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Autore: Papillon_    29/03/2013    5 recensioni
Mary, una ragazza semplice, determinata e bellissima arriva alla Cross Accademy. E qui conosce Zero, il ragazzo misterioso, quello da cui tutti stanno alla larga. Quello di cui tutti hanno paura.
Tranne lei.
I due sembrano destinati ad avvicinarsi sempre di più; uniti per cercare l'unica verità che Mary sta cercando.
Ma che ne sarà di Yuuki?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 27

Due colori


 

L’amore nasce involontariamente.

Può aumentare, diminuire, fino a dissolversi del tutto ma non si può imporre.

A volte ci piacerebbe amare una certa persona,

possiamo addirittura dire che quella persona ha tutte le qualità

perché ci innamoriamo di lei ma questo non accade.

Con uno sforzo più o meno grande ci si abitua a chiunque

ma abituarsi non è amare.

 

(E. M. Reyes)

.

.

.

Mary
 
Vedevo quanto ero stata crudele. Era tutto così chiaro e al contempo così distruttivo, ed era tutta colpa mia, solo mia, ed era inutile versare lacrime, perché le fottute lacrime non avrebbero cambiato niente.
Lo vedevo chiaramente negli occhi delle persone che uscivano dalla stanza dove Yuuki era ricoverata.
Certo, ero sopravvissuta. Solo perché era una purosangue, da quello che avevo sentito mormorare. Che coraggiosa, Yuuki. Aveva parato col suo corpo quello di Zero. Se il proiettile lo avesse preso lui, il mio cacciatore sarebbe morto. Morto.
Non mi sentivo molto diversa da prima, ma, secondo ciò che aveva detto Zero, ora io ero un Hunter. Proprio come mio padre. Proprio come Zero.
Ma mi sentivo così vuota. Avevo praticamente causato la scomparsa di Sara, ma, dall'altra parte, avevo anche assicurato a Yuuki un letto d'ospedale. E mi sentivo così male, così assurdamente male...
E Zero? Cosa avevo fatto a Zero? Se lui avesse perso Yuuki, credo che mi avrebbe uccisa con le sue stesse mani. E avrebbe fatto bene.
Mi portai le mani sugli occhi. Non potevo credere di essere arrivata a tanto, e mi vergognavo da morire per non essere stata capace di trovare una soluzione migliore alla minaccia di Sara.
A un certo punto udii la porta dell'infermeria della scuola aprirsi e chiudersi. Davanti a me, Zero, pallido come un fantasma, appoggiò la testa alla porta e chiuse gli occhi.
Dovevo affrontarlo. Perché le cose o si affrontano o si lasciano andare, ma Zero era troppo importante, e di sicuro non volevo aggravare ancora di più la situazione.
-Mi dispiace da morire, Zero. - dissi alzandomi. La mia voce mi suonava estranea, sembrava quasi non mi appartenesse. Sembrava appartenere a una vecchia stanca.
-Non fa niente. - mormorò lui.
Non fa niente?
-Ho sbagliato tutto, Zero. Credevo che avrei potuto salvarvi, invece...guarda cosa ho fatto a Yuuki. Dio, mi spiace, Zero, da morire, io vorrei che non fosse mai accaduto...
-Hai fatto quello che ritenevi giusto. - si limitò a dirmi, senza mai guardarmi negli occhi.
Fece per andarsene, ma io mi mossi con lui.
-Zero, ti giuro su Dio che mi dispiace. - mormorai con un filo di voce.
-Mary, va bene così, davvero. Yuuki si sta riprendendo. I purosangue non si possono uccidere, a meno che un altro purosangue non strappi loro il cuore.
Rimasi sbalordita. I purosangue erano la prova dell'esistenza dell'immortalità, quindi. Chissà com'era vivere per sempre, chissà come si sentiva Yuuki...
-E' solo che quando l'ho vista lì, ferita e impotente...ho avuto paura. Mi è difficile pensare a Yuuki come immortale. - sorrise, un sorriso timido, ma pieno...
Pieno di qualcosa a cui non sapevo dare un nome.
Avevo visto dei frammenti della vita di Yuuki tramite il bacio che le avevo dato, quando ancora ero uno spirito bambino. Era stata umana, ma poi si era trasformata in purosangue grazie a suo fratello, che lei amava. O non avevo capito bene che sentimento provasse. Quando avevo viaggiato nei suoi ricordi, avevo visto distintamente due colori. Da una parte c'era il rosso, un rosso bellissimo che Yuuki amava e al quale era terribilmente devota. Ma del quale a volte era anche spaventata.
Poi c'era l'ametista. Dio solo sa come durante la visione mi ero sentita quando era comparso, nei ricordi di Yuuki, l'ametista. Yuuki ne era attratta, ma era come se quell'attrazione fosse proibita. Ma poi voleva anche proteggere quel colore, farlo suo, solo suo, in modo che nessuno gli potesse fare del male.
Adesso ci sono io. Nessuno ti farà del male, continuava a ripetere, quando ripensava all'ametista.
Presi una mano di Zero e gliela strinsi forte.
-Tu la ami, Zero.
Non si mosse, e né parlò. Ma non mi serviva una conferma: io lo avevo già capito da tempo, ma solo ora ero pronta per ammetterlo a me stessa.
-Vedo come la guardi... e non solo. Sembra quasi che tu le appartenga, che tu le sia sotto la pelle. Che tu sia lei, che lei sia tu. Non lo so, ma è comunque una cosa bellissima.
Avevo cominciato a piangere. Era incredibile: stavo solo ammettendo una cosa che era chiara come la neve. Non dovevo piangere, dovevo essere forte.
-Mary...
-Io torno a casa mia, Zero. Ho deciso. Ero venuta qui per far luce sul mio passato e ce l'ho fatta. Può bastare, direi.
Gli lasciai andare la mano.
-Incontrarti è stata la cosa più bella che mi sia capitata in questo viaggio, Zero. Sei una persona bellissima, dico sul serio. Che sa amare e farsi amare.
-Come lo sai? - chiese lui.
Sorrisi, e una calda lacrima mi rigò il volto. Mi ero illusa che potesse ricambiarmi, mi ero illusa per troppo tempo di poter significare qualcosa, per lui, per quel guardiano dagli occhi impenetrabili. Ma mi sbagliavo.
-Perché ti amo, Zero, ecco perché lo so.
Mi voltai senza nemmeno guardarlo un ultima volta. Devo andare, devo andare, Dio, devo dimenticarmi di lui.
Non eri nei piani, ma sei arrivato e mi hai sconvolto la vita. Dì un po', guardiano, chi ti credi di essere?
Sentii due braccia forti avvolgermi da dietro. Poi la sua voce, sussurrata calda vicino all'orecchio, mi fece piangere come una bambina, lì, nel corridoio della scuola.
-Non ti dimenticherò mai, Mary. Mi hai capito? Mai.
 
