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Autore: Sennar1927    30/03/2013    1 recensioni
Quando l'amore non è corrisposto bisogna accontentarsi di quello che abbiamo: la nostra mente. In questo modo spingiamo i ricordi a trasformarsi in sogni, speranze ed illusioni.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Chiusi gli occhi. La luce del lampadario trapassò le mie sottili palpebre umane.
Li riaprii. Il buio. Li richiusi. Assaporai per alcuni secondi il buio completo, poi riaccesi il lampadario e la luce rosata che passava attraverso le palpebre mi risanò. Com'ero arrivato a tutto ciò? Me lo chiedevo, a volte... Non ero incazzato, non ero impaurito, e tanto meno triste. Neanche dispiaciuto.
Ero... deluso. Mi sentivo felice, come l'altra volta ma... perché non riuscivo a decifrarmi? Perché, da quando la conoscevo, non riuscivo più a riflettere oggettivamente, scandire ogni mia singola azione e collegarla? Sentivo solo un grande vuoto. Emotivo, mentale, e anche fisico. Lo sentivo reale, muoversi al mio interno. Il vuoto prendeva vita. Volevo farlo sparire. E mangiavo, mangiavo, mangiavo. Mangiavo tanto da sentirmi la pancia piena, il vuoto sembrava non esserci, ma era solo un'impressione. Stava ancora là, freddo come sempre.
Cercavo di parlare con un viso amico. Non ve ne erano. Una sfortunata coincidenza. Uno dei miei migliori amici era fuori proprio quella settimana.
Uscii di casa. Attraversai la stretta strada e aprii il cancello che mi portava al giardino pubblico.
Da qualche mese era diventato il ritrovo, non solo del mio gruppo, ma di quasi tutti quelli che conoscevo. Se ascoltavi un ragazzo che invitava la ragazza a prendere il gelato, c'era sempre "E dopo andiamo da Sanna."
E pensare che io non ci entravo quasi mai. Quando ero un bambino andavo al parco coi giochi, che ora era luogo per barboni, ubriachi e topi.
Il centro dei bambini si era spostato davanti casa mia. Insomma, si era allontanato di una via dal vecchio parco. Ora invece di fare tutta la strada dovevo solo aprire la porta di casa... ma non ci andavo da solo, solo con i compagni, o più raramente, con qualche ragazza, perlopiù ragazze che invitavano me, e non il contrario. Che io ricordi, non ho mai invitato una ragazza, forse due tre. Quando mi piacevano finiva sempre col finire che non facevo nulla e continuavo la mia vita. Rettifico. Non quando mi piacevano, ma quando credevo mi piacessero. Fino a quel giorno non comprendevo bene una cotta. E credo che quella che avevo per "Lei" non era neanche una semplice cotta. Inizialmente mi piaceva, ci stavo bene insieme. Poi pian piano capii che mi ero preso una cotta e infine... arrivai ad annullarmi completamente. Era questo l'amore? L'annullarsi completamente per una persona? Sentire che tutto quello che fai non legato a lei sia superfluo, inutile, tempo rubatoti per stare con lei?
Fino a quel momento non avevo provato mai nulla del genere. E non sapevo se sarebbe accaduto in futuro. Magari avrei sentito un sentimento ancora più forte, ma subito mi dicevo che era impossibile, perché temevo un sentimento più forte di quello. Sapevo che non avrei resistito, sapevo che mi avrebbe ucciso un sentimento più forte di quello che provavo, che mi mozzava l'anima ogni qual volta posavo lo sguardo soltanto su un ricordo.
Come avrei sopportato qualcosa di minimamente più grande? Non resistevo mezza giornata senza guardarla, e mi sentivo morire, era diventata il mio ossigeno. A volte pensavo se fossimo mai stati insieme. Se mi avesse dato il primo bacio. Se mi fosse piaciuto come avrei resistito senza accarezzarla, baciarla, sentire il suo calore?
Mi sdraia sulla panchina che stava sopra a una piccola altura del parco e mi lasciai accarezzare dal vento, che piano mi cullava. Non ricordo quando mi addormentai, ma so che quando mi svegliai ero come prima.
"Addio." sussurrai, e tornai a casa.

  
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