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Autore: JessL_    28/03/2013    7 recensioni
Si dice che l’amore è cieco e che la sfortuna ci vede più che bene; Jessica ha sempre concordato in pieno... soprattutto da quando ha capito che non vede più Francesco solo come un amico. Dovrebbe, perché lui è fidanzato, perché si conoscono da una vita... e perché in un certo senso lo ha promesso a sua cugina.
Come andrà a finire? Jessica sarà veramente innamorata di Francesco?
E Francesco che cosa prova per la sua migliore amica?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Potrebbe sembrarvi un miracolo, ma invece no! Quindi sono qui ^^ l’ho sempre detto che nei momenti più critici della mia vita io scrivo. Bene, questi ultimi giorni non sono stati né facili né tantomeno “belli”, quindi ho scritto... e ho finito il capitolo.

Premetto, è un capitolo importante... e soprattutto vi lascerà duemila dubbi, ma ricordatevi che mi volete bene! Buona lettura. E grazie grazie grazie, siete favolose, ma questo l’ho sempre saputo :)

 

QUI per spoiler e saperne più delle storie.

QUI per visitare la mia pagina di grafica.

 


 



Justin Timberlake - Mirrors


<< Non scappa? >>

<< Non scappa. >> Sospiro e la osservo mentre rimane stravaccata sul divano con il suo portatile sulle gambe. Lea mi ha raccontato del suo dialogo con Francesco, ma solo dopo cena, una volta che mi ha trovata in pigiama e pronta a farmi un’endovena di telefilm.

<< Mi sorprende il fatto che tu mi abbia raccontato tutto... voglio dire, sei team Ale... avresti potuto non dirmelo. >> Ragiono a voce alta, meritandomi un’occhiataccia da parte sua.

<< La vita è tua, quindi sei tu che devi prendere la decisione con cui stare. Ammetto di non apprezzare molto Francesco, almeno ultimamente, ma non sono io che devo avere una relazione con lui. >> Incasso il colpo e mi chiudo a riccio, almeno fisicamente. Mentalmente, invece, sono ingorda d’informazioni.

<< Come dovrei compormi con Alessandro? >> Lea stacca nuovamente gli occhi dallo schermo del pc e mi guarda come se mi fosse spuntato un terzo occhio.

<< Me lo stai chiedendo veramente? >> Cerco di non sospirare e alzare gli occhi al cielo.

<< Sì. >> Mormoro infine. Con pazienza, la mia amica, appoggia accanto a sé il computer e si volta verso di me.

Mi sembra quasi di essere in uno dei miei telefilm preferiti, dove le due amiche si confidano sul divano di casa con dei pigiami antistupro e s’ingozzano per non pensare e rilasciare endorfine per essere il più sincere possibile.

<< Sai cosa penso di lui, cioè che è un bravo ragazzo e che sicuramente non merita di stare male a causa tua... però... >> S’interrompe e mi rendo a malapena conto di star aspettando con trepidazione che continui a parlare. Mi sembra di pendere dalle sue labbra. << Lui ti piace. Certo, non come Francesco... e per quanto la cosa mi sembri assurda... devo ammettere che da una parte lo capisco. Anzi, no! Voglio dire, è un carciofo! Non puoi preferire un carciofo a del cioccolato pregiato! >> La guardo male e lei alza le braccia come per dire che si arrende.

<< Sei di parte. >> Affermo sicura di me, e lei annuisce puntandomi un dito – smaltato di verde – contro.

<< Certo che sono di parte! Alessandro mi piace, è simpatico, tiene a te e ti rispetta! >>

<< Pensi che Francesco non mi rispetti? >> Fa una smorfia.

<< Perché non mi hai chiesto se ero dell’idea che lui non tenesse a te? >> Alzo gli occhi al cielo.

<< So benissimo che mi vuole bene, è il mio migliore amico! Perché avrei dovuto chiedertelo? Non sono così insicura! >> Sbuffa.

<< Senti... la decisione è tua. E soprattutto, non trovo giusto che tu lo prenda in giro. Detto questo, >> Dice alzandosi. << Riccardo mi chiamerà tra qualche minuto su Skype, e io non ho intenzione di farmi trovare ancora qui a parlare con te. >> Sconfitta mi affosso sul divano e ascolto la porta della sua camera chiudersi.

