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Autore: Dear_prince_charming    29/03/2013    0 recensioni
Okey, okey…aprendo questa storia non vi ritroverete come per magia dentro un romanzo shakespeariano.
È semplice come storia
Parla di due ragazzi.
Due ragazzi che scoprono insieme cos’è la amore, ma ch non riescono a trovare il coraggio di affrontarlo del tutto
Lui sta scappando da suo padre
Mente lei sta solo cercando di scappare da se stessa
Incontrandosi cercheranno di colmarsi a vicenda, istaurando il loro rapporto sulla fiducia (alt ho detto fiducia, non amicizia! non subito almeno…)
Spero che vi piaccia.
Un bacio a tutti (lettori e non…)
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Megan stava sfogliando una vecchia rivista di moda.
Quell’articolo su come contrastare la cellulite lo aveva ormai imparato a memoria, ma non si rassegnava e cercava di capire più a fondo i segreti per avere delle gambe perfette come quelle della modella anoressica sulla pagina. Dopo aver fissato abbastanza a lungo quell’immagine, si convinse che fosse ritoccata,e che certe forme o le si hanno subito in regalo da Madre Natura o non arriveranno mai. Annoiata girò la pagina. Poi ne girò un dozzina tutte assieme, infine chiuse la rivista per scaraventarla sul tappeto lì vicino, sopra un mucchio di sue simili.
Pensò ai suoi amici.
Holly, Grant e Lea erano partiti. Erano in vacanza, loro!
Lei lavorava in un fast-food quattro giorni a settimana,invece.
Era stata mandata li da sua madre dopo che aveva fallito il test di biologia di fine anno; e così per pagarle le ripetizioni e per darle una lezione, l’aveva mandata a lavorare.
I suoi amici avevano protestato dicendo che era la prima volta che sarebbero potuto partire tutti e quattro assieme per andare a fare una vacanza degna di essere chiamata tale. Megan non aveva detto niente. Aveva solo stretto i pugni ed aumentato le ore di boxe giornaliera. Un giorno aveva anche sputato nel piatto di suo padre, che non aveva avuto il coraggio di difenderla. Ma da una parte se l’aspettava. Suo padre non prendeva mai decisioni ,si schierava sempre nel mezzo per non creare “casini interni”, come li chiamava lui. Era un atteggiamento odioso a detta di sua figlia.
A scuola, Megan, aveva letto la Divina Commedia, dove Dante metteva coloro che non si schieravano e non partecipavano alla vita pubblica, nel luogo che non apparteneva a nessuno, ne a Dio e ne al diavolo: l’antinferno.
Ecco, lei avrebbe voluto punire suo padre alla stessa maniera cacciandolo dalla sua famiglia. Lo riteneva inutile, e tanti suoi amici le avevano raccontato che la vita con i genitori separati è una cosa fantastica! 
Sorrise tra sé e sé per quel pensiero così infantile. Poi guardò l’orologio a forma di gatto che stava appeso al muro, per sicurezza controllò anche lo Swatch al polso, ed infine si alzò dal letto.
Un’ora ed il suo turno sarebbe iniziato.
Per raggiungere il centro della città avrebbe impiegato 20 minuti buoni di bicicletta.
Avrebbe potuto prendere la metro, ma l’idea le faceva abbastanza ribrezzo da convincerla che in fondo due pedalate le avrebbero fatto bene anche al fondo schiena che, con le abitudini alimentari che l’estate portava, sommate all’ipercalorico cibo del fast-food, stava diventando una portaerei.
Ma non si biasimava.
Chiunque sarebbe caduto in tentazione a lavorare in un posto così.
Per un attimo le tornò in mente l’immagine della ragazza sulla rivista, e la determinazione di dimagrire divenne più forte. Poi si rassegnò, dopo aver riconosciuto quella sensazione che continuava a tornare a periodi alterni; i periodi in cui cominciava una dieta per poi finirla il giorno dopo, al tavolo di cucina,davanti ad una confezione di gelato ormai vuota. Tanto valeva ostacolare sul nascere quella piccola forza di volontà.
