Prefazione
Le sue braccia mi cingevano come in una morsa. Percepivo solamente il rumore del suo respiro, che andava via via affievolendosi sempre più. Il mio viso era costretto a premere sul suo petto con una tale energia, che mi sembrava di soffocare. Trascorsero minuti, forse ore, nelle quali rimasi concentrata sul suo battito, cercando di udirne il ritmo sommesso. Incrociai per un'ultima volta il suo sguardo. Era esausto, eppure scorsi della dolcezza. Un angolo della sua bocca mi parve piegarsi in un sorriso appena accennato. Ma forse, si trattava solo di un prodotto della mia immaginazione. Battei una volta le palpebre, ricacciando indietro l'ondata di lacrime che minacciava di travolgermi. Non volevo che quello scenario svanisse in una fitta nebbia. Lo fissai per interminabili secondi. Mi chiesi se lo sguardo che mi contraccambiava, fosse ancora quello di un uomo cosciente. Pochi istanti dopo, sotto il mio sguardo attonito, vidi la luce lasciare i suoi occhi e la vitalità abbandonare il suo viso. Quella notte il freddo era pungente. Un'ondata di vento gelido mi colpì, scuotendomi dal torpore e facendomi rabbrividire. In un frangente di secondo, mi ritrovai libera da quella stretta letale. Le sue braccia mi caddero in grembo. Scorsi il cielo, oltre quel che ne rimaneva del parabrezza. Quella sera c'era la luna piena. Tenni il capo piegato all'insù per una manciata di secondi. Respirai una boccata d'aria ghiacciata, che mi invase i polmoni. Poi inspirai profondamente, e strinsi con tutte le mie forze la sua mano fredda nelle mie.