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Autore: Mary West    30/03/2013    6 recensioni
Un evento incredibile sconvolge la vita tranquilla di Tony Stark e lui si sentirà più solo e distrutto che mai proprio nel momento in cui il mondo ha bisogno di Iron Man più che mai prima d'ora. Un arrivo dal passato, un nuovo nemico da sconfiggere, amicizie indistruttibili e l'amore più puro fanno da sfondo all'avventura del secolo e tra litigi, notti insonni, travestimenti e bugie gli Avengers si riuniranno ancora.
Lei annuì e tornò ad accarezzargli la mascella, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi perfetti.
«Baciami» sussurrò adorante. «Tutta la notte.» Lui sorrise e la accontentò.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You'll find that life is still worthwhile, if you just smile'
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Capitolo XVII
Power Avengers
 

 

“Steve…”
La voce di Tony giunse come da chilometri e chilometri di lontananza. Steve sussultò, ma non si mosse; strinse la presa sul corpo freddo e immobile di Peggy e continuò a scrutare le sue iridi vitree specchiare il soffitto del castello che ormai non poteva più vedere.
“No” rispose in un sussurro. “Devo restare qui…”
Tony sospirò profondamente, poi strinse i denti. Afferrò Rogers per le braccia e lo sollevò con forza, rimettendolo in piedi; Peggy cadde sul pavimento con un tonfo, come una bambola scivolata dalle braccia della sua bambina preferita.
“Non puoi” gli disse e lo guardò con ardore negli occhi ostinati. “Non avrebbe senso.”
Steve non lo ascoltò. Chinò il capo verso il basso e il suo sguardo riprese a contemplare addolorato la visione del suo amore perduto.
“Io…”
No, Steve” ricominciò Tony testardo. “Tu niente. Vuoi rimanere? Ti sembra davvero l’idea giusta? Ascolta, non rimarrò qui a fare il migliore amico saggio del protagonista sfigato in un telefilm americano scadente e pieno di stacchi pubblicitari. Non ti dirò che devi andare avanti perché lei l’avrebbe voluto o che non puoi smettere di credere nell’amore solo perché una volta ti è andata male… non sono di certo la persona più adatta a parlare di sentimento e lei, be’, non la conoscevo e non so cosa volesse, ma penso di conoscere te. E tu, cosa vuoi? Vuoi davvero sprecare la tua vita? Vuoi abbandonare noi, tutti noi – me, Bruce, Thor, Howard, il mondo intero – per rimanere a guardia di un cadavere? Non è Peggy, so che è tremendo, ma è così. Lei non c’è più, ma tu non puoi smettere di vivere e cadere nella sofferenza, non di nuovo… l’hai amata e lei ha amato te fino alla fine. Hai sofferto per lei e questo quasi ti ha distrutto… so che è crudele, ma non permettere che accada ancora. Non permettere a niente di decidere della vita” concluse sfinito.
Steve lo guardò e poi guardò di nuovo Peggy. Com’era possibile? Davvero tutto finiva così? Non c’era altro finale per lui? Dopo la piena consapevolezza di aver perso quello che aveva creduto l’unico grande amore della sua vita, ora si sentiva più perso e solo che mai. La mano di Tony lo afferrò con una decisione e un ardore che mai gli avrebbe attribuito.
“Steve…”
“Io la amavo davvero” sussurrò lui. “Ma non come prima. Virginia me l’aveva detto, sai… alla festa di Glanster; e io non le ho dato retta. Ho creduto di poter ricadere e riprendere questa storia, ma la verità è che siamo stati due stupidi convinti di poterci riappropriare di un passato sepolto sotto i ghiacci. Eppure…” tremò, incontrollabile, “anche lei mi amava ancora ed è morta per me.”
“Ha fatto una scelta, Steve” rispose con dolcezza Tony. “Ha scelto di sbagliare e poi di pagare per il suo sbaglio.”
“Non doveva succedere.”
“Si è sentita distrutta quanto te e ha scelto di liberarvi entrambi dal peso di un passato che nessuno dei due poteva più reggere.”
Steve sospirò profondamente e sentì di nuovo gli occhi inumidirsi di lacrime di rabbia.
“Non doveva morire” bisbigliò affranto. “Non è giusto.”
Tony abbassò appena il capo, desolato.
“Non è mai giusto” sussurrò triste. “Non lo è stato mai, in nessun momento di dolore. Tu pensi che sia giusto che ci siano le guerre in Iran o in Libia? Che sia giusto che esistano le catastrofi naturali, i terremoti, gli incendi? Credi sia giusto che Agatha abbia visto morire suo figlio, che Barton sia cresciuto da solo, che Bruce non abbia mai avuto nessuno che l’aiutasse, nella vita, a capire cosa fosse giusto o sbagliato? Credi sia giusto” tremò appena, ma non si fermò, “che quell’incidente ci sia stato, solo perché tanto Howard si è salvato?” bisbigliò e quasi sembrava un bambino, solitario e con lo sguardo malinconico pieno di rassegnazione. “C’erano tante persone che dovevano tornare a casa quel giorno… Maria non l’ha fatto.” Si fermò per un istante, poi riprese, serio, convinto, deciso, forte. “Le persone muoiono, Steve. Ogni giorno. Per malattia, vecchiaia, incidenti, omicidi. E tu, pensi che sia sempre giusto? Cosa vorresti fare? Non puoi cambiare questo solo perché il siero permette a te di stare tranquillo” disse con una risatina isterica. “Succederà sempre e tu non puoi farci niente. Hai perso qualcuno che amavi… ma tu pensi che, solo perché dici che non è giusto, lei tornerà in vita? Perdiamo sempre le persone che amiamo, Capitano, e non per questo dobbiamo smettere di vivere la nostra vita. Ne abbiamo una davanti e noi abbiamo il dovere di continuare a trascorrerla nel miglior modo possibile e non perché loro non l’avrebbero voluto o che, o almeno, non solo, ma dobbiamo farlo soprattutto per noi e per tutti quelli che continuano a starci vicino e che meritano qualcuno di vivo accanto a sé… anche se abbiamo paura” disse in un sussurro. “È normale avere paura. Pensi che gli eroi non abbiano mai paura? Certo che ce l’hanno, tantissima... ma combattono ugualmente perché sanno che il coraggio è necessario per vincere e non per loro, ma per le persone che credevano in loro, anche se qualche volta occorre perdere le persone che amiamo per farlo. C’è una missione nella tua vita, adesso. Vuoi abbandonarla e lasciarti morire sul cadavere di un morto? O la vuoi vincere? Ma se lo fai, non farlo per vendetta. Lei ha combattuto per questo; non commettere il suo stesso sbaglio. Devi farlo per i motivi giusti, perché là fuori c’è qualcuno che conta su di te, che sa che tu lo difenderai, che spera ci sarà un Capitan America a proteggerlo… e devi farlo con la consapevolezza che rischi ancora qualcosa. Le persone che ami ci sono dentro e possiamo perdere ancora, ma non per questo bisogna arrendersi… non trascorrere la tua vita a rimpiangere un errore di cui non hai colpa o a limitarti a sopravvivere per paura di perdere qualcun altro… vivi e fallo per te e per tutti quelli che in te credono ancora.”
Steve alzò lo sguardo e si specchiò in quello di Tony. Avvertì un groppo alla gola e, improvvisamente, tutto sembrò più facile ed ebbe la piena consapevolezza di stare bene perché, ovunque stesse andando, sapeva che non ci stava andando da solo. Abbassò lo sguardo su Peggy e la ammirò per l’ultima volta; poi si alzò. 
“Grazie.”
 

