Sir Gabriev… ad entrambi procura solo gioia il fatto di potervi ripagare del servizio che ci avete reso…” Si inchinò lievemente, a sua volta. “Piuttosto, mi chiedo come l’erede della famosa Spada di Luce possa essere giunto ad unirsi ad una accozzaglia di mercenari, disposti a vendere la propria lama al miglior offerente…”

Gourry si sentì un po’ imbarazzato, a quella domanda… in tutta sincerità, non si sentiva superiore ai suoi compagni mercenari… e si chiedeva quale sarebbe stata la reazione della sua compagnia se si fosse trovata con lui ad udire una definizione tanto sprezzante… “Mi… mi perdoni, Gran Sacerdote…” Replicò, lievemente in difficoltà… “Ma io credo che non potrebbe spettarmi posto superiore…” Si grattò la guancia, imbarazzato… “La mia famiglia appartiene alla piccola nobiltà, e non è certo ricca di mezzi… l’unica fonte di prestigio, per noi, è proprio l’essere gli eredi legittimi della Spada di Luce… è abbastanza normale che in quanto secondogenito io sia stato invitato a rendermi indipendente dalla mia famiglia… e i recenti disordini all’interno del regno mi hanno offerto un’occasione per farlo…”

Il Gran Sacerdote annuì, con fare comprensivo. “Mi spiace.” Replicò. “Non intendevo mettervi in imbarazzo con le mie domande inopportune. Ero solamente sorpreso dal fatto che ad un uomo abile e di spirito nobile come voi non sia stata offerta una mansione più consona… ma sono certo che questo potrà avvenire molto presto…” Rivolse un sorriso alla figlia. “Ma vi sto facendo stancare con le mie chiacchiere di uomo anziano, me ne rendo conto… e tutto ciò di cui avete bisogno ora è riposarvi… Sylphiel, mia cara, perché non accompagni Sir Gabriev alla sala da pranzo, e non gli fai servire una buona colazione…? Io sbrigherò le mie faccende, e mi unirò a voi per cena…”

La giovane donna annuì. “Mi sembra una buona idea, padre. E se il nostro ospite si sente sufficientemente in forma, dopo che si sarà ristorato come si deve, mi proporrò come sua guida per fargli visitare il tempio.” Rivolse a Gourry un ampio sorriso. “Ti prego di seguirmi, Gourry- sama…”

Gourry rivolse un lieve inchino al Gran Sacerdote, e seguì Sylphiel al di fuori della stanza… La giovane donna quel giorno indossava una semplice veste bianca, priva di insegne, e i suoi capelli erano legati sulla nuca da una reticella dorata, che li teneva lontani dal suo bel volto. Gourry si trovò ad ammirarla, quasi involontariamente. Se avesse dovuto citare un modello di bellezza, di certo si sarebbe trattato di lei. E la sacerdotessa era così dolce, riservata, pacata nei modi… Lei davvero era l’immagine della nobile, simile alle ragazze che aveva conosciuto nel suo paese natale, ma con un’eleganza meno ostentata, e così diversa dalle donne con cui aveva avuto a che fare da quando era entrato a far parte delle truppe di Elmekia… Gli sembrava quasi troppo perfetta per essere reale…

La giovane gli rivolse uno sguardo, e arrossì. “Gourry – sama, perché continui a fissarmi…?”

Gourry batté le palpebre, colto alla sprovvista. “Oh, ti prego di scusarmi…” Replicò, del tutto candidamente. “Stavo solo pensando che non solo sei la figlia del Gran Sacerdote, ma sei davvero una donna bellissima… scommetto che avrai tanti pretendenti, fra i giovani aristocratici di Sailarg…”

La giovane sacerdotessa, a questa affermazione, arrossì visibilmente. Distolse lo sguardo da Gourry, e tornò a fissare il corridoio davanti a lei… “Non… non mi interessano molto i nobili di Sailarg…” Mormorò, con voce flebile che tradiva il suo imbarazzo… “Sono tutti così presuntuosi, ed altezzosi nei modi… al mio fianco vorrei una persona che mi rispettasse e che mi trattasse con gentilezza, non un uomo totalmente pieno di sé…” Gli rivolse un’occhiata di sottecchi…

Gourry le rivolse un sorriso. “Oh… capisco…” Anche lui tornò a fissare il corridoio, davanti a sé… “Certo, a volte sembra impossibile trovare una persona realmente adatta a stare al nostro fianco…” Tornò a fissarla, con espressione gentile… “…ma credo che una ragazza come te non avrà problemi ad incontrare un giorno l’uomo giusto… ci metterei la mano sul fuoco…”

Sylphiel si trovò nuovamente ad arrossire. “E… e tu, Gourry – sama…?” Si affrettò a replicare. “Scommetto che anche tu sarai molto ambito fra le giovani donne, ovunque tu ti rechi…”

Gourry si accigliò. In realtà le sue esperienze con le donne non erano state così esaltanti da desiderare raccontarle alla candida ed ingenua sacerdotessa… di certo non si trattava delle intense ed appassionate storie d’amore che sarebbero risultate gradite alle orecchie di una giovane fanciulla, e Gourry dubitava che la sacerdotessa avrebbe trovato interessante o gratificante il racconto di incontri di una sola notte… in fondo, nemmeno lui andava particolarmente fiero delle sue ‘gesta’… “Diciamo…” Mormorò. “… che anch’io sto ancora aspettando di incontrare la persona giusta…” ‘Sempre che ne esista una…’ Gourry lo pensò, ma non diede voce a quelle parole. Sarebbero suonate eccessivamente pessimiste alle orecchie di una ragazza che aveva ogni speranza di trovare un uomo che rispondesse alle sue esigenze, e che fosse ben felice di legarsi a lei per la vita… per lei, poco contava il fatto che Gourry avesse tutta l’impressione che ad attenderlo fosse un destino affatto diverso… Non che l’idea di avere qualcuno a fianco gli dispiacesse, anzi… in tutta sincerità, a volte gli capitava di sentirsi solo… a parte che con sua nonna, a casa non aveva mai avuto granché a che fare con il cosiddetto ‘calore famigliare’… e prima di partire ed arruolarsi aveva pensato che forse un giorno avrebbe potuto trovare qualcuno, qualcuno che fosse davvero la sua famiglia, qualcuno con cui condividere quel legame di intimità e fiducia che fra lui e i suoi consanguinei era sempre mancato… Tuttavia, Gourry cominciava ad essere piuttosto disilluso a riguardo… si era reso conto che i legami fra gli uomini si instaurano per tanti, diversi motivi, dall’interesse, al desiderio sessuale, alla volontà di combattere la solitudine… ma raramente, molto raramente, per sincero affetto… Gourry sapeva bene di avere ben poco di allettante da offrire, tranne se stesso e la propria spada… si rendeva conto che il suo aspetto risultava piacevole alla sensibilità femminile, ma esso sarebbe stato di certo più persuasivo, se accompagnato da un titolo solido e da vasti possedimenti, o da quel piglio deciso che molte donne sembravano trovare attraente nei mercenari… Ma il problema non dipendeva solo dalle aspettative delle sue controparti femminili, il problema dipendeva anche da lui… Gourry si era ben reso conto che passare la notte nel letto caldo di una donna era più piacevole che farlo nel proprio, gelido, giaciglio… ma non aveva mai davvero avvertito, con le donne con cui aveva avuto a che fare, il forte desiderio di un legame spassionato, stabile… ed era venuto a contatto fin troppo brutalmente con gli effetti di un’unione generata da motivi diversi da questo, per poter desiderare di legarsi a qualcuno, che anche lo amasse sinceramente, solo per paura di restare da solo…

Ma in fondo, non era grave. In fondo, non ne sarebbe morto. E non aveva senso piangersi addosso. Poteva anche andare avanti così, finché l’età e le vicissitudini della vita glielo permettevano… e poi… e poi non lo sapeva… forse si sarebbe semplicemente dedicato interamente all’unica cosa che amava e in cui era abile, il combattimento, e si sarebbe unito definitivamente ad una milizia… o forse avrebbe continuato a fare il mercenario per tutta la vita, supportando come poteva suo fratello nella gestione dei territori della loro famiglia, una volta che loro padre fosse venuto a mancare… Certo, era un futuro indefinito, che a tratti gli lasciava in corpo un po’ di amarezza… ma di certo in quel momento non era necessario che la sua ospite venisse rattristata dal suo umore disubbidiente…

“Oh…” Esclamò Syplhiel, a dispetto delle sue riflessioni… “… ma certo, ero sicura che potessi capirmi… anche tu non accetteresti mai di stare con una persona che non sia perfettamente adatta per te, giusto…?” Lo fissò, le guance lievemente arrossate per l’entusiasmo.

Gourry si trovò inevitabilmente a rivolgerle un sorriso. “Già… credo che si possa dire che sia così…”

La sacerdotessa gli sorrise ancora una volta radiosamente, e quel sorriso illuminò il suo volto per tutto il percorso verso le cucine…

E, anche se Gourry finì per non farci caso, non sarebbe scomparso ancora per molti, molti giorni a venire…

***

Erano trascorsi ormai quasi tre mesi dall’arrivo del reggimento a Sailarg, ed era giunto il momento per la divisione di fare il suo ritorno alla capitale.

