Prese in bocca una piuma e, immergendola nell'inchiostro, cominciò ad improvvisare parole, frasi che spiegassero l'atto che stava per compiere:

 

"Care amiche,

se state leggendo questa lettera, non piangete, per favore, preferirei sapervi sorridenti.

E' stata una lunga notte. Una notte insonne, la mia. Ho avuto tempo per riflettere, per capirmi meglio.

Ogni giorno rido, ogni giorno rendo felice la gente di Ponyville... ogni notte, mi ritrovo con qualcosa, all'altezza del petto, che mi impedisce di continuare a sorridere.

Il fatto è che vi voglio bene, ovviamente, ma mi manca qualcosa. Mi manca la mia famiglia.

Anche se la vita con loro era difficile, provavo un affetto diverso da quello che mi regalate voi, anche se non maggiore. Un affetto che nessun amico mi donerà mai.

Torno alla fattoria delle pietre. Dove tutto è cominciato.

Non voglio più sopportare il peso che mi uccide. Ogni sorriso che faccio, ogni sorriso che ricevo, in realtà mi danneggia.

Non voglio piangere, non voglio vedervi tristi. Voglio soltanto tornare, lì, dove ho capito il motivo per cui sono nata, il motivo che adesso mi sta facendo dubitare.

Non avrei potuto affrontare col sorriso un addio simile, perciò ho deciso di scrivervi.

Sorridete, sempre.

Per voi e per me.

Pinkamena Diane Pie."

 

La rilesse, più e più volte. Sentiva davvero il desiderio di tornare lì ma sarebbe stata in grado di ritornare alla monotonia di quei giorni? La rilesse un ultima volta e due lacrime solcarono il suo viso. Aveva paura. Paura di abbandonare la felicità che stava vivendo per ritrovarsi triste. Eppure non era felice in verità, non del tutto, e lo sapeva. Doveva affrontare quel fatidico passo. Posò, lentamente, la lettera davanti alla casa di Twilight e, a passi incerti, cominciò il suo cammino. O meglio, ci provò, perché il rumore di una porta che si apriva la fece sussultare. Evitò di girarsi perché le lacrime avevano ricominciato a rigarle il viso.
 

- Pinkie! Io... Io non capisco. Fai sul serio? - La voce di Twilight la colpì ancora di più e le fece scappare un singhiozzo che suscitò la curiosità dell'unicorno, così l'amica le si avvicinò, senza far rumore.

Pinkie non osava proferir parola, sapeva cosa stava per fare ma rivedendolo in quell'istante le sembrò di essere in torto. Non aveva intenzione di abbandonare i suoi amici.
 

- N-Non c'è bisogno di andartene... possiamo aiutarti noi, come abbiam sempre fatto... insieme. - Pinkie percepì un cambiamento radicale nel tono di Twilight, stava cominciando ad oscillare. Era il tono tipico di chi piange.
 

- Non voglio ferirvi. Io voglio la vostra felicità, lo sai, ma... sono io a non essere felice. - Confessò, poi cercò di coprirsi il viso con lo zoccolo rendendosi conto delle parole che aveva appena pronunciato. Lei, la pony più sorridente di tutta Equestria, triste? Era ironico, era eretico. 

Dalla porta di Twilight fece capolino la testa assonnata di Rainbow Dash che, notando la lettera sul portico e vedendo le due amiche, non riuscì a trattenere una coppia di lacrime.
 

- C-cosa sta succedendo? - Domandò, ma nel profondo non voleva avere risposte.

Intanto dalla casa di Twilight stavano uscendo, piano, tutte le altre amiche. Stordite per il sonno, sconvolte ed anche un po' confuse.

Lentamente Pinkie Pie si girò, mostrando a tutti la sua criniera rosa che dolcemente si era fatta liscia splendere di luce lunare e il suo viso con un sorriso triste stampato sopra e due occhioni rossi. Nessuno era pronto per questo.
 

- Non so esattamente cosa mi stia accadendo... so perfettamente che alla fattoria delle pietre non troverò ciò che cerco. Vorrei soltanto la mia famiglia... Vorrei stare con loro, ma non sarebbe come lo desidero, comunque. - Riuscì a trattenere le lacrime, cosa che venne molto più difficile alle altre amiche.

Nessuno sapeva cosa dire, come risolvere la situazione.

A passi incerti AppleJack, che ormai si era liberata ad un pianto silenzioso, avanzò verso la sua amica e l'abbracciò.
 

- So come ti senti ma potremmo... potremmo, ecco, far finta di essere una famiglia  - Si staccò dall'abbraccio e indicò le altre quattro - Tutte insieme. - Le altre, silenziosamente, annuirono.
 

- ... Far finta. E' stupido. L'ho capito... l'ho capito, sai - il tono di voce di Pinkie si fece instabile, acuto, e gli occhi lucidi - che voi siete la mia famiglia. - Tentò di aggiungere altro ma la voce le mancava ed il petto le doleva. Non servì comunque, perché le altre accorsero in gruppo per abbracciarla.
 

- Ti vogliamo bene, Pinkie. -

- Già. - 

- Sei una di noi! Non c'è da dubitare. -
 

Questa volta le lacrime che solcarono il volto di Pinkie erano di commozione.

Cos'aveva scritto nella lettera? "Un affetto che nessun amico mi donerà mai."

Si sbagliava, di grosso. Loro sarebbero state lì, per sempre, con lei.

Non c'era mai stato bisogno di fingersi allegre, ma questo, Pinkie, l'aveva capito soltanto in quel momento. Mai più avrebbe finto sorrisi, mai più, si promise silenziosamente mettendosi uno zoccolo sull'occhio.
 

- C-che centra la Pinkie Promise adesso? - Chiese Twilight accennando una risata ed asciugandosi le lacrime rimanenti.
 

- Non preoccuparti, non è importante. - Mentiva, ma in quel momento non ebbe importanza perché lì, in quell'attimo, accadde qualcosa di insolito, qualcosa di nuovo.
 

Pinkie sorrise.

Sorrise col cuore.

Sorrise veramente.