 

<< Ho un’idea! >> Affermo sedendomi al tavolo della cucina, la mattina successiva, dove tutte e tre le mie coinquiline mangiano e mi guardano incuriosite – anche se ancora con la faccia addormentata.

<< Sarebbe? >> Mi chiede Greta, mentre litiga con i suoi ricci indomiti.

<< Un doppio appuntamento. >> Mormoro guardando Lea, che in realtà non mi ha cagata di striscio nemmeno quando sono sbucata nella stanza, ma alle mie parole alza lo sguardo e penso... o almeno spero, che mi abbia capita.

<< Che diavolo significherebbe “un doppio appuntamento”? >> Mi chiede stranita Bec, mentre ritorna ad ingozzarsi del suo primo caffè mattutino.

<< Stasera, io, Francesco, Lea e Riccardo passeremo una serata da qualche parte e domani la stessa cosa... ma con Alessandro. >> Lea apre la bocca per ribattere ma subito dopo la richiude, scuotendo solo il capo e tornando alla tua tazza di caffè.

Mi volto verso le altre mie due coinquiline e vedo Greta che tenta di fare finta di niente ma Bec... beh è Bec, e non può tacere e fare finta di niente.

<< E perché vorresti fare una pazzia così assurda? >>

<< Perché almeno due persone dall’esterno potranno vedere con chi mi trovo meglio e come mi comporto. >>

<< È un’assurdità. >> Dice, infine, Lea, guardandomi severamente.

<< E perché? Tu almeno passerai due sere di fila col tuo bel batterista e io... io cercherò di fare chiarezza. >> Alza un sopracciglio.

<< Non farai affatto chiarezza, ti confonderai ancora di più le idee! >> Dice sicura, ma io non l’ascolto più, perché mentre lei parlava io mi sono alzata e sono andata a stamparle un bacio sulla guancia e subito dopo sono uscita da casa per andare a lavoro.

 

<< E perché vorresti fare una cosa del genere? >> Alzo gli occhi al cielo.

<< Non iniziare anche tu, eh! Tu vuoi vedermi, io voglio vederti... e almeno con altre persone non ci salteremo addosso. >> Sento Francesco mugugnare dall’altra parte del telefono e mi chiedo confusa se dovessi prendere il suono indistinto per un sì.

<< Va bene? >> Chiedo dopo un minuto.

<< No, ma lo farò lo stesso. Ma solo perché sei tu a chiedermelo e soprattutto perché voglio vederti. Non voglio che le cose tra noi cambino. Cioè sì, ma non in peggio. >> Mi rendo minimamente conto di arrossire, e di non riuscire a spicciare parola, perciò Francesco riprende la parola. << Dove dovremmo vederci? >>

<< In un territorio neutro: casa mia. >>

 

Ok, probabilmente ho già vissuto situazioni più imbarazzanti di questa, ma al momento non me ne vengono in mente. Ammetto che Lea potrebbe anche venirmi incontro, aiutandomi e facendoci uscire da questo silenzio estremamente imbarazzante ma... che diamine! Non era così che doveva andare la serata. In compenso, se ora qualcuno mi chiedesse che cosa potrebbero avere in comune un batterista e un meccanico, direi con certezza “assolutamente niente”. Riccardo e Francesco hanno cercato più volte d’intavolare una sottospecie di discorso ma non ci sono riusciti, sono completamente differenti, non hanno nulla in comune... della serie “lo segui il calcio?” “no, preferisco il basket”.

Un incubo, questa serata sta diventando un incubo. E la colpa è tutta mia.

Per non parlare dei messaggi che durante la cena mi ha mandato Alessandro. Ok, non è che non mi faccia piacere, soprattutto il sapere che vuole vedermi, ma... tutto ciò mi manda ancora più in confusione. E non è un bene. Non mi piace non avere le redini e non sapere come comportarmi o cosa fare. Non è da me.

<< Cosa ne dite di fare un gioco? >> Chiedo, più che altro per vedere se riusciamo almeno a dirci più di quattro parole una in fila all’altra.

<< Io pensavo si sarebbe guardato un film. >> Dice Riccardo, un po’ intimidito, guardando Lea. La mia amica non stacca lo sguardo dal mio viso e io cerco di pregarla con gli occhi.