Prese la borsa ed uscì di casa.
Per dar spago alle sue ragioni, subito dopo essere entrata, e subito dopo aver timbrato il turno, Paul un ragazzo con un problema d’acne e con 3 peletti sul mento che lui orgogliosamente aveva il coraggio di chiamare “barba”, le passò una confezione di patatine fritte ancora calde.
Lei ci mise sopra una confezione di ketchup e una di senape . Tanto, pensò, se devo esagerare meglio farlo fino in fondo!
 
Erano le 4 e un quarto quando lui entrò
Non era un ragazzo che si notava facilmente.
Era piuttosto nella norma
Aveva il fascino della camicia da 4 soldi da boscaiolo. Dei ricci neri si sbizzarrivano sulla sua testa dandogli un’aria un po’ trasandata. Nell’insieme però era un bel ragazzo, alto e slanciato. Il tipico ragazzo che le madri vorrebbero per le loro figlie per favorire una progenie sana. 
Megan lo scrutò con una semplice occhiata e un solo piccolo pensiero malizioso balenò nella sua mente, prima di riconcentrarsi sull’ordinazione di un vecchio signore.
Di norma il tavolo 3, quello dove il ragazzo si era seduto, sarebbe toccato a Paul,così come il 9, l’11 ed il 16.
Ma Paul era intento a dialogare con una biondina sul fondo del locale, con uno dei suoi tentativi d’approccio meno brillanti.
Megan lo chiamò ad alta voce un paio di volte, prima di infilare la penna nel taschino, prendere il suo blocchetto e dirigersi lei al tavolo 3, con l’aria leggermente scocciata.
Rimpianse la sue fantasie di poco prima quando notò che ,il ragazzo, carino era carino, ma esagerava un po’ con la sciattezza. Non sarà stata un ristorante con 3 stelle Michelin, quello, ma era pur sempre un fast-food. Un luogo pubblico!
La canottiera che il ragazzo portava sotto la camicia da 4 soldi era sporca di grasso. E non da una semplice macchiolina, schizzata sciaguratamente ,magari, da uno spaghetto succhiato con troppa foga. Il grasso copriva buona parte della canotta e, dalle forme che assumeva, era stato improntato di proposito. Per di più era di colore scuro.
“Ciao” disse Megan una volta raggiunto il suo tavolo.
 Il ragazzo alzò gli occhi scuri sul volto della ragazza, poi li riabbassò sul menù che teneva in mano.
Prima che lei potesse chiedergli nulla, lui parlò : “cosa mi consigli? I fast-food in generale mi fanno abbastanza schifo,dall’esterno dico, dentro prima di oggi non vi ero mai entrato. Quindi non so quali siano i “piatti del giorno” qui. So solo che spesso le patatine rimangono nell’olio di cottura per una notte intera, per impregnarle di più….” rise tra sé e sé mentre continuava a scorrere con gli occhi da una parte all’altra del menù.
Lei lo guardò con aria interrogativa. Ignorando la battutaccia sui piatti del giorno si chiese come un ragazzo ,all’apparenza così umile, non fosse mai entrato in un fast-food. E comunque non è che ci volesse un manuale di istruzioni per ordinare un hamburger…
Nel dubbio gli chiese: “vuoi che ripassi dopo, intanto che ci pensi?”
“Non ti ho chiesto di ripassare dopo” Adesso ,lui,aveva abbassato il menù e la guardava dritto negli occhi.
“Avevo solo bisogno di un consiglio, ma, si! Ripassa dopo! Anzi perché non mandi qualcun altro?”  e riprese a ridere tra sé.
Megan capì che sicuramente dietro quell’ultima frase c’era un’allusione ad un qualcosa che lei non aveva colto. Cosa trovava di così divertente in una cameriera?
