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Autore: _OneShock_    29/03/2013    0 recensioni
''A ricreazione lo cercavo, in treno lo guardavo, a casa lo pensavo e la notte lo sognavo''.
Le difficolta' che ci si ritrova ad imbattere all'eta' dei 14 anni: i primi amori.
Tutta la storia e' vera, niente d'inventato.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Era il 12 settembre, per me il primo giorno di scuola liceale. Quel giorno in cui ci si sveglia con le farfalle nello stomaco, con la testa che va ad immaginare cosa potrebbe accadere nella nuova scuola, o magari chi si avrebbe potuto incontrare di nuovo. Comunque sia ero agitata, e non poco. Ho 14 anni. Frequento una scuola superiore e mi trovo in una situazione strana, anzi no, una normalissima e banale situazione in cui ci si ritrova sempre alla mia eta'. Il primo giorno di scuola mi sono svegliata con un mal di testa allucinante, forse dovuto anche all'adrenalina che mi si era creata la notte al solo pensiero che il mattino seguente avrei dovuto resettare gran parte della mia vita. Al posto di prendere la bici e andare in una scuola a due passi da casa, avrei dovuto cominciare a prendere il treno per arrivare ad una scuola distante 9 km. Invece di trovarmi con le solite persone, quel giorno avrei trovato nuovi sguardi puntati su me; sguardi che mi scrutavano dalla testa ai piedi per vedere se le marche dei miei vestiti erano ok o se ero la solita bambina di prima che non era nemmeno consapevole in cosa si sarebbe dovuta imbattere da quel giorno in poi. Io che ho un carattere poco menefreghista mi sono fatta mille problemi, riflettendo se i loro pensieri su di me erano positivi o se magari avrebbero pensato a qualcosa di cattivo o poco carino. Comunque sia ho preso coraggio e mi sono avviata verso la mia nuova classe. Insieme a me avrei avuto solo due ragazze della mia vecchia scuola, per di piu' le due che mi stavano veramente poco simpatiche! Due scroccone ruffiane che pensavano solo al loro bene, fingendo tutti i complimenti che ti facevano, tipo: ''Oddio ma sei bellissima! Desy, ti adoro!'' e robe simili. Loro si sono sedute insieme ed io mi sono messa in un banco ai lati della stanza. Mi sono messa a fissare il banco vuoto in parte a me. Mi e' venuto spontaneo pensare a chissa' chi si sarebbe seduto accanto a me, infondo non sono una brutta ragazza e quindi non mi sono posta il dubbio che nessuno si sarebbe seduto li' perche' puzzavo o perche' avevo qualcosa di strano. Ero una semplice ragazza sociale in attesa di quel misterioso nuovo compagno di banco. Non sapevo se sarebbe stato maschio o femmina, ma sinceramente non mi ponevo quel problema.

Era arrivata una ragazza che come me aveva l'aria un po' intimidita; mi aveva chiesto se poteva mettersi in parte a me, ed io senza esitare le avevo detto di si.

A ricreazione sono corsa nella classe in parte per cercare la mia amica Lisa. Appena incontrata l'ho trascinata nell'atrio della scuola, stavo morendo di fame cosi' mi sono messa in fila alle macchinette mentre intanto le raccontavo tutto per filo e per segno di quello che mi era successo nelle prime tre ore. Presi i crackers, mi sono messa con lei in un angolo: ci divertivamo a guardare i ragazzi e a dare le nostre opinioni. Ho cominciato a tremare, forse per l'emozione dato che finalmente mi trovavo in un'ambiente diverso o forse perche' avevo freddo, non lo capivo. Sapevo solo di essere felice.