***
 
Aspettavo. Aspettare di tornare a casa seduta sulla fontanella del cortile della scuola mi sembrava una cosa piuttosto accettabile. Non che le lacrime cessassero di uscire, non che il mio umore fosse migliorato, sia chiaro; ma in ogni caso, aspettare, in quel momento, era la cosa più giusta. Sì, perché se mi fossi lasciata andare sarei tornata all'accademia e avrei combinato chissà quale disastro, e strappandomi di dosso ogni buon senso, avrei rivisto Zero. E non potevo permettermi una cosa del genere, perché lui aveva messo la parola fine a ciò che era successo, per cui, di conseguenza, avrei dovuto fare la stessa cosa anche io. Non subito, forse domani, forse fra un sacco di tempo, ma l'avrei dovuta fare anche io.
Giocherellavo con l'acqua e muovevo i piedi avanti e indietro per distrarmi. Se fosse passato qualcuno non avrebbe notato la mia tristezza. Al pensiero mi venne da sorridere: certo, da fuori potevano pensare quello che volevano. Ma se si fossero avvicinati, se avessero provato a capirmi...credevo sarebbero stati schiacciati dall'ingombrante presenza della mia tristezza.
-Sei già pronta per partire?
Oh, quella voce. Alzai lo sguardo non curandomi del mio volto arrossato e probabilmente della mia faccia sconvolta. Potevo mentire a Zero, potevo farlo con Yuuki. Ma perché farlo con lui? Insomma, lui era colui che aveva svelato il mistero del mio passato. Senza di lui non sarei stata lì, lo sapevamo tutti.
-Kayen...- mormorai, incapace di formulare una risposta coerente. La cosa mi dette parecchio fastidio, perché quei momenti sarebbero stati gli ultimi che avrei potuto condividere con lui.
-Posso sedermi? - domandò, quasi timidamente, in verità, e io feci segno di sì con la testa. Con poca grazia e un sorriso tirato, asciugai col dorso della mano le lacrime che ancora bagnavano il mio viso. Kayen mi prese una mano tra le sue.
-Mi 'spiace, piccolina. Non avrei mai voluto questo. - disse a bassa voce, riferendosi...a che cosa? A Zero? Al fatto che avessi dovuto partecipare a una guerra? Non capivo.
-Io...- presi un bel respiro. Poi un altro, e un altro ancora. Dovevo cercare di calmarmi, altrimenti non sarei riuscita a parlare. -Sono così dispiaciuta per sua figlia, Kaien...è arrabbiato con me?
Strinse gli occhi a una fessura. -No, piccolina. Hai fatto la scelta che ritenevi più giusta. Perché credi che sia arrabbiato?
-Ecco...Yuuki...l'ho vista così in percolo, vulnerabile...ed è stata colpa mia! - riuscii ad affermare molto lentamente, in modo che ogni parola penetri come una forte pugnalata.
-Non voglio che credi che sia stata colpa tua. Sara è un'incantatrice e ti ha stregata, e tu hai fatto ciò che hai fatto perché credevi di salvarli. - mi accarezzò una guancia, raccogliendo con la punta del dito una lacrima calda. -Mia figlia e mio figlio sanno bene che tu non hai colpa, Mary.
Il modo in cui aveva parlato dei suoi figli mi fece venire i brividi. Anche se non erano suoi figli di sangue, lui era così dolce e così protettivo...all'improvviso, sentii una familiare stretta al cuore ricordarmi che invece mio padre non c'era più e che non poteva comportarsi con me nello stesso modo in cui Kaien si comportava con Yuuki e Zero.
-Pensi a tuo padre? - mi chiese Kaien, tornando a stringere la mia mano.
Annuii. -Lei me lo ricorda tanto. - ammisi.