E’ inutile che ci fa tanto il sofisticato! Pensò E’ lui quello con la camicia che sembra essergli stata prestata da Dean Winchester in una delle sue migliori cacce al vampiro!….
Rimase a bocca aperta per qualche secondo prima di rendersi conto di dover sembrare un pesce lesso. Poi sentì la collera salire.
-Flashback
All’età di 11 anni Megan era una bambina adorabile e bella. Parlava in maniera disinvolta e spigliata con le persone sconosciute e più grandi, in più godeva di un’ottima educazione.
 Dopo l’ennesima rissa che aveva avuto con uno dei suoi compagni di classe ,però, i suoi decisero di mandarla da uno strizzacervelli che  riferì ai suoi genitori che la bambina aveva effettivamente qualche problema a gestire la rabbia .
Non era così grave comunque da mandarla in terapia, ma da quel giorno, Megan giurò a se stessa che non avrebbe mai più perso il controllo ,in luogo pubblico almeno, per non rifinire in una situazione del genere. Se voleva affrontare qualcuno avrebbe dovuto farlo in un posto appartato.
Per equilibrare ,comunque, la rabbia repressa che, soprattutto nei primi periodi, spesso le saliva in petto aveva perfezionato il suo linguaggio, e adesso aveva un ottima dialettica.
In più ogni quanto poteva si allenava nel seminterrato con un vecchio sacco da boxe e con esercizi di yoga.
Ma qualcosa già da allora stava iniziando ad annidarsi nella sua testa. La paura di non essere mai abbastanza, che compare spesso insieme all’adolescenza, era diventata insostenibile per lei. Non riusciva a fare nulla senza sentirsi in competizione con il mondo intero. E la cosa la uccideva, perché stava iniziando a spezzare i legami con le persone che le erano più care. Di fatto all’iscrizione del liceo, la sua miglior amica aveva deciso un’altra scuola, con la promessa però che si sarebbero sentite ogni  giorno. Megan sapeva che i rapporti tra loro si erano incrinati già da un po’. Ma né l’una né l’altra aveva fatto nulla per recuperarli. (ora come ora sono 4 anni che non si sentono).
 Sarebbe facile dare la colpa a qualcuno come ai suoi genitori, alla scuola o semplicemente ai suoi coetanei.
Ma purtroppo era tutto nato all’interno di lei. Si stava scavando la fossa da sola. Nel giro di 6 anni di quella dolce bambina erano rimasta solo i tratti del viso qua e la maturati, gli occhi le efelidi e i lunghi e mielati capelli.
-fine flashback
 
Di fronte a quella situazione,  avrebbe potuto dare libero sfogo all’adrenalina che le scorreva sotto pelle, prendendo il ragazzo per il bavero della camicia e chiedendogli fino alla tortura quale fosse il suo problema. Ebbe un fremito d’eccitazione all’idea. La boxe poteva scaricarti quanto volevi, ma non era eguagliabile a tirare un cazzotto al diretto interessato.
Purtroppo si trovava in un luogo pubblico e doveva passare quindi al piano B. Ergo: doveva cavarsela a parole.
Stava per partire in quinta con una frecciatina quando si ricordò che era comunque sotto la supervisione di un capo il cui slogan era il ruffianissimo “IL CLIENTE HA SEMPRE RAGIONE”, contò lentamente fino a 10, dando così al ragazzo l’impressione di essere ancora più deficiente, e poi rossa di rabbia, girò i tacchi e se ne andò spedita verso Paul, lo allontanò velocemente dalla biondina e gli disse di andare a servire il ragazzo fiscale del tavolo 3!
Prima di rientrare in cucina Megan si girò un ultima volta a guardare il tavolo numero 3, ma il ragazzo dagli occhi scuri era coperto dall’andatura lenta di Paul che demoralizzato guardava la biondina uscire dal fast-food.
 
  
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