*

 
“Bene, bene… sono ancora nella torre?”
“Sì” rispose Frank macchinoso. “Lasciami…”
“No” rispose Damon in un tono secco. “Hai già commesso troppi errori e Stark non può continuare a scapparci ancora. Me ne occuperò personalmente.”
Frank digrignò i denti e li scoprì in una smorfia di rabbia.
“I miei errori sono frutto dei tuoi calcoli errati” gli sputò in faccia. “Non avevi detto che la ragazza di Stark non ci avrebbe causato nessun problema?
Damon sollevò le sopracciglia in un’espressione di finto stupore e una sottile ruga d’impazienza gli incrinò la fronte perfettamente liscia. Si alzò dalla sedia su cui stava e si avvicinò lentamente al suo complice più fidato. Tra le dita della mano destra, giocherellava con un oggetto metallico e vagamente luminoso.
“I segni dei tuoi errori ti si sono stampati in faccia” gli sussurrò mellifluo. Frank serrò di nuovo la mascella e fece per andarsene; appena si fu voltato, uno sparo assordante risuonò nella stanza buia e il dottore si accasciò al suolo, con la schiena grondante di sangue. La pallottola conficcata fra le scapole aveva lasciato un segno evidente sulla pelle e ora bagnava di rosso la maglia e il tappeto. Frank emise un respiro roco e portò le mani sulla schiena, osservando con occhi sgranati le dita sporche del suo sangue.
“Cosa…?”
Damon scosse la testa, fingendosi rammaricato. Soffiò distrattamente la canna della pistola e quella cessò di fumare, poi si chinò sull’amico e gli diede una pacca sulle spalle imbrattate di rosso. Frank lo fissava con un’espressione incredula a contorcergli i tratti quasi immobili del viso completamente pallido.
“Amico” gli disse carezzevole. “Non te l’ho mai detto? Io sono il capo. E tu… be’, i tuoi servigi non sono più richiesti, dottore.”
Si sollevò dal pavimento e infilò la pistola nella tasca dei pantaloni, raggiungendo la porta con agilità, prima di colpire il fianco dell’amico con il piede.
“Porta i miei omaggi a Lydia” sussurrò infine e la porta si chiuse alle sue spalle con un tonfo pesante. Frank spirò.
 