Le ribellioni nel regno erano ormai sedate, e presto probabilmente i mercenari sarebbero stati congedati, e costretti a spargersi per il continente, a caccia di nuovi incarichi… Uno strano fermento aleggiava fra le truppe… l’inevitabile senso di vuoto generato dalla perdita del proprio obiettivo, l’incertezza, la gioia per il pericolo scampato… tutto ciò si sommava in Gourry, unito ad uno strano, indefinito desiderio di tornare… Gourry avrebbe dovuto essere felice. A differenza di molti mercenari, lui possedeva effettivamente un posto che lo attendeva, un luogo che poteva chiamare ‘casa’. Il problema era che non sentiva particolare desiderio di rimetterci piede. E alla luce di questo, riusciva scarsamente a spiegarsi la sua agitazione, e quello strano senso di attesa…

“Gourry – sama… sembri pensieroso… che cosa ti succede…?”

Come avveniva ogni qualvolta gli fosse concesso un giorno di libertà, Gourry sedeva nel giardino del tempio, a fianco di Sylphiel. Dopo due settimane dal suo ferimento, ormai completamente rimessosi, Gourry aveva insistito per fare ritorno a vivere all’accampamento. Inizialmente, sia Sylphiel che suo padre avevano insistito perché restasse, ma Gourry aveva spiegato loro che si sarebbe sentito a disagio nei confronti dei suoi compagni d’arme se fosse rimasto ancora loro ospite, e questa motivazione era stata sufficiente per ottenere il loro, pur riluttante, consenso… Nonostante questo, Gourry aveva stretto una solida amicizia con la giovane sacerdotessa, e non perdeva l’occasione per godere della sua compagnia, e della sua ottima cucina…

In quel momento era piena primavera, ed il giardino del tempio era completamente in fiore… lo spadaccino e la sacerdotessa sedevano fianco a fianco sul prato, ai loro piedi un vassoio di focacce dolci calde, che Sylphiel aveva preparato unicamente in vista della visita dello spadaccino… era un pomeriggio talmente tranquillo che difficilmente si sarebbe potuto pensare che solo fino a pochi mesi prima quella regione era stata devastata dalla guerra…

Lo spadaccino si strinse nelle spalle, e rivolse un sorriso all’amica. “Non è nulla…” Replicò, semplicemente. “Stavo solo pensando che fra qualche giorno sarò lontano da qui, in viaggio verso la capitale…” Si strinse lievemente nelle spalle. “Sai, mi mancherà, questo bel giardino, laggiù nel deserto… e mi mancherà anche la gentilezza tua e di tuo padre… non so come ringraziarvi per l’ospitalità e la cordialità che mi avete concesso…”

Le guance di Sylphiel assunsero un colorito più acceso, a quelle parole… “Non devi dirlo nemmeno per scherzo…” Replicò, dolcemente. “Sarai tu a mancarci infinitamente… Non hai idea di cosa sia stata per me la tua compagnia in questi mesi… tu… sei profondamente caro, Gourry – sama, sia a mio padre che a me…”

Gourry le sorrise. “Ehi, ehi, così mi farai arrossire…” Fece una breve risata. “Ad ogni modo, ci rivedremo certamente.” Le strizzò l’occhio. “Non ho ancora finito di assaggiare tutti i tuoi manicaretti…”

Sylphiel gli rivolse un sorriso timido… “Ecco… proprio a questo proposito…” Si morse le labbra… “…in realtà… volevo chiederti se…”

La sacerdotessa fece una pausa, come incerta su come proseguire… Gourry inclinò lievemente la testa, perplesso di fronte a quell’atteggiamento… “… cosa…?”

La sacerdotessa parve riscuotersi, di fronte al suo incitamento. “… ecco…” Proseguì. “… credo che sia meglio che sia mio padre a parlartene… lui ha… una proposta da farti…”

“Una proposta…?”

Sylphiel sorrise, di fronte all’espressione perplessa dello spadaccino… e Gourry non poté fare a meno di notare che gli occhi le brillavano in modo strano, quella mattina…

“Comprendo la tua curiosità…” Si sollevò in piedi, con aria improvvisamente risoluta. “E forse possiamo soddisfarla immediatamente. Scommetto che mio padre è più che disposto a trovare una pausa fra i suoi impegni per parlartene…”

Gourry la fissò, perplesso. “Ma… in realtà non credo sia il caso di…”

La sacerdotessa scosse la testa, e gli sorrise dolcemente. “Mi ha pregato lui stesso di farti sapere la cosa al più presto… e da quanto credo di avere capito questa mattina, la nostra proposta dovrebbe risultarti gradita, il che mi rende ancora più impaziente di fartene venire a conoscenza…”

Gourry si sollevò, ancora non totalmente convinto, ma si accodò a Sylphiel senza obiezioni… la sacerdotessa lo condusse attraverso il porticato e le sale bianche del tempio, anche a lui ormai ben note, fino a giungere di fronte alla stanza cui solo pochi privilegiati avevano accesso, la sala del Gran Sacerdote…

Sylphiel bussò lievemente, ed aprì il portale non appena la voce pacata del padre la invitò ad entrare… La sala era avvolta nella penombra, le cortine tirate a difenderla dalla luce piena del primo pomeriggio, e il Gran Sacerdote sedeva in uno dei confortevoli divani, intento nella lettura di un volume rilegato… Si levò in piedi alla vista della figlia, e le rivolse un sorriso privo di sorpresa, come se la stesse aspettando… Gourry entrò insieme alla sacerdotessa, rivolgendo all’uomo l’abituale inchino… anche la loro familiarità era aumentata, con il trascorrere dei mesi, ma il loro atteggiamento reciproco era comunque rimasto nei limiti di una cordialità un po’ rigida…

“Gourry…” Lo salutò l’uomo. “Sono lieto di vederti… temevo che preso dai preparativi per la partenza non avresti avuto più molto tempo da dedicare a mia figlia…”

Gourry sorrise di rimando. “In realtà è già quasi tutto pronto, Signore… non possiedo una quantità tale di beni da necessitare di molto tempo per riorganizzarli, e quest’oggi quasi tutti i soldati sono impegnati nell’accomiatarsi con le persone con cui hanno stretto un legame nel corso di questi mesi…” Rivolse un breve sorriso a Sylphiel. “In questo senso, mi trovo esattamente dove dovrei…” Spiegò, con tono gentile…

Il Gran Sacerdote annuì, con aria per qualche motivo compiaciuta. “Comprendo… la vita di un mercenario non dev’essere semplice, costretta com’è al romitaggio e alla mancanza di legami fissi… non ti capita mai di esserne stanco, Gourry…?”

Gourry si grattò la guancia… “Bé… in realtà non è da molto tempo che viaggio da solo, saranno solo un paio d’anni… anche se… devo ammettere che non è sempre così piacevole…”

Il Gran Sacerdote e la figlia si scambiarono un sorriso. Gourry cominciò onestamente a non capire dove quel discorso stesse andando a parare…

Il Gran Sacerdote dovette intuire i suoi pensieri, perché dopo solo pochi istanti, procedette alla chiarificazione delle sue intenzioni… “Se trovi stancante questa vita, Gourry… allora perché non ti fermi qui a Sailarg…?”

Lo spadaccino batté le palpebre. Tutto si era aspettato, tranne una proposta di quel genere… Inclinò la testa, con evidente perplessità. “Signore… non credo sia possibile… il mio incarico prevede la mia permanenza nelle truppe sino al loro ritorno alla capitale, e se io disertassi ora la mia famiglia…”

Il Gran Sacerdote lo bloccò, con un solo gesto della mano. “Questo non costituirebbe un problema, Gourry… potrei parlare io con il tuo comandante… e comunicargli che desidero personalmente affidarti un incarico, che ti impedirà di portare a compimento la tua missione per l’esercito di Elmekia… la guerra volge al termine, ragazzo mio, e per quanto abile tu sia credo che le truppe del nostro sovrano possano permettersi di fare rientro alla capitale anche senza la tua presenza…”

Gourry scosse lievemente la testa, ancora incredulo… “Ma… signore… quale incarico vorreste affidarmi, qui a Sailarg…?”

