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Autore: Elsa Maria    30/03/2013    3 recensioni
Quale passato si nasconde dietro la coppia Stein e Spirit? Come i due sono diventati partner. Cosa ha spinto Spirit, terrorizzato dalla mente perversa di Stein, a fare coppia con lui? Cinque anni di collaborazione, spezzati da cosa?
Con questa fan Fiction, ho rivisitato il passato della coppia, meister e weapon, più duratura.
-Dal testo-
. . .
“Franken Stein?” Lo chiamai mettendomi davanti. Dopo un po' mi volse lo sguardo, ma non la sua attenzione, almeno così mi sembrava. “Accetto di diventare tuo partner.” Gli dissi, ma lui mi ignorò.
“Sto parlando con te.” Lo chiamai ancora. Si permetteva pure di non ascoltarmi.
“Le nuvole hanno una forma ambigua e insolita, mi viene voglia di riordinarle... Ma sarebbe inutile.” Ridacchiò. “Non lo trovi anche tu, partner?”
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Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Franken Stein, Maka Albarn, Marie Mjolnir, Sommo Shinigami, Spirit Albarn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi stirai bene la giacca nera e mi schiarii la voce. Poi bussai alla porta. Avevo sempre un po' d'ansia quando dovevo vedere Maka. Lei non aveva mai avuto un buon giudizio nei miei confronti, e solo il pensiero dei suoi occhi, grandi e verdi come le foglie, puntati su di me e quella stridula vocina pronta a criticarmi, mi faceva venire i brividi e mi portava ancora di più alla consapevolezza che ero ormai un uomo fallito sia come marito, che come padre -beh, non che aver fallito come marito fosse una grande scoperta, però, diamine, ricordarlo faceva male... -
Aspettai qualche istante. Poi qualcuno aprì la porta. Era un ragazzo, il coinquilino di Maka; aveva dei capelli strani, e degli occhi strani, era un tipo strano, insomma, e quanto mi stesse sui nervi quel tizio?... Oh, qualcosa di indescrivibile...
“Ehi Soul...”
“Spirit... Pff...”. Poi si voltò dandomi di spalle. 
“Maka! E' arrivato tuo padre!”. Alla fine se ne andò. Non mi invitò neanche ad entrare, quel marmocchio!
“Papà?” Disse Maka che arrivò alla porta. Alla sua vista quasi sussultai: indossava una canotta e dei pantaloni che le coprivano solo le cosce e i capelli biondo cenere, che solitamente teneva legati in due codini, erano sciolti e scivolavano sensualmente sulla schiena. E' vero che faceva caldo e che era in casa, ma in quella stessa casa c'era quel tipo di cui non mi fidavo affatto!
“Che vuoi?” Chiese con un tono scontroso.
“Oh, ehm... Ecco...” Conciata in quel modo faceva eccitare pure me... -"Ma che penso?! Andiamo Spirit, sei un padre, datti pace!"-.
“Cercavo un album fotografico. A casa mia non c'è, quindi penso che stia qui, tra le cose che ti ho portato un po' di tempo fa... Lo scatolone...” 
“Ah, quelle cianfrusaglie di quand'eri un ragazzino?...” Si mise un attimo a pensare. “Ah, si, ricordo; c'era un album... L'ho messo da parte. Vieni, entra.” Disse girandosi e facendomi cenno di entrare. La casa era minuta e non era cambiata molto da quando ero venuto a trovarla circa un anno fa.
Lo scatolone era in soggiorno buttato in un angolo. Lei si chinò e prese un album che mi porse.
“Tieni.”" Lo presi. Era rosso e blu, la copertina era completamente liscia e lucida, mentre il retro era un po' ruvido. Lo ricordavo diverso, a dir la verità. Poi mi venne in mente un'idea folle. Forse avrei dovuto rinunciarci all'istante, ma sembrava così allettante che, anche se improbabile, sarebbe potuta essere un'ottima idea.
Maka si stava già dirigendo in camera sua, aveva intenzione di ignorarmi completamente, ma io non mollai.
