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Autore: jarjar    28/03/2013    2 recensioni
Santana ha cercato di ricostruire la sua vita a New York e non vede Brittany dal matrimonio di Shuester. La ballerina ha nel frattempo fatto domanda alla Julliard.
Cosa succederà quando le due si rincontreranno in occasione dei diplomi?
[Dalla storia]
"Quanto le erano mancati quegli occhi color ghiaccio che adesso la fissavano, mentre una piccola lacrima scivolava sulla guancia candida della bionda.
Santana sentiva l'impulso di baciargliele quelle piccole lacrime da coccodrillo, ma si convinse che non era decisamente una cosa da fare con la propria ex."
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Kurt Hummel, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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I Still Need You



Kids in the street 

Le ampie porte del McKinley si aprirono di fronte a loro in una tiepida mattina di maggio.

Santana pensò che fosse passato davvero parecchio dall'ultima volta che aveva camminato sul suolo appiccicaticcio e squallido del suo vecchio liceo. Quasi cinque mesi. Quasi cinque mesi dal giorno in cui la sua Britt le aveva chiuso la porta in faccia dicendole di andare a New York.

Ancora un volta si trovò a ringraziare i due ragazzi che erano saliti su quel treno nella Central Station insieme a lei.

Kurt, impeccabile come sempre nella sua storica giacca Marc Jacobs, aveva passato la maggior parte del viaggio sfogliando riviste di moda. Lei e Rachel si erano infilate le cuffiette dei rispettivi iPod alle orecchie chiudendosi in quel mondo tutto loro che, almeno per alcune ore, avrebbe impedito loro di pensare a tutto ciò che avrebbe significato tornare a Lima.

In effetti il fatto che la piccola diva non avesse attaccato a straparlare la metteva in agitazione e non poco.

“Credo che dovremmo prenderci un caffè prima di andare a scuola.” Aveva proposto Kurt non appena erano arrivati in Ohio, intuendo quanto in realtà le sue coinquiline non fossero ancora pronte ad affrontare il passato.

Né Santana né Rachel avevano detto una parola, si erano limitate ad incamminarsi verso il “Lima Bean” sperando che almeno quel luogo fatto di bei ricordi non fosse cambiato.

Il caldo tepore primaverile stava per lasciare il posto al caldo afoso tipico dell'estate perfino lì, in Ohio.

Santana era sempre stata una tipa da stagioni fredde. Non le piaceva affatto il modo in cui il sole le solleticava gli occhi da alcuni mesi a quella parte. Era sempre stata una ragazza caliente di suo, non le serviva alcun tipo di riscaldamento esterno.

E perfino mentre sorseggiava il suo caffè amaro non aveva potuto evitare di pensare che a dire il vero c'era un tepore che adorava più di ogni cosa al mondo, quel calduccio tipico delle coccole post sesso. Quel calduccio tipico di Lei.

E ancora una volta Santana aveva sperato di poterla odiare, o di poterla semplicemente cancellare. Ma la vita non è mai così semplice, questo ormai lo aveva capito bene.

Ben presto il mondo intorno a lei era sparito. Non c'erano più né Kurt, né Rachel. C'erano solo i ricordi ed ogni passo lungo quel corridoio era una coltellata nel petto.

Tum

L'armadietto che aveva ottenuto al primo anno a fianco a quello di Quinn, non a caso loro erano la capo cheerleader e la sua vice.

Tum

Il Suo armadietto, del quale ogni giorno le doveva ricordare la combinazione. Chissà chi l'aveva aiutata mentre lei non c'era. E nel momento esatto in cui Santana si era posta la domanda aveva trovato anche la risposta. Bocca di Trota.

Pensare che quello era stato anche il luogo in cui si era dichiarata per la prima volta.

Tum

L'aula di spagnolo. Lì c'era stata quella volta che a Carnevale le aveva voluto fare uno scherzo e le aveva mandato un biglietto anonimo dicendole che avrebbe dovuto fermarsi per un corso supplementare di spagnolo. Così la ragazza era entrata nell'aula, trovando una Santana vestita di tutto punto seduta sulla cattedra. Se i muri avessero potuto parlare, chissà quante ne avrebbero raccontate, sul loro conto.

Tum

L'ufficio del preside Figgins, che le aveva convocate il giorno di San Valentino per “atti osceni in luogo pubblico”.