Il Gran Sacerdote e sua figlia si scambiarono un’ulteriore occhiata. “Vorrei proporti di entrare a far parte della mia guardia personale… avrai vitto ed alloggio garantiti, ed una posizione che molti giovani ti invidierebbero, qui a Sailarg…”

Gourry sgranò gli occhi. “La vostra… guardia personale…? Ma, mio signore… solo i giovani provenienti dall’alta aristocrazia di Sailarg hanno questo onore… io sono il semplice figlio secondogenito di un barone, e per di più vengo da tutt’altra parte del regno, come potrei mai…”

“Non lo intuisci, Gourry…?” Sorrise il Gran Sacerdote, interrompendolo. “Basta semplicemente che io ti adotti come MIO primogenito maschio…” Si fece avanti, osservando con fare divertito la sua espressione sorpresa. “So che questo comporterebbe l’allontanarti dalla tua famiglia, ma… in fondo, i vostri territori spettano di diritto a tuo fratello maggiore, e per quanto ne so la Spada di Luce è ancora contesa fra due diversi rami della tua famiglia… tutto sommato, la posizione che io ti offro è più sicura e, credo, foriera di una maggiore tranquillità futura… ed io sarei felice di avere un’erede come te, Gourry, così come ne sarebbe più che felice mia figlia…” Rivolse un sorriso alla giovane sacerdotessa, mentre gli occhi di Gourry vagavano dall’uno all’altro membro della famiglia, sorpresi. Lui… erede del Gran Sacerdote di quella che era considerata la città rappresentativa per eccellenza dell’ordine clericale, lui erede del Gran Sacerdote di Sailarg… non riusciva, non POTEVA spiegarsi tale generosità da parte di un uomo che di certo lo aveva preso a cuore, ma che in fondo non aveva assolutamente nulla a che fare con lui e con la sua famiglia… E d’altra parte… d’altra parte quella prospettiva gli sembrava così dolce… niente più angoscia per le continue lotte fra i suoi consanguinei, niente più incertezza riguardo al suo futuro, niente più permanenza in quel palazzo, dove ogni cosa gli ricordava la sofferenza di sua madre, dove ad ogni istante era sottoposto allo sguardo gelido ed accusatore di suo padre… e finalmente… finalmente, il calore di una vera casa… Non riusciva a spiegarsi come una simile benedizione potesse piombargli improvvisamente addosso in quel modo, dal nulla…

“Gourry – sama… ti prego, non tenerci in questo modo sulle spine… allora, cosa ne pensi…?” Gourry si volse verso la fonte di quell’invito dal tono lievemente ansioso, ed i suoi occhi incontrarono per qualche istante quelli di Sylphiel… la sacerdotessa lo fissava con evidente attesa, e forse con un velo di incertezza… tuttavia, un lieve sorriso incurvava le sue labbra, come se fosse già stata positivamente convinta della risposta… Lo sguardo dello spadaccino vagò da quello dalla sacerdotessa a quello tranquillo ed accomodante del Gran Sacerdote… ed improvvisamente Gourry capì.

La nuova consapevolezza lo colpì come una secchiata d’acqua in volto. Avrebbe dovuto intuirlo, in quei mesi? In fondo l’atteggiamento della sacerdotessa avrebbe dovuto essere un chiaro indizio… ma anche lui era sempre stato gentile, con lei, e non per motivi ulteriori, ma semplicemente perché Sylphiel gli piaceva, e le era affezionato… Come… come poteva giungere ad una conclusione simile…?

Del resto… suo fratello non faceva che ripetergli che era lento di comprensione…

“Io…” Replicò, con voce roca. “… non potrò mai esprimervi quanto vi sono grato per la vostra proposta…”

Non era il Gran Sacerdote a volerlo assolutamente lì a Sailarg. O almeno, non si trattava principalmente di lui… Lo stava facendo per la figlia. Perché pensava che lui fosse l’uomo adatto per lei… e perché Sylphiel stessa lo desiderava.

“…ma…” Proseguì. “… purtroppo, mi trovo costretto a declinare.”

Stupore e dolore evidenti si dipinsero sul volto dei suoi ospiti a quelle parole. Gourry avrebbe voluto poterlo evitare. Ma probabilmente, a quei sentimenti sarebbe presto seguita la rabbia, ed una rabbia fondata. Sapeva di essere un ingrato. Sapeva che non era nemmeno lontanamente degno di rifiutare una proposta del genere. Però…

… lui non era innamorato di Sylphiel.

Le voleva bene, certo, ma era un sentimento di amicizia, o forse quello che avrebbe potuto provare per una sorella minore… Sapeva bene quali sarebbero state le implicazioni se avesse accettato quella proposta… sapeva che avrebbe alimentato ulteriori speranze, per Sylphiel, e che mandare in frantumi quelle speranze avrebbe significato per quella ragazza uno smacco molto superiore a quello che le stava infliggendo in quel momento…

In parte si sentiva stupido, a fare ragionamenti simili… a casa sua non lo aspettavano altro che ostilità, e stupide lotte per quella dannata spada…a Sailarg, invece, gli stava venendo offerto il tipo di vita che aveva sempre desiderato… e Sylphiel di certo non poteva essere additata come la controindicazione alla proposta che gli era stata avanzata… era una donna indubbiamente bellissima, e colta, dolce, sensibile… qualunque uomo sarebbe stato felice di averla al suo fianco… e Gourry di certo teneva a lei, e poteva supporre che forse anche l’amore sarebbe venuto, col tempo…

Forse…

Ma ciò di cui era certo era che Sylphiel lo desiderava come suo compagno, già in quel momento. E che lui non poteva dire di provare lo stesso desiderio. Magari avrebbe potuto dirle semplicemente la verità, e chiederle se poteva accettarlo lo stesso… o avrebbe potuto fingere che fosse altrimenti, e accettare comunque di starle accanto… però… Sylphiel gli appariva… così fragile… così pronta a dipendere unicamente dal modo in cui lui la avrebbe trattata…

Gli ci era voluto un po’ per rendersene conto a livello conscio… ma Sylphiel a tratti gli ricordava un po’ sua madre… sua madre che, Gourry lo aveva capito a posteriori, invece di un marito freddo e pratico come suo padre, avrebbe avuto bisogno di un uomo a cui le fosse possibile appoggiarsi, in ogni momento… Gourry era molto diverso da suo padre, e non lo aveva mai approvato… ma, nonostante questo, aveva sempre avuto l’impressione che ci fosse qualcosa di sbagliato anche nell’atteggiamento della madre… Gourry aveva l’impressione che non si dovesse stare insieme a qualcuno perché si dipende dalla sua presenza… Gourry aveva l’impressione che dovesse derivare da una posizione paritaria, che dovesse essere una questione di scelta

Per questo ora non poteva decidere di stare insieme a Sylphiel… perché non poteva rispondere a ciò che la sacerdotessa avrebbe richiesto da lui… e perché lui stesso non riusciva a desiderarlo. Sentiva che, se avesse fatto una scelta del genere, avrebbe finito per rendere infelici entrambi…

“Gourry – sama… ma… pensaci bene, ti prego! Qui a Sailarg avresti tutta la tranquillità che desideri! Non ti imporremmo delle costrizioni, non vorremmo certo renderti un sacerdote! Potresti continuare ad esercitarti con la tua spada, come ami fare! E non dovresti più subire i pericoli e le difficoltà della guerra!!!”

Gourry rivolse una lunga occhiata alla sacerdotessa. Sylphiel lo stava fissando con espressione implorante, con uno sguardo che, Gourry ne era certo, rivelava molto più di quanto lei stessa avrebbe voluto mostrare… A Gourry un groppo strinse la gola, nel vederla a quel modo, e per un momento la sua risoluzione vacillò. Serrò le labbra, tuttavia, e si impedì di pronunciare una ritrattazione di cui, sapeva, appena avesse potuto pensare nuovamente in modo lucido si sarebbe pentito…

“Mi dispiace…” Si scusò, con tono di voce flebile… “Io… ho delle questioni da sbrigare presso la mia famiglia, e non me la sento di abbandonarli a questo modo… come voi stessi avete detto, lotte dividono tutt’ora i miei consanguinei per questioni di eredità, e finché sarò in grado di dare una mano per risolverle non giungerà per me il momento di allontanarmi da loro…”

Era la verità.

Parte della verità.

Ma Gourry sapeva bene che non avrebbe potuto dare voce alle ALTRE motivazioni che lo spingevano, senza rendere ancora più dolorosa quella discussione…

Lo sguardo dello spadaccino si fissò su quello del Gran Sacerdote. L’uomo lo stava osservando con espressione grave, senza tuttavia lasciare spazio ad una reale espressione dei suoi pensieri… i due si osservarono a lungo, in silenzio, e ancora una volta molto più venne trasmesso da quel silenzioso scambio di quanto non avrebbe potuto essere espresso a parole… Gourry si sentì come un libro aperto di fronte a quegli occhi inquisitori… e giunse a temere quanto sarebbe fuoriuscito dalle labbra ora serrate del Gran Sacerdote, quando egli avesse deciso di rimpadronirsi della facoltà della parola…

“Ma…” Insistette Sylphiel, in tono sempre più angosciato. “Gourry –sama… se è QUESTO il problema… potresti tornare a casa, e risolvere le tue questioni familiari, e poi tornare nuovamente qui! Io… e mio padre… sicuramente potremmo aspettarti!!!”

“Sylphiel…” Iniziò Gourry, in tono flebile…

“Non insistere, figlia mia…” Lo precedette il Gran Sacerdote. Gourry si volse verso di lui stupito. L’uomo lo stava fissando con espressione… gentile… “Sono certo che Gourry ha rifiutato la nostra proposta in coscienza, e noi non abbiamo di certo la facoltà per pressarlo ulteriormente. Non rendiamo questa situazione imbarazzante per lui…”

Sylphiel parve sul punto di replicare… tuttavia, dopo qualche secondo di silenzio, si limitò ad abbassare lo sguardo, e a rispondere, in tono lieve… “Sì, padre.”

