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Autore: BenHuznestova    18/10/2007    8 recensioni
Non mi guardava.. non mi vedeva..
Attenzione: versione ricorretta.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Boris, Kei Hiwatari, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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E' passato tanto tempo dalla prima redazione di questa one-shot.
Se ripenso allo stato d'animo con cui la scrissi, me ne sento lontana anni luce.. dannazione, non valeva davvero la pena torturarsi così tanto. Eppure "Silence" è bagnata di lacrime. Forse non dovrei piangere così spesso. A voi, la versione ricorretta di "Silence". Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ben.

*il testo tradotto e riportato è di Kipelov.


-Oh, poter sentire soltanto il silenzio,
non la menzogna ne la lusinga,
non il mezzogiorno ne l'oscurità. Sciogliendoti come neve al sole
amare, e non conoscere il tradimento..
di quell'ansia malvagia moriresti!-

Canticchiando arrivai alla fine del corridoio, corrispondente alla porta della sua stanza. Reprimendo a stento una risatina, bussai tre volte sulla superficie consumata. Dall'altra parte solo un gemito, uno scricchiolare di vecchie doghe ed un rumore sordo di ferro.
-Ka-ii?Posso entrare?-cantilenai ridendo. Abbassai la maniglia lasciando su di essa impronte scarlatte, spinsi la porta in avanti ed entrai: quel delizioso bastardo aveva smesso di agitarsi ed ora guardava caparbiamente il soffitto, il nastro adesivo sulle belle labbra, le mani legate con ruvide funi alla testata del letto, come i piedi.
Sorrisi.
-Spero di non averti disturbato-gli scostai gentilmente una ciocca di capelli dalla fronte scoprendo così i suoi begli occhi ametista che si ostinavano a non guardarmi-credo di averti messo in una posizione abbastanza comoda. Sei comodo, Kai?-gli carezzai una guancia, ma lui la scostò bruscamente, quasi schifato, continuando a non degnarmi di uno sguardo.
-SEI COME TUTTI GLI ALTRI!-lo colpii con un pugno in pieno stomaco; lo vidi spalancare gli occhi e contrarsi, mugugnando sotto il nastro adesivo. Quella vista mi addolorò.
-Ti ho fatto male?-mi chinai accanto a lui, carezzandogli i polsi bloccati-ti ho fatto male, Kai?Non volevo.. non volevo, mi dispiace.. -accostai le labbra al suo orecchio -è che lui è stato talmente crudele con me, Kai.. mi ha ferito, ferito ancora, capisci?Come se non fosse già abbastanza, lui non ha.. -cominciai a singhiozzare sul suo capo, asciugando le lacrime nei suoi capelli. Intorno a me, solo silenzio, silenzio e nient'altro... perchè si ostinava a non parlarmi?Perchè non mi guardava?

Non mi guardava.. non mi vedeva..

-Lui.. ha detto che non era la stessa cosa, ma -mi costrinsi ad interrompermi, ammetterlo faceva davvero troppo male.. -ma gli facevo schifo, ecco la verità!-continuai a piangere e a parlargli nel silenzio, esattamente come un peccatore avrebbe potuto rivolgersi al proprio confessore, colpevole della più orrenda, atroce oscenità.
-Io volevo amare, solo questo, Kai. Era forse sbagliato?-gli occhi ametista continuavano a puntare tremanti il soffitto.
-ERA FORSE SBAGLIATO?!-lo schiaffeggiai imprimendo l'impronta della mia mano sulla sua guancia sinistra. Notai con dispiacere che aveva gli occhi lucidi.
-Tu sei mio amico, Kai- allungai la mano sotto il letto, cercandola-sei l'unico amico che mi è rimasto -afferrai l'oggetto della mia ricerca e lo sollevai verso la debole luce della tapparella semiabbassata. La lama brillò inquietante e adamantina -Sergej la usava quando cucinava, ricordi?Cucinava davvero bene.. ma nonostante questo, l'ha dimenticata qui andandosene -l'ennesimo singhiozzo mi scosse il petto -l'ha dimenticata.- ripetei.
Come accorgendosi solo allora della mia presenza, voltò il viso verso di me. Vide la mia mano destra, serrata attorno il manico della  piccola mannaia. Sbarrò gli occhi inorridito. Cercai di sorridere, di rassicuralo.
-Sei il mio migliore amico Kai-  mi alzai in piedi, l'arma in alto, ben salda. Ora non mi toglieva più gli occhi di dosso- ma qui c'è troppo silenzio..-la mia mano vacillò, Kai non distolse lo sguardo. Sembrava quasi sorridesse anche lui.
-.. troppo..-