-Ne sono felice. Tuo padre era un gran uomo, piccolina. Amava sua moglie con tutto sé stesso e ha dato la sua vita per proteggerti. Un gran cacciatore, un gran marito...un grande padre.
Ero sicura fosse l'ammirazione a traboccare dagli occhi di Kaien. Ma il punto è che quella non era semplice ammirazione. Kaien voleva un bene dell'anima a mio padre, e lo si poteva capire dal modo in cui ne parlava, il modo in cui voleva entrare nelle sue stesse parole per farmi credere che fosse tutto vero. No, non era semplice ammirazione. Era molto, molto di più.
-E' stato lei a trovarmi, vero? Quel giorno, quando mio padre è morto. Lei e Yagari. - sussurrai. E lui annuì. Ma non serviva, perché io lo sapevo. Lo avevo sempre saputo. Solo che non avevo mai avuto il coraggio di ammetterlo a me stessa. Quei due uomini mi avevano salvato la vita, e io mi vergognavo a morte per non essere in grado di ringraziare loro abbastanza.
-Non potrò mai ringraziarla come si deve, Kaien, lo sa, vero?
Lui sorrise e guardò la sua scuola. Mi accarezzò la mano, mentre mi diceva quelle cose. -No, Mary. Sono io a ringraziare te. Per essere venuta e per aver salvato i miei figli. Forse tu non lo sai, o non te ne sei accorta...ma li hai salvati. Prima che arrivassi tu, Zero era così...diverso. Ora guardalo, ti prego. Per un padre vedere i propri figli felici non è la cosa più bella? Beh, io li guardo e finalmente li vedo sereni e sento di essere l'uomo più fortunato del pianeta.
Lui che ringraziava me? Oh, Kaien. Se ti portassi a casa la mia mamma si innamorasse di te...sei un uomo così dolce. E ami i tuoi figli così tanto...e so per certo che anche loro ti amano.
E tutte queste cose, credetemi, avrei voluto dirgliele. Invece lo abbracciai e scoppiai a piangere, e lui mi strinse per delle ore che mi parvero giorni. Quando ci staccammo era buio ed era ora di andare.
 
Ricordo la mia mano che saluta la sua con un cenno. Ricordo il profumo del giardino della scuola, della mia scuola. Ricordo il viaggio in auto, l'attesa della partenza, i sorrisi della gente. E il volo. Il lungo volo che mi avrebbe riportata a casa.
Ricordo il taxi rosso che mi ha riportato a casa di campagna e le strade della mia città che mi salutano dimostrandosi affollate come sempre. Ricordo il viale che precede l'entrata in casa mia, Hannah che mi corre in contro e piange e mi abbraccia e ride. L'abbraccio anche io.
Poi la mamma.
-Dov'è il ciondolo, tesoro?
-Credo di averlo dimenticato là, mamma.
Ricordo obasaan. Anche lei piange. Piange e indica la tazza di thè perché non riesce a parlare ma io dico di no, mi limito a sorriderle e a dirle quanto mi è mancata.
Ricordo tutto, del mio ritorno. Ricordo ogni cosa e la tengo gelosamente nel cuore.
Apro la valigia ed ecco, il mio cuore sprofonda. C'è un cavallino di legno colorato di lilla in cima ai miei vestiti. Lo guardo incredula, perché non posso crederci. Il mio cavallino color dell'ametista.
Certo che ricordo ogni cosa. E ricordo che durante il mio ritorno non ci sono state lacrime.
Almeno fino a quel momento.
.



 
.



 
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Mi scuso tanto per il ritardo donzelle! Prima che mi dimentichi vi auguro buona Pasqua e per chi è studente  buone vacanze! Mi raccomando, rilassatevi ;)
Avviso che il prossimo capitolo sarà l'epilogo. Non posso credere che sia già arrivato il momento di salutarci...*me versa una lacrima*
Un bacione tesori,
Vostra
Je <3
   
 
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