L’espressione del Gran Sacerdote si addolcì, e si rivolse alla figlia in tono pacato e consolatorio… “Grazie, Sylphiel… e ora ti prego… permettimi di tornare alle mie preghiere… ho molto da sbrigare prima di sera, e sono certo che tu ed il nostro giovane amico vorrete accomiatarvi come si deve, senza le intrusioni di un anziano sacerdote…”

Sylphiel non rispose. Si limitò a rivolgere al padre un breve inchino, e a precedere Gourry fuori dalla stanza. Lo spadaccino fece per seguirla, quando si sentì chiamare, alle spalle…

“Gourry…”

Il giovane si volse, per incontrare il sorriso, solo lievemente contrito, del Gran Sacerdote… “Ci mancherai…” Disse semplicemente l’uomo, piegando la testa verso di lui, in segno di rispetto. “Tu… eri degno della proposta che ti ho rivolto… e di tutto ciò che essa avrebbe comportato…”

Il groppo tornò a stringere la gola di Gourry. “Mi fa… piacere che lo pensiate…”

Il Gran Sacerdote annuì. “Ma Sylphiel merita di avere a fianco qualcuno che possa renderla felice…”

Gourry batté le palpebre, lievemente sorpreso di fronte a quella dimostrazione di comprensione, da parte dell’anziano uomo… Le sue labbra si strinsero in una linea amara… “Ne sono… pienamente convinto anch’io. E’ l’unico motivo per cui non mi pento di avere rifiutato.”

Il Gran Sacerdote si abbandonò ad un sospiro, e ad un nuovo sorriso. “Lo so. E per questo hai tutto il mio rispetto.” Fece scorrere distrattamente le dita sul volume, che ancora reggeva fra le mani. “Ti auguro ogni fortuna, Gourry… e sappi… che anche se oggi non hai voluto diventarlo a tutti gli effetti, qui a Sailarg sarai sempre accolto come un figlio…”

Gourry non rispose. Annuì silenziosamente, e uscì dalla stanza, con l’impressione di avere appena ingoiato un boccone amaro… forse… se il Gran Sacerdote e sua figlia si fossero adirati per la sua sfrontatezza, sarebbe stato più facile accomiatarsi da loro…

Trovò Sylphiel, in corridoio, ad aspettarlo… a dispetto di tutto, la sacerdotessa si sforzò di accoglierlo con un sorriso…

“E così…” Commentò… “… davvero domani te ne andrai…”

Lo spadaccino abbassò lo sguardo. “Dispiace molto anche a me, Sylphiel…”

La sacerdotessa non rispose nulla. Si avviarono fianco a fianco in silenzio, lungo il corridoio, dirigendosi verso il porticato che conduceva nuovamente ai giardini del tempio. Fu dopo diversi minuti, quando ormai stavano scendendo la breve gradinata in marmo che conduceva all’ampio viale di accesso, che la sacerdotessa prese di nuovo la parola…

“Sai, Gourry –sama…” Iniziò, in tono lieve, anche se venato di tristezza. “Forse… in fondo al cuore… sapevo già dall’inizio che non ti saresti fermato…”

Gourry si volse verso di lei, e le rivolse uno sguardo stupito. “Che… intendi dire, Sylphiel…?” Di certo, mentre parlavano con suo padre, la sacerdotessa non aveva dato l’impressione di essere priva di speranze…

Le labbra della sacerdotessa si incurvarono in un sorriso triste, mentre continuava a fissare il viale di fronte a sé… “E’ che… per quanto sia stata bene, con te, in questi mesi… anche nei momenti in cui ci siamo trovati completamente a nostro agio, e privi di pensieri… ho sempre avuto l’impressione che tu non fossi completamente felice…” Volse lo sguardo verso di lui, e lo fissò, con espressione gentile…

Gourry la osservò, per un momento, chiedendosi egli stesso quanto ci fosse di vero nelle parole della sacerdotessa… Quindi, distolse lo sguardo, incapace di trovare la frase giusta con cui risponderle…

La sacerdotessa non parve inibita dal suo silenzio… Si portò la mano al volto, e si scostò distrattamente una ciocca di capelli dalla fronte, mentre continuava a parlare… “In realtà…” Proseguì. “… non so esattamente quale sia la causa della tua insoddisfazione… se si tratti dei problemi della tua famiglia, o di qualcos’altro… se sia un problema superficiale o qualcosa di più profondo…” Fece un sospiro. “Forse mi ero convinta che la proposta che ti avremmo rivolto oggi la avrebbe risolta… forse…” La sua voce si fece più flebile… “… mi ero illusa che non appena la avresti udita si sarebbe accesa nei tuoi occhi quella scintilla di gioia che in questi mesi è mancata… ma evidentemente non è così… e alla luce di questo, forse è giusto che tu parta, e cerchi di risolvere quello che non va nella tua vita…” Si volse verso di lui, e gli rivolse un sorriso… “Ma ciò che so, Gourry – sama, è che prima o poi noi ci rivedremo… e mi auguro che nel tempo trascorso tu avrai saputo trovare, almeno in parte, ciò che ti manca per essere pienamente soddisfatto… E ciò che ancora ti mancherà… forse nel frattempo sarò sufficientemente maturata per offrirtelo io…”

L’ultima frase fu solo un’aggiunta a mezza voce, che Gourry non fu nemmeno certo di cogliere… Levò lo sguardo su Sylphiel. Gli occhi della sacerdotessa erano ancora una volta illuminati da una strana luce, una strana determinazione… Gourry si chiese se avesse davvero compreso il significato del suo rifiuto… e se lo aveva compreso, se fosse decisa, come sperava, a rassegnarsi, e guardare oltre… perché in effetti, Sylphiel pareva non DESIDERARE particolarmente comprendere…

Gourry sospirò. Forse, le stava semplicemente chiedendo troppo… Forse stava solo cercando di mettersi a posto la coscienza, risolvendo le cose immediatamente, quando in realtà ormai la soluzione poteva essere solo il tempo…

Tempo… Sarebbe stato bello, pensò Gourry, se davvero il tempo fosse stato in grado di guarire ogni ferita, e risolvere ogni problema, come talvolta sua nonna usava ripetere… ma lo spadaccino aveva spesso l’impressione che lasciandolo scorrere, cercando di non pensare ai problemi, questi finissero per acuirsi sempre di più, pungolando ancora più dolorosamente la coscienza… Gourry sperava davvero che Sylphiel avesse ragione, che nel giro di qualche tempo l’angoscia che provava in quel momento per il suo futuro fosse solo un tetro ricordo… ma per qualche motivo in quel momento, al momento di tornare a casa, non aveva l’impressione di andare avanti, verso un nuovo capitolo della sua esistenza, ma solo di trascinarsi, senza una direzione precisa, insieme ad un fardello di esperienze che si faceva ogni giorno più pesante… non era doloroso, era stancante. Dopo quei due anni di guerra, e nell’attesa della guerra che ancora lo attendeva una volta giunto a casa, Gourry si rendeva conto di essere stanco, come mai era stato in precedenza…

“Credo… che sia meglio che io torni all’accampamento, ora, Sylphiel…” Sussurrò Gourry, rivolgendo un sorriso lieve alla sacerdotessa.

Sylphiel gli rispose sorridendo a sua volta, le labbra serrate, l’aria di chi stava lottando per trattenere le lacrime… “Stai bene, Gourry –sama…” Lo pregò, con voce dolce. “Io… sarò sempre pronta ad accoglierti, qui, a Sailarg…”

“E’… bello saperlo…” Replicò Gourry, in tono gentile. Casa. Quella avrebbe potuto essere la sua casa. Una punta di rimpianto lo attraversò per un momento, ma Gourry la scacciò velocemente. No… no… la sua unica, vera casa, sarebbe stato un luogo a cui avrebbe sentito davvero di appartenere… “Arrivederci, Sylphiel…” Si costrinse a dire, prima di volgerle le spalle, e allontanarsi dai cortili del tempio. La sacerdotessa non gli rispose. Gourry ebbe l’impressione che, se lo avesse fatto, la giovane non avrebbe più potuto trattenere le lacrime… Lo spadaccino attraversò gli ampi portali che si aprivano nelle mura, salutato dalle guardie, e si avviò lungo le strade di Sailarg verso il proprio accampamento… e finché non fu scomparso alla vista del tempio, ebbe l’impressione che lo sguardo della sacerdotessa non si staccasse mai dalla sua schiena…

***

“Ehi, Gourry… quella non è la tua amichetta…?”

Gourry sollevò lo sguardo dal cavallo che stava strigliando, e occhieggiò la strada che costeggiava le mura, ad un centinaio di metri di distanza, da sopra le teste dei soldati che si preparavano alla partenza… Un processione di sacerdoti avanzava su dei calessi, apparentemente diretta verso l’anfiteatro, situato vicino all’albero sacro, dove si svolgevano alcune delle cerimonie religiose… In cima alla fila, scortato da due colonne di guardie, si trovava il Gran Sacerdote, affiancato dalla figlia, avvolta da un lungo e morbido abito di colore violetto…

Lo spadaccino distolse lo sguardo, e tornò a dedicarsi alla sua cavalcatura, accigliato. “Sì… sì, si tratta di lei…” Mugugnò.