*

 
“Allora, qual è il piano?”
“Troviamo Bruce e lo portiamo alla torre. Poi troviamo Glanster e lo facciamo a pezzi.”
“No, no. Questo è un proposito. Io intendo un piano, un vero piano.”
“Oh…”
“Non hai un piano?!”
“Tu sei il genio stratega, non io! I piani oggi non si usano più. Sono passati di moda da quando andavi in giro a prendere a cazzotti Hitler in calzamaglia.”
“Smettila di dire assurdità e ragiona.”
Tony sbuffò sonoramente e si fermò d’un tratto. Steve, che gli correva dietro lungo le scale a chiocciola, si fermò tre gradini sotto di lui.
“Che succede?” gli chiese, sveglio e all’erta. Tony assottigliò lo sguardo, pensieroso.
“Sta arrivando” bisbigliò in tono misterioso.
“Chi?” esclamò Steve preoccupato.
“Un’idea!”
Steve tirò un lungo sospiro e si costrinse a rimanere calmo.
“Stark” esordì esasperato. “Giuro che se tu non fossi fatto di metallo…”
“Vuoi vedere se lo sono dappertutto, tesoro?”
Stark!”
“E va bene, ho capito. Non è il momento. Ma è proprio questa la forza di qualcosa: è sempre pronta, anche nei momenti più inaspettati.”
“Stark, sul serio…”
“Okay, okay.”
Tony sorrise affabile ed estrasse dalla borsa che portava a tracolla degli aggeggi metallici dalla forma allungata. Steve lo osservò armeggiare con quella specie di fili ancora per un po’, poi lo interruppe.
“Santo Cielo, si può sapere cosa stai facendo?”
“Sto cercando di scoprire dove si trova Glanster” rispose Tony con ovvietà e collegò i fili ad un piccolo schermo. Un segnale rosso vibrò sulla superficie. “Ultimo piano, seconda torre” esclamò vittorioso, prima di intascare l’attrezzatura e riprendere la sua corsa folle sulle scale. Steve riprese a sua volta a ricorrergli dietro.
“Dove vai? Non dovevamo trovare Bruce?”
“No, prima dobbiamo trovare Deception e prendergli l’impronta digitale per penetrare la sfera, nel caso Hulk non ci riesca. Potrebbe essere la sola soluzione. E dobbiamo assolutamente evitare Glanster.”
Si avvicinò di soppiatto a due omoni grossi e robusti e fece segno di tacere a Steve. Poi entrambi li aggredirono alle spalle e li stesero. Tony prese subito ad indossare il completo di jeans scuri e maglietta nera che portava uno dei due.
“Che fai?” gli chiese Steve perplesso.
“Mi mimetizzo.”
“E per quale diavolo di motivo?”
“Per lo stesso per cui abbiamo aggredito questi due individui, Rogers.”
“E cioè?”
“Fa parte del piano!”
“Ma tu non avevi un piano!”
“Be’, ora ce l’ho!”
Steve sbuffò ancora, sempre più spazientito.
“Dio, Stark, sei insopportabile.”
Tony sorrise, allegramente.
“Detto da te, è sempre un onore.”
 

*

 
“Bruce!”
Pepper sbatté le palpebre e osservò cauta lo spazio attorno a sé, prima di richiamare indietro il dottore.
“Li hai trovati?”
Pepper scosse il capo, tristemente.
“No, non ancora.”
Pepper sbuffò, spazientita.
“Com’è possibile? Insomma, è un castello, non un labirinto.”
Bruce annuì e tornò a fissare con aria assente il collegamento al WBB che teneva fra le mani. Uno squillo improvviso li fece trasalire entrambi.
“Trovato.”
Pepper sospirò.
 

*

 
Nick era agitato. La Romanoff e Coulson erano spariti sul jet pilotato da Barton più di un’ora prima e lui ancora non aveva ricevuto nessuna notizia. 
Nell'ufficio accanto al suo, Howard lavorava incessantemente da quasi quattro ore. 
Fury continuava a camminare avanti e indietro nell’ufficio dalle pareti bianche, deserto, con le mani nelle tasche del cappotto di pelle e la fronte corrugata in un’espressione di ansia. 
Maria bussò timorosa alla porta prima di entrare.
“Direttore?” sussurrò titubante. Nick alzò di scatto il volto verso di lei.
“Sì?”
“C’è una chiamata per lei. È il Consiglio.”
Bene, pensò lui con amarezza. Piove sul bagnato.