<< Basta che facciamo qualcosa. >> Sorrido e corro ad afferrare Tabù e ci mettiamo a giocare.

Inutile dire che io e Francesco li stracciamo e forse – e ripeto forse – questo non ha aiutato a migliorare la serata, ma che ci posso fare se riusciamo a capirci con poco?

L’epilogo del tutto? Un completo disastro, pieno di silenzi imbarazzanti e momenti di tensioni, concluso con un sospiro generale una volta che ognuno se n’è tornato a casa.

 

<< Cosa farai stasera? >> Cercando di non balbettare, gli fornisco una risposta facendo finta che lui non abbia appena posto la sua “domanda” urlandomela contro.

<< Diciamo che stasera ci sarà un replay di quello accaduto ieri sera... ma con Alessandro... invece che con te. >> Mi preparo a un altro urlo ma dal telefono non proviene nessun suono, tanto che, Sara, quando entra nella sala ristoro, mi guarda stranita.

<< Perché vuoi farmi questo? >> Mormora infine Francesco, facendo sì che il mio cuore si stringa in una morsa. Abbasso lo sguardo, e mi maledico mentalmente per averglielo detto.

<< Fra, ho bisogno di risposte e di pensare lucidamente. >>

<< Sì, ma stai facendo tutto il contrario. Alessandro lavora già con Riccardo, si conoscono... la serata andrà benissimo – anche perché Lea lo adora... non c’è competizione! >> Non rispondo subito, mi ritrovo ad aggrottare la fronte e ripensare alle sue parole mentre muovo i piedi per aria, rimanendo seduta sul bancone.

<< Competizione? Per favore, dimmi che ho capito male. Perché non voglio credere che tu ti senta in competizione con Alessandro! >>

<< NO! Cioè... sì! Ok, l’ho detto. Non puoi pretendere che tra me e il mollusco non s’instauri un po’ di competizione! Sarebbe contro natura e soprattutto dovresti scegliere senza badare a che cosa preferirebbero per te le tue amiche. >>

<< Lea definisce te un carciofo e Alessandro del cioccolato pregiato... non un mollusco. >> Mormoro senza rendermene conto, maledicendomi un secondo dopo. Diamine! Ma perché ho il vizio di non avere filtri con lui?

<< Ah bene... sempre meglio. Penso di iniziare ad odiarla, quasi quanto lei odi me. >> Dice sconfitto, facendomi alzare gli occhi al cielo.

<< Fra, non prendertela. >>

<< Certo che me la prendo! Ma non con Lea, con te! Perché l’idea è stata tua, ne sono certo. E soprattutto perché non mi va che tu stia con il “cioccolato pregiato”! E poi, siamo sinceri, i carciofi fanno bene all’organismo e sono belli da vedere, poiché sembrano dei fiori! >> Aggrotto la fronte.

<< Io sapevo che per quanto facessero bene, dopo un po’, potrebbero dare problemi al fegato. >> Non so perché l’ho detto, e non ricordo nemmeno dove l’ho letto.

<< Ma che c’entra! Almeno non faccio venire la cellulite e i brufoli! >> Scoppio a ridere e mi passo una mano tra i capelli; Sara mi guarda incuriosita e io scuoto il capo.

È ovvio che sia curiosa, il nostro discorso non ha minimamente senso!

 

<< Smettila di torturarti. >> Mi dice Lea, affiancandomi e guardando come me il salotto dove i due ragazzi di stasera parlano e ridono ininterrottamente. Ora, al contrario di ieri sera, se mi chiedessero che cosa potrebbero avere in comune un barista e un batterista, direi “tutto!”

<< Come possono piacermi due persone che sono praticamente l'opposto uno dell'altro? >> Chiedo a bassa voce, passandomi una mano tra i capelli.

<< La mente umana è piuttosto strana, la tua soprattutto, quindi se fossi in te, eviterei di farmi domande come questa e cercherei di rispondere al quesito dell'anno. >> Confusa, la guardo e decido di sedermi sul bancone della cucina.

<< Cioè? >> Chiedo quando capisco che non ha intenzione di continuare.

Lea sgrana gli occhi. << Come cioè? Team Ale o Team Fra?! >> Annuisco dandomi mentalmente della deficiente.