-Ehi, abitanti del cielo!
Chi non è ancora mai caduto nell'abisso?
Senza attraversare l'inferno
non potreste edificare il paradiso!
Ehi, abitanti dell'abisso!
Il tuono ride sulle vostre teste!
Per essergli pari
esiste un solo cammino in salita!
Esiste solo un cammino in salita..-

Cantavo ai piedi del letto, cercando inutilmente di attenermi il più possibile al tono di Kipelov. Lui mi ascoltava, gli occhi di giada socchiusi, le guance pallide segnate dal solco di lacrime salate che avevo leccato via dalla sua pelle, quando questa era già fredda. Avevo legato anche lui, ma non avevo soffocato le sue dolci labbra sotto il nastro adesivo.. lui aveva tante cose da dirmi. Prima di tutto le sue scuse. E non avevo usato la piccola mannaia per colpirlo. Voleva molto bene a Ser, ne avrebbe certamente sofferto. Dovetti assestare ben due colpi sulla gola del mio amico meticcio per essere sicuro che avesse veramente lasciato questo mondo. Con Boris era bastato un fendente di un normale coltello. Feci scorrere l'indice sul suo cuore, proprio dove si apriva la profonda ferita.
-Silenzio, tanto silenzio.. lui aveva la bocca tappata, ma tu?-mi portai l'indice alle labbra, succhiando la linfa raggrumata di cui si era macchiato-credevo mi avresti chiesto scusa, in fondo ti amavo-gli carezzai una guancia, lasciando su di essa una vaga striatura rossa- ma tu no. Non riuscivi ad accettare che il tuo migliore amico fosse uno di quegli odiosi traviati. E follemente invaghito di te, poi!-mi appressai a lui sul materasso.
-Ero il tuo capitano, per giunta, un omosessuale alla guida della squadra.. mi hai disprezzato in quel momento, Boris?-silenzio -Dicesti di amarmi come un amico, come un fratello, un compagno.. ma che mai avresti potuto amarmi come io ti chiedevo.. mi sono sentito un verme, Boris. Ti avevo messo a disagio, avevo distrutto tutto. Che stupido fui a pensare che avresti potuto ricambiarmi. Ma poi ti ho sentito parlarne con Kai in salotto.. ne avete riso-gli occhi ricominciavano a bruciarmi-e vi siete allontanati, lo ricordo bene. Poi ho cominciato a stare male, a desiderare di scomparire e di nuovo siete accorsi al mio capezzale, con le vostre belle facce da ipocriti. Ma non sono migliorato.
Urlavo.
E Ser e Ivan hanno avuto paura e sono scappati. Io piangevo Boris, ricordi?Piangevo e urlavo e tu allora dicevi di amarmi, mentivi per consolarmi-strinsi i pugni, le lacrime mi accecavano, un grido squarciava il mio petto -PER CONSOLARMI!NON VI HO SUSCITATO CHE PENA!!-mi alzai di scatto, barcollando verso la porta. Mi bloccai, a metà strada e tornai indietro.
-Yuriy era malato ed ha infettato tutti voi-posai le mie labbra sulle sue baciandolo per la prima ed ultima volta. Era freddo. I suoi occhi socchiusi mi trafiggevano, spietati e accusatori. Uscii dalla camera, trascinandomi verso un’ altra stanza, la vecchia stanza di Ivan.
-Il morbo li ha sterminati tutti.. ora c'è solo silenzio-troppo, troppo silenzio per tutta la mia sciagurata vita, troppa indifferenza. C'era un balcone nella stanza. Ne spalancai le imposte e mi affacciai guardando di sotto: c'era rimasta poca neve ormai, alcune chiazze verdi spuntavano timide qua e là.
-L'inverno sta finendo. - mormorai. Mi issai sulla fredda ringhiera e allargai le braccia in un equilibrio precario.
Due ali, mi dissi.
-Il morbo è stato debellato.- lentamente, i piedi persero ogni appoggio, si staccarono. Potevo andarmene, potevo volare via. Lo feci, ridendo per l'ultima volta.


"Ehi, abitanti del cielo!

Chi non è ancora mai caduto nell'abisso?"


Fine.


silence

   
 
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