 

*

 
Tony fu il primo ad avvicinarsi al grande portone scuro. Fece segno a Steve di rimanere alle sue spalle e si sporse appena verso l’unico spiraglio che dava sulla grande sala malamente illuminata. Si accertò che fosse deserta, poi annuì a Steve e varcò la soglia; si fermò davanti alla scrivania polverosa a qualche metro da lui, scrutando pensieroso gli angoli e le ampie finestre che mostravano la notte ancora giovane e fresca fuori dalla stanza. Infine, abbassò lo sguardo e vide ai piedi del mobile ingiallito, steso e privo di vita, Deception.
“Cosa?” gli chiese Steve, notando il suo cipiglio riflessivo e stranamente serio.
Tony scosse la testa appena, sospirando pensieroso.
“C’è troppa calma” bisbigliò agitato. “È troppo facile…”
Steve aggrottò le sopracciglia, senza capire.
“Di che parli?”
Tony sembrò improvvisamente agitato e si voltò di scatto. Steve gli afferrò un braccio e stava per chiedergli cosa diavolo gli prendesse, quando qualcuno entrò nella stanza.
Tre porte laterali si spalancarono tutte nello stesso istante e una trentina di uomini robotici entrarono nella stanza, puntando minacciosi le armi cariche verso di loro. Entrambi scattarono pronti, spalle contro spalle, braccia sollevate ed espressioni concentrate. Steve alzò lo scudo e assottigliò lo sguardo, scrutando la selva che li circondava. Una risata glaciale risuonò tra le file perfettamente schierate un attimo prima che il suo proprietario mostrasse la sua faccia.
“Glanster” sibilò Steve. Vedeva nel suo sguardo la stessa disgustosa gioia di sempre, accompagnata da qualcos’altro: determinazione, soddisfazione, eccitazione, tutto ciò che segue e precede un delitto.
“Capitano, vederla è sempre un piacere” replicò lui ironico. “Stark, non sai il piacere, invece, di vedere te.”
Tony si rilassò appena, sollevando la fronte in un’espressione scettica.
“Immagino” ribadì gelido. La sua mano si strinse attorno al manico della valigetta nella borsa che ancora portava a tracolla e quando sentì il familiare metallo freddo a contatto con la pelle si rilassò.
“Ah, ah Stark” disse Glanster camminandogli incontro. Due uomini alle sue spalle caricarono i fucili e Damon sorrise infantile. “Questa la prendo io” continuò soddisfatto, afferrando il manico della borsa dalla spalla di Tony. Lui tirò un sospiro rassegnato e serrò la mascella, incapace di trattenere un piccolo sentore di panico invaderlo da capo a piedi.
Soli, accerchiati e disarmati – perché la padella non valeva niente – contro una trentina di pazzi robot che gli puntavano pistole e fucili addosso. Splendido, pensò Tony con amarezza. Era finita.
“Bene” riprese Damon entusiasta. “Adesso che abbiamo messo via questa cosa, possiamo procedere.”
Le sue labbra si incurvarono in un sorriso etereo e quel folle sadismo gli irruppe in volto, contorcendogli i tratti in un’espressione di violenta bramosia. Tony non si mosse; sentì Steve fremere di fianco a lui, ma non fece un gesto e lasciò che la mano di Glanster gli scivolasse sul petto e si stringesse attorno al reattore, premendolo per farlo uscire. La luce azzurra brillò con più forza, come sempre prima di spegnersi, ma il cuore non si mosse e Glanster tremò dalla rabbia. Serrò i denti e strinse con maggior forza le dita attorno al reattore, premendo con decisione, quasi violenza per farlo uscire, ma quello non si schiodò e Tony si ritrovò a sorridere compiaciuto.
“Che diavolo hai fatto?” esplose infine Damon, lasciando andare il reattore, ormai sconfitto. “Stark!” prese una pistola e portò la canna sotto il mento di Tony, facendo scattare il caricatore, pronto al colpo. “Rispondi.”
Sembrava completamente fuori di sé e Tony sentì il respiro farsi appena più veloce. 
“Cosa?” chiese simulando innocenza. “Non capisco di che parli.”
Sorrise impertinente e ignorò con decisione il sospiro di esasperazione che tirò Steve al suo fianco.
“Stark” sibilò Glanster impaziente, premendo con più forza la pistola sul suo collo. “Rispondi o giuro che non vedrai la luce del mattino.”
“Ne dubito fortemente.”
Irritato da quell’atteggiamento irriverente, Glanster spinse più a fondo la pistola sulla pelle di Tony e lui sentì il metallo freddo premergli con troppa decisione nella carne.
“Non farmelo fare” gli sussurrò minaccioso Damon.
L’ultima porta si aprì e una voce familiare risuonò nella stanza.
“Neanche tu.”
Tony e Steve sollevarono simultaneamente lo sguardo e videro Bruce, Thor, Phil, Natasha, Clint e Pepper puntare Glanster e gli uomini di Damon puntarono loro. Tony aggrottò appena le sopracciglia fissando Pepper e spostò di scatto lo sguardo su Bruce, lanciandogli un’occhiata scettica. Bruce rispose con un sospiro e una scrollata di spalle. Pepper sbuffò. Fu Coulson a parlare per primo.
“Glanster” disse severo. “Lascia andare la pistola e rinuncia ai tuoi folli piani. Arrenditi.”
