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Autore: CHOU    15/10/2007    9 recensioni
la mia prima fic su loveless^^ ambientata alla fine dell'anime: “Se mai arrivasse quel giorno…- iniziò Soubi, stringendo ancora di più a se il moretto.-“morirò prima io…” continuò Soubi chiudendo gli occhi. “Soubi…” “una vita conte Ritsuka…- una lacrima brillò all’angolo dell’occhio,ancora chiuso- per me questo è…” “idiota” mormorò Ritsuka chiudendo gli occhi e lasciandosi andare contro il biondo, sorridendo.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ritsuka Aoyagi, Soubi Agatsuma
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Oggi ho finito di vedere l’anime di loveless e ho deciso di scrivere la fic^^…allora vi do un info sull’anima/manga: nel mondo di loveless tutti hanno la coda e le orecchie da gatti. Le perdono solo quando non sono più vergini.

Le parti in corsivo sono flashback presi  e riportati fedelmente dall’anime!!

 

Un dispettoso raggio di sole colpì il viso del ragazzo addormentato. Ritsuka, infastidito dalla luce, strinse gli occhi per poi aprirli lentamente. Immediatamente gli avvenimenti del giorno prima gli si affollarono ,confusi, nella mente. Il sogno, la morte di tutte le persone che aveva più care,Semei, il tradimento di Soubi…Soubi e le sue parole…

 

“Soubi…se…se Semei tornasse in vita…-Ritsuka abbassò lo sguardo-… se ti ordinasse di uccidermi…cosa faresti?”

“Semei è morto”

“Ecco perché ho detto “se” ”si infervorò il ragazzo rizzando le orecchia da gatto.

“Se esimei ti ordinasse…-si bloccò – rispondimi Soubi” concluse aggrappandosi al cappotto del biondo.

“Mi uccideresti vero?”

“Probabilmente” rispose, chiudendo gli occhi blu, Soubi.

Risuka si staccò dalla giacca come se si fosse scottato e guardò paralizzato Soubi finché le lacrime non iniziarono a scendere copiose dagli occhi ametista del ragazzo.

“Lo sapevo” urlò per poi abbassare le orecchie e correre via. Che illuso che era stato, sperare che per Soubi potesse essere qualcosa di più di un padrone.

Soubi si girò e afferrò il ragazzo  per un braccio, stringendolo a se.

“Cosa?” Ritsuka faceva resistenza per sottrarsi a quell’abbraccio così improvviso e così desiderato.

“Mollami” protestò ancora singhiozzando.

“Non è così. Ascoltami!” lo implorò il biondo.

“Non voglio sentire le tue scuse.”

“Se mai arrivasse quel giorno…- iniziò Soubi, stringendo ancora di più a se il moretto.-“morirò prima io…” continuò Soubi chiudendo gli occhi.

“Soubi…”

“una vita conte Ritsuka…- una lacrima brillò all’angolo dell’occhio,ancora chiuso- per me questo è…”

“idiota” mormorò Ritsuka chiudendo gli occhi e lasciandosi andare contro il biondo, sorridendo.

Il combattente aprì la bocca sorpreso, per poi lasciarsi andare a un dolce sorriso.

Mano nella mano i due ragazzi i allontanarono.

 

A quel ricordo il giovane Ritsuka  arrossì violentemente e nascose la testa sotto il cuscino.