Finite le lezioni siamo andate in stazione a prendere il treno. Mi sono girata verso gli altri binari e ho notato che c'era una ragazzo che mi guardava... Ah, si! Era il ragazzo che d'estate ci aveva provato e che mentre con me si comportava come un principe azzurro intanto al mare si faceva ogni sera una nuova ragazza. Mi sono rigirata e gli ho dato le spalle. Arrivato il treno, entrata e seduta in un posto con i sedili posizionati circolarmente, mi sono messa a parlare con Lisa. Di fronte a noi si sono seduti altri ragazzi tra cui uno che si era messo di fronte a me. Lo trovavo bello ma allo stesso momento brutto: era il caso di definirlo affascinante dato che non trovavo un termine che gli si addiceva. Mentre scherzava e rideva con i suoi amici, mi guardava. Mi sono accorta che il suo sguardo era alternativo si, proprio cosi', alernativo. Aveva degli occhi scuri, grandi e profondi; neri. I capelli, come tutti i ragazzi, ce li aveva laccati e incollati tra di essi: stavano in aria senza alcuna piega. Mi guardava ad ogni battuta che faceva con i suoi amici. Rideva e mi guardava, parlava e mi guardava, ascoltava gli altri e mi guardava.

Arrivata alla mia fermata mi sono girata per l'ultima volta verso lui e, ovviamente, mi guardava. A casa dopo pranzo ho acceso il computer e sono andata su Facebook a cercarlo tra gli amici di quelli che erano in treno con me. Una ricerca di un'ora e mezza, ma ce l'avevo fatta. Appena trovato mi sono sentita felice. Passava il tempo. A ricreazione lo cercavo, in treno lo guardavo, a casa lo pensavo e la notte lo sognavo.

Visitavo tutto il tempo il suo profilo Facebook finche' non e' arrivato dicembre, il mese in cui compio gli anni. Avevo acceso internet ed ero andata sul mio profilo a rispondere alle persone che mi avevano fatto gli auguri. Mi sono accorta che tra i post in bacheca c'era anche il suo. Non ci credevo, mi aveva fatto gli auguri anche lui! Aveva scritto 'Auguri:D' gli avevo risposto 'Grazie:)' e ancora mi aveva scritto 'Prego:3'. Solitamente i ragazzi a cui non frega molto, non si mettono nemmeno a rispondere, ma lui l'aveva fatto; e per di piu' poco dopo aveva messo mi piace alla mia foto profilo. Cosi' ho cominciato a pensarci su. Il giorno dopo avevo una gita e, andando dal treno alla corriera, lui mi aveva vista. Era con i suoi amici e stava fumando. Si vedeva che fumava da molto, gesticolava in piena tranquillita', senza preoccuparsi se l'avrebbero criticato o preso in giro. In effetti aveva stile nel fumare. Passandogli davanti ho rallentato il passo, ero sola. Lui dopo aver fatto un tiro profondo s'e' tolto la sigaretta da bocca e con gran sicurezza nello sguardo mi ha salutata con un semplice 'Ciao!'. Nel giro di pochi secondi mi sono sentita come l'acqua che bolle. Ho accennato un sorriso e sono andata avanti. Non ci credevo nemmeno a questo. Ho pensato che non era possibile. Volevo tornare indietro e saltargli addosso, volevo parlargli per ore e guardare il suo bellissimo sorriso. Erano passati 4 mesi ormai da quando lo avevo avvistato per la prima volta. Era tempo di Natale e finalmente andavo giu' in Etiopia a vedere mia mamma, dato che i miei sono separati da tempo. La tentazione di scrivergli era molta ma non avevo ne' coraggio ne' voglia siccome avrei avuto paura di fare un figura di merda essendo magari respinta. E se fosse successo me lo sarei trovato per i prossimi anni in treno, a scuola e nei miei pensieri. Con le vacanze in Etiopia mi sono distaccata da tutto e tutti. Ci ho riflettuto su molto e ho deciso di lasciarlo stare. E' vero, la timidezza porta a perdere molte occasioni. Ma non era il caso di pensarla cosi'. Le voci si sarebbero diffuse e per cinque anni o piu' mi sarei trovata la gente che mi prendeva in giro solamente per averci provato ed essere stata rifiutata. Magari non da tutti accadono queste cose, ma da me non e' un posto libero: non tutti possono fare quello che vogliono, dato che poi sarei stata oppressa da prese in giro e magari anche insulti; io non ho un carattere forte, sono debole anche se magari non sembra dato che mi presento bene e sembro una ragazza forte, decisa e con le idee chiare. Sono sempre insicura.

