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Autore: Whatsername1697    30/03/2013    1 recensioni
[..]è come se mi avessero levato l'ossigeno e dovessi vivere attaccato ad una macchina che ogni tot di tempo getta nei miei polmoni l'aria necessaria per rimanere in vita.
Genere: Commedia, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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We were meant to be together, but now it's over.

 

Io e Frank ci conoscevamo da tredici anni circa, ci siamo innamorati quando lui mi aiutò a uscire dal mio periodo di depressione, ma in verità io l'ho amato fin dal primo momento in cui l'ho visto, i nostri sguardi si incatenarono per qualche secondo e da quel giorno non me lo sono fatto scappare. Frank è la persona più dolce che esista, mi capisce, ha sempre cercato di sostenermi e di aiutarmi. Prenderei una pallottola in testa se dovessi salvarlo, rinuncerei alla mia vita pur di vederlo felice. Siamo intoccabili, siamo indistruttibili, nessuno riuscirà mai a separarci, nemmeno la fine del mondo, se dovesse accadere. 

-Frankie?

-Dimmi tesoro.

-Sei tutto ciò di cui ho bisogno al mio fianco.

Lo ricordo benissimo, quel giorno, la prima volta in cui ci siamo baciati, o meglio, in cui lui mi ha baciato. Era un giorno piovoso d'estate, un giorno di quelli in cui ci sono quei temporali che ti fanno saltare dalla paura quando tuona. Ci trovavamo al parco, esattamente sulla panchina che dista a trentaquattro passi dalla fontana. Prese il mio volto tra le mani, i nostri sguardi si incatenarono ancora una volta e poi successe. Le nostre labbra si incontrarono per poi lasciar spazio alle lingue. Avevo aspettato per molto tempo quel giorno, sentivo le farfalle nello stomaco ogni volta che guardavo Frank, lo amavo. Amavo il modo in cui si prendeva cura di me, lui sapeva sempre come stavo, lo capiva anche semplicemente guardandomi negli occhi, non avevo bisogno di dirgli che la giornata al lavoro è stata una merda, arrivavo a casa, lo guardavo e in pochi istanti lui correva da me, ad abbracciarmi, mi diceva che sarebbe andata meglio, prima o poi.

Abitavamo in un piccolo appartamento in un quartiere di New York, uno di quelli in cui quando passi potresti ricevere un colpo dritto in testa, non sapevi mai se saresti riuscito a tornare a casa. Per fortuna io e Frankie uscivamo raramente, non volevo che gli succedesse qualcosa e nemmeno lui voleva che qualcosa succedesse a me. Passavamo le giornate lui a suonare ed io a cantare, non eravamo una di quelle coppiette sdolcinate al massimo che stano ogni secondo della loro vita abbracciati, ci piaceva stare l'uno con l'altro, non importava come. Per quel che conta avremmo potuto vivere anche sotto un ponte e senza avere soldi e ci saremmo amati lo stesso.

Beh, perché eravamo, passavamo o conoscevamo

Semplice, è tutto finito. Finito non come quelli che si lasciano e dopo due secondi tornano insieme. E' finito per davvero. Non so come né perché, so solo che fa male da morire. Lui mi completava, mi sosteneva e mi ha sempre aiutato. Il giorno in cui andammo per la nostra strada fu forse il peggiore della mia vita. 

-Non possiamo continuare così.

-E' da troppo che tutto questo va avanti. Io ti amo, vorrei stare con te per sempre, ma sappiamo entrambi che non è possibile.

-Lo so, Frankie, lo so.

Ci demmo un ultimo bacio e poi salii in macchina, accesi il motore e scappai il più lontano possibile. Non chiedetemi spiegazioni, per favore, ogni volta che ne parlo piango come un bambino a cui è stato rubato il suo giocattolo preferito.

Non saremmo più stati noi stessi dopo lo scioglimento della band. Eravamo solo io e Frankie. Ray era partito con sua moglie e il bambino per l'Italia, mentre Mikey era chissà dove con Sarah, la sua nuova ragazza. 

Avrei proprio voluto rimanere con tutti loro, d'altronde dopo dodici anni ci conoscevamo tutti benissimo, sapevamo i segreti più oscuri che potessimo avere. Non che ne avessimo molti, ma c'erano cose di cui non si poteva parlare con nessuno, nemmeno con la propria moglie.

Adesso siamo ognuno per la propria strada, senza nessuno con cui confidarsi, nessuno da amare.

E' dal 22 marzo 2013 che non vedo più i 'miei' ragazzi, mi mancano, è come se mi avessero levato l'ossigeno e dovessi vivere attaccato ad una macchina che ogni tot di tempo getta nei miei polmoni l'aria necessaria per rimanere in vita. Questa però non è vita. 

Come si può vivere sapendo di non vedere mai più le persone che ami? Senza una ragione valida per continuare a far battere il tuo cuore?

Ed eccomi arrivato ad oggi, 18 dicembre 2016, pochi giorni prima di Natale ho deciso di togliermi la vita, non mi importa più di nulla. E' già tutto pronto. Il veleno sul comodino vicino al mio letto e le ultime canzoni che ho composto che suonano nello stereo a volume massimo. 

Non so chi leggerà questa mia lettera, o qualunque cosa sia, spero solo che capiate il motivo per cui non voglio più continuare a vivere.

E' troppo difficile, ho già dovuto affrontare troppi ostacoli durante la mia vita ed è ora di smettere di soffrire.

Dite a Frank che non ho mai smesso di amarlo.

Vostro Gerard.

   
 
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