Tum

L'ufficio della coach Sylvester dove erano state richiamate tante di quelle volte, anche con Quinn. Loro tre che avevano tutto ciò che si potesse desiderare. Loro tre che costituivano l'Unholy Trinity. Lo aveva scoperto troppo tardi, Santana, che la vita spesso imbroglia.

Tum

Gli spogliatoi. Il luogo in cui l'aveva vista per la prima volta. Il luogo dove le aveva rivolto il primo sorriso, dove si erano date il primo bacio. Il luogo in cui tante di quelle volte si erano chiuse grazie al mazzo di chiavi che Santana aveva ereditato da Quinn, sostituendola nel ruolo di HBIC. Lì avevano fatto l'amore fino a sfiancarsi.

E se vedendo quella porta Santana si era sentita morire, non si aspettava davvero di trovarsi così presto di fronte a Quella stanza.

Tum Tum

L'aula canto. Lì le aveva cantato una canzone per dirle che l'amava. Lì le aveva cantato una canzone per dirle che dovevano lasciarsi. Lì si erano vissute più intensamente che mai, lì erano state Santana e Brittany.

E adesso eccola ancora una volta davanti a quella porta. A due giorni dal diploma della bionda.

Santana non avrebbe mai creduto che si sarebbe fatta così male, accettando di tornare a Lima. Non avrebbe mai pensato che avrebbe sentito ancora una volta un groppo in gola tornando in quell'aula.

“Date un caloroso benvenuto alle nostre guest stars direttamente da New York City!” Aveva urlato Shuester nel momento in cui Kurt, dopo aver interrogato con uno sguardo le altre, aveva varcato la soglia seguito dalle due.

I tre nuovi arrivati si posizionarono davanti al vecchio pianoforte nero. Il professore era adesso vicino a loro, con Finn al seguito che evitava accuratamente di guardare Rachel. Di fronte, sulle solite sedie rosse, erano seduti i nuovi membri del Glee club. Santana cercò immediatamente con lo sguardo una sedia, la sua vecchia sedia, quella in alto a destra isolata dalle altre. Adesso era vuota, probabilmente nessuno di quei ragazzi voleva in qualche modo estraniarsi dagli altri, pensò a quante volte i suoi compagni le avessero dato dell'asociale per il fatto che si sedeva sempre lì, non sapevano che sedeva lì per guardare Lei.

Ed ora eccola lì, ad osservare quei ragazzi dall'esterno.

Blaine Usignolo, l'asiatica di cui non ricordava mai il nome, quello strano ragazzo che le sembrava si chiamasse Unique o qualcosa di simile e lo storpio con Sugar sulle ginocchia in prima fila. Forse pensavano di potersi avvicinare al talento suo, di Kurt, di Mercedes o di Rachel... illusi!

In seconda fila le parve di vedere il fratello nero di Puck abbracciato a quella ragazzina bulimica alla quale aveva fatto da mentore mesi prima, com'è che si chiamava? Molly? Marley? Si, forse Marley. Al loro fianco un biondino slavato che non ricordava minimamente, lanciava ai due occhiate di fuoco. Probabilmente c'era qualcosa sotto e con certe cose difficilmente Santana Lopez sbagliava.

Scorrendo con lo sguardo finalmente la vide e, preparata com'era ai colpi al cuore quel giorno, si stupì della propria reazione fin troppo controllata.

Era bellissima come sempre con la gonnellina delle Cheerios che copriva lo stretto necessario e la felpona della divisa invernale a coprirle il busto asciutto. Una mano infilata in tasca e l'altra stretta a quella di Sam che le sedeva vicino con quei suoi labbroni-canotti.

Brittany ritirò la mano nel momento in cui notò il penetrante sguardo color petrolio di Santana su di sé, ma quella non sembrò farci caso continuando ad osservare il quadretto che si concludeva con la “nuova Quinn Fabray solo con meno stile e più troia”.

“Allora ragazzi, sono convinto che siate ancora rammaricati per la disdetta delle Regionali, ma è ora di reagire! Manca meno di una settimana al giorno dei diplomi e proprio a questo proposito ho chiamato Kurt, Rachel e Santana: daranno una mano ai diplomandi nella preparazione del numero di chiusura della cerimonia.” Shue non fece in tempo a finire, venne interrotto infatti dalla porta che si spalancava per fare spazio ad un ancor più muscoloso Noah Puckerman.

