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Autore: HawkShy    31/03/2013    5 recensioni
Brittany è una ragazza che frequenta la scuola pubblica di giorno e lavora in televisione nel pomeriggio. Ma la sua classe non le permette di poter passare una vita tranquilla.
Fanfiction ispirata ad uno dei miei anime preferiti, Kodomo no Omocha, letteralmente "Il giocattolo dei bambini", ma conosciuto in Italia come "Rossana". Naturalmente non mi atterrò molto alla trama originale, ma mi servirà solo per una linea logica nella storia.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Blaine Anderson, Brittany Pierce, Kurt Hummel, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di iniziare è doveroso dirvi due cose importanti:
1)      Chiedo infinitamente scusa a tutti per il ritardo. So di non aggiornare da tre mesi ma il motivo è puramente materiale: mi hanno rubato il pc. Per cui non solo ho dovuto riscaricare tutta la fanfiction da internet, ma non avevo neanche la possibilità di scrivere da qualche parte. Adesso, però, sono tornata!
2)      L’idea di questa fanfiction mi è venuta quest’estate e con essa il ruolo di tutti i personaggi, per cui parliamo di un periodo PRIMA dell’inizio della quarta stagione. Ci tengo a specificarlo perché non voglio che si pensi che io mi sia ispirata a ciò che è successo in quell’obrobrio di serie che a me personalmente sta facendo abbastanza schifo per tutta una serie di motivi che non sono difficili da immaginare.
 
Detto questo, vi lascio al nuovo capitolo che spero sia di vostro gradimento, vi saluto alla fine!


°°°°°°°°°

Brittany parcheggiò l’auto quasi a rallentatore. Spense il motore fissando il portone di casa di Santana, sperando quasi che quei momenti prima di entrare non finissero mai.

Poggiò la fronte sullo sterzo e prese un gran respiro. Sentiva il cuore battere forte e tentò di calmarsi, ripetendo a mezza voce che probabilmente stava esagerando.

Ma la sua mente e il suo cuore sapevano che non stava esagerando. Perché lei Santana la conosceva come le sue tasche.
 

°°°°°°°°

Santana quella mattina si svegliò inquieta.

Non sapeva spiegarsi neanche lei il motivo, ma sicuramente c’entrava con il fatto che quel giorno Brittany avrebbe avuto il provino.

Non era neanche riuscita a fare colazione e si era diretta a scuola a piedi per tentare di schiarirsi le idee.

Lungo il tragitto aveva ricevuto un messaggio dalla ragazza: “Siamo appena arrivati, c’è un mare di gente. Non ho ancora visto Kurt. Ci sentiamo più tardi perché il cellulare non prende! Ti faccio sapere. Bacio.”

E invece non aveva fatto sapere nulla.

La giornata a scuola era stata lunga e infinitamente pesante.

Puck non si era fatto vivo quel giorno e Lauren sembrava aver promesso a sé stessa di impegnarsi il più possibile per guardare male Santana. Ma, a lei, non importava proprio un bel niente.

Era abbastanza infastidita, invece, dal comportamento della nuova preside, Sue Sylvester.

Alla prima ora aveva tenuto un’assemblea straordinaria per presentarsi ufficialmente agli studenti. Il suo discorso di presentazione era iniziato subito dopo aver dichiarato il suo nome e cognome, senza aggiungere un “Buongiorno” o un “Piacere di conoscervi”.

Per tutto il tempo in cui parlò, la sua espressione facciale non cedette nemmeno un secondo ad un sorriso, anzi si interrompeva solamente per lanciare qualche sguardo in cagnesco a uno studente troppo chiacchierone o, nella maggior parte dei casi, a Santana.

La ragazza non aveva dato molto peso alla minaccia della preside, ma adesso che continuava a incrociare quello sguardo freddo e severo, alternato a quelli interrogativi dei suoi compagni di classe che, pian piano, notarono tutti i riferimenti neanche troppo velati della preside a “studenti particolarmente ribelli”, desiderava soltanto avere Brittany al suo fianco.