“Ehi Maka!” La chiamai. Lei si girò verso di me. Non rispose. “Lo vuoi vedere con me?” Chiesi con voce tremolante mentre agitavo l'album tra le mani. Non avrei accettato un no, accidenti, si trattava di vedere uno stramaledetto album, che diavolo le sarebbe mai costato? Maka ci pensò un po' su. “Okay.” rispose.
-"Okay? Okay!... Wow, fantastico! L'avevo detto che non avrei accettato un 'no' come risposta!"-
Lei si sedette sul divano rosso incrociando le gambe. 
“Puoi anche sederti...” Disse quasi imbarazzata. Mi aveva invitato a sederle accanto?! Beh... Come potevano vedere l'album insieme se non le ero vicino? Mi sedetti e lo aprì. 
“Questo risale a quando sono diventato il partner di Stein.” Spiegai.
Maka indicò una foto.
“Questo è il dottor Stein?” Rise. “Non è cambiato molto.”
“Invece che ne pensi del tuo papà?” Chiesi indicando la foto accanto.
“Eri meglio prima.” Disse con tono di sufficienza, lasciandomi deluso.
“Forse hai ragione.” Concordai per darle corda. Girai pagina.
“Dove eravate qui?” Disse riferendosi ad una foto scattata in una cabina fotografica.
“Londra...” Il tono che usai fu malinconico. Lentamente mi tornò alla mente tutto il periodo passato con Stein, che era iniziato nel peggiore dei modi, per finire... Già, per quel motivo mi separai da lui... Me ne ero dimenticato, ma adesso me lo ricordavo come se fosse ieri. Quel giorno ero stato convocato con urgenza da Shinigami.
“Buongiorno.” Salutai entrando nella camera della morte. La soggezione di quel luogo era massima. Le ghigliottine che pendevano per la via, le croci -che io ero certo fossero le lapidi di quelli morti sotto le ghigliottine- intorno la pedana dove c'era lo specchio, e il cielo chiuso, con le nuvole che si muovevano. Lo trovavo un luogo veramente soffocante.
“Salve, Salve.” Mi salutò con quella vocina stridula, quasi snervante. Devo ammettere che il Dio della morte non mi era mai andato molto a genio. Insomma, era un Dio temibile, perché mai sembrava così debole e insignificante? 
“Allora Spirit, ho saputo che hai rifiutato la richiesta di diventare partner di Franken Stein, dico bene?” Più che vero. Non mi piaceva affatto quel tipo svitato, non era difficile intuire che aveva qualche problemino - proprio "ino"- mentale. Sarà che sono troppo scettico.
“Verissimo, signore.” Risposi serio e posato.
“Vedi, io desidererei che diventasse partner.” Era una costrizione o una richiesta rifiutabile?
“Come mai?”
“Sai com'è... Le vostre anime mi sembra che si trovino sulla stessa lunghezza d'onda; e poi, sono certo che tu lo aiuteresti a controllare i suoi intenti sadici e masochisti." Giustificò la richiesta, facendomi capire qual'era il vero intento di questa "unione": fare da partner/cavia/baby-sitter a quel tipetto? No, grazie. Sarà per la prossima.
“Se la faccenda è questa, Lord Shinigami, accetto volentieri.” Quella vocina era ingannatrice, sapevo bene che, se non avessi accettato la proposta, mi avrebbe fatto stramazzare a terra, magari con una qualche tecnica letale -in questo caso uno Shinigami-chop-.
“Ottimo!” Esultò allegro. “Quindi da adesso siete partner! Mi raccomando, impegnatevi!” E mi salutò con quelle mani troppo grandi.
Sbuffando e sospirando, con le mani in tasca, andai a cercare il mio nuovo e primo meister, e la situazione non mi emozionava affatto. Dopo un’ora di perlustrazione, lo trovai nel parco di Death City, sotto un albero mentre guardava il cielo.