“Dannazione, ragazzi! C'è una riunione di famiglia e nessuno si prende la briga di farmi un fischio?! Mi sento offeso, nonché trascurato.” esclamò Puck, fintamente arrabbiato, per poi fiondarsi ad abbracciare Kurt e “la sua amica ebrea preferita”.

A Santana era mancato terribilmente quell'immaturo rompipalle che era in fin dei conti il suo migliore amico. Tuttavia era pur sempre Santana e sarebbe morta piuttosto che dimostrare evidenti forme di affetto nei confronti di chiunque altro. Tranne che con BrittBritt, con lei era tutto diverso.

“Oh andiamo Snix! Sono mesi che non ti vedo e non mi dai neanche un abbraccio?” le urlò l'ebreo precipitandosi davanti a lei e stringendola a sé prima che potesse protestare.

“Ciao anche a te, Noah. Vedo che la stagione del letargo non è bastata a farti passare la voglia di un sano taglio di capelli da marmotta.” lo provocò Santana dopo essersi liberata dalla stretta dell'amico che, doveva proprio ammetterlo, le era mancata.

“Sono felice di sapere che ti piacciano ancora i miei capelli, San. Noto anche che New York non ha cambiato il tuo caratteraccio eh?!” rispose il ragazzo, sorridendo in direzione dell'ispanica per farle capire che nonostante tutto sapeva ancora molto bene come prenderla.

“Si, in effetti ciò che hai in testa è molto meglio di quel castoro che portavi in giro fino ad un anno fa e se vuoi proprio saperlo. Comunque New York non ha fatto altro che fare emergere ancora di più Snix.”

Le era proprio mancato quel tipo di rapporto con Puck. Forse era una delle uniche persone insieme a Brittany e Quinn che riuscisse a capirla davvero e quello scambio di battutine che dall'esterno sarebbero potute sembrare velenose ma che per loro erano solo un modo per dirsi “mi sei mancato”, ne era testimone.

“Bene, ora che ci siamo tutti direi che possiamo continuare. Purtroppo gli altri membri del vecchio Glee sono stati impossibilitati a venire e non arriveranno prima del week end per assistere alla cerimonia.”

Ora capiva il motivo per cui Quinn le aveva mandato un messaggio dicendole di divertirsi anche senza di lei, pochi giorni prima. Quella bastarda l'avrebbe lasciata da sola in campo nemico quasi per una settimana, gliela avrebbe fatta pagare.

“Quindi direi che questo è quanto. Ho intenzione di portare i restanti a provare in auditorium mentre voi cercate di scegliere qualche numero e provare.” Concluse Shuester soddisfatto.

Pian piano, tutti quelli che non frequentavano l'ultimo anno si alzarono e seguirono il professore fuori dall'aula.

Era arrivato il momento di confrontarsi con il passato per ognuno dei rimasti in aula canto: Finn, Rachel, Kurt, Blaine, Sam, Brittany, Santana, Artie, Sugar e Tina.

Si poteva percepire l'evidente tensione che aleggiava tra loro, fitta di relazioni finite e non, pensieri non detti e rancori sepolti da tempo, amori finiti ed amori ancora non dimenticati.

Per fortuna fu il solito vecchio Puck a rompere il silenzio: “Insomma, non ci vediamo da tempo e non ci raccontate niente ragazzi? Io sono stato tutto il tempo a scroccare caffè con Finn in sala professori e a lavorare al mio nuovo progetto cinematografico...”

“Un porno?” Chiese ironicamente Santana appoggiandosi al pianoforte. Fortunatamente indossava dei jeans attillati e la sua solita giacca nera in pelle e non uno dei suoi soliti microvestiti: l'aria era ancora fresca come la ricordava in quella stanza, chissà come aveva fatto a resistere tutti quegli anni con la sola divisa dei Cheerios.

“Divertente, ma no. Forse però potrei cominciare a pensare ad un progetto simile.” Fece il ragazzo pensieroso.

“Io e Rachel abbiamo chiuso l'anno in bellezza alla NYADA.” disse poi Kurt per cambiare discorso.

“Non esagerare Kurt, ci siamo soltanto esibiti nel coro dello showcase degli studenti dell'ultimo anno.”

“Non dovresti sminuirti, Rachel. Immagino che non sia una cosa da tutti i giorni per due matricole.” Per la prima volta da quando erano arrivati, il Bietolone si era deciso a parlare. Tempo due giorni e quei due sarebbero tornati insieme, parola di Snix.

Seguirono altri attimi di silenzio, i Finchel che si scrutavano a vicenda cercando di capire qualcosa di più dagli occhi dell'uno e dell'altra.