Già, Brittany, chissà cosa stava facendo in quel momento.

Dopo la fine dell’assemblea, Santana controllò per l’ennesima volta il cellulare, ma naturalmente la casella dei messaggi continuava ad essere vuota.

Si ritrovò per caso davanti la Sylvester che socchiuse gli occhi e la squadrò dalla testa ai piedi, come se si aspettasse di trovare una pistola al suo cinturino.

La latina pensò di stare diventando psicopatica, ma la sua teoria venne confermata durante il corso della giornata. Ogni volta che andava in bagno, durante la pausa pranzo e all’uscita della scuola, si ritrovava sempre la donna in agguato ad osservarla da lontano.

Santana si ripeté in mente la frase che la Sylvester aveva usato come biglietto da visita: “Ti terrò d’occhio in ogni singolo istante della tua vita”.

Non scherzava di certo.

Quando finalmente la campanella suonò, alla latina sembrò quasi di udire un coro di voci angeliche.

Con velocità quasi da record, prese il suo zaino e si fiondò fuori dall’aula, ma Artie, pur sulla sedia a rotelle, riuscì inspiegabilmente a raggiungerla.

-Ehi San- la salutò.

-Artie- rispose lei senza enfasi, infastidita dal fatto che la sua fuga fosse stata interrotta.

-Non ho potuto fare a meno di notare che la nuova preside non sembra provare particolare simpatia nei tuoi confronti- continuò il ragazzo.

-Ma guarda un po’! Da oggi in poi ti chiamerò “Occhio di Falco”- ironizzò la mora, riprendendo a camminare, ma Artie la seguì.

-Sei un po’ nervosa?- indagò lui.

-Voglio solo andare a casa- tagliò corto lei.

-Il provino di Brittany era oggi vero? Come sta andando?- la ignorò.

Santana prese un enorme respiro. –Non lo so- rispose sinceramente, massaggiandosi una tempia –Non mi ha ancora fatto sapere niente.

-Oh andrà bene!- la tranquillizzò l’amico –Lei ha talento per ballare! Ha iniziato a prendere lezioni di danza a 5 anni, poi a 7 ha fatto i suoi primi spettacoli per delle compagnie teatrali, ottenendo piccoli ruoli nei musical, a 10 ha preso parte a diverse pubblicità che sponsorizzavano marche sportive famose e a 14 ha partecipato ad uno stage a San Francisco con uno dei migliori coreografi al mondo. Poi però ha smesso quando ha iniziato a lavorare per la televisione perché aveva troppi impegni…

Si interruppe quando Santana smise bruscamente di camminare per penetrarlo con lo sguardo e alzare un sopracciglio.

-Ti ricordo che avevo una cotta per lei, sono informato!- si giustificò il ragazzo.

La latina aprì la bocca per dire qualcosa, poi però la richiuse e decise di lasciar perdere scuotendo la testa.

-Non è questo- disse la ragazza, posizionandosi dietro il ragazzo per aiutarlo nella ripida discesa all’uscita della scuola. –So che andrà bene, me lo sento. Ma ho una strana sensazione.

-Una strana sensazione?- ripeté lui.

-Si.

-Su cosa?

-Non lo so! È da quando mi sono svegliata che ho un blocco sul petto, ma non capisco il motivo!

Artie si grattò il mento, sovrappensiero.

-Forse non hai digerito qualcosa!- ipotizzò.

Santana lo guardò male.

-Le hai detto che la ami?- chiese il ragazzo a bruciapelo.

-Shhh!!!- esclamò Santana, guardandosi intorno e diventando rossa. –Sei impazzito?

-Era solo una domanda!- rispose lui alzando le spalle.

-Una domanda che si dovrebbe fare a bassa voce!- sbottò lei. Si fermò quando notò il padre di Artie che lo attendeva accanto all’auto dall’altra parte della strada. –No comunque.

-E cosa aspetti?- chiese lui, facendo un segno al padre per indicargli che l’aveva visto.

-Ne parliamo un’altra volta, devi andare- chiuse il discorso la latina.

-Non ho fretta!- insistette lui.

-Allora devo andare io- gli diede una pacca sulla spalla e si allontanò velocemente, fuggendo letteralmente dalla conversazione.

Quando arrivò a casa, lanciò lo zaino da qualche parte nell’ingresso e salì le scale. Passando davanti camera di Luz, la sentì distintamente parlare al telefono con un tono di voce sognante e tendente all’ocheggiamento, ma sua sorella dovette aver sentito i suoi passi, perché si ritrovo la porta della sua stanza sbattuta in faccia.

Chiedendosi come diavolo Luz potesse pensare che lei fosse minimamente interessata alle sue conversazioni, entrò in camera sua e si lasciò andare sul letto.

Le immagini della mattina continuavano ad affollare la sua mente, ma quella che insisteva più di tutti era Artie che le chiedeva se avesse detto “ti amo” a Brittany.

Certo che non l’aveva fatto. Perché avrebbe dovuto? Non lo dimostrava forse tutti i giorni quando stavano insieme?

E poi che significa “ti amo”? Sono solo due stupide parole usate dai cantanti per riempire i testi delle canzoni che altrimenti sarebbero vuoti e senza senso. Perché Brittany avrebbe voluto sentirsele dire? Non traspariva forse dai suoi occhi che era totalmente innamorata di quella ragazza bionda e stravagante?

E, soprattutto, se Brittany non avesse ricambiato? Se lei le avesse detto “ti amo” e l’altra fosse rimasta a guardarla senza rispondere? O, peggio, se si fosse limitata a dire “Grazie”?

Le immagini di Blaine che rideva con le lacrime mentre assisteva alla scena della sua umiliazione nascosto dietro una pianta presero immediatamente vita nelle sue fantasie.

Decise di smetterla con quelle inutili pippe mentali e poggiò la guancia sul cuscino dove di solito dormiva Brittany. Quel gesto, che solitamente la calmava, adesso contribuiva solamente ad aumentare la sua ansia.

Quando si rese conto che ad un occhio esterno in quel momento sarebbe sembrata più patetica di Bella Swan che aspetta il suo ragazzo vampiro stando davanti ad una finestra come un’inquietante bambola di porcellana, si alzò e recuperò il cellulare per chiamare Brittany e cercare di capire che fine avesse fatto.

Non dovette neanche fare lo sforzo di digitare il suo numero, perché il suono del citofono la precedette.

°°°°°°°°°

Brittany aveva attraversato il vialetto del giardino di casa Lopez quasi trattenendo il fiato, e dopo aver suonato il campanello aveva preso a camminare avanti e indietro davanti al portone nervosamente, in attesa che qualcuno venisse ad aprire.

Sentì dei pesanti rumori di passi provenire dall’interno, come se un elefante stesse scendendo le scale, e quasi due secondi dopo, con un po’ di fiatone e uno smagliante sorriso, Santana aprì la porta.

Per la prima volta da quando si erano conosciute, Brittany non avrebbe voluto trovare quel sorriso sul viso della sua ragazza. Egoisticamente avrebbe voluto trovarla già corrucciata, già consapevole che dovesse darle una notizia che non le avrebbe fatto piacere. Perché, la bionda lo sapeva, non sarebbe stata per niente contenta.

Invece quel sorriso le faceva pesare ancora di più la situazione, perché da lì a qualche minuto sapeva che sarebbe scomparso e sapeva che sarebbe successo per colpa sua.

-Ehi!- esclamò Santana prendendola per mano e chiudendo la porta d’ingresso alle loro spalle. Se Brittany fosse stata attenta, avrebbe notato anche il suo di nervosismo.

-Ciao- rispose invece la bionda, tentando di fare un sorriso che assomigliava più ad una smorfia, ma riuscì a non farlo notare baciandola velocemente.

-Non mi hai fatto sapere più niente- la rimproverò scherzosamente la latina. –Come è andata?

Per tutta risposta Brittany le diede un altro bacio, ma questa volta Santana si accorse che qualcosa non andava e la allontanò delicatamente.

-Che succede Britt?- chiese preoccupata –Che hai?

La bionda prese un profondo respiro e finalmente la guardò negli occhi. –Andiamo di là, devo parlarti.- rispose enigmatica.

La mora corrugò le sopracciglia e la guidò in salotto, sedendosi sul divano mentre osservava l’altra fare lo stesso accanto a lei.

Per un po’ nessuna delle sue parlò. Brittany si torturava le mani e ogni tanto si grattava una guancia nervosamente. Sembrava stesse cercando le parole esatte da dire.

Santana la guardava in attesa, ma quella assurda situazione la stava facendo impazzire.

-Non è andata bene? Non ti hanno presa?- chiese a un certo punto.

-No…cioè sì, è andata… è andata bene. Cioè, non è andata male…- farfugliò la bionda in risposta.

-Non ho capito- ammise la latina.

Brittany sospirò per l’ennesima volta. –Mi hanno presa- annunciò tetra.

-Ma è fantastico!- esclamò Santana contenta.

La ballerina si passò una mano tra i capelli, socchiudendo gli occhi. –No, non è fantastico.

A quel punto, Santana era veramente confusa.

-Non riesco a seguirti.

Brittany si voltò totalmente verso di lei, prendendole le mani.

-San, mi hanno presa- puntò i suoi occhi in quelli dell’altra –Ma c’è una cosa che devo dirti.
 

*Flashback*
 
Brittany non aveva quasi chiuso occhio tutta la notte. In quei pochi minuti in cui riusciva a rilassarsi, immagini di un uomo senza volto che la buttava fuori dalla stanza in cui si tenevano i provini la assillavano e le mettevano ansia.

Quando la sveglia finalmente suonò, uscì dalla dependance ancora in pigiama per prendere una boccata d’aria.

Quella mattina avrebbe avuto finalmente il tanto atteso provino per cui si era duramente preparata con Kurt.

Il ragazzo le era stata accanto tutto il tempo, cercando di infonderle coraggio e aiutandola nei suoi momenti di panico durante le prove nella sua palestra.

Era indispensabile per lei ottenere quel ruolo, non per una gloria personale, di quello non le importava niente, ma per poter finalmente sistemare la situazione economica della sua famiglia e ricambiare gli sforzi di Blaine e di sua madre.

Con questi pensieri consumò, per così dire, la sua colazione, mentre il manager e Holly tentavano di fare conversazione per tirarla su di morale, ma lei non ascoltò neanche una parola.

Salì in auto con Blaine e subito il manager mise in moto e partì.

-Non aspettiamo Kurt?- chiese la ragazza.

-Non possiamo arrivare insieme al provino!- rispose il moro come se fosse la domanda più stupida del mondo. -Kurt è praticamente una star, non ha senso andare con lui.

-Chissà se anche lui è nervoso- domandò Brittany curiosa.

-Lui ha già la parte, non ha motivo di esserlo.- spiegò Blaine.

La ragazza sgranò gli occhi –Come sarebbe ha già la parte? Perché si è preparato così tanto allora?

-L’ha fatto solo per aiutare te, Britt. Ti serviva un appoggio.

Brittany boccheggiò, stupendosi della sua inesistente perspicacia e chiedendosi come avesse fatto a non notarlo. Ma adesso era tutto dannatamente logico e scontato.

-E poi- continuò Blaine, con un sorrisetto furbo –Gli ha fatto bene allenarsi, adesso è più in forma che mai- concluse con una palese malizia.

-Blaine!- esclamò Brittany ridendo e dandogli uno scherzoso scappellotto.

Scambiarono qualche altra battuta che aiutò la ragazza a rilassarsi leggermente, ma quando arrivarono davanti gli studio dove si sarebbe tenuto il provino, la tensione tornò.

Chiesero al portiere dove si sarebbero dovuti dirigere e dopo aver salito un paio di piani e aver attraversato quella che a Brittany parve un’infinità di corridoi, arrivarono finalmente in un enorme corridoio affollatissimo.

La prima impressione di Brittany fu quella di aver sbagliato e di essere capitata  all’audizione per Miss America. C’erano centinaia di ragazze, tutte alte, magre e bellissime, che parlavano tra di loro o con i propri manager con un tono di voce basso, ma tutte le conversazioni fuse insieme provocavano un gran baccano.

Brittany riconobbe un paio di ragazze con cui aveva lavorato anni prima per uno spot pubblicitario e un’altra che era stata ospite al programma l’anno prima, ma tutte distolsero lo sguardo e non si disturbarono a salutarla.

Un uomo quasi calvo, con un paio di occhiali da vista poggiati sul naso, stava seduto dietro un banchetto davanti quella che doveva essere la porta della stanza dove si teneva il provino.

Blaine disse che andava ad annunciare la loro presenza e si avvicinò all’uomo, lasciandola lì da sola con tutti quegli sguardi velenosi addosso.

Prese il cellulare e si avvicinò ad una finestra per mandare un messaggio a Santana, perché in quel posto la linea prendeva veramente male.

Blaine tornò annunciandole che era tutto apposto e si sedettero in attesa che fosse fatto il loro nome.

Nelle successive quattro ore, non videro né Kurt né il famoso Sebastian Smythe e Brittany realizzò solo in quel momento  che non aveva nemmeno idea di come fosse fatto. Era stata talmente presa dal provino in sé che non si era neanche documentata sul regista. Quella era l’ennesima prova di quanto lei non si sentisse parte in tutto e per tutto di quel mondo. Sicuramente tutte quelle aspiranti attrici conoscevano persino il numero di scarpe della zia di Smythe.

Una dopo l’altra, le ragazze entravano dopo aver sentito il loro nome  e uscivano completamente scoraggiate, alcune anche piangendo. Particolare che non sfuggì ad una nervosissima Brittany.

Mentre stava ripassando in mente per la centesima volta i passi della coreografia che aveva preparato, accadde qualcosa di strano.

Qualcuno entrò dalla porta d’ingresso all’inizio del corridoio, ma Brittany riuscì a vedere solo l’uomo in giacca e cravatta che affiancava la figura misteriosa perché all’improvviso si ritrovò una folla di ragazze urlanti che le coprirono la visuale.

-Che sta succedendo?- chiese a Blaine mentre veniva spinta contro la parete dalle altre.

-Credo sia arrivato l’attore principale!- rispose lui a fatica allontanando una ragazza –Un po’ di dignità per la miseria!- si lamentò.

Brittany allungò il collo tentando di capire di chi si trattasse, ma lo sforzo fu inutile.

Due ragazze si voltarono e urlarono contemporaneamente “E’ Sam Evans!”, ridacchiando come delle ragazzine assatanate.

-Chi è Sam Evans?- chiese Brittany a Blaine, mentre cercava di capire perché quel nome le risultasse così familiare.

Una donna (probabilmente una manager di qualcuno), sentì la sua domanda e si voltò a guardarla con occhi sgranati, poi scosse la testa e la fissò con pietà, come se avesse davanti una povera ignorante.

L’attore e il suo manager riuscirono a raggiungere la sala del provino e scomparvero all’interno. La folla finalmente si placò e tutti tornarono ai loro posti, molti eccitatissimi alla scoperta di chi ci fosse nel cast.

Brittany continuava a ripetersi quel nome in testa, ma proprio non riusciva a ricordare dove l’avesse già sentito.

Dopo più di mezz’ora e un’ennesima ragazza andata via in lacrime, l’uomo dietro il banco urlò “Pierce, Brittany Susan” a chiare lettere.

La ragazza si alzò e si diresse verso la sala, con lo sguardo indagatore di tutti addosso. L’uomo cancellò il suo nome dall’elenco e la fece entrare seguita da Blaine.

Si ritrovarono in una piccola anticamera e prima di oltrepassare l’ultima porta, Blaine la trattenne per abbracciarla forte, sorprendendola.

-Buona fortuna- le mormorò sincero.

Brittany si limitò a sorridere prima di aprire la porta ed entrare.

La prima cosa che la colpì fu la luce. La parete alla sua sinistra era quasi interamente attraversata da un’enorme finestra che lasciava entrare i raggi del sole, che a loro volta si riflettevano sull’altra parete, completamente coperta da specchi e interrotta soltanto da delle enormi casse. Il pavimento era parquet, segno che si trovava in una vera e propria sala da ballo. Nella parte opposta alla sua, dietro una lunga fila di banchi, sedevano le persone che la dovevano giudicare.

Dopo essersi abituata alla luce, Brittany si avvicinò e notò immediatamente Kurt seduto all’estremità sinistra che le rivolse un enorme sorriso. Lei lo salutò con la mano, ricambiando. Accanto a Kurt stava seduto un ragazzo con una massa di capelli ricci e degli occhiali spessi. Dall’altro lato invece c’erano una giovane donna in tailleur e un uomo con una coda di cavallo e il pizzetto. Tra quest’ultimo e il ragazzo riccio c’era una sedia vuota che Brittany dedusse appartenesse all’altro ragazzo alzato che in quel momento le dava le spalle per cercare qualcosa nella borsa.

-Brittany!- esclamò contento Kurt –Come stai?

-Bene- mentì esitante guardando il resto della commissione. Notò l’uomo con la coda di cavallo osservarla distrattamente.

-E’ un piacere conoscerla Signor Smythe!- esclamò educatamente, ma capì immediatamente di aver commesso una gaffe quando tutti, compreso Blaine, sgranarono gli occhi.

-In realtà- fece divertito il ragazzo in piedi –Sarei io Sebastian Smythe- concluse girandosi e sorridendo.

Brittany non seppe  con esattezza se diventò rossa o molto pallida per la brutta figura commessa. Si portò una mano sul viso, mortificata, mentre il ragazzo in piedi ridacchiò. Era alto, con i capelli castani e gli occhi verdi. Il suo sorriso era a metà tra un sorriso sincero e un ghigno malefico, per cui Brittany non capì se si stesse divertendo semplicemente o se fosse pronto a distruggerla.

Sentì all’improvviso una risata molto più sincera provenire dalla sua destra. Si voltò e quasi sobbalzò quando notò un ragazzo biondo che prima non aveva assolutamente visto, appoggiato ad uno degli specchi. L’unica spiegazione logica che si seppe dare e che con quei capelli così accesi si era sicuramente mischiato con la luce.

-Lui è Sam Evans invece- la informò Smythe con tono scherzoso –Ma spero che almeno lui rientri tra le tue conoscenze!

-Si, ci conosciamo già- rispose Sam, salvandola da un’ennesima figuraccia. Brittany lo osservò corrucciata. Ora che quel nome aveva un volto, era ancora più convinta di averlo visto da qualche parte, ma non ricordava assolutamente dove.

Si voltò verso Kurt e notò che il suo amico indicava sé stesso.

Ma certo! Era il ragazzo a cui aveva versato addosso un drink durante la festa di Kurt!

Sorrise a Sam per fargli capire di aver ricordato e lui ricambiò con un occhiolino un po’ esagerato che a Brittany parve fuori luogo.

-Perfetto, ora se vuoi dirci il tuo nome e iniziare il provino, sarebbe cosa gradita- intervenne il ragazzo riccio, con tono un po’ aspro.

-Rilassati Thomas- lo rimproverò Smythe con quel suo solito sorriso. –Lui è Thomas Gray e se passerai il provino sarà il tuo coreografo- la informò –Ora puoi iniziare pure.

Brittany sospirò e si posizionò al centro della sala. Con la coda dell’occhio vide Blaine indietreggiare fino alla cassa e inserire il cd.

-Mi chiamo Brittany Pierce- si presentò ufficialmente –E ballerò per voi “Some nights” dei Fun.

Aveva scelto quella canzone con Kurt perché le dava la possibilità di danzare sia su una parte lenta, sia su qualcosa di più movimentato.

Quando la musica partì cerco di liberarsi la mente dalla tensione che l’assaliva e concentrarsi solo sulla coreografia.

All’inizio ci riuscì, ma in seguito non poté fare a meno di notare lo sguardo di Sam fisso totalmente e inquietantemente su di lei e quello di Smythe che invece oscillava tra lei e l’attore con l’inseparabile ghigno.

Finalmente la coreografia finì, pur con qualche piccola imperfezione, e lei si bloccò esattamente davanti i la commissione.

Alzò lo sguardo con il fiatone e notò Thomas, il coreografo prendere appunti, mentre gli altri la guardavano impassibili e Kurt le sorrideva incoraggiante. Evitò di voltarsi verso Sam, ma poteva sentire il suo sguardo puntato su di sé.

-Va bene Brittany- iniziò Thomas –Ti faremo sap..

-Aspetta!- lo interruppe Smythe.

Posò i gomiti sul tavolo e iniziò a grattarsi il mento sovrappensiero. Tutti lo osservavano incuriositi e in attesa di un suo giudizio.

-Potreste lasciarci soli per favore?- chiese d’un tratto il regista, a sorpresa.

La faccia offesa di Thomas avrebbe vinto un concorso, mentre l’uomo con la coda e la donna si osservarono sconvolti.

-Certo- disse la donna, alzandosi e seguita da tutti gli altri.

-Tranne Kurt, Sam e il manager di Brittany- specificò Smythe.

Kurt si risedette corrucciato, mentre Sam e Blaine si avvicinarono e gli altri lasciarono la stanza.

Quando la porta si chiuse, Smythe puntò lo sguardo su quello della ragazza.

-Siediti Brittany- la invitò con una strana gentilezza.

La bionda prese una sedia lasciata vuota e la posizionò esattamente davanti a Smythe.

-Da quanto tempo balli?- indagò lui, ma apparentemente non sembrava molto interessato alla risposta.

-Ho iniziato quand’ero piccola, ma ho smesso qualche anno fa.- rispose lei nervosamente. Lui annuì distrattamente e incrociò le braccia.

-Conosci la trama del film?- chiese.

Brittany scosse la testa negando.

-Il film è ambientato in una scuola di danza a New York e parla di due ragazzi che provano ad avere successo e di un maestro giovane, ma molto severo, che fa di tutto per impedirlo.

La ragazza annuì, mentre la sua ipotesi su quanto quel film fosse scontato e banale veniva confermata.

-Ora, il maestro in questione è il qui presente Kurt Hummel- lo indicò con un cenno del capo –Mentre il protagonista maschile, avrai intuito, è il nostro Sam.

Ancora una volta, lei annuì.

-Vedi, in realtà, quando Kurt mi ha parlato del tuo provino, avevamo concordato che si trattasse di una prova per farti ottenere una parte secondaria nel film, magari una compagna di classe dei protagonisti o qualcosa del genere.- continuò il regista –Ma, adesso che ti ho vista di presenza, ho cambiato idea.

Brittany si chiese perché stesse montando tutta quella scena e stesse usando tutti quei giri di parole semplicemente per comunicarle che aveva fatto schifo e non sarebbe stato in grado neanche di stare sullo sfondo. Perché, era sicura, non aveva ballato al massimo.

-Sai, Brittany, il mondo del cinema è strano.- disse Smythe, cambiando totalmente argomento.- Un regista può impegnarsi quanto vuole per creare un film che sia profondo e significativo e che lasci qualcosa agli spettatori. Ma, alla fine, quello che conta, sono gli incassi. E, per quanto potremmo pure fare finta che non sia così, è il giovane pubblico la fonte primaria dei nostri guadagni. Ecco perché attori giovani e belli vanno avanti e fanno carriera, perché il regista che li chiama SA di attirare pubblico semplicemente inserendo un volto noto nel cast. Naturalmente non mi sto riferendo a te Sam, tu sei bello, ma sei anche bravo. –aggiunse l’ultima battuta riferita all’attore.

-Grazie Seb- rispose sorridente Sam.

-Il giovane pubblico di cui ti parlavo prima- continuò rivolgendosi nuovamente a Brittany –E’ composto, è inutile negarlo, per il 70% da ragazze. Le famose, correggetemi se sbaglio, “fangirl”. Il nostro Sam, come tu stessa saprai, ha veramente tante ragazze che impazziscono per lui e che probabilmente sapranno già che lui si trova qui oggi, seduto su questa sedia.

Kurt corrucciò ancora di più le sopracciglia e osservò per un attimo Brittany, confuso quanto lei per quel discorso.

-Ma tu sai cos’è quella cosa che il pubblico ama più del suo idolo?- chiese Smythe.

-No- rispose Brittany.

-Il gossip legato al suo idolo- spiegò Smythe, con il ghigno tornato a solcare il suo viso.

Brittany non stava sul serio capendo dove volesse andare a parare il regista, ma era certa che quel discorso non le stava piacendo per niente.

-Tu saprai che in questo momento Sam è single- cambiò nuovamente argomento Smythe, posando una mano sulla spalla del ragazzo.

Brittany notò Kurt spalancare gli occhi, come se avesse finalmente capito cosa stesse cercando di fare Smythe.

-Ti piacerebbe avere il ruolo della protagonista, Brittany?- chiese Smythe a bruciapelo.

La bionda restò a bocca aperta. Protagonista? Lei?

Si voltò in difficoltà verso Blaine, che aveva l’espressione più scioccata della sua.

-Certo che la vuole!- intervenne il manager.

-Mi scusi, ma la domanda era rivolta alla ragazza- lo rimproverò il regista.

Brittany ci pensò su un attimo. Anche se non c’era davvero niente su cui riflettere.

-Si- mormorò insicura.

-Bene, la parte è tua se la vuoi.- esclamò Smythe, ma diventò d’un tratto serio. –Ma c’è una condizione. Una condizione importante e fondamentale.

Nessuno fiatò, aspettando che continuasse.

-Io non faccio film per perdere tempo.-spiegò, più serio che mai, Smythe. –Non voglio sprecare tempo ed energia per qualcosa che non interesserà a nessuno. Io voglio dare al pubblico ciò che il pubblico vuole. Voglio dare a loro la storia dietro la storia.

Anche Sam, rimasto incuriosito fino a quel momento, adesso aprì la bocca emettendo un silenzioso “Oh” di comprensione.

-Io voglio dare loro il gossip che si aspettano. Voglio che il loro idolo- guardò Sam- abbia una storia d’amore con la protagonista del film- riportò gli occhi su di lei.

Finalmente, anche Brittany capì.

-Vuole che io faccia finta di essere la ragazza di Sam?- chiese per conferma.

Di nuovo, ma stavolta senza equivoci, il maligno ghigno di Smythe.

-Bella, brava..e anche intelligente!- commentò alzando un sopracciglio.

Brittany si sentì crollare il mondo addosso.

La ragazza di Sam Evans? Sul serio? Doveva fare finta di stare insieme a qualcuno che non conosceva?

Immaginò una foto sua e di Sam sulla copertina di una qualche rivista gossip e la sola idea le dava la nausea.

E Santana. Cosa avrebbe detto lei? Avrebbe sