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Autore: rosa_bianca    28/03/2013    2 recensioni
"Basta guardarla, vestita di stoffe elaborate e preziose. Basta guardare me, non ho che un abito di umile stoffa strappata.
Lei negli occhi ha la luce, l’alba. Io ho l’ombra, il tramonto.
Lei ha Marius. Io non ho nessuno."
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Enjolras, Eponine, Marius Pontmercy
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Vago. Non c’è di che stupirsi, vagare rappresenta la mia vita: da quando ci siamo trasferiti a Parigi, non faccio altro. Rimanere in quel tugurio che dovrei chiamare “casa” mi deprime, così sono sempre in strada, come mio fratello. Il mio fratellastro, in realtà; mia madre non ne vuol proprio sapere di tenerlo con noi, ha sempre avuto un’avversione per i suoi figli maschi.
Cammino in fretta, la pioggia si è fermata, cerco di non pensare a Marius. Non pensare che sarà in compagnia di quella ragazza da due soldi. Allontanarmi è la cosa migliore che posso fare, ora. Mi concentro sull’unico rumore che sento, quello dei miei piedi che affondano nelle pozzanghere di acqua piovana e Dio sa cos’altro.
Un vociare s’insinua insistentemente nelle mie orecchie…mi trovo davanti al Café Musain. Qui si riuniscono  lui ed altri ragazzi, gli amici dell’ ABC. Li sento spesso, parlano continuamente della Rivoluzione. Sembrano tanto solenni nei loro discorsi sulla libertà, la fraternità e l’eguaglianza; ma quando escono di lì tornano ad essere ragazzi normali, presi dalle cose normali per la loro età:: studi, lavoro, donne…
Solo uno è sempre pensieroso, pare che abbia sempre la testa all’insurrezione. Sembra irreale, il fantasma di un  biondo dio greco, come se fosse su questo mondo di passaggio, con un unico dovere da assolvere: liberare la Francia dal tiranno.  Si chiama Enjolras, ma non ci ho mai parlato.
Tanto vale entrare, sta iniziando di nuovo a piovere. Mi lascio avvolgere da un’ondata di calore e luce, tutto in un colpo, mentre salgo le scale per arrivare alla sala degli amici dell’ABC. Eccoli tutti riuniti: al centro c’è Enjolras, circondato da altri giovani che ho già veduto ma di cui non conosco il nome. In piedi sulla sedia, sembra la guida di un popolo, tutti pendono dalle sue labbra ogni parola che dice.
 Solo un uomo è in disparte, seduto ad un tavolino traballante con in mano una bottiglia di vino. È forse il più brutto tra tutti i ragazzi, ha un’espressione trasognata ed il suo sguardo è rivolto a quella specie di statua in mezzo alla stanza.
Finora nessuno sembra aver notato la mia presenza. Prendo la sedia vicino la porta e, senza far rumore, mi accosto a quell’uomo solitario.
“Buonasera” gli mormoro, per vedere se è non è tanto stordito da non potermi rispondere.
Lui alza lo sguardo come se lo avessi svegliato da un bel sogno ed accenna: “ ‘Sera”. Si gira ancora verso il gruppo, e due secondi dopo si volta verso di me.
“Aspetta…io ti ho già vista. Che ci fai qui?” mi chiede, le sue parole sono sovrastate dal gran vociare dei suoi amici.
“E voi? Voi che ci fate qui?”
Mi guarda con un sorriso strano, come di sfida. “Non si vede? Sto bevendo, ragazza. Il vino è il succo della vita!” risponde attaccando le labbra alla bottiglia.
“Non vi farà bene. Quando sarete ubriaco, nessuno vi vorrà attorno.” Sentenzio io, osservando i suoi occhi malinconici.
“E cosa ti dice cheio voglia qualcuno attorno?”
“Il modo in cui guardavate quel bell’uomo. Fidatevi, monsieur, la solitudine è brutta.” Ribatto io, con un filo di voce.
Il ragazzo sembra divertito da quella risposta, probabilmente pensa che io stia giocando. Forse è vero, in fondo sono qui solo per distrarmi un poco.
“Mai brutta quanto una schifosa compagnia” biascica lui, riportando gli occhi ad Enjolras.
“Quella voi la definireste una ‘schifosa’ compagnia, monsieur?”
Percepisco che è nervoso, anche se ha ancora stampato sul volto quell’ambiguo sorriso.
“Cos’è tutta questa formalità? Mi chiamo Grantaire, per gli amici R, dammi del tu...”
Si vede che vuole cambiare discorso, lo assecondo.
“Io sono Eponine. Sarebbe ‘Ponine, per gli amici, se ne avessi…” gli dico io, con una risatina leggermente isterica.
“Bene, ora ne hai uno. Piacere, ‘Ponine!” dice lui allegro, stringendomi la mano. Temo che sia ancora sotto l’effetto dell’alcol, perché ha praticamente urlato, facendo interrompere ad Enjolras il suo discorso.  Si è girato –e con lui tutti i compagni- a guardare Grantaire e me.
Il biondo scoppia a ridere, scende dalla sedia e raggiunge il tavolino.
“Grantaire, non ti avevo forse detto di tenere le tue insulse donne fuori di qui? Già abbiamo da pagare tutto il vino che ti scoli, dobbiamo anche vederti che t’intrattieni con…” non conclude la frase, ma mi lancia un’occhiata eloquente e mi indica con la mano. Il suo tono è scostante, si sta prendendo gioco di Grantaire davanti a tutti gli altri. Probabilmente non ha capito nulla, sta continuando a guardare quello che chiamano il loro leader.
Mi sento invasa da un’ondata di rabbia. Mi alzo, sono molto più bassa di Enjolras, volto la testa verso di lui e sbotto: “Meglio così, non avevamo intenzione di rimanere in questa bettola un secondo di più!” prendo Grantaire per il braccio e lo strattono, costringendolo ad alzarsi. Sussurra un confuso ‘ma cosa…’, ma nessuno, tranne me, lo sente.
“Arrivederci monsieur.” Concludo costringendo Enjolras a retrocedere per farci passare.
Lui e tutti gli amici dell’ABC ci fissano esterrefatti, alcuni con la bocca aperta dallo stupore. Enjolras non muove un muscolo, impassibile, ma so di averlo sorpreso con la mia scenata.  Non può trattare così un suo amico, per Dio!
Grantaire scende le scale con me, attraversiamo l’atrio e ci ritroviamo fuori, sotto la pioggia. Sembra che stia per dire qualcosa, ma si ferma.  Siamo vicini, nessun rumore proviene dalla strada. Non ci sono luci, probabilmente in questa strada non è ancora passato il lampionaio.
Non ragiono, il momento mi sembra perfetto.
Lo bacio, passo una mano sui suoi capelli castani bagnati, socchiudo dolcemente gli occhi. Mi lascio travolgere dal turbinio di emozioni che mi sovrastano. Intanto lui mi cinge i fianchi con le braccia, ricambia il bacio con passione.
Apro le palpebre, mi stacco lentamente da lui. Non so quanto tempo sia passato, lui mi osserva con uno sguardo misto di sorpresa ed orrore. Gli lancio un’occhiata interrogativa, mi stringo le mani l’una con l’altra fino a stritolarle, incapace di formulare una frase di senso compiuto.
Grantaire mormora qualcosa. Ancora quello sguardo.
Se ne va. Va via.



Buongiorno dall'autrice :)
Allora, vorrei iniziare dicendo che scrivere in prima persona mi sta appassionando sempre di più, riesco a sentirmi come parte di Eponine. Diciamo che in questo capitolo agisce con irruenza, senza capire con precisione ciò che sta facendo, forse per dimenticare Marius, forse...chissà! 
P.s: Nella storia troverete Enjolras leggermente OOC, ho voluto evidenziare fino all'eccesso il ruolo di leader che gioca negli amici dell'ABC.
P.p.s: grazie a tutti coloro che hanno recensito! Anche solo a chi ha letto!
rosa_bianca
   
 
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