Libri > Shadowhunters
Ricorda la storia  |      
Autore: Maharet    30/03/2013    10 recensioni
Questa songfic, basata sulla canzone omonima dei The Calling, nasce da un 'dibattito' tra me e la mia adorata compagna di role. Tema: sarebbe giusto o meno, per Alec, avere altre 'esperienze' dopo essere stato lasciato da Magnus? E lui, come prenderebbe il fatto di vederlo con un altro?
"Avrebbe dovuto essere felice per lui. Era questo che voleva, no? Che lui andasse avanti, che fosse felice con qualcun altro. Qualcuno che non avrebbe dovuto sopravvivergli, qualcuno che avrebbe potuto invecchiare accanto a lui. Si rese conto solo in quel momento che non lo era, neppure lontanamente."
Genere: Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Crumbs of Malec'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Alla mia splendida Min. Nonostante le nostre opinioni su cosa dovrebbe o non dovrebbe fare Alec siano un tantino divergenti, la mia ispirazione in un modo o nell'altro dipende sempre da te. Conoscerti è stato uno splendido regalo <3
Alla mia doppia parabatai, che si è rivelata un'ottima beta e che sopporta il mio essere insopportabilmente melensa quando si tratta dei miei personaggi.
Ad Ale. Lui sa perché.



So lately, been wondering
Who will be there to take my place
When I'm gone you'll need love to light the shadows on your face
If a great wave shall fall and fall upon us all
Then between the sand and stone, could you make it on your own



Quel ragazzo gli assomigliava, in qualche modo. Ovviamente non aveva che un decimo del suo incredibile fascino, stabilì con assoluta imparzialità, e neppure il suo favoloso buongusto in fatto di abbigliamento. Ma qualcosa, nel portamento fiero di chi non teme di essere rifiutato, gli ricordò sé stesso mentre osservava lo sconosciuto appoggiare una mano sulla spalliera della sedia di Alec e chinarsi verso di lui con un sorriso.
E anche al giovane Shadowhunter non doveva essere sfuggita quella vaga somiglianza, perché vide le sue labbra schiudersi in un ansito di sorpresa ed i suoi occhi chiari illuminarsi per un istante, provocandogli un fastidioso dolore nella parte sinistra del petto, quando sollevò lo sguardo sul ragazzo davanti a lui.

Fu solo un istante, probabilmente il tempo che aveva impiegato Alec a realizzare che la persona che aveva davanti non era il suo ex fidanzato, poi la luce abbandonò i suoi occhi, che tornarono spenti ed inespressivi come poco prima. Da quella distanza non poteva sentire quello che il ragazzo gli stava dicendo, ma non era difficile da immaginare. Quante volte lui stesso aveva abbordato un bel ragazzo in un bar di infimo ordine? Ed Alexander era splendido quella sera, nonostante i capelli in disordine e la vecchia felpa scolorita che nascondeva i suoi muscoli perfettamente delineati.

Si ritrovò all’improvviso risucchiato nel vortice soffocante dei ricordi, che era riuscito fino a quel momento ad evitare. Quante volte quelle braccia l’avevano stretto così forte da togliergli il respiro? Non si era mai lamentato, dell’irruenza del suo compagno, neppure quando le sue dita affondavano nelle sue braccia, lasciando dietro di sé pallidi aloni violacei sulla sua pelle olivastra. Aveva portato quei lividi con orgoglio, evitando per i giorni successivi le maniche lunghe e godendo dell’imbarazzo del suo ragazzo quando Jace o Izzy gli chiedevano ridacchiando spiegazioni.

Alec rideva spensierato, quando stava con lui, si ritrovò a pensare con stupore. Ora sorrideva appena all’affascinante sconosciuto, probabilmente incerto se allontanarlo o sopportare educatamente quell’abbordaggio decisamente eclatante e così poco affine alla sua natura timida e schiva. Eppure era così che Magnus l’aveva conquistato. Demolendo ad uno ad uno i muri che aveva eretto intorno al proprio cuore, spingendolo a superare poco alla volta i propri limiti senza mai chiedergli di essere qualcosa di diverso da sé stesso.

E allora perché non poteva che guardare con una sorta di disgusto ai tentativi dell’aitante sconosciuto di attaccare bottone con Alec? Avrebbe dovuto essere felice per lui. Era questo che voleva, no? Che lui andasse avanti, che fosse felice con qualcun altro. Qualcuno che non avrebbe dovuto sopravvivergli,  qualcuno che avrebbe potuto invecchiare accanto a lui. Si rese conto solo in quel momento che non lo era, neppure lontanamente.

Quando aveva detto ad Alec che non ci sarebbe stata una prossima volta non mentiva. Non poteva giurare a sé stesso che non si sarebbe innamorato mai più. Ci sarebbero voluti anni, secoli forse, ma prima o poi sarebbe successo. Quello che sapeva, in fondo al cuore, era che nessuno avrebbe mai potuto essere come Alexander. Lui sarebbe stato per sempre il suo ultimo, grande amore. Non avrebbe mai dimenticato il modo in cui i suoi capelli neri gli accarezzavano il volto mentre facevano l’amore, né la sua pelle candida che spiccava in netto contrasto con le rune color inchiostro che gli ornavano la schiena ed il petto.

E ora, mentre spiava non visto il suo stupido Nephilim continuare a vivere senza di lui, si chiese all’improvviso se tutto quel dolore avesse un senso. Lui era la prima persona per cui aveva seriamente preso in considerazione l’idea di rinunciare all’immortalità. Era un ragazzino insicuro e privo della malizia che aveva contraddistinto tanti dei suoi compagni, in passato, eppure era l’unico a cui avesse permesso di avere un simile potere su di lui.
Come poteva rimproverargli di essersi lasciato incantare da Camille? Lui stesso aveva fatto lo stesso errore, poco più di cent’anni prima. Ed era decisamente più vecchio e smaliziato di Alec, nonostante il suo aspetto da eterno adolescente. La vampira era sempre stata furba, e molto determinata. Sapeva sfruttare i punti deboli delle persone. Ed il punto debole di Alexander era sempre stato lui.

Rimase immobile, osservando lo sconosciuto sedersi accanto ad Alec ed avvicinare la sedia a quella di lui, mentre un fiotto di bile gli risaliva in gola. Era stato arrabbiato con Alec, terribilmente arrabbiato. Si era sentito tradito dall’unica persona sulla cui fiducia avrebbe scommesso qualsiasi cosa. Ma forse l’aveva dato troppo per scontato.

Se ne rese conto solo in quel momento, mentre la gelosia lo bruciava come fuoco, mentre il suo cuore sanguinava e una voce nella sua mente gli urlava di uccidere con efferata lentezza quello stupido umano che credeva di poter prendere il suo posto. Alexander era suo, soltanto suo. E se avesse prestato più attenzione ai segnali che il suo ragazzo gli aveva lanciato, se solo avesse accettato di dividere con lui il peso di quei ricordi che a volte diventava insostenibile, forse sarebbe stato seduto accanto a lui, e non nascosto dietro un ficus come in una stupida commedia romantica.

E poi lo vide. Quel gesto apparentemente insignificante catalizzò la sua attenzione in un istante. Alec stava giocherellando con la manica della felpa, aprendo e chiudendo ritmicamente le lunghe dita affusolate. Quante volte l’aveva visto compiere quel gesto senza rendersene conto, durante le interminabili riunioni del consiglio o mentre aspettava che sua sorella si decidesse a finire di prepararsi? Era il suo modo di estraniarsi dal mondo, quando si annoiava. Non aveva mai compiuto quel gesto mentre parlava con lui.

Ed un calore improvviso riempì il suo petto, accelerando i battiti di quel cuore che avrebbe dovuto essere ormai stanco di abbandonarsi a futili speranze. Forse c’era ancora una speranza, per loro. Si sistemò i capelli con le mani, mentre una nuova consapevolezza lo invadeva. Se doveva essere lo stupido protagonista di uno stupido film di serie B, allora l’avrebbe fatto a modo suo.

Avanzò attraverso la sala con passo deciso, osservando con una sorta di totale compiacimento gli occhi blu di Alec sollevarsi quasi distrattamente e spalancarsi di colpo, fissi su di lui. Il ragazzo che sedeva di fronte a lui non fece in tempo a voltarsi per controllare la causa dell’improvviso cambio di umore del ragazzo moro; la mano di Magnus si era già posata sulla sua spalla, le unghie dorate che tamburellavano piano sulla stoffa della camicia.

-        Sai, credo che tu sia seduto al mio posto…  

And maybe, I'll find out
A way to make it back someday
To watch you, to guide you, through the darkest of your days
If a great wave shall fall and fall upon us all
Then I hope there's someone out there
Who can bring me back to you



   
 
Leggi le 10 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Maharet