Questo
è il primo capitolo della mia fanfiction…so che leggendolo potrà sembrare strano,
ma vorrei premettere che già dal prossimo aggiornamento la storia si delineerà meglio.
Spero comunque che vi piaccia e che continuerete a leggere. Adesso vi lascio e…buona
lettura!
Era
sola.
Uno
spruzzo d’acqua le colpì il viso freddamente, facendola trasalire. Spinse le
mani in su a coprire gli occhi già strizzati, le guance arrossate, le labbra
compresse dallo stupore, dalla stizza. Decretando che fosse tutto stato un
miraggio, sarebbe stato impossibile pensare a pioggia perché pioggia non era e
non le andava di mettere in conto altre opzioni scomode, ritrovarsi a fare i
conti con qualcosa che si riduceva a mille domande e nessuna risposta, abbassò
le mani lungo i fianchi e si ritrovò a tremare con ancora la pelle fresca dove
quell’acqua, che in fondo sapeva bene non esserci stata, l’aveva colpita.
Strofinando
energicamente le palme rosse sulle braccia e stringendosele riprese il suo
cammino e, voltata indietro, si accorse dal buio uniforme che nulla era mutato.
I
capelli di un biondo ormai opaco le vorticavano ancora attorno al viso dai
lineamenti morbidi e leggeri. Attorno agli occhi celesti che avevano raggiunto
una tonalità grigia man mano che il tempo passava. Attorno alla bocca sottile e
distesa.
Fare
il punto della sua vita era un’abitudine che aveva preso nei momenti in cui le
cose sembrava andassero troppo bene, o troppo male. In quei momenti che, a
seconda, le parevano impossibili per l’eccessiva gioia o per l’eccessivo
dolore, si fermava e decretava che tutto ciò attorno a lei si fermasse. Allora
tutto si bloccava nel preciso istante in cui la sua mente così decideva, e lei,
ferma, concentrata, assorta in quell’attimo, faceva il punto.
Questo
sistema, sebbene un po’ stupido, era sempre servito nei momenti particolari che
le erano capitati a fare chiarezza, a prendere in mano le redini e a dare
ancora una volta un senso a ciò che accadeva.
Però,
si rese conto, fare il punto della sua vita in quell’istante sarebbe stato,
oltre che strano, abbastanza inutile.
Aveva
un bellissimo lavoro. Aveva un bellissimo appartamento, lussuoso e con ogni
comfort. Aveva anche un fidanzato che, sebbene bellissimo non fosse, la rendeva
felice e sapeva sempre come farla sorridere, nonostante spesso non capisse
quando ne aveva bisogno. Viveva lontano dai suoi genitori e fratelli che, col
tempo, avevano imparato ad accettare la sua scelta di distaccarsi e sempre meno
spesso l’assillavano chiedendole di tornare in città. Una città che, però, non
le apparteneva, che non le era mai appartenuta e alla quale lei non aveva mai
cercato di appartenere. Se ci aveva vissuto per ben diciotto anni era stato per
semplice normalità, perché “normale” era definito finire gli studi superiori
nella città natale. Lei non aveva mai pensato che fosse normale o d’obbligo,
altro termine comunemente utilizzato dalla madre nei loro battibecchi, però si
era adeguata. In seguito, quando il liceo era finito e aveva ricevuto un
incentivo allo studio da un’ importante università, senza pensarci due volte
aveva impacchettato l’intera sua vita ed era andata via.
Neanche
prendere quella scelta era stato facile, mai lo aveva pensato e mai lo avrebbe
fatto, però certamente si era resa conto che era l’unica occasione offertale
dalla vita sino a quel momento, e che calciarla via così, senza pensarci due
volte, sarebbe stato peggio che tagliarsi le vene. Se non fosse andata via
avrebbe trascorso il resto dei suoi giorni con un marito in mezzo all’orto, una
piacevole casetta in mezzo alla campagna, tanti bei figli in mezzo alle sue
giornate…e tanta, tanta tristezza la notte, guardando fuori, immaginando cosa
sarebbe potuto essere, cosa avrebbe potuto avere…quale donna sarebbe potuta
divenire.
Non
si accorse di essere giunta ad un bivio sino a quando una luce non le si parò
davanti. Allora alzò gli occhi rinfrancata, pensando che tutto fosse finito,
che sarebbe tornata a casa, nel suo letto, e avrebbe ricordato quell’esperienza
come un brutto sogno...