“Franken Stein?” Lo chiamai mettendomi davanti. Dopo un po' mi volse lo sguardo, ma non la sua attenzione, almeno così mi sembrava. “Accetto di diventare tuo partner.” Gli dissi, ma lui mi ignorò.
“Sto parlando con te.” Lo chiamai ancora. Si permetteva pure di non ascoltarmi.
“Le nuvole hanno una forma ambigua e insolita, mi viene voglia di riordinarle... Ma sarebbe inutile.” Ridacchiò. “Non lo trovi anche tu, partner?” Allora mi aveva sentito. Mi stava prendendo in giro, e pensare che ero anche stato costretto ad accettare la sua proposta.
“No, non trovo affatto.” Sbuffai. “Io me ne vado, ti lascio alle tue nuvole. C'è una fila di ragazze che mi attende. Ogni tanto fatti sentire.”
“Oggi pomeriggio, alle 16, sotto questo albero; inizieremo ad allenarci.” Evitai di rispondere e mi allontanai. Questo pomeriggio avevo un appuntamento con alcune di cui non ricordo il nome, non potevo di certo perdere tempo con lui.
Infatti, mandai a monte l'appuntamento, però, visto che mi sentivo un po' in colpa, decisi di andare almeno a controllare se Stein era ancora lì oppure no, ma quello che mi aspettavo era totalmente diverso da ciò che vidi. Lui, si, mi stava aspettando sotto l'albero, ma il volto, come le mani e i vestiti, erano macchiate di sangue. Tremavo solo al pensiero di quale crimine avesse potuto commettere, e avevo troppa paura per andare a chiederglielo, quindi mi allontanai lentamente per non farmi vedere e poi scappai. Non era affatto normale. Un ragazzo di 13 anni macchiato del sangue di qualcun altro. Shinigami me l'aveva detto che lui era un tipo violento, però ... Arrivare ad uccidere era troppo! Che avrei fatto se durante gli allenamenti avrei ricevuto lo stesso trattamento? Però era compito mio frenarlo e ciò rendeva il mio ruolo più grande di quanto immaginassi. Impedire ad un assassino di uccidere è come impedirmi di incontrare delle ragazze... Che sia forse per questo motivo che siamo sulla stessa lunghezza d'onda, come alludeva il Dio della morte? Non lo so e non lo volevo sapere. Si, sono un fifone, un vigliacco, un codardo, quello che vi pare, ma con uno di questo genere non volevo avere nulla a che fare!
“Spirit-senpai.” Mi chiamo flebile una vocina.
“Si?” Mi voltai per guardare negli occhi il mio interlocutore. Una ragazza dai capelli castani e gli occhi azzurro cielo, Lily, mi pare si chiamasse.
“Ti ricordi di me?” Chiese. Io annuì.
“Che c'è?”
“E' vero che sei il partner di Stein...?”
“Si.”
“Senti... L'altro giorno se l'era presa con il mio gatto, diceva che voleva squartarlo... In questi giorni ho notato che passa sempre più spesso davanti casa mia e si ferma a fissare Shiro -il mio gatto-... Io ho paura, e per questo volevo chiederti se potevi dirgli di smetterla.” Era diventata tutta rossa a causa dell'imbarazzo. Stein non infastidiva solo me, quindi. Inquietante direi... Prendersela con un gatto.
“D'accordo, glielo dirò.” Sorrisi. L'avrei dovuto fare se a chiedermelo era una dolce ed indifesa fanciulla come lei, con quei lineamenti soavi e il bel seno prosperoso, sul quale il mio sguardo ricadeva in continuazione. “Non avere più paura.” Le presi le mani. “Qualunque problema avrai, vieni a dirmelo, io farò di tutto per risolverlo.”
“G-grazie.” Balbettò persino, che carina!
“Vuoi che ti accompagni a casa?”
Lei annuì. 
“Grazie, senpai.” Persino senpai mi chiamava, che tenera! Era bastata la sua presenza per farmi passare lo shock subito, è proprio vero che le ragazze hanno dei poteri magici.