<< Ok, senti... è vero, preferisco Alessandro a Francesco, è palese! Durante la cena non c'è stato un attimo di silenzio, ma sai benissimo che non dipende solo dal fatto che io preferisco il ragazzo seduto sul nostro divano. Dipende proprio da lui. È impossibile stare in silenzio in sua presenza, trova sempre un modo per far ridere e mettere a proprio agio le persone, per non parlare del carisma che ha... e soprattutto va d'accordo col mio fidanzato. >> Non batto ciglio per un attimo, ma alla fine quando recepisco ben bene le sue parole, mi volto verso di lei coprendomi la bocca con le mani.

<< Oh.Mio.DIO! Ho capito bene? Dimmi che ho capito bene! >> Lea scoppia a ridere.

<< Sai, è più facile lasciarsi andare quando ti piace un ragazzo solo e lui sembra volere le stesse cose che vuoi te. >> Faccio una smorfia alle sue parole e torno a guardare i due ragazzi che sembrano piuttosto presi nel parlare di un gruppo musicale di cui non sapevo nemmeno l'esistenza.

Il telefono che ho nella tasca vibra, avvisandomi di un messaggio.

So già chi me lo ha mandato, e il mio cuore che batte a mille, lo sa forse ancora meglio della mia mente.

Sono certo che la serata stia andando bene. E mentirei se dicessi di esserne contento. Mi manchi. Ti voglio. Non scordarti di me. Io non scappo.

<< Ehi! >> Sobbalzo e metto via il telefono mentre Alessandro mi si avvicina con un sorriso a trecentosessanta denti. Si accomoda tra le mie gambe, accarezzandomi le cosce e... ok, sarei un'ipocrita se dicessi che comunque il suo tocco non mi provochi niente di niente.

Alessandro è un bravo e bel ragazzo. E vuole me. Ha pazienza, si aspetta qualcosa, ma non riguardo al sesso: lui vuole qualcosa di serio.

<< Dieci centesimi per i tuoi pensieri. >> Mi sussurra facendo scontrare i nostri nasi. Inevitabilmente sorrido. Ed è inutile che lo neghi, non so nemmeno quanto tempo fa Lea si sparita dal mio fianco.

<< Valgono così poco i miei pensieri? >> Chiedo, passando le mie braccia dietro il suo collo.

Questi movimenti sono spontanei, tutto al contrario di quello che è accaduto ieri davanti al mio posto di lavoro. È completamente diverso anche da come mi sono comportata con Francesco... con lui, ieri sera, non ci siamo nemmeno sfiorati per puro caso. Eppure, ci sono sempre Lea e Riccardo, ma io e Alessandro non abbiamo fatto altro che stuzzicarci e toccarci – anche con tocchi completamente casuali, non pensati. Come se ne avessimo quasi un assoluto bisogno.

<< Sei tu, per intera, che costi troppo per uno come me. >> Mi sussurra sulle labbra, facendomi sparire il sorriso e mancare un paio di battiti.

<< U-Uno come te? >> Chiedo, travolta dalla sua vicinanza.

<< In queste settimane i miei amici mi hanno avvisato: “attento Ale, alle ragazze, piacciono i cattivi ragazzi... e tu non lo sei”. Ho paura che abbiano ragione. >> Le mie mani si stringono tra le sue ciocche bionde.

<< Ale, per favore... >>

<< No, Jess... sono io che prego te. Non prendermi in giro, ok? So che ieri sera eri con Francesco, in questa casa, e con le stesse persone che ora sono sul divano. Ho sentito Riccardo parlarne con uno della band, ieri, al lavoro. >> Ok, sono decisamente arrossita.

<< Io.... io... >> Non so che diavolo dire. Perché è stato così facile dirlo a Francesco, ma non ad Alessandro?

<< Non devi giustificarti, stai cercando di capire che cosa vuoi, anzi... chi vuoi. Quindi, dammi modo di dimostrarti che se scegliessi me, non te ne pentiresti... >> Mi guarda per qualche attimo negli occhi, e poi, lentamente, abbassa il viso e fa incontrare le nostre labbra.

Ok, c'è decisamente qualcosa che non va. Non possono essere le labbra e le mani di Alessandro a farmi vibrare come una corda di violino tra le sue braccia. E soprattutto non possono essere state le mie gambe a racchiudere i suoi fianchi per avvicinarli ai miei mentre le mie mani bloccano il suo viso in una leggera morsa per non farlo scappare.