Ormai aveva sconfitto il suo nome ‘loveless’ ,aveva imparato ad accettare l’amore. Ora era circondato da persone che gli volevano bene e alle quali lui ne voleva: Yayoi, la sensei, Yuiko e Soubi. Ma era consapevole che quello che lo legava al biondo era più forte e più profondo di quello che sentiva per gli altri suoi amici. Si era innamorato di Soubi da tempo. La prima volta che l’aveva incontrato era stato il suo primo giorno alla nuova scuola. Gli aveva detto di essere un amico di Semei e l’aveva portato in un parco dove gli aveva rubato il suo primo bacio. All’inizio lo odiava, non sopportava stare con lui. Si sentiva strano e non riusciva  a capire il perché. Ma soprattutto lo odiava  quando continuava a ripetergli di amarlo. Amare lui!! Una persona che non aveva mai  visto prima. Ma col tempo (molto poco per la verità)  l’odio per Soubi si era trasformato,suo malgrado, in amore. Un amore incompreso e soffocato ma pur sempre presente. Ma Ritsuka rifiutava questo amore e quello di Soubi, anche quando l’amore del biondo divenne sincero. Per uno scherzo del destino, la persona che per ordine doveva amare era diventata la sua unica ragione di vita, trasformando quel’amore fasullo in uno reale, incondizionato. Ma il moro non aveva compreso l’autenticità di questo sentimento. O almeno, non l’aveva compreso fino a ieri. Le parole di Soubi erano riuscite a convincere Ritsuka che l’amava seriamente e , per lui, sarebbe andato anche contro la morte.   

Il suono della sveglia distrasse il ragazzo dai suoi pensieri che, svogliatamente, prese a stiracchiarsi.

 

 

Un altro giorno di scuola era finito e Ritsuka era impaziente di vedere Soubi. Corse come un pazzo per le scale , sordo ai richiami di Yuiko, e si fermò solamente quando fu a pochi metri dal cancello. Con un sospiro andò avanti fino a che non vide la sagoma di Soubi appoggiata al muro.

“Ritsuka” lo salutò con un sorriso il biondo.

“Soubi…” ora che era lì davanti a lui non sapeva cosa dire e men che meno cosa fare.

“Ti accompagno a casa Ritsuka”

“Come vuoi” disse il moro prima di superarlo. Ecco! Ci era ricaduto di nuovo. Ogni volta che vedeva Soubi si sentiva confuso e perso, così indossava una maschera di indifferenza  e ostilità per proteggersi. Ma non si accorgeva che così facendo si faceva solo più male.

Per tutto il cammino rimasero in silenzio finchè il ragazzo ,abbassando le orecchie e girando lo sguardo, non prese per mano il biondo. Soubi rimase spiazzato da quel gesto così inaspettato e sorrise, stringendo leggermente la mano del moro. Ritsuka intanto era arrossito vistosamente ma ,in un modo o nell’altro, voleva che anche Soubi capisse quanto grande era il suo amore per lui.

Il biondo gli aveva ripetuto infinite volte di amarlo ma lui non gli aveva mai risposto se non con insulti.

Ritsuka aprì la porta di casa e stette fermo sulla porta guardando Soubi, in un muto invito. Invito che fu accolto da un sorriso.

“Hai fame? Ti preparo qualcosa da mangiare” decise Soubi entrando in cucina e iniziando a tirare fuori le padelle.

“Smettila non sono un bambino” replicò duro il moro per poi mordersi l’interno guancia pentito. Cavolo! Doveva smetterla di comportarsi così…ma perché non ci riusciva? Perché gli veniva di essere maleducato e ferire Soubi anche se ferirlo era l’ultima cosa al mondo che voleva.

“S-scusa…” mormorò abbassando le orecchie e la coda da gatto.

Soubi i girò e rimase a scrutarlo per alcuni secondi con i suoi profondi ed enigmatici occhi blu. Poggiò la padella che aveva in mano e si avvicinò al ragazzo.

“Non scusarti Ritsuka…” disse per poi far aderire le sue labbra a quelle del più piccolo.

Le guance di Risuka si imporporarono.

“ti amo Ritsuka” gli mormorò all’orecchio una volta staccatosi.

Il cuore del moro iniziò a battere forte mentre una vocina nella sua testa continuava a ripetere come una mantra ‘ ti  amo anch’io ti amo anch’io ti amo anch’io’. Ma le parole ancora non uscivano dalle pallide labbra socchiuse di Ritsuka. Il ragazzo abbassò gli occhi,annuendo impercettibilmente con la testa.