Grais gli si avvicinò ridacchiando, e gli diede una sonora pacca sulla spalla. “Perché non vai a salutarla, eh? Non ci credo che un mollaccione come te si diverta a fare il gioco della ‘sedotta e abbandonata’ con una donna del genere… dopo esserti divertito con lei per tre mesi, potresti almeno rivolgerle i tuoi omaggi, prima di andartene…” Scoppiò in una sonora risata, che fece irritare Gourry.

Lanciò la spazzola del cavallo al compagno d’armi, mancando di poco la sua fronte. “Non mi ci sono ‘divertito’, Grais! Modera il linguaggio, dannazione, è la figlia del Gran Sacerdote, ed è anche una mia amica!”

Grais non fu per nulla intimorito dal tono adirato del compagno, e gli si avvicinò nuovamente, con fare complice. “Non mi dirai che con tutto quel frequentare il tempio non te la sei nemmeno portata a letto? Vedi che ho ragione quando dico che sei un mollaccione???” Rise ancora una volta, sonoramente. “Gourry, Gourry, non ti vanno bene le prostitute, non ti vanno bene le sacerdotesse, cosa devo fare con te???”

“Lasciarmi perdere…” Mormorò Gourry, rassegnato… Sapeva che ora non avrebbe avuto pace per tutto il viaggio di ritorno… Grais era notoriamente ‘aperto a tutto’ per quanto riguardava il gentil sesso, e tendeva ad avere scarsa tolleranza per chi aveva ‘vedute’ diverse dalle sue…

Fortunatamente, Leon lo salvò, intervenendo con il suo solito piglio serio. “Le prime file si stanno mettendo in marcia.” Commentò. “Ai voi due conviene muovervi, se non volete essere considerati dei disertori…”

Gourry si sollevò sulla sella, senza fare commenti, mentre Grais lo imitava, un po’ goffamente. Si accodarono alla lenta processione di soldati, osservando Sailarg che si allontanava, alle loro spalle…

“Per lo meno questa volta viaggeremo in un clima mite…” Osservò Gourry, distrattamente, osservando le mura grigie diventare progressivamente più piccole al suo sguardo…

“Già, ma per viaggiare ora con il sole, ci è toccato combattere al freddo e sotto la pioggia!” Commentò aspramente Grais. “I miei poveri reumatismi preferiscono la steppa deserta, al dannato clima che c’è fra queste colline!”

Gourry si accigliò. “Magari fra qualche mese queste colline ci mancheranno…”

Grais gli lanciò un’occhiataccia. “Che avrai mai da lamentarti, tu, fra qualche mese… finito questo viaggio te ne tornerai nella tua bella casa a fare la vita del nobile… a ME sì che mancherà la guerra… almeno qui avevo ogni giorno un pasto assicurato, dei compagni, ed un obiettivo da portare a termine… mi vedo già, di qui ad un anno, alla ricerca disperata di un qualche ingaggio che mi permetta di non pensare continuamente a quanto fa schifo la vita.” Sputò al suolo, accigliato. Gourry non se la sentì di replicare. In fondo, Grais aveva ragione. Lui aveva ben poco da lamentarsi, a suo confronto. E sperò vivamente di non sentirsi mai sperduto a sufficienza da cominciare a trovare piacevole la guerra.

Grais fissò di sottecchi la sua aria assorta. “Che c’è, ora? Ancora a farti problemi sulla tua famiglia…?”

Gourry scosse la testa. “Non è niente di che… mi stavo chiedendo se davvero mio padre mi riprenderà con sé, o se vorrà che io continui a fare la vita del mercenario… in fondo, non mi ha spinto ad arruolarmi solo perché desiderava che facessi esperienza… lo so benissimo che sono un peso, per loro…”

Grais scoppiò a ridere. “Bella roba, i nobili! Non riescono nemmeno a spartirsi tutti i soldi che hanno senza litigarseli!” Gli riservò una sonora pacca sulla spalla, perdendo puntualmente l’equilibrio, e rischiando di fare cadere anche lui dal cavallo. “Bè, amico mio…” Commentò, senza scomporsi… “… tu mi stai simpatico, per essere figlio di ricconi, e sai che ti dico? Se ti cacciano di casa, mandiamo al diavolo tutti, e ce ne andiamo io e te al nord, alla ricerca di qualche altro sovrano che ami guerreggiare… gli uomini come noi gli obiettivi se li costruiscono da soli!”

Gourry fissò Grais, senza sapere come rispondere…

Davvero combattere in guerra significava vivere per un proprio obiettivo…?

A Gourry, per quanto fosse riluttante all’idea di tornare a casa, il pensiero di continuare la vita che aveva fatto negli ultimi due anni non piaceva… certo, considerava amici Grais, Leon, e gli altri membri della sua compagnia… aveva trascorso anche dei momenti piacevoli, con loro… ma ne aveva visti cadere tanti, in quegli anni… aveva visto tanto orrore e tanta morte… tanti colpi sleali da sentire la necessità di regole nel suo modo di combattere, tanto sangue da desiderare non versarne più con le proprie mani, a meno che questo non fosse strettamente necessario… no, davvero non credeva che per lui tornare a vivere un’esperienza del genere potesse essere una soluzione…

Tuttavia, Gourry non disse nulla di tutto questo a Grais… non aveva voglia di fare un discorso del genere, né di rovinare l’allegria del suo amico, che in fondo stava solo facendo un goffo tentativo di risollevargli il morale… Si limitò a volgersi verso di lui con un breve sorriso…

“Già… magari…”

Non aveva ancora idea che, qualche tempo dopo, si sarebbe trovato a pensare che forse, se quel giorno avesse contestato le parole del suo amico, le cose sarebbero andate in maniera diversa…

***

Gourry era inginocchiato da ormai un’ora di fronte a quella tomba, ma non riusciva a piangere.

Poteva solo fissarla, attonito, non rendendosi nemmeno pienamente conto della notizia che gli avevano appena comunicato…

Sua nonna era morta. Era accaduto quasi un anno prima, ormai, quando era appena tornato dal confine, e ancora si trovava di stanza alla capitale. Un banale malore, a cui era conseguita una caduta da cavallo, da cui non era più riuscita a riprendersi. Non gli avevano inviato nemmeno una lettera per avvisarlo. Forse, se avesse fatto richiesta, avrebbe potuto allontanarsi dal suo accampamento per un paio di settimane, forse avrebbe potuto rivolgerle un ultimo saluto…

“Tu mi dicevi che piangere è uno sfogo… e che bisogna farlo essendo consapevoli che non risolve i nostri problemi…” Mormorò, accarezzando il freddo marmo della lapide, che affiancava il possente albero che segnalava la presenza delle ceneri della nonna… “Avevi ragione. Non risolve nulla. Non risolve nulla.”

Sua nonna… sua nonna, così forte e dolce, sua nonna che gli aveva insegnato ogni cosa… Aveva pianto, sì, quando sua madre era morta, e lei lo aveva consolato… ed ora lui non riusciva a versare nemmeno una lacrima… Ma il punto era che non sentiva il bisogno di sfogarsi. Semplicemente perché il suo dolore era come soffocato. Non era arrabbiato con il destino, non aveva voglia di gridare. Si sentiva solo vuoto. Non si era mai sentito tanto solo in vita sua…

“Gourry…”

Una voce lo chiamò, alle sue spalle. La riconobbe, senza nemmeno bisogno di voltarsi… la voce sua e quella di Derek erano tanto simili che persino suo padre talvolta le confondeva…

“Fratello…” Si levò in piedi, e lo fissò, con aria inespressiva. “Sospetto che non sia venuto anche tu a rendere omaggio a nostra nonna…”

Derek si accigliò, e lo fissò con aria seccata. “Nostra nonna ha ricevuto da noi tutti gli onori che ci era dovuto conferirle, durante i suoi funerali ed il lutto… ora è tempo di pensare ai vivi.” Fece un passo avanti. “E’ già un’ora che sei qui, e nostro padre ha bisogno di parlarti.”

Gourry si morse le labbra, in preda all’irritazione. Era da quando aveva rimesso piede a casa, soltanto qualche ora prima, che era nervoso, e agitato. “Se era così ansioso di vedermi…” Commentò… “… avrebbe potuto accogliermi quando sono arrivato, invece di farmi comunicare la notizia della morte della nonna da uno dei servitori… la lettera che vi ho inviato indicava chiaramente che sarei arrivato oggi…”

Derek inarcò un sopracciglio. “Nostro padre è molto impegnato, lo sai bene… ci sono gli affari da condurre, senza contare che nostro zio continua ad avanzare pretese sulla spada per quegli assurdi cavilli testamentari, quando è chiaro che appartiene al nostro ramo della famiglia… stasera ci toccherà accoglierlo qui a cena, grazie al tuo ritorno, e nostro padre non ha la minima intenzione di sfigurare di fronte a quell’uomo… E’ ovvio che fosse impegnato nei preparativi…”

Gourry era stupito. Stupito, di come suo fratello fosse sempre in grado di volgere la questione in modo tale che fosse LUI ad apparire colpevole. Era ammirato. Sapeva perfettamente che non avrebbe mai posseduto una capacità oratoria simile…

“Non ho voglia di discutere, Derek.” Replicò, semplicemente. “Dove si trova nostro padre…?”