Ormai la decisione era presa: da quel momento in poi dovevo dimenticarmi di lui, anche se erano stati 5 i mesi in cui ero stata completamente fissata e presa da quel maledetto ragazzo.

Tornata dalle vacanze, un giorno a ricreazione in atrio della scuola, ho notato che un ragazzo molto particolare mi guardava. Lui si che era bello, ti ci potevi perdere ad ammirare il colore azzurro/blu intenso dei suoi occhi. Era particolare perche' aveva il dilatatore da 20 mm che ancora adesso continua a dilatare ed e' arrivato a 28 mm. Aveva anche due piercing: septum e medusa. Aveva anche lui il suo fascino. Lui era di quinta e anche solo a pensare questo, capivo che era abbastanza impossibile che nascesse qualcosa tra me e lui; e se anche fosse nato qualcosa avrei dovuto avere rapporti sessuali con lui siccome i ragazzi di quinta pretendono davvero molto. Ogni ricreazione ci guardavamo, un giorno gli stavo dando le spalle ed un mio amico mi ha detto che mi stava guardando il culo. Forse si divertiva a illudere le ragazze, anche perche' sapeva bene di essere davvero bello! Chi e' che non vorrebbe un ragazzo moro con gli occhi azzurri? Nonostante i miei ragionamenti fossero piu' che veri, non sono rimasta piu' di un tanto a pensarci su, continuavo a pensare a lui. Forse era perche' non volevo pensare all'altro tipo dei cinque mesi (chiamiamolo A) o forse perche' mi piaceva davvero quest'ultimo ragazzo (chiamiamolo B). Nel frattempo per non restare a casa ogni pomeriggio a cazzeggiare o pensare a B, uscivo con C; lo si vedeva benissimo che ci vedevamo entrambi solo per puro divertimento. Andavo da lui quando aveva casa libera e con la musica di sottofondo, ci mettevamo sul suo letto. Ci spogliavamo e stavamo insieme a fare le solite cazzate che fanno i ragazzi. Ecco in quei momenti chiudevo gli occhi. Con la mente immaginavo di essere con B, ma con il cuore ero li' con A. Si sa bene che e' il cuore che si impone sulla mente. Non c'e' niente da fare, lo si deve accettare. Da li' ho capito che mi ero ''buttata'' su B tanto per smetterla di soffrire per A; la verita' la sapevo bene, l'avevo sempre saputa ma la volevo negare. Avevo continuato ancora per qualche giorno a far finta di non voler A, ma solo B. Ma dopo aver fatto una grande e grossa figura di merda con B ho smesso di pensare a lui. Mi sono detta ancora per un'altra volta: ''Basta non voglio piu' avere a che fare con lui''. Mi sono sentita una merda, anzi ancor meglio una sfigata che non voleva mostrarsi con la testa libera. Ho capito che i sentimenti per A erano forti e veri.

A ricreazione non sapevo chi guardare, cosi' mi limitavo a fissare il pavimento. Mi divertivo a osservare la forma delle piastrelle. Mi sentivo strana, come se avessi qualche problema; eccome se ce ne avevo. Mi sentivo confusa. Mi ripetevo continuamente che mi sarebbe bastato un ragazzo carino ma che mi avrebbe saputa amare; qualcuno, avevo bisogno di qualcuno. Non avevo un'immagine chiara di chi, di come e di quando.