Casa sua non era molto lontana da dove eravamo. Si trovava infondo un viale contornato di altri edifici, la maggior parte erano condomini, ma c'era anche qualche villetta con il giardino, ed una di queste era proprio la casa della ragazza. Appena potemmo vedere il cancello, notammo un ragazzo che, chinato, teneva in avanti una mano, così attraversando le sbarre di legno del cancello.
“Che stai facendo?” Urlò Lily correndogli incontro ed io la seguì. Il ragazzo era Stein e stava accarezzando il gatto, che si godeva alla grande l'affetto del mio partner.
“Lascia stare Shiro.” Disse lei. Io le passai il braccio davanti, per farle da scudo e proteggerla, da non so che pericolo -beh, effettivamente, Stein era un pericolo-.
“Stein, che combini? Che vuoi da quel gatto?”
“Oggi non sei venuto ad allenarti e così mi annoiavo, semplicemente.” Diede un ultima grattatina al cucciolo e si alzò. Infilò le mani nelle tasche dei pantaloni bianchi e mi passò accanto con un’andatura lenta. 
“Ci vediamo domani.” E se ne andò. Io sbuffai. Che tipo. Ciò che mi lasciò più stupito, però, furono i suoi vestiti immacolati e la pelle linda e pinta. E quella sostanza rossa utile per la nostra vita? Dov’era? Come l’aveva cancellata? Era un mistero.
“Grazie, Spirit.” Disse Lily. “Non sapevo che fare, per fortuna c'eri tu. Grazie ancora.” Mi diede un bacio sulla guancia, un gesto molto infantile, ma lo apprezzai comunque. Poi mi salutò, ed entrò in casa. 
E così, oggi, avevo anche aiutato una dolce fanciulla; mi sentivo soddisfatto.
 
Tornai nel mio appartamento. Era nella periferia della città, ed era un monolocale, all'ultimo piano di un palazzo da 6 piani. Certo, tutte quelle scale erano sfiancanti, ma la vista che potevo ammirare dal piccolo balcone della cucina era mozzafiato. Entrato a casa lanciai le chiavi sul mobiletto dell'ingresso, la borsa accanto la porta e la giacca sulla poltrona. Sbottonai il colletto della divisa nera e, entrato in camera mia, mi lanciai sul letto esausto. Era sempre così. Tornato a casa tutta la fatica della giornata mi si abbatteva contro. 
-"Perché proprio lui? Perché non una casta fanciulla?"- Mi domandai ancora.  Non mi piaceva Stein come meister, e non capivo perché Shinigami me l'avesse affidato. Un sadico masochista. Non c'è nulla di peggio. Era ancora presto, ma non volevo mangiare, solo dormire. Preparato per la notte, mi infilai sotto le coperte, sperando di trovare un po’ di pace; ma purtroppo per me, la notte riservò solo incubi. Quel sangue che avevo visto addosso a Stein, e che poi, quando eravamo a casa di Lily non c'era più... Non riuscivo a capirlo... Che aveva fatto?  Mi rigirai varie volte nel letto cercando una posizione comoda, ma niente da fare! Quel suo sguardo... Quel suo tono... La tranquillità nell'avere addosso quella sostanza... Temevo che l'avrebbe fatto anche a me, che si sarebbe divertito con il mio corpo di tanto in tanto. Io non volevo cacciarmi in nessun guaio. Alla fine mi addormentai, non so come, ma ce la feci... Perdendomi anche il mio programma preferito.  Tutta colpa SUA.


N.d.A.
Salve a tutti! So bene che, esssendo una shonen-ai, nessuno la leggerà, ma chi se ne frega! Questa è la mia prima fan fiction che completo e finito da sola, oltre che è anche la mia prima shonen-ai! Beh, spero che questo primo capitolo sia stato di vostro gradimento e lasciate delle recensioni! Voglio sapere cosa le vostre testoline pensano! E' tutto!
Here we Go!

XoXo, Elsa Maria.
   
 
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