Steve annuì convinto e Tony cercò di reprimere l’istinto di rivoltare gli occhi al cielo, esasperato. Era evidente che un paio di componenti della squadra ancora dovevano rendersi conto del periodo storico in cui si trovavano e che gli anni di Hitler e Nazisti erano passati da un pezzo e che certi modi di porsi suonavano solo patetici, ridicoli, imbarazzanti e anche piuttosto anacronistici. Infatti, come previsto, la reazione di Glanster fu una risata fredda e derisoria.
“Mi spiace deluderti” rispose gioviale, “ma non potrò assecondare i vostri voleri. A questo proposito” continuò e nel suo sguardo brillò un’espressione di gioia repressa, “credo di aver qualcosa in sospeso con il signor Stark. Infatti, stavamo appunto discutendo della sua morte prematura, se non si deciderà a consegnarmi il reattore.”
Tony sbatté le palpebre con fare fintamente innocente e sorrise soddisfatto. Pepper gli si avvicinò e lui intravide la catenina della chiave attorno al suo collo, coperta quasi del tutto dalla chioma ramata.
“Dunque?”
“No” rispose Tony serafico. “Credo che passerò, grazie. Ma potremmo prenderci un drink o uno shawarma…”
Glanster non attese più. Si avvicinò a Tony e gli serrò la mano attorno alla gola. Bruce sparò un colpo che sfrecciò nell’aria fra i due e Damon scattò all’indietro, iracondo.
“Non provocarmi, essere immondo” sibilò disgustato. “Ho già ucciso un dottore, non ho paura di farlo ancora.”
Bruce non mosse un muscolo e lasciò la mano vicino al grilletto, pronta a colpire ancora. Tony tirò un muto sospiro e si guardò intorno. Vide Pepper più vicina a sé e vide Steve un passo dietro di loro, poi Glanster che si allontanava a parlare con uno degli uomini nella schiera, l’unico umano.
“Cosa succede?” chiese senza giri di parole, ignorando deliberatamente la situazione per cui le armi della squadra dei Vendicatori al completo erano puntate su di lui e avrebbe sparato appena quelle dei suoi uomini robotici avrebbe cercato di colpire Tony, Steve e tutta la banda nel caso il primo avesse continuato a rifiutarsi di collaborare con lui.
“Dev’esserci una chiave” rispose con voce profonda l’uomo scuro e Tony impose al proprio di respiro di rimanere fermo.
“Una chiave?” ripeté Glanster perplesso. “Che tipo di chiave?” Era evidente dal suo tono di voce che non aveva la più pallida idea di cosa stessero parlando e Tony si prese quell’istante per sé gonfiandosi d’orgoglio.
“Sì, una chiave che apre il congegno e ne permette l’utilizzo” spiegò serio l’altro uomo, con aria professione, tranne che stava aiutando un pazzo criminale a realizzare il suo piano di conquista e distruzione del mondo e quello era tutto fuorché serio e professionale.
“Una chiave…” bisbigliò Glanster fra sé. “Dove può essere...”
Tony decise che era troppo tardi. Scattò subito, prima che qualcun altro avesse il tempo di pensare o capire quello che avrebbe fatto: afferrò la padella dalle mani del Capitano e la lanciò contro la schiera di uomini armati davanti a sé, facendoli cadere tutti come birilli. Nella caduta, i fucili spararono e il grosso lampadario in vetro si frantumò sul pavimento polveroso a pochi passi da Phil e Natasha, colpendo con mille frammenti tutti attorno a sé. Senza fermarsi neanche per un istante, Tony fece scivolare un braccio attorno alla vita di Pepper e si buttò all’indietro reggendola con forza; i vetri delle ampie finestre si sbriciolarono al loro passaggio, mentre cadevano nel vuoto e lei emise un grido soffocato. Sentì la mano di Pepper afferrare la sua in un gesto disperato ed entrambi rotolarono giù per una decina di metri, prima che lui riuscisse ad aggrapparsi con la mano che non reggeva lei per i fianchi ad un appiglio lungo la parete esterna del castello.
“Oh mio Dio.”
Pepper respirava forte contro di lui e le sue iridi azzurre fissavano sconvolte New York sotto di sé. Tony la imitò e aumentò la stretta alla sua vita.
“Stai tranquilla. Ho tutto sotto controllo.”
“Sicuro. Me n’ero accorta. Sai di non essere Iron Man senza armatura vero?”
“Io sono sempre Iron Man, tesoro.”
“Bene. Allora riformulo la domanda: sai che non puoi volare, senza armatura, vero?”
“Oh” disse Tony improvvisamente pensieroso. Il loro appiglio aveva preso a cigolare e lui già sentiva le vertigini. “Be’, non avevo proprio in programma un volo… insomma, quello che pensavo di fare era… più o meno…”
“Tony!”
“Sì? Dunque, era tipo…”
L’appiglio cedette. Con un tonfo crollò ai lati della pareti e loro con lui ripresero a vorticare sferzando l’aria gelida della notte matura per decine di metri, fino a raggiungere il suolo. Si accasciarono con un botto pesante sulla tenda di un negozio per poi scivolare e sdraiarsi sulla superficie metallizzata di una Maserati nera parcheggiata nei dintorni. Tony gettò il capo all’indietro e respirò l’aria gelida a piena polmoni, sentendo il respiro ugualmente affannato di Pepper al suo fianco. Si sollevò appena e cercò il suo sguardo.
