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Autore: strangeswag    29/03/2013    1 recensioni
"“Spero almeno che il tuo sorriso sia rimasto lo stesso di due anni fa” sussurra distogliendo lo sguardo. Le sue lentiggini sono svanite sotto il rossore delle sue guance.
Ora ho capito chi è. E' venuto a salvarmi, come aveva promesso."
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Prendo lo specchietto dalla mia borsetta: le mie labbra sono bianche, come morte, e il mio viso pallido, pallidissimo da far paura.
Cerco freneticamente il rossetto nella borsa, ma trovo solo un mascara e un'eyeliner. Rigetto tutto dentro la borsa, come se nulla avesse più importanza ormai.
Nevica da far paura stanotte, fa davvero freddo. Voglio solo che qualcuno mi riporti a casa, dai miei ragazzi.
Quella stramaledetta casa, a stento riesco a pagare l'affitto, faccio letteralmente dei miracoli, non so ancora come riesco a mandar avanti tutto.

Guardo l'ora: le undici e mezza.
Che schifo.
La notte è appena iniziata, ma i lampioni sono ancora spenti, o forse non si sono mai accesi.
E' da quando avevo diciotto anni che vivo questo incubo: tutte le notti per le strade, a vendere il mio amore, nonché il mio corpo, a uomini strani e sconosciuti.

 

“Sei diventata un pezzo forte, piccoletta, ormai sei nella squadra di serie A” mi dicono le ragazze più grandi, quelle con più esperienza.
Squadra di serie A o no, io mi sento tanto male ogni volta che mento ai ragazzi: “ora vado a lavorare, ci sono tanti clienti da servire anche questa sera al bar, torno tardi.” ogni sera la stessa bugia.
Me ne vado alle nove vestita da cameriera con i ragazzi seduti sul divano (quello coperto da un lenzuolo rattoppato) e ritoro alle sei vestita da spogliarellista con i ragazzi che dormono nei loro letti, come angeli. Evidentemente fa troppo freddo perché gli angeli volino: i miei angioletti non sono mai volati via da me.

Le cose peggiori nella vita arrivavano e arrivano solo a me, sono continuamente sotto pressione, il mio viso si sta scavando sotto i segni di questo logoramento fisico e psicologico.
Ecco come trovai rifugio nella droga.
Ogni volta che tiro una riga o mi fumo un canna, mi sento subito meglio, dimentico la mia vita e mi proietto con la mente in un'altra dimensione, e mi sento leggera, spensierata, libera.
La prima volta che provai la droga, fu con un mio cliente, un mio coetaneo.
Avevamo appena finito i preliminari, la gola mi bruciava ancora per aver inghiottito il suo sperma. Ma lui era particolarmente gentile, aveva un viso dolce. “Ti va?” mi disse porgendomi una specie di sigaretta “cos'è?” chiesi ingenua (avevo ancora diciott'anni e non avevo provato ancora nulla di ciò, non avevo avuto un'adolescenza “normale”). “Tu provala, e vedrai.”. La provai. Al primo tiro mi sentii strana, ma cavolo, non riuscivo a smettere. Ridevamo come matti. E' stata l'unica volta che ho provato davvero piacere con un mio cliente, e oltre alla solita notte di sesso, quella sera ho avuto qualcuno con cui piangere, parlare e ridere. Prima di andare mi baciò delicatamente e mi disse che un giorno ci saremo rivisti, e che mi avrebbe salvata.
Ma in realtà, mi ha fatta solo diventare dipendete dalla droga, vado matta anche solo per un grammo.
Sono passati due anni da quel giorno e lui dov'é? Non lo so, forse ad incularsi un'altra troietta come me, promettendole di salvarla. E il suo nome? Non so nemmeno quello, fantastico.

Gli occhi mi si stanno chiudendo, sono seduta sul marciapiede già da venti minuti. Mi sto lentamente coprendo di neve candida, i miei occhi sono ormai chiusi.
“Finalmente sto morendo” penso “Finalmente lascerò questo mondo di merda, e avrò una vita migliore lassù, se il Signore lo vorrà”

Ma prima che la mia anima possa abbandonarmi, una macchina si affianca a me.
Mi alzo rassegnata, anche stasera devo sottomettermi a qualche porco schifoso.

“Fammi salire subito in macchina, dei prezzi parliamo dentro” urlo.
Ma lui scende dalla macchina, corre verso di me e mi avvolge in una coperta.
“Dove abiti?” mi chiede.
Lo guardo dritto negli occhi. “Cos'è? uno scherzo?”
I suoi occhi fissano i miei, le sue braccia mi cingono il corpicino esile.
“No, non è uno scherzo, sali in macchina e ti riporto a casa”
“Ma io devo lavorare...”
“Hai vent'anni, questo non è un lavoro che si addice alla tua età, e nemmeno a te stessa, Angeline.”
sa il mio nome. Com'è possibile? Io non l'ho mai visto in vita mia.
Ma quei tatuaggi colorati sul suo braccio non mi sono nuovi. E nemmeno quegli occhi azzurri come il mare. E nemmeno quei capelli rossi come le foglie autunnali.
“Come sai il mio nome?” gli chiedo mentre salgo in auto.
“Io so molte cose di te, ma forse in due anni sono cambiate molte altre cose. Allora, ridi ancora tanto quando fumi una cannetta?”
“Cosa vorresti dire?!” Mi sento un groppo in gola, ci mancava proprio uno stalker. Che vita di merda.
“Certo Angeline che hai proprio la memoria corta. Oppure non vuoi capire.”
Lo guardo ancora. Quel sorriso, mi ricorda qualcuno, ma non so dove collocarlo.
“Spero almeno che il tuo sorriso sia rimasto lo stesso di due anni fa” sussurra distogliendo lo sguardo. Le sue lentiggini sono svanite sotto il rossore delle sue guance.

Ora ho capito chi è. E' venuto a salvarmi, come aveva promesso.

  
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