“Ti ci accompagno.” Sbuffò semplicemente Derek, con fare accigliato, precedendolo verso il palazzo signorile in cui la famiglia Gabriev da decenni risiedeva.

Gourry si strinse nelle spalle, e si costrinse a seguirlo.

Certo. Certo, non poteva più muoversi liberamente nella loro casa. Quel luogo ormai non gli apparteneva.

Trovò suo padre estremamente invecchiato. Non era solo una questione di anni. Non erano solo i suoi capelli biondi, quasi bianchi, che ormai parevano aver ceduto alle dita canute dell’età. Anche suo padre appariva stanco. E Gourry non poteva biasimarlo. Chiunque si sarebbe sentito privato delle proprie energie, dopo anni e anni di rancori instancabili…

Il Lord Gabriev lo accolse con il consueto piglio deciso, la mascella serrata, gli occhi grigi di una profondità gelida. Si trovava nella sala in cui era custodita la Spada di Luce, lo sguardo fisso sull’arma, pensieroso. Si volse appena, quando Gourry entrò insieme a Derek, e lo squadrò da capo a piedi, con un misto di orgoglio e sospetto…

“Figlio…” Commentò, in tono di voce neutro. “… ti trovo cresciuto, rispetto a tre anni fa… ti trovo più uomo… posso sperare che questa esperienza ti abbia finalmente temprato il carattere?”

Gourry rimase in silenzio, incerto sulla risposta. Era strano, trattandosi del suo stesso padre, ma quell’uomo era sempre stato capace di metterlo a disagio… di farlo sentire… inadeguato… “Non sono certo di poterti rispondere, padre… perché non sono certo di sapere che cosa desiderassi ottenere con me, da questi tre anni di battaglia…”

Il Lord Gabriev si accigliò, a quella risposta, e lo fissò con fare seccato. Quindi, sbuffò, e si allontanò dalla cupola sotto cui era conservata la spada, muovendosi a passi nervosi verso di lui. “Queste sono questioni veniali.” Sbottò. “Il motivo per cui ti ho chiamato qui, figlio, è perché voglio sapere immediatamente che cosa hai intenzione di fare, ora che sei tornato…”

Gourry aggrottò la fronte, non certo di capire… “Padre… temo che questo debba dirmelo tu… questa casa, ed i suoi possedimenti, appartengono a te, e spettano di diritto a mio fratello. Perciò non posso decidere io se fermarmi qui, o se è il momento per me di andarmene definitivamente…”

Il padre di Gourry scrollò le spalle, con fare irritato. “Non è questo ciò a cui mi riferisco!” Si avvicinò al figlio, accigliato. “Hai intenzione di appoggiarmi contro tuo zio? E’ QUESTO che voglio sapere… Mi è giunta voce che quell’uomo ha intenzione di sollevare la popolazione del mio stesso territorio contro di me… Avrai conosciuto dei mercenari pronti a spalleggiarmi, se ben pagati, voglio immaginare… Bene, voglio che tu li mandi a chiamare… Ora le altre dannate questioni non hanno importanza…”

‘Ma ne hanno per me…’ Gourry fissò suo padre, con infinita stanchezza. Non era cambiato nulla. Non sarebbe cambiato nulla. La sua famiglia era destinata per sempre ad essere imprigionata nello stesso copione, un serpente che continua a mordersi la coda…

Fissò la spada, alle spalle del padre. Era lì, una semplice elsa decorata con delle semplici pietre, e lo fissava, come sfidandolo a domare il suo irresistibile potere sulla mente umana… tutti non facevano che ripetere che quell’arma aveva sconfitto mostri e demoni, che aveva aiutato cavalieri giusti e valorosi, che aveva promosso la pace… Gourry la vedeva solo come uno stupido oggetto, capace di rendere ciechi gli esseri umani, che vi vedevano vuote promesse di gloria… perché quell’arma doveva essere la discriminante del loro valore, agli occhi del sovrano di Elmekia? Ed era davvero così? O aveva finito per diventare solo un’ossessione vuota, e priva di fondamento…?

“Rispondi alla mia domanda, figlio…”

‘Se non fosse per quella spada…’

Improvvisamente, la rabbia catturò Gourry, una rabbia che raramente gli era capitato di provare… Tornò a fissare suo padre, lo sguardo acceso, imponendosi di non gridare. “Questa lotta è una cosa stupida.” Dichiarò. “Non riesco a capire come possiate non rendervene conto. Se aveste impiegato tutte le energie che avete sprecato lottando in questi anni per collaborare e rendere più prosperi i vostri possedimenti ,ora sia tu che lo zio avreste come minimo il titolo di duchi!” La sua voce era roca, il suo tono aspro. Non ne poteva più. Per quale motivo era tornato a casa, tanto per cominciare? E che motivo aveva mai di restare, ora che sua nonna non era più con loro?

Suo padre lo fissò, freddo, e il suo sguardo pareva gridargli che sapeva che quello era il massimo che avrebbe potuto aspettarsi, da lui… “Io non ho alcuna intenzione di collaborare con un uomo del genere…” Si limitò a replicare gelidamente.

Gourry sospirò, esasperato. Sapeva che le sue non erano altro che parole al vento, e allo stesso tempo non riusciva a fare a meno di insistere. “Padre, è tuo fratello! E’ sangue del tuo sangue!”

Il Lord Gabriev gli rivolse un’occhiata gelida… “Già… ma da questa conversazione mi pare che emerga in modo abbastanza evidente che i legami di sangue non hanno poi tanta importanza…” Lo sorpassò, e si diresse verso l’uscita della sala. Si fermò sulla porta, e si rivolse al maggiore dei due figli. “Derek, riferisci ai servitori che non è necessario comunicare del ritorno di tuo fratello a tuo zio, e tanto meno organizzare un banchetto per celebrarlo…” Lanciò un’ultima occhiata a Gourry. “A questo punto, dubito che lo impressionerebbe particolarmente…” Scomparve attraverso la porta, senza guardare negli occhi nessuno dei due figli.

Derek attese qualche istante, in silenzio. Lui e Gourry si fissarono a lungo, entrambi tentati a dire qualcosa, entrambi di umore troppo cupo per farlo realmente. Alla fine, il maggiore dei due fratelli chinò il capo, e seguì loro padre senza emettere parola. Gourry lo seguì con lo sguardo, pentendosi immediatamente di non avere iniziato con lui una discussione che avrebbe davvero avuto bisogno di trovare il suo corso… ma non ce la faceva. Fra Derek e Gourry non erano mai state rose e fiori, ma si erano sempre per lo meno rispettati, e sapeva che se avesse parlato, a differenza di suo padre, suo fratello lo avrebbe ascoltato. Ma sapeva anche che avrebbero finito per litigare, e in quel momento non avrebbe potuto sopportare un’altra discussione…

Gourry tornò a fissare la spada, cupo, adirato. Continuava a pensare che se non fosse stato per quell’arma, tutto avrebbe potuto tornare a posto. Suo padre e suo zio avrebbero preso semplicemente ad ignorarsi, suo fratello avrebbe potuto aiutare suo padre nella gestione delle sue risorse, invece che supportarlo nello sperperarle in lotte inutili, e lui… lui… non sapeva che sarebbe stato di lui… perché aveva compreso perfettamente che il suo legame con i Gabriev era chiuso… lo era ormai da molti anni…

Lo sguardo di Gourry non si era mosso dalla spada, ma ora si fatto più… attento… ed una strana risoluzione aveva cominciato a prendere forma nella sua mente…

Forse… forse c’era davvero qualcosa che poteva fare per suo padre… anche se si trattava di qualcosa che avrebbe tranciato definitivamente qualunque suo rapporto con la sua cosiddetta ‘famiglia’…

‘Del resto, anche ora… forse ancora potrei recuperare qualcosa del nostro rapporto… se scegliessi di dimenticare le mie convinzioni, ed appoggiare mio padre… ma a che prezzo…? A che prezzo…?’

Gourry osservò la spada, un’ultima volta.

Poi, la sua determinazione si concretizzò in realtà.

Doveva essere già a molti chilometri dalla sua casa natale, quando la sua famiglia si rese conto della sparizione della spada… e della sua.

E mentre si allontanava dal deserto di Elmekia verso la costa, con nascosto in una delle sue borse quel fardello che non desiderava, e incapace di figurarsi cosa sarebbe stato di lui da quel giorno in poi… di una unica, amara realtà, Gourry era certo… negli anni a venire, i pensieri dei suoi consanguinei sarebbero stati molto più incentrati su di lui di quanto fosse mai avvenuto in precedenza…

***

“Gourry –sama… posso farti una domanda…?”

Lo spadaccino sollevò lo sguardo sulla sacerdotessa che lo fronteggiava, e gli sfiorava lievemente il braccio, mentre la sua magia gli pizzicava la pelle, guarendo lentamente la sua lieve ferita…

Da quando Zangluss era fuggito, Gourry aveva continuato a chiedersi che fine avessero potuto fare gli altri… aveva fiducia nella capacità di tutti di cavarsela, ma con i servitori di quel monaco costantemente in agguato, bastava un attimo di distrazione per essere colpiti… Anche Sylphiel era rimasta a lungo silenziosa, forse altrettanto preoccupata, forse semplicemente persa nel ricordo di quanto le si era abbattuto addosso solamente il giorno prima… Lo spadaccino provava molta compassione per lei, e ammirava la sua determinazione ad aiutarli nonostante tutto… del resto… era la medesima quieta forza che gli aveva dimostrato nei lunghi mesi in cui si erano frequentati, in quelli che gli sembravano ormai secoli prima…

“Dimmi pure, Sylphiel…” Si limitò a replicare, gentilmente.