“E tu, Santana? Che fai a New York?” chiese Sam con una leggerissima punta di malizia della quale la maggior parte dei presenti, tutti tranne la diretta interessata, non si accorse.

“Lavoro come modella per alcuni servizi di Vogue, adesso.” rispose Santana sfoderando uno dei suoi migliori sguardi da finta modesta.

“Modella? Cazzo, posso andare a vantarmi in giro di essermi fatto una modella adesso!” urlò Puck eccitato.

“Taci, Puckerman. Porcellana mi ha inserita nel giro e adesso guadagno anche piuttosto bene.”

Faceva finta di guardarsi le unghie perfettamente smaltate, ma sicuramente Santana non si era persa lo sguardo sorpreso che aveva attraversato il volto di Brittany per poco più di un secondo.

“Direi che dobbiamo festeggiare con un bel duetto.” esclamò convinto Noah volgendosi verso l'amica.

“Ma chi? Io e te? Non se ne parla proprio!” rispose l'ispanica con uno sguardo perplesso.

“Credo che invece sarebbe costruttivo. Potremmo prendere qualche spunto per cominciare a preparare qualcosa e inoltre non ricordo abbiate mai duettato insieme.”

Promemoria per Santana: rendi la vita impossibile e Kurt non appena torni nel vostro appartamento newyorchese.

“Io non credo che...” cercò di svicolare la latina, ma ormai era tutto inutile e se ne era resa conto nel momento in cui Kurt, Rachel e Finn avevano preso posto sulle sedie lasciate vuote dai ragazzi che erano usciti poco prima.

Vide Noah che parlava con il pianista, finalmente avevano deciso di cacciare quella sottospecie di vecchio bradipo pel di carota, per poi appoggiarsi di fianco a lei e cominciare a cantare.

 

 

In the night, in the beat city light
We steal ourselves away and hold on tight
You were there, yeah, we were all there
Too young, too smart, too much for this one town
We'd get so high, we got lost coming down

 

Si guardarono negli occhi, ne avevano passate così tante insieme. Fu una delle prime volte in cui Santana si rese conto di quanto lei e quel ragazzo ebreo a volte un po' idiota si fossero sostenuti a vicenda, come una famiglia.

Ripresero il ritornello insieme.

 

When we were kids in the street, kids in the street
When we were kids in the street, kids in the street
Remember when we
We used to laugh, we used to cry
Live and die by the forty-five
Take me back, I'll go there
Who could stop us, and who would ever care?
Always keep, to the kids in the street

 

La ragazza si staccò dal piano, dirigendosi verso la band. Iniziò la strofa successiva.

 

We were dreams, we were American graffiti scenes
But no war, no peace, no hopes, no dreams, just us
And the songs, with the words we'd sing wrong
And we'd drive until that jealous sun fell down
Just to wash ourselves in the moonlight summer sounds

 

E di nuovo insieme.

 

When we were kids in the street, kids in the street
When we were kids in the street, kids in the street
Remember when we
We used to laugh, we used to cry
Live and die by the forty-five
Take me back, I'll go there
Who could stop us, and who would ever care?
Always keep, to the kids in the street

 

Noah nel frattempo si era posizionato nel lato opposto della stanza rispetto a Santana. A volte si voltavano e si sorridevano cantando.

 

and we never felt, so alive

 

L'ispanica seguì l'amico alternandolo in quella parte più lenta della canzone. E quando toccò proprio a lei pronunciare quel verso, non poté fare a meno di infilarsi le mani in tasca e guardare Brittany.

 

and we'd dance, all, night, under the sky

 

Poi ancora Puck.

 

and we'd live, we'd breath, we'd die

 

Ancora Santana si permise il lusso di scrutare quegli occhi cristallini prima di distogliere lo sguardo.

 

when the world, stood, still, for you and I
Just you and I

 

Il ragazzo si stava riavvicinando alla latina mentre cantava.

 

Candles burn, 'cause the world will always turn
I'll burn both ends until my fire's out
Lost in the darkness, I can still scream out

 

Chiusero insieme, le braccia che si sfioravano, gli sguardi che sorridevano. Perché dopotutto quella canzone riportava alla mente di entrambi le avventure vissute insieme e quelle che ancora restavano da vivere. Anche se la vita di entrambi a volte faceva schifo, anche se avevano il cuore spezzato per diversi motivi. Santana ci sarebbe sempre stata per Noah e viceversa. L'amicizia è così, loro lo sapevano.