Un
lampione alto più del consueto, sembrava si ergesse sopra di lei per centinaia
di metri, spandeva lungo quel tratto di strada una luce arancione che, invece
di rendere l’atmosfera più serena e accettabile, incupiva l’ambiente attorno,
sfocandone i contorni, allungandone le forme, tingendone i colori…velando,
infine, anche il suo sguardo fattosi speranzoso per un attimo, uno soltanto.
Mosse ancora un paio di passi malfermi, posizionandosi sotto quella luce, come
se da un momento all’altro qualcuno dovesse scendere da lassù e tenderle una
mano sorridendo beato, intimandole fiducia, proferendo in silenzio parole che
aveva voglia e, sì, bisogno di udire. Gli occhi fissi in alto, i capelli
abbandonati morbidamente sulle spalle, la giacca aperta pendente ai lati dei
suoi fianchi con fare smorto, i jeans scuri allentati sulla vita, attese quelli
che sembrarono attimi indefinibili, incontrollati. Infine, tornando a
quell’attimo, a quella situazione, a quella strada, abbassò lo sguardo sulle
scarpe, delusa, stordita, amara. Si guardò intorno.
Le
strade si dipanavano sulla destra e sulla sinistra, l’una scura, tetra, dai
bordi indefiniti, dai colori assottigliati, l’altra rischiarata da una serie di
fari posti ai lati, argentea, limpida, sicura. Era sicuramente quella la strada
giusta, l’esattezza delle scelte che aveva atteso, che l’avrebbe ricondotta a
casa. Riusciva quasi ad immaginarne, alla fine, lo sbocco sulla via dove
abitava, il palazzo nel quale risedeva addormentato ed immerso nell’oscurità,
ma sarebbe stata un’oscurità conosciuta, definita, amata.
Risolse
di darsi ancora qualche attimo per decidere, nonostante quella sembrasse una
scelta ovvia. Lanciò ancora uno sguardo alla sua destra, a quella strada buia e
desolata, dove le uniche forme distinte erano quelle dei palazzi alti e
solitari, disabitati, come lei sapeva bene. Gli occhi allora si volsero
nuovamente sull’argento che, invece, alla sinistra aveva. Quei faretti creavano
una luce innaturale, un cammino che sembrava quasi chiamasse a sé, invocasse il
suo nome come tante volte aveva desiderato facesse qualcun altro…incontrollati,
gli occhi tornarono a destra e le sembrò che, lungo quell’oscurità, scrosciasse
dell’acqua. Nonostante fosse impossibile che piovesse solo lungo quel tratto di
strada senza che la pioggia giungesse a quel lampione sopra di lei e alla sua
sinistra, era ormai certa che stesse accadendo. Sentiva chiaramente le gocce
infrangersi contro l’asfalto, sfiorarne la superficie e scomporsi in mille
altre gocce, scrosciare contro i contorni dei palazzi, scrosciare contro sé
stesse. E quel rumore era, in fondo, piacevole. Era piacevole perché, sebbene
non amasse la pioggia, la conosceva, l’aveva vista scendere lungo i vetri della
sua casa, rincorrersi sulle strade mentre era in macchina, rombare il tuono
coricata nel letto. Aveva visto, prima di ritrovarsi in quel luogo di nessuno,
in quella strada che poteva benissimo non avere mai fine, in quel percorrere
che avrebbe potuto durare per sempre, i rivoli che la pioggia creava al suo
incedere martellante, le giornate divenire pressanti e grigie, i suoi occhi
tingersi, pian piano, dello stesso colore. Si strinse ancora una volta nelle
braccia, avvolgendo i lembi della giacca contro il ventre, incosciente, in
quell’istante, che legarne la cerniera sarebbe stato forse meglio. In quel
momento l’unico pensiero era che, nonostante l’una delle due strade fosse
rischiarata e sembrasse così avvolgente e sicura, oltremodo avvolgente e
sicura, l’altra aveva da offrirle qualcosa che conosceva e sapeva definire,
qualcosa di naturale, di umano…
Così,
raccogliendo le ultime energie, si mosse con certezza. La strada si dipanava
ancora buia ma i suoi occhi, adesso nuovamente azzurri e brillanti, pensavano
di trovarne la via giusta. E quella pioggia era già un buon inizio.
Che dire?So
bene che può sembrare quantomeno particolare come primo capitolo, ma tranquilli:
nei prossimi aggiornamenti ogni cosa vi sembrerà più chiara e, mi auguro, la
storia molto più interessante! Recensite se vi è piaciuta, e avete intenzione
di continuare a leggere, ma anche se non vi è piaciuta…aspetto consigli nel
bene e nel male! Un bacio e un grazie a tutti coloro che leggeranno!