La sacerdotessa interruppe per un momento la formula, e si fermò a guardarlo negli occhi. “Io… non ho avuto il coraggio di chiedertelo prima, ma…” Si morse per un istante il labbro… “… che cosa significa, ora… il fatto che tu abbia in mano la Spada di Luce…?”

Gourry la fissò per un momento, senza sapere cosa rispondere, a quella domanda inaspettata. Quindi abbassò lo sguardo, e si trovò a mormorare. “Se… non ti spiace, Sylphiel… preferirei non parlarne…” Quando pensava a come era fuggito con la spada, a volte si sentiva ancora colpevole… Certo, non a sufficienza per cambiare idea. Erano successe troppe cose, nel frattempo, che rendevano impossibile per lui pensare, di fronte alla possibilità di tornare indietro, di compiere una scelta differente… Nonostante questo… temeva il giudizio delle persone che lo circondavano. E soprattutto, non aveva voglia di dare spiegazioni, non aveva voglia di disseppellire un argomento che per lui non era ancora totalmente privo di rimpianti, e che proprio per questo non doveva tornare ad influenzare la sua vita… Ultimamente aveva cominciato a trovare il suo presente troppo importante per farvi ricadere sopra il peso del passato…

‘Non ne ho parlato nemmeno a Lina…’

Era strano, a pensarci bene… anche in quel momento, anche di fronte ai modi gentili e riservati della sacerdotessa, aveva l’impressione che la maga sarebbe stata una delle poche persone con cui avrebbe potuto trovarsi a suo agio, nel discutere di quanto era accaduto… non tanto perché fosse una ascoltatrice comprensiva, anzi… era quasi certo che avrebbe potuto aspettarsi un atteggiamento più compassionevole e consolatorio da parte di una donna dolce e accomodante come Sylphiel… era solo che… quando si trovava a fianco di Lina, l’impressione del suo presente diventava improvvisamente tanto vivida da far perdere al passato qualsiasi suo peso…

“Da questa risposta…” Replicò Sylphiel, incerta. “… mi aspetterei qualcosa che il sorriso che vesti ora sembra smentire…”

Gourry batté le palpebre. Non se ne reso conto, ma stava davvero sorridendo fra sé… ultimamente gli accadeva con una frequenza preoccupante… Sollevò nuovamente lo sguardo verso Sylphiel, che lo stava osservando, l’aria ansiosa. “Che vuoi dire…?” Replicò, il tono di voce incerto.

Lo sguardo della sacerdotessa era indecifrabile. “Voglio dire che quando ci siamo conosciuti era piuttosto evidente che tu avessi dei problemi… e che sono stata felice, nel rincontrarti, perché avevi tutta l’apparenza di averli superati. Per questo, mi è stato inevitabile pensare che il tuo possesso della spada fosse in qualche modo legato alla tua attuale serenità…” Inclinò la testa e lo fissò, l’aria stranamente preoccupata. “… ma ora la tua risposta mi confonde…”

Gourry si trovò a disagio, a quelle parole, semplicemente perché non era certo nemmeno lui di come rispondere… “Non si tratta… della spada…” Si trovò a dire, forse la sua unica certezza. Non si trattava più della spada. Gli sembrava strano persino pronunciare quelle parole… praticamente da quando era nato, la sua intera vita era sembrata rivolgersi attorno a quell’arma… ma ora, essa gli appariva solo come uno strumento, utilissimo, certo, di valore incommensurabile, ma nulla di più. Se Gourry era contento della sua vita in quel momento, non dipendeva dalla spada, se non in una minima parte. Lo spadaccino stesso se ne rese conto in quel momento. “O almeno, non completamente…” Aggiunse, mentre un lieve sorriso tornava ad affiorare sulle sue labbra. Non avrebbe saputo dire quando esattamente fosse avvenuto quel cambiamento, né in che modo… ma il pensiero in qualche modo rendeva il suo animo più lieve… “Ma ti assicuro che sto bene, ora, Sylphiel…” Le indirizzò quel sorriso, senza ombra di forzatura. “… e non ti preoccupare che io possa fingere… non credo che sarei abbastanza acuto o eroico da indossare continuamente una maschera, se non fosse veramente così…” Ammise in tutta sincerità, grattandosi goffamente la guancia…

Aveva creduto di rassicurare la sacerdotessa, con quelle parole, ma la donna si limitò ad osservarlo con aria incerta… Dopo solo qualche istante, sussurrò, in un tono piatto che non riusciva a decifrare… “Se non si tratta della spada… allora qual è la causa…?”

Gourry la fissò per qualche istante, in silenzio, ancora una volta senza trovare le parole giuste per replicare… il suo pensiero ripercorse la vita frenetica che aveva condotto nei mesi precedenti, ma nel chiedersi seriamente quale fosse la risposta alla domanda della sacerdotessa, i suoi sentimenti si facevano confusi… “Io…” Si trovò infine a replicare, in tono lieve… “… non ne sono certo nemmeno io, in realtà…”

“Ehi! Gourry! Sylphiel!” Gourry sollevò la testa di scatto, al risuonare di quella voce nota. Il suo sguardo incontrò quello di Lina, e si trovò inevitabilmente a rispondere al suo sorriso. C’erano tutti, anche Amelia e Zel. Evidentemente, li stavano cercando nella foresta…

La maga confermò le sue supposizioni, affiancandosi a lui e riservandogli una lieve pacca sulla spalla. “Ma dove eravate finiti?” Lo apostrofò. “Saranno ore che vi cerchiamo…”

Gourry sorrise ai modi energici della sua compagna di viaggio, e si lasciò semplicemente prendere dalle sue chiacchiere incessanti, cui ormai era tanto abituato.

Già, nemmeno lui sapeva esattamente il motivo per cui da qualche mese la vita aveva cominciato ad apparirgli più piacevole…

Ma finché era così, aveva davvero grande importanza chiederselo…?

***

“… posso abbracciarti…?”

Non fu certo di aver pronunciato quelle parole, finché essere non presero forma nella quieta oscurità della notte di Sailarg…

Attorno a loro, le braci mandavano le ultime scintille dal focolare, e i loro compagni dormivano profondamente già da diverse ore.

Lina gli volgeva le spalle, e Gourry non poteva vederla in volto, ma sapeva perfettamente che era sveglia… troppe volte si era fermato ad osservarla a dormire per non rendersi conto che quel corpo rannicchiato e quei movimenti nervosi rivelavano che il sonno della sua compagna era turbato da qualcosa… e nonostante questo, si rese conto che solo la tensione di quei giorni, e la paura che ancora lo attanagliava quando pensava a come a causa di Fibrizo avesse rischiato di perderla potevano averlo spinto a compiere quella pur semplice, pur innocente proposta…

Gourry notò il corpo di Lina irrigidirsi lievemente, al suono inaspettato della sua voce, ma dalla maga non giunse alcun segno di diniego. Lo spadaccino scivolò lentamente verso di lei, sui loro giacigli affiancati, e le fece scorrere gentilmente un braccio attorno alla vita. Il corpo di Lina si rilassò tanto velocemente da far pensare a Gourry che la maga non stesse attendendo altro…

Reso audace dal comportamento della sua compagna, Gourry giunse persino a piegarsi su di lei, e posarle un lieve bacio sulla tempia… e fu stupito quando la maga, invece di ritrarsi, cercò la sua mano, ed intrecciò le sue dita con le sue…

“Lina…” Si trovò a mormorare… le si era avvicinato per darle conforto, ma cercando il suo tocco, si rese conto che questa era solo in parte la sua motivazione… in realtà, lui stesso aveva un bisogno disperato di quel calore, e questo più che mai nella prima buia notte trascorsa da quando si erano messi in viaggio dalla città sacra…

“Credi che la tua famiglia… si arrabbierà, dato che hai perso la tua spada a causa mia, Gourry…?” Il sussurro della maga lo colse di sorpresa… per qualche motivo, aveva pensato che la maga si sarebbe trovata troppo in imbarazzo, fra le sue braccia, per parlare…

“La mia… spada…?” Replicò, confuso. Che senso aveva parlarne in un momento come quello…?

“La Spada di Luce.” Chiarì Lina, in un sussurro. “Sicuramente la tua famiglia non ti perdonerà una perdita del genere…” La voce di Lina sembrava… impaurita… Gourry aveva l’impressione che alla maga sarebbero serviti mesi per smaltire la paura accumulata in quei pochi giorni…

“La spada non ha importanza, Lina.” Le sussurrò, cullandola lievemente. “L’importante è che stiamo tutti bene…”

Ma Lina si trovò a scuotere la testa. “Ho messo in pericolo la tua vita. E ora, i tuoi rapporti con le persone che ami… come puoi perdonarmi, Gourry…? Come puoi cercare di confortarmi?”