 

We used to laugh, we used to cry
Say goodbye to I-35
Take me back, down a dirty road
Where it went, we didn't care to know
A glory night is a story saved
Mark the chapter, but turn the page
Always keep, to kids in the street
When we were kids in the street
Just kids in the street


Batté la mano all'amico e cercò di mantenere un'espressione non troppo divertita quando Puck la abbracciò per la seconda volta in un giorno.

 

 

***

 

 

La mattinata era passata molto in fretta. Fra duetti HummelBerry, Santana non credeva che “Les Miserables” potesse comprendere tutte quelle canzoni, e vecchi aneddoti sugli anni precedenti, la campanella che annunciava la pausa pranzo era suonata prima che potessero accorgersene. Dopo i fugaci sguardi che le aveva lanciato durante la canzone, Santana aveva cercato di evitare Brittany per non esporsi ancor più di quanto non avesse già fatto.

Shuester aveva invitato i vecchi alunni in aula professori, dove aveva promesso a tutti caffè e ciambelle a volontà.

Santana non ricordava che quella stanza fosse così raccolta. Una delle poche volte in cui aveva messo piede lì dentro era stato con il Glee, cantavano orripilanti canzoni natalizie ma teneva a mente quel periodo come uno dei migliori della sua breve vita: la sua BrittBritt era con lei, nulla poteva andare storto.

Fortunatamente vide spuntare alle sue spalle la familiare tuta verde della Sylvester che impedì alla sua mente di spingersi in pensieri troppo dolorosi.

“Due meloni!! Sono felice di rivedere la mia ex capo-stronzetta. Ti dirò, quella Kitty sembrava un concentrato di bastardaggine latina e frivolezza made in Fabray ma purtroppo sono finiti i tempi in cui tu e la biondina vi accapigliate per primeggiare nei miei Cheerios. Questi giovani d'oggi, così svogliati...”

“Buongiorno anche a lei, coach.” rispose Santana, felice di vedere che certe persone non fossero cambiate.

“Andiamo Mongolfiere, non dirmi che il vostro buco spazio-temporale si è appena aperto davanti all'ingresso della mia scuola! Sul serio, non avete davvero niente da fare voi ex canterini da strapazzo in pensione?!” sbraitò la donna vedendo entrare nella “sacra” stanza dei docenti i vecchi alunni del Glee.

“Riunione di famiglia prediploma coach! Se proprio insiste potrei anche venire a darle una mano con la squadra qualche volta.” Non le sarebbe affatto dispiaciuto farle da seconda allenatrice per qualche giorno. Le mancava sfogare la propria frustrazione imponendo esercizi impossibili alle sue sottoposte nei Cheerios e poi sicuramente non le avrebbe fatto male ammirare tutti quei bei culetti.

“Ci penserò, due zavorre, ci penserò. E adesso scusami, devo andare a scrollarmi di dosso l'aura di mediocrità che questi bambinoni troppo cresciuti si stanno trascinando dietro.”

Detto questo, Sue lasciò l'aula non prima di aver lanciato un'occhiata assassina a Will.

Mentre Finn e Puck continuavano a lanciarsi bustine di zucchero, da uomini maturi quali erano, Kurt si avvicinò a Santana con un bicchiere di caffè in mano.

“Ti ho già detto quanto ti adoro, Porcellana?!”

Si, un bel caffè amaro caldo le ci voleva proprio. Da quando posava per Vogue, la sua dieta comprendeva praticamente solo quello.

“Non l'ho preparato io a dire il vero, c'era il tuo nome sopra.” disse Kurt porgendole la bibita e tornando vicino a Rachel.

Auditorium, prima della fine della pausa cibo

Solo una persona poteva averle scritto una cosa tanto improbabile su un caffè con dei pastelli colorati. Solo una poteva aver azzeccato così superbamente la sua quantità di zucchero, penso l'ispanica prendendo un sorso.

Affrettò il passo fino a raggiungere le grandi porte in ferro. Entrò in teatro e la vide. Splendida come sempre, seduta sul bordo del palco con le gambe penzoloni.

“Non credevo potessi entrare a saccheggiare caffè in aula docenti.” disse Santana annunciando il proprio arrivo.

Cominciò a scendere le scalette, avvicinandosi a lei.