Il moro non ne poteva più di questa sua fragilità, di questa confusione, di questa sua paura nell’esprimere i suoi sentimenti. Doveva…VOLEVA…dirgli quelle due parole, lo voleva con tutto il cuore ma lo bloccava quella paura insensata e inspiegabile. Non sapeva neppure lui di cosa aveva terrore…di Soubi? Di non essere capito? …di amare? Paura che in realtà non abbia definitivamente sconfitto  il suo nome e cambiato il suo futuro?

“E’ pronto Ritsuka.” La voce bassa e vellutata di Soubi lo richiamò alla realtà.

“A-arrivo!! Mh che buon odore. Sembra buonissimo” elogiò il ragazzo sedendosi a tavola e alzando le orecchie feline.

Il biondo aveva preparato un pranzo veramente  buono e Ritsuka mangiò tutto con voracità e gusto.

 

 

Avevano finito da poco di mangiare e dopo che Soubi, con l’aiuto di Rritsuka, ebbe lavato i piatti salirono in camera del più piccolo. Il biondo si sedette come suo solito sul pavimento, appoggiando la schiena al letto. Mentre Ritsuka occupò la sedia della scrivania. Il combattente si mise una ciocca dei lunghi capelli dietro l’orecchio per poi  guardare il ragazzo. Il moretto era teso e silenzioso, teneva lo sguardo basso e stava torturando la mano.

“Che cosa c’è Ritsuka” chiese, serio in volto, Soubi.

“N-niente io no-”

“Non mentire, non ne sei capace”

Il moro arrossì e girò la testa, come per non guardarlo in faccia.

“Ti ho detto che non è niente idiota! Sei tu quello che menti sempre, sei tu il bugiardo!” lo investì cattivo Ritsuka. Appena l’ultima sillaba uscì si irrigidì all’istante e le lacrime iniziarono a bruciarli agli angoli degli occhi.

“Scusami. Scusami. Non volevo …t-ti prego io…” le parole furono inghiottite dai singhiozzi del moro che si era fiondato tra le braccia di Soubi, piangendo.

Il biondo strinse Ritsuka a se, chiuse gli occhi e sorrise. Sin dalla prima volta che aveva incontrato il moro aveva capito che ara una persona fragile e forte allo stesso tempo. Aveva capito che aveva rifiutato l’amicizia e l’affetto, che era confuso. Fin da subito aveva capito che Ritsuka era innamorato di lui, o almeno era l’impressione che aveva avuto. Ma sapeva bene che non era ancora pronto per dirglielo, nonostante ciò  non era tranquillo. Lui amava davvero quel ragazzino che adesso stava piangendo tra le sue braccia e aveva paura di perderlo…perdere l’unica persona che l’abbia trattato come una persona, dandogli affetto e cure. Aveva ancora ben impresso quella volta che si era preso cura di lui quando era stato ferito contro gli zero…ricorda ancora quelle parole…

 

“Soubi è il combattente di esimei- beloved. Giusto”chiese lo zero Natsuo.

“Quel che è certo che non  è lui” disse con un sorriso lo zero Youji

“Deve esserci un combattente che divide il nome loveless” continuò rivoltò a Ritsuka.

“Che farai se quello vero appare?” chiese impertinente Natsuo.

“Cosa farò?” chiese Ritsuka, stupito.

“Questo significherebbe arrivederci a Soubi. Giusto?”-domando serio Youji.-Il legame con quello con lo stesso nome sarà molto più profondo”.

“Perciò…” esclamò Ritsuka, interrotto da Natsuo.

“Esatto! Quando succede non avrai altra scelta che sbarazzarti Soubi. Poverino, Soubi!” disse strafottente.

“Questo non ha nulla a che vedere!” si infervori Ritsuka. No non avrebbe mai abbandonato Soubi!

“Nulla…a che vedere…?” chiese Soubi tenendo ancora gli occhi chiusi.

“Soubi!” esclamarono in coro i tre ragazzi. Non si erano accorti che si era svegliato.

 

 

Da quella volta Soubi seppe che Ritsuka non l’avrebbe più abbandonato o usato , come invece avevano fatto Semei e Ritsu. Si era sentito per la prima volta davvero importante per una persona…non un oggetto o la miglior combattente…solo Soubi.

“Non piangere no-”.

“Soubi…” la voce di Ritsuka era sottile e incerta, il ragazzo lo stava guardando con i suoi bellissimi occhi d’ametista.

Abbassò lo sguardo e tirò indietro le orecchie, come se avesse paura , si appoggio al petto del biondo girando la testa in modo da non vedere il viso di Soubi.

“Soubi…io…io ti – ritura arrossì violentemente e alzò lo sguardo per poter vedere gli occhi cobalto del più grande- …amo” concluse abbassando il tono della voce e spostando lo sguardo.

“Ti amo anch’io Ritsuka” sussurrò con un dolce sorriso Soubi. Era  felice. Veramente felice, ora aveva tutto quello desiderava…aveva Ritsuka totalmente.

Il moro, con le guance in fiamme, poso le labbra su quelle di Soubi. Non l’aveva mai fatto, era sempre stato il biondo a baciarlo. E solo adesso, mentre la lingua di Soubi accarezzava e giocava con la sua, capì appieno le parole di Soubi quella volta a casa di Yuiko.

 

“Mangiatelo lentamente per abituare la vostra lingua al sapore” disse Soubi ,mettendo davanti ai due ragazzi il pranzo.

“Perché devo allenare la lingua?” chiese Ritsuka.

“Affinando i tuoi sensi…ti aiuterà a prepararti alla battaglia.” Spiegò.

“Battaglia?- domando scettico il moro.- che tipo di battaglia?”

“Perché qualche volta quando usi la lingua…- sussurrò Soubi all’orecchio del moro-la mordi o ti viene morsa.”

“Di che stai parlando?- gridò quasi Ritsuka spostandosi all’indietro.- chi mi morderebbe la lingua? Che schifo!”

“Potrebbe essere piacevole” concluse Soubi con uno strano sorriso.

 

Soubi era passato a baciare il collo del moro mentre quest’ultimo arrossiva maggiormente. Continuò a baciarlo fino a farlo appoggiare sul letto, come aveva fatto quella sera ,quando era ferito, ma stavolta senza che il grido di Natsuo li disturbasse.

“Mi spiacerà quando non avrai più le orecchie…sei così carino…” disse con un sorriso malizioso il biondo.

“Soubiiiiiiii!!!!” urlò paonazzo Ritsuka, staccandosi da Soubi.

Il biondo rise di cuore alla sua razione poi lo strinse a se, tra le proteste del moro, rassicurandolo:

“Stavo scherzando Ritsuka…” Soubi sapeva bene che ancora non era pronto per perdere le orecchie e la coda e lui non aveva nessuna intenzione di fargli pressioni. Cercò di baciare Ritsuka ma il moretto si scostò arrabbiato.

“Soubi non dire più cose del genere idiota!” gli sbraitò contro il moro, suscitando un’altra risata da parte del biondo.

“Non devia avere paura non ti toccherò neanche con un dito se vuoi. Te lo prometto, ti amo Ritsuka.”

“Mmh…davvero pensi che senza le orecchie sarei meno carino?” chiese Rtisuka, leggermente rosso.

Soubi lo guardò per un attimo prima di scuotere la testa…solo Ritsuka si può arrabbiare per l’allusione alle orecchie e poi chiedere se davvero lo trovava meno carino senza!!!

“Non dicevo sul serio…”

“Bene.”

Il moretto si stiracchiò e poi gli diede un leggero bacio a stampo prima di addormentarsi tra le braccia di Soubi. Pochi attimi prima di cadere nel sonno si ricordò di una cosa.

“Soubi…adesso…noi non siamo più signore e servitore…”

“Io ti ubbidirò sempre.”

“No, non intendevo questo…io per te non sono solo il sacrificio…voglio dire, per te…non sono solo un padrone…” mormorò Ritsuka.

“Ru se il mio signore  il io mio sacrificio e il mio amore, la persona che amo.”

“Gazie…” mormorò prima di scivolare nel sonno, ora sicuro dei suoi sentimenti. Ora senza paura.

  
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