“Non c’è niente da perdonare…” Negò Gourry, con fermezza. “Ascoltami… la Spada era uno strumento utile per proteggerti, e solo per questo la rimpiango… ma lo sai che sono stato persino felice, per un momento, di averla perduta…?”

“Felice…?” Mormorò Lina, senza voltarsi a guardarlo negli occhi. “Ma che cosa stai dicendo, Gourry…?”

Lo spadaccino si chinò a baciarle la guancia, con dolcezza. “Sono felice perché anche se la Spada non c’è più tu sei ancora qui con me. E ti confesso che per un momento, dopo che hai scoperto che è andata perduta, ho temuto che non sarebbe stato così…” Lina fece per replicare, ma Gourry la precedette. “… ma sono stato uno stupido a pensarlo… perché restarmi accanto è ciò che avrebbe fatto una vera famiglia… e la mia famiglia sei tu, Lina… non conosco al mondo persona che mi sia più vicina di te…”

Lina non rispose nulla, rimase semplicemente fra le sue braccia, in un silenzio che appariva finalmente quieto… e quella calma diede allo stesso Gourry l’occasione per riflettere sulle parole che aveva appena pronunciato… e per rendersi conto che era la verità. Nemmeno lui se ne era reso conto pienamente fino a quel momento, ma… da tanto tempo, ormai, quando si trovava a pensare a chi fosse la sua famiglia non erano i Gabriev coloro a cui rivolgeva i suoi pensieri…

Gourry sospirò, e abbandonò la testa vicino a quella della maga, chiudendo gli occhi al mondo che lo circondava. Era troppo stanco e confuso, in quel momento, per pensare a cose del genere e avrebbe avuto ampio tempo, quando la sua tensione si fosse pienamente dissipata, per ragionare con più calma sul significato che quei sentimenti potevano avere… tempo… anni prima quella parola aveva un significato angosciante, per lui… ora, gli pareva che ogni minuto in più concessogli nella situazione che stava vivendo fosse per lui una grazia ricevuta dal cielo…

“Forse… per il resto della mia vita…”

Si trovò a mormorare all’orecchio della sua compagna addormentata, prima di cedere egli stesso al sonno, un lieve sorriso disegnato sulle sue labbra…

***

Mancavano solo poche ore al matrimonio. Gourry sapeva che avrebbe dovuto sentirsi inquieto, perché questo era ciò che il mondo intero pareva attendersi da lui… ma una strana, improbabile pace pervadeva ogni fibra del suo essere.

“Stai cercando una via di fuga?” Una voce allegra risuonò alle sue spalle. Gourry volse lievemente il collo, e sorrise alla figura esile della sua futura moglie, che avanzava sul selciato verso di lui, avvolta in una sottile vestaglia di seta. L’autunno era mite, quell’anno, e, anche se un manto di foglie rosse e gialle aveva già ricoperto le colline attorno alla capitale, la brezza notturna non si era ancora fatta eccessivamente pungente, e pizzicava piacevolmente la pelle del suo viso. Anche le gote di Lina erano rosse, a causa del lieve vento. Il rossore del suo volto, normalmente pallido, si combinava in modo inconsueto al colore intenso dei suoi capelli…

“Se Amelia sapesse che sei qui, ti trascinerebbe via a forza. E’ tutta la sera che cerca di tenerci separati.”

“Ha detto che non mi devi vedere con l’abito da sposa, ma non mi sembra che abbia menzionato pigiami e vestaglie.” Indicò il proprio abbigliamento, divertita.

Gourry sorrise, e le prese la mano. Lanciò un ultimo sguardo alle colline attorno a Zephilia, avvolte nelle tenebre. Da quel punto, nel giardino della casa dei genitori di Lina, parevano ancora più vicine che dalla finestra della sua camera. Anche quello spettacolo gli infondeva pace. Forse era stato quello stato d’animo a spingerlo ad uscire ad ammirarle, quella notte.

“Non riesci a dormire?” Chiese Lina, con fare curioso.

Gourry scosse la testa. “Non voglio. Non posso attendere domani… ma allo stesso tempo vorrei godere di questa serata di attesa il più a lungo possibile…” Esitò un momento, quindi tornò a volgersi verso Lina. “So che è un discorso strano.”

Ma la maga stava sorridendo. “E’ lo stesso anche per me.” Si limitò a replicare. Anche Gourry sorrise. Era confortante, a volte, il modo in cui riuscivano ad intendersi con uno sguardo.

“Non sei nervosa, Lina?”

La maga scoppiò a ridere. “Tu lo sei?” Replicò con una domanda, come talvolta amava fare. Ma stavolta nel suo tono non c’era nulla di elusivo. “Parliamoci chiaro, Gourry. Noi due siamo come sposati già da un pezzo. In realtà, credo che poche coppie sposate siano sposate quanto lo siamo noi.”

Quel piccolo paradosso lo fece ridere. Ma Lina aveva ragione. “Però da domani sarà ufficiale.” Replicò. “Sarà ufficialmente per sempre.”

“Lo so.” Replicò Lina, quietamente. “E’ come una promessa.”

“Già.”

“Già.”

Sorrisero, all’unisono.

“E’ a questo che pensavi quando mi hai chiesto di sposarti?” Domandò Lina, dopo qualche istante. “Tu mi avevi già promesso di restare al mio fianco… volevi che fosse reciproco? O volevi che il nostro fosse un legame riconosciuto da tutti?”

Gourry ci pensò, ma non seppe come rispondere. “Non lo so…” Concluse quindi, in tutta onestà. “E’ stato un impulso. Volevo essere certo che saremmo rimasti insieme, perché sto bene quando sono con te. Il resto non ha grande importanza, no?” La osservò sorridere, con la coda dell’occhio.

“A volte mi stupisce che la gente ci veda così diversi. Per le cose più importanti siamo davvero simili.”

“Eh?”

“Domani ti sposerò, Gourry, perché stare con te mi fa stare bene. E sono convinta che non esista motivo migliore al mondo.”

***

Gourry aprì gli occhi, svegliato dal rumore del vento che scuoteva incessantemente le foglie, nella quiete di quella notte d’autunno… Si strofinò gli occhi, confuso ed intontito dal sonno… attorno a lui, l’odore di foglie secche si diffondeva nell’aria, unito ad un vago, lontano sentore di pioggia… ed ad un profumo meno distinto, più dolce e rassicurante, della cui fonte Gourry si rese immediatamente conto, a dispetto del torpore che ancora catturava la sua mente…

Gourry abbassò il volto, e sorrise fra sé e sé, alla vista della testa di capelli rossi che riposava, quieta, contro il suo petto. Rabbrividì lievemente, e si strinse nelle spesse coperte, traendo a sé quel corpo esile, e chinandosi a baciarne la fronte, al di sotto dei capelli arruffati. Lina mugugnò nel sonno, e aprì gli occhi, fissandolo perplessa…

“Gourry…?”

Gourry batté le palpebre, e la fissò, sorpreso. “Scusami…” Mormorò. “… non credevo di svegliarti…”

Lina scosse la testa. “Non sei stato tu…” Borbottò, la voce impastata di sonno… “Fa freddo…” Gli strinse le braccia attorno al corpo, e affondò il viso nel suo collo, stampandogli un lieve bacio sulla mascella… Gourry sorrise a quel gesto, e le accarezzò i capelli. “Hai il naso gelido… mi sa che stai invecchiando, mia cara, un tempo queste nottate non ti facevano quasi effetto…”

Lina sbuffò, e gli pizzicò lievemente il braccio. “Guarda, spiritosone, che tu sei più vecchio di me…”

Gourry sorrise, e non rispose… Si trovò solamente a stringere più forte Lina… la sua Lina… gli sembrava impossibile, talvolta, che esistesse qualcuno in grado di farlo sentire così in pace con se stesso… “Lina…” Mormorò. “Tu… non sei un sogno, vero…?”

Lina ridacchiò. “Che razza di discorsi fai…?” Gli baciò la guancia, con affetto. “Non credere di liberarti di me svegliandoti, cervello di medusa…”

Gourry si rilassò immediatamente, a quelle parole pronunciate con tono scherzoso…

A tratti, ancora non capiva cosa ci fosse esattamente, nel suo rapporto con quella ragazza, che riusciva a farlo stare bene come si sentiva in quel momento… forse era l’intimità che condividevano… forse la fiducia che lei continuava ad accordargli, nonostante la sua forza non lo rendesse necessario… forse la dolcezza che la maga dimostrava a lui e a nessun altro, nella vicinanza che condividevano… forse la sua ironia, che gli impediva di non essere allegro, quando si trovava al suo fianco… in realtà, nemmeno gli importava saperlo… tutto ciò che gli interessava in quel momento era che quella ragazza era il suo presente, e che avrebbe continuato a stringerla a sé, perché fosse anche il suo futuro…

Aveva trovato la sua strada.

“Ti amo, Lina…”

“Mmm…” La risposta della maga si limitò ad un vago mormorio, e Gourry si rese conto che si era già riaddormentata. Sorrise fra sé e sé.

Non aveva importanza. Avrebbe potuto ripeterglielo, il giorno successivo.

E il giorno successivo ancora.

  
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