“Non credevo che queste sarebbero state le prime parole che ci saremmo scambiate.” sussurrò la bionda, sperando forse che l'altra non l'avrebbe udita.

“Ti ricordi ancora...” e dopo averlo detto, la latina sollevò il bicchiere alludendo ai propri gusti. Ormai era praticamene sotto il palco.

“Caffè nero amaro ma non AMARO AMARO, una punta di zucchero va messa comunque perché non mi piace sentire il sapore del caffè puro.” recitò a memoria Brittany. Era una di quelle frasi che Santana le aveva ripetuto fino allo sfinimento quando erano migliori amiche. Poi, quando si erano messe insieme, la bionda gliel'aveva fatta ripetere fino a quando non era riuscita ad impararla. È importante poter preparare una perfetta colazione alla propria ragazza, diceva.

“Non credo che tu mi abbia detto di venire qui soltanto per offrirmi un caffè Britt.” sputò fuori la mora. Era stufa di aspettare e la sua ex, dio quanto faceva male, era decisamente nervosa a giudicare dal modo in cui sbatteva i piedi e si sistemava i braccialetti sul polso.

“No, no infatti.” disse Brittany guardando Santana negli occhi e alzandosi per andare a recuperare una busta bianca poco distante sul palco.

“San...”

“No Britt, saltiamo i convenevoli. Voglio solo capire perché sono qui.” chiarì secca la latina. Se si aspettava che avrebbero chiacchierato amabilmente delle rispettive vite l'una senza l'altra si sbagliava di grosso. Odiava essere così burbera con la sua B, ma non era proprio in vena di ascoltare tutte le cose meravigliose che lei e Bocca da Trota avevano fatto insieme mentre lei non era lì.

La bionda sembrò capire esattamente cosa passasse nella mente dell'altra, d'altra parte, quando non lo faceva?

Si avvicinò a Santana che si era alzata a sua volta e le porse la busta bianca.

Julliard School

Lincoln center plaza, New York City, United States of America

Questo era scritto sul retro.

“B, io...”

“Mi è arrivata la settimana scorsa ed è stata tutto il tempo sulla mia scrivania. Forse dovrei ringraziare le fatine che hanno impedito a Lord T. di mangiarla ma non ho proprio avuto il coraggio di leggerla. Poi una sera sono andata al letto e mi sono messa a pensare. Pensavo a dove saremmo potute essere se io mi fossi diplomata con te e pensavo che se non mi avessero presa io... io avrei perso un altro anno. E non volevo che succedesse. E dopo, non so perché, ho cominciato a pensare a dove fossi tu e a quante cose stramegafantastiche stessi facendo. Non ho aperto la lettera perché finché non sapevo cosa ci fosse scritto...Beh, non ti avrei neanche potuta deludere.”

“Ma cosa stai dicendo, Britt?! Tu non mi deluderai mai!” disse Santana avvicinandosi alla bionda che fissava il pavimento e obbligandola a guardarla.

“Ascolta: tu non mi deluderai mai perché sei il mio piccolo unicorno coccoloso e magico, chiaro? Sei il mio piccolo genio BrittBritt e non me ne importerà un bel niente se questi professoroni della Julliard dovessero non averti accettata. E sai perché? Perché io credo in te Brittany. Sempre.”

Quanto le erano mancati quegli occhi color ghiaccio che adesso la fissavano, mentre una piccola lacrima scivolava sulla guancia candida della bionda.

Santana sentiva l'impulso di baciargliele quelle piccole lacrime da coccodrillo, ma si convinse che non era decisamente una cosa da fare con la propria ex. Decise di allontanarsi di qualche passo per non permettere a Brittany la visuale della lettera che aveva appena tirato fuori.

Gentile signorina Brittany S. Pierce,

siamo lieti di aver ricevuto la sua richiesta di ammissione e la informiamo che...

“Sono fiera di te, paperotta!” esclamò Santana prima di essere travolta da un piccolo tornado biondo.



*Angolo della pazza*
Saaalve!! Da un pò di tempo mi frulla per la testa quest'ideuccia di cominciare una long Brittana. 
Nella mia mente questa storiella sarebbe composta da una quindicina di capitoli più o meno, forse anche meno. In ogni caso beh, direi che da questo inizio capiamo che il resto della storia sarà ambientato a NY.
Fatemi sapere come vi sembra e se è il caso di continuare con questa piccola follia ;)

P.S. La canzone cantata da Puck e San è "Kids in the street" dei The All-American Rejects.

jj

  
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