“Stai bene?” le chiese ancora ansante. Lei annuì distrattamente.
“Sì… quindi quello che avevi in mente di fare era tipo…”
“… questo.”
“Santo Cielo!” La voce dell’amico di Glanster li raggiunse fino a lì. “Sono ancora vivi!”
“Che cosa?!” urlò Glanster incredulo.
“Com’è possibile?” strillò Barton altrettanto sorpreso.
Tony sbarrò gli occhi, sconvolto; continuava a fissare con espressione turbata la squadra correre verso di loro.
“State bene?” chiese Phil preoccupato. Tony scattò seduto sul cofano dell’auto, che riportava visibilmente le conseguenze dell’atterraggio dei due superstiti.
Pepper sussurrò un sì distratto, cercando di rimettersi in piedi.
“Dobbiamo sbrigarci” disse Clint agitato. “Glanster potrebbe attaccarci da un momento al-…”
Non finì di parlare. La torre nel castello esplose e una luce azzurra indicava la pronta accensione del Tesseract; gli mancava solo un elemento. Dai detriti, spuntarono decine di droni armati e piuttosto decisi. La squadra entrò in azione.
“L’armatura!” esclamò Tony affranto. “L’ho dimenticata di sopra!”
Coulson sorrise e gli lanciò una borsa che Tony afferrò al volo; la Marx VII fu subito addosso a lui e i primi sei droni furono sbalzati all’indietro dal raggio della mano. A fianco a lui, vide Steve ripescare lo scudo e iniziare a combattere contro altri individui disgustosi; Hulk ruggì feroce a pochi passi da loro. Con una sola bracciata stese un’intera schiera di droni fu rivoltata all’indietro, schiantandosi con un tonfo metallico.
“Dobbiamo isolare la zona!” esclamò Steve, continuando a colpire uomini a destra e manca.
“In che modo?”
“Stark, abbiamo bisogno di qualcuno che controlli l’area.”
“Ci siamo” disse Tony e puntò gli occhi verso il limitare dell’isolato da dove proveniva la sirena. Alcune auto militari frenarono a pochi passi da lui e vide Rhodey venirgli incontro.
“Capitano?”
Steve annuì, comprendendo al volo, e la squadra gli si schierò intorno.
“Agente Barton, tu agirai dall’alto per avere un raggio d’azione più ampio. Tony, il perimetro alto è tuo: qualunque cosa lo varca o si allontana anche solo di un metro, tu lo rimandi indietro o lo fai a pezzi. Colonello, abbiamo bisogno di perimetro parallelo a terra, con degli uomini che si schierino tra la Madison e la Sessantaquattresima. Io e l’agente Romanoff agiremo da qui. Coulson, tu e Virginia occupatevi del Tesseract e Hulk e Thor del resto.”
Hulk scoprì i denti in un sorrise promettente ed emise un ruggito di guerra andando incontro agli altri venti droni che stavano uscendo dal castello.
Sentì la risata sommessa di Clint e la voce di Rhodey in sottofondo dare ordini ai suoi uomini, disponendoli con il Capitano. Vide Phil e Pepper trafficare attorno alla mezza colonna su cui era posato il Tesseract e cinque droni puntare verso di loro; si gettò su quelli prima che li colpissero.
“Stark” disse Pepper scettica. “Non era questo l’ordine.”
Lui sorrise, compiaciuto.
“Dovresti saperlo meglio di chiunque altro: io non ascolto mai gli ordini.”
“Stark!” esclamò Steve piccato. “Non è proprio il momento.”
Tony non lo ascoltò. I suoi occhi calamitarono su Pepper e sull’anello che ancora le pendeva al collo. Si guardarono e sorrisero debolmente.
“Potrebbe non esserci più tanto tempo.”
“Non che volessi qualcosa di troppo tradizionale” cominciò Pepper con una risata isterica. “Ma certo, nel bel mezzo di una guerra…”
“È perfetto” disse Tony convinto. “Originale, unico e assolutamente Stark.”
“Un motivo in più per non farlo” replicò lei. La polvere le macchiava il viso, i capelli le cadevano rossi e vivaci sulle spalle, i jeans erano sporchi di nero e la maglietta oversize con l’immagine di Iron Man era strappata in più punti. Tony pensò che non era mai stata più bella di così.
“Capitano” disse all’auricolare. “Ci devi sposare.”
“Sono un tantino occupato al momento!” esclamò lui e Tony sentì la risata di Hulk ruggirgli nelle orecchie. Steve lanciò lo scudo in orizzontale e usò il pugno per stenderne un altro. Hulk saltò con agilità colpendo nemici dappertutto e lo raggiunse.
“Capitano!”
Steve si schiarì la voce.
“Non posso credere che tu mi stia facendo fare una cosa del genere, Stark" ribatté tra l'incredulo e il piaccato. "Quindi, siamo qui riuniti per celebrare il matrimonio di Anthony e Virginia.”
Clint lanciò un’altra freccia e il drone che stava per attaccare Thor alle spalle cadde con un tonfo sull’asfalto.
“Tu, Anthony, vuoi prendere Virginia come tua legittima sposa per amarla e onorarla e rispettarla in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, promettendole di esserle fedele sempre finché morte non vi separi?”
Gli occhi di Tony calamitarono sulla figura raggiante sopra la torre e sospirò.
“Sì.”
Steve annuì con un sorriso sotto la fuliggine e riprese:
“E tu, Virginia, vuoi prendere Anthony come tuo legittimo sposo per amarlo e onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, promettendo di essergli fedele sempre finché morte non vi separi?”
Lo sguardo celeste di Pepper vagò nel cielo e trovò la stella scarlatta e dorata.
“Sì.”
“Vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa.”
Tony sterzò nell’aria verso la torre e scansò cinque mostri gettandoli in una cavità sotterranea.
Colpì un sesto drone e sorvolò la strada, verso la torre scoperta. Finalmente atterrò nella sala scoperta e le andò incontro. Le loro labbra si incontrarono e per quell’istante tutto si fermò.
“Sì, splendido” intervenne Clint spazientito. Thor aveva cominciato a piangere e si stava asciugando gli occhi con la tutina di Steve. “Molto emozionante. Conservatevelo per la luna di miele, perché stanno arrivando altri imbucati a questo matrimonio Stark.”
Aveva ragione. Un gruppo di centinaia di droni veniva loro incontro dai sotterranei del castello e Tony vide due enormi serpentoni di metallo cominciare a sorvolare il cielo notturno.
“Dio Onnipotente.”
“Non avrei saputo dirlo meglio.”
“Stark!” esclamò Steve sconvolto. “Hai visto?”
“Sì” rispose subito Tony. “Sto cercando di accettarlo, però.”
Riprese il volo e Clint cominciò a lanciare frecce alla velocità della luce, ma quegli orrendi bestioni sembravano imbattibili. Uno dei due emise un ruggito feroce e Hulk gli andò incontro, colpendogli il volto con il pugno serrato. Il serpente ululò dal dolore e si accartocciò su un fianco, in mille spirali senza forza.
“Wow” esclamò Tony colpito. “L’ho sempre detto che è una forza, il mio bestione.”
“Ce ne sono altri in arrivo” gridò Coulson fra le macerie. “Dobbiamo fermarli.”
“Non è possibile!” disse Tony senza fiato. “Non sono umani, sono droni.”
“Grazie mille, Stark” sbuffò Steve scettico. “Ma ce n’eravamo accorti già da soli.”
“Non capisci” insistette Tony convinto. “Non possono essere indipendenti. Sono droni, il che significa che dev’esserci un meccanismo che li guida e li dirige tutti dall’alto. Il che significa che…”
“… una volta trovato e distrutto quel meccanismo…” continuò Pepper consapevole.
“… tutti saranno distrutti.”
“Bene” replicò Clint soddisfatto. “Se la lezione di scienze è finita, potremmo sapere qual è questo meccanismo?”
Dall’alto, Tony abbassò lo sguardo verso la torre e, pure a duecento metri di altezza e lontananza, seppe che Pepper lo stava guardando.
“Il Tesseract” rispose lei in un sussurro sconvolto.
“Com’è possibile?” chiese subito Natasha. “Non è attivo, non può esserlo senza che lui abbia prima acceso il congegno senza usare il Pegasus.”
“L’ha attivato con un diverso elemento che gli permette solo di sfruttarne l’energia per far funzionare droni di bassa potenza, ma in quantità industriali” spiegò Pepper cominciando a trafficare attorno alla sfera azzurra. Estrasse dalla tasca un aggeggio elettronico e lo usò contro la sfera; quella si frantumò con un rumore metallico e lei poggiò una mano aperta e ricoperta sul cubo.
“Abbiamo bisogno di qualcosa di più potente che si permetta di annientare l’altro elemento e di spegnerlo definitivamente.”
“Il Pegasus” rispose Tony pronto. Atterrò con disinvoltura sulla torre e fece per estrarlo dal petto, ma lei lo fermò con aria spaventata.
“No” replicò secca. “Senza non resisti per più di due ore.”
“Saranno sufficienti un paio di minuti” la rassicurò Tony deciso.
“No!” ruggì Hulk. Tony sentiva lo sguardo di tutti su di sé. Senza badarci più di tanto, fece scivolare il cuore di metallo fra le mani di Pepper e lei lo guardò agitata.
“Ti ricordi?” le bisbigliò. “Solo a te potrei darlo.”
Lei annuì ed inserì il reattore nel cubo. Tony fece per raggiungere Phil al piano di sotto, ma qualcuno lo fermò, colpendolo alle spalle, e il busto dell'armatura gli scivolò, scoprendolo fino alla vita.
“Glanster” sputò fra i denti.
“Stark” replicò lui gelido. “È sempre un piacere.”
“Tutto tuo” replicò glaciale.
“Ti senti stanco?” gli sussurrò carezzevole Damon, facendoglisi più vicino. “Affaticato? Senza cuore, è un po’ difficile resistere” continuò e gli sparò un colpo alla spalla. Tony strinse i denti per non urlare.
“Non puoi farcela. Hai perso” gli disse soddisfatto. “È finita. Sei morto.”
“Può darsi” ribadì prontamente Glanster. “Ma se devo morire, tu morirai con me.”
Un’esplosione immane pervase il castello e Pepper urlò qualcosa. Steve non capì, ma colse l’angoscia nella sua voce e seguì la scia di Glanster fino al corridoio. Ci fu un’altra esplosione, ancora più forte della prima e i mostruosi avversari caddero morti. La terza esplosione fu quella di un colpo di pistola. Fu allora che Steve entrò e mentre i suoi occhi fissavano increduli e terrorizzati lo spettacolo raccapricciante davanti a sé la voce di Tony risuonò ancora nella testa svuotata.
Perdiamo sempre le persone che amiamo.
Una quarta esplosione e Steve sentì che era dentro di sé.

 















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Buongiorno a tutti miei prodi e buon Sabato Santo 

Dunque, dunque, eccomi qui, un po' in ritardo rispetto alla promessa e in anticipo rispetto ai giorni, ma alla fine sono arrivata. XD. 
Eh, ho davvero tante cose da dirvi su questo capitolo; si tratta del fulcro centrale della storia. Dal punto di vista prettamente dell'azione, è in assoluto il focus della trama e il punto in cui tutto raggiunge l'apice. Il mio quesito è sempre lo stesso: se la mescolanza tra azione, dramma e ironia non sia confusionaria, ma ormai mi sono rassegnata e spero che il risultato piaccia: è il mio regalo di buona Pasqua per voi. 

Non so se la trama sia comprensibile, in realtà: il succo è che, in ogni caso, dopo la morte di Peggy, è necessario recuperare il Tesseract e per farlo bisognerebbe prendere o l'impronta di Deception, che ha attivato la protezione, o usare Hulk. Naturalmente, Glanster rovina i loro piani e tenta di prendere il Pegasus con cui potrebbe far funzionare il Tesseract ai massimi livelli - per il momento, lo usa con elementi di bassa qualità che gli consentono solo di attivare un esercito di droni da scagliare contro i Vendicatori. E il finale del capitolo è quello che è. Lo ammetto, sono stata perfida a concluderlo così. LOL.
Per quanto riguarda l'aspetto più romantico della cosa, ebbene volevo che il matrimonio tra Tony e Pepper fosse assolutamente unico e non credo ci sia qualcosa di più unico di quello che appare ne I Pirati dei Caraibi - Ai confini del mondo tra Will ed Elizabeth. Con le dovute innovazioni, questo è il modello di riferimento e se è una cazzata, potete tranquillamente dirmelo. ;)
Solita burocrazia: 

[1]: Power Rangers è il nome di un franchise di serie televisive 
per ragazzi che racconta le avventure di giovani teenager che si trasformano nei supereroi che danno il nome allo spettacolo; 
[2]: il discorso che Tony fa a Steve a inizio capitolo è un riferimento a quello che Pepper fa a lui nel dodicesimo capitolo (sarà un'idiozia, ma questa cosa mi esaltava troppo ♥);
[3]: il salto di Tony e Pepper è ispirato ad una sequenza del film Il Cavaliere Oscuro; personalmente, odio Rachel, ma la scena in cui lei e Batman cadono da quel palazzo è amore puro *-*; 
[4]: le allusioni a drink e shawarma sono riferimenti al film degli Avengers, come il discorso del Capitano e tante altre piccolezze, ma sono certa che le abbiate colte tutte. 

Infine, facciamo un minuto di silenzio per la morte di Deception. 
Prima di chiudere, ringrazio con tutto il cuore Ylenia, Alley, Maretta, Silvia e Even che mi hanno resa felice per l'ennesima volta. Grazie di cuore come sempre. 
♥ Sto pian piano recuperando le risposte alle recensioni e prometto di continuare. ^^
E allora, un augurio di buona Pasqua a tutti e a rileggerci tra una decina di giorni *-* Ma sappiate che il 4 Aprile potrebbe arrivare qualcosina a parte XD.
Alla prossima!
Mary. 

   
 
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