Oddio. Tutta la situazione mi sta sfuggendo di mano. Aiuto!

 

<< Dimmi che non stai facendo nuovamente i pro e i contro di quei due zucconi, per favore! Ti prego. >> Lea si siede accanto a me con le mani intrecciate come se stesse pregando e io non posso evitare di ridacchiare. Le afferro le mani e le sorrido.

<< No, tranquilla, niente pro e contro. Stavo semplicemente leggendo alcuni articoli che ho trovato su internet. >> Lea annuisce ma non stacca gli occhi dai miei.

<< Perché sei qui, sul divano, accanto a me alle... due e mezza del mattino? >> Chiedo un po’ confusa, guardandola incuriosita. Scrolla le spalle.

<< Il mio ragazzo dorme. E io volevo sapere come stava la mia amica. >> Sorrido dolcemente.

<< Ti piace tanto dire “il mio fidanzato”, vero? >> Lea ridacchia e incrocia le gambe sul divano mentre annuisce. << Perché eri così sicura che io fossi sveglia? >>

<< Perché dormi al massimo cinque ore a notte. Non era possibile che stessi già dormendo. >> Le sorrido e afferro nuovamente una sua mano, come per ringraziarla di essere qui – al mio fianco – e di conoscermi bene.

<< Ancora dubbi? >> Mi chiede dopo un minuto.

<< No, veramente no... è che... ho una paura fottuta. Ma non perché finirò per far del male a uno, se non a tutti e tre... semplicemente perché è come intraprendere un sentiero sconosciuto. >>

<< Quindi hai deciso con cui stare? >> Mi chiede tranquilla, come se in realtà sapesse esattamente che cosa mi passi per la testa.

<< In realtà? No. È che sono stufa di sentirmi tra l’incudine e il martello, perciò domani – che tra l’altro è sabato – avrò parecchie chiacchierate da fare, e voglio farle, ho bisogno di trovare nuovamente me stessa e voglio non avere ancora qualche nuvolone nero sulla testa, dopo. >>

<< Se ti dicessi che non ci ho capito nulla? >> Ridacchio e le accarezzo una guancia.

<< Ti direi che è colpa dell’ora tarda. E che è ora che tu torni dal tuo batterista – probabilmente nudo – che dorme nel tuo letto. >>

 

Non so come sia andata la tua serata, ma voglio raccontarti la mia. Voglio che sia chiaro, non ti ho chiamata solo perché non volevo disturbarti, e anche perché sono appena tornato a casa, quindi ho trovato giusto scriverti.

Ho passato la serata con quelli del gruppo. Sì, c’era anche Elisa e le battutine sono state infinite, soprattutto da parte di tua cugina, ma non fa’ niente, non m’importa. L’unica cosa che voglio è che ti sia chiara una cosa: tra me e Elisa è finita. Stasera siamo persino riusciti a parlare e scherzare come non facevamo da anni, ma è stato tutto molto normale, come se fossimo due amici. E lo so che questo potrebbe metterti ancora più confusione in quella testolina buffa, ma penso che Elisa abbia capito quello che provo per te, e in un certo senso me lo ha fatto ammettere e non ho saputo come reagire e non ho idea di come potrai reagire tu dopo questo messaggio. Volevo solo che lo sapessi. Voglio – ho bisogno – che tu sappia che per tutta la sera sei stata nella mia mente e nelle parole che dicevo. Ti voglio bene, scemotta. Notte. Il tuo carciofo.

 

Ho passato una gradevole serata, devo anche ammettere che la parte che mi è piaciuta di più è stato baciarti e sentirti sciogliere tra le mie braccia. Non era mai accaduto, ed è stato bellissimo. Non so cosa possa significare per te, ma so che per me è stato importante. Ti sognerò stanotte, spero tu faccia altrettanto. Notte piccola. Ale.

 

Sospirando chiudo gli occhi e butto il telefono accanto a me. Non lo so, a quanto pare il destino sembra avercela con me. Non ho avuto nemmeno il tempo di mettere la testa sul cuscino che questi due favolosi messaggi sono arrivati contemporaneamente... ma io oramai la scelta l’ho fatta, quindi dando le spalle al telefono, mi addormento con un sorriso sulle labbra.

   
 
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