Un giorno, precisamente un sabato sera mi ha scritto un numero sconosciuto. Mi sono detta: ''Sara' uno come gli altri tanto sono tutti uguali, e a testimoniarlo e' anche il fatto che tutti i loro numeri telefonici cominciano con il tre''. Era un ragionamento stupido, e' logico che tutti i numeri cominciano col tre, ma ormai non sapevo piu a cosa pensare.

Il tempo mi aveva dato un po' di spazio per conoscerlo meglio. Lui, infine, chiamiamolo D.

D non era un brutto ragazzo e si era dimostrato serio sin dall'inizio. Eravamo usciti una sola volta ma ci era bastato per capire che ci piacevamo a vicenda. Da quel giorno ci scrivevamo tutto a cuori e cazzate varie. Purtroppo la distanza ci ha impedito di vederci per una ventina di giorni. D lo sentivo freddo e avevo capito che magari di me non gli fregava molto. Sono venuta a sapere che c'era una in classe sua che ci provava e gli aveva chiesto di stare insieme a lei. Tramite un nostro amico in comune sono anche venuta a sapere che l'interesse nei miei confronti da parte di D era del 55% e nei confronti dell'altra ragazza era del 45%. Mi sono detta ''Io e D non ci vediamo da venti giorni, lei e D si vedono ogni giorno per piu di cinque ore. L'interesse per me e' piu' di quello che prova per lei, nonostante non ci vediamo da tutto questo tempo''. Sapevo di averlo colpito fino a infondo, gli piacevo molto, ne ero sicura. Comunque sia la volta che mi ha richiesto di uscire con lui ho accettato, ma non sapevo come avrei dovuto comportarmi siccome credevo che lui e l'altra ragazza fossero sul punto di stare insieme. Arrivata li' da lui l'avevo salutato come se gli stessi lanciando una maledizione: non trovavo giusto che mentre stava con una intanto usciva con un'altra, ovvero me. Eravamo andati a mangiare al McDonald's, lo evitavo completamente. Io parlavo con la mia amica e lui col suo amico. Non lo degnavo nemmeno di uno sguardo o di un sorriso. Ero convinta che ogni volta che prendeva in mano il suo cellulare scriveva all'altra povera ragazza che stava andando tutto bene e che era andato a mangiare fuori con un amico. Per me era abbastanza, volevo tornare a casa. Ho resistito ancora un'oretta e poi me ne sono andata. In quel momento ho pensato che quel ragionamento che avevo fatto del 3 iniziale dei numeri di cellulare era sensato. Arrivata a casa lui mi ha scritto. Abbiamo chiarito alcune cose, per esempio che lui e l'altra ragazza non si sentivano piu', perche' aveva capito che per lui ero piu' importante io. Abbiamo cominciato a risentirci, finche un giorno non mi aveva chiesto di stare con lui. Io ho accettato perche' infondo con lui stavo bene ed era cio' che stavo cercando da tempo. Le prime settimane andava tutto a meraviglia, eravamo uno piu' felice dell'altro, finche' un giorno mi ha scritto che non potevamo piu' sentirci, che era un coglione e che aveva creato un casino, che mi avrebbe riscritto quando si sarebbero risolte le cose. Dalla velocita' nel scrivere i messaggi ho capito che gli stavano ritirando il cellulare. L'ultimo messaggio era stato ''Ti amo''.

Avevo intuito da sola che aveva fatto una cazzata, tipo che si era fatto beccare mentre si faceva uno spinello o robe simili. I giorni passavano e nemmeno un minima traccia di lui. Il suo profilo Facebook non era attivo, non mi aveva mentito. Non era un bene per me, ero finalmente riuscita a staccare la mente dal pensiero fisso di A e anche B.

Ogni giorno in atrio li vedevo entrambi e non riuscivo a resistere, avrei voluto sedermi li' e fissarli entrambi per ore ed ore.

Era una situazione complicata, A mi piaceva seriamente e B era un figo. A era di terza e B di quinta. Mi era capitato un giorno in cui fuori la giornata era bellissima, di parlare con A.

Io e delle mie amiche avevamo rientro; avevamo una sigaretta ma ci mancava l'accendino. Era passato A, l'abbiamo fermato e gli abbiamo chiesto se ci poteva prestare il suo. Eravamo state li' un po' di tempo a discutere con lui per quando glielo avremmo potuto riportare. Alla fine allontanandoci io gli ho sorriso e lui anche, ho sussurrato un ''Grazie'' e lui ha risposto ''Prego''. Abbiamo fatto due tiri fuori da scuola e rientrando le mie amiche avevano mandato me a ritornarglielo indietro. Entrata in atrio l'ho cercato. Non lo trovavo cosi' ho fatto due passi in avanti per guardare meglio in giro. Ad un certo punto mi sono accorta di essere osservata, si, era lui. Si e' alzato e mi e' venuto incontro. Gli ho detto ''Grazie mille, sai?'' mi ha risposto ''Prego'' e mi ha sorriso. Si e' avviato con un suo amico verso l'esterno e, accesa la sua sigaretta, mi guardava da fuori, mentre intanto parlava di qualcosa con l'altro ragazzo. Avrei davvero voluto essere li' per sentire cosa diceva! Tornata a casa una mia amica mi continuava a ripetere ''Dai scrivigli! Vedrai che andra' bene!'' ma io non mi fidavo, non mi andava. Ho pensato anche al fatto che non era un ragazzino di prima, doveva essere in quarta, ma era in terza: il coraggio per provarci ce l'avrebbe avuto eccome. Si sapeva anche in giro che era un ragazzo coraggioso e non uno con la coda di paglia quindi se avesse voluto avere a che fare con me avrebbe sicuramente fatto qualcosa. Ormai era passato piu' di meta' mese, e D non si era fatto sentire. Passato un mese e ancora niente. Una sera avevo il presentimento che sarebbe successo qualcosa: ho preso in mano il cellulare e mi sono messa a leggere le vecchie conversazioni con D. Il cellulare aveva vibrato: avevo guardato chi era e... Era D! Mi aveva scritto dopo tutto quel tempo. In quel momento avrei voluto prendere un coltello e farmi del male in qualche modo. Sono corsa in bagno e ci ho provato, ma qualcosa mi ha fermata. Non so cosa dato che il mio cervello era fuso, non sapevo a cosa pensare; no! Non sapevo a chi pensare. Mi sono data un appuntamento con D, nel tentativo di fare tornare le cose come prima, e cioe' di eliminare A e B dai miei pensieri. Ci ho provato ma quando ci siamo baciati non sapevo nemmeno se ero felice. Non capivo piu' i miei sentimenti, bella merda! Io avevo anche assicurato a D che durante quel mese non avevo pensato a nessun altro, chiaro, volevo ancora per un'altra volta negare la verita'. Pensavo che facendolo avrei magari smesso di pensare agli altri due. Io D non lo volevo lasciare, era la mia unica fonte di felicita', senza lui sarei caduta in depressione a pensare ad A e B. Stavo male e non sapevo che fare. Mi e' venuta l'idea di presentare D ai miei genitori, magari cosi' avrei dedicato il mio cuore a lui senza altri ostacoli.

Ebbene si, la storia finisce cosi': adesso mi ritrovo a stare con D, non voglio una cosa da una botta e via, ci rimarrei male, ma non so nemmeno se voglio una cosa seria, ho il cuore preso da A.

B lo escludo perche' mi piace solo d'aspetto fisico. C ogni tanto mi scrive per chedermi se voglio andare da lui quando ha casa libera. Ho tante tentazioni, ma devo resistere, si. Devo farlo almeno finche' mi passano i sentimenti per A; con oggi siamo a 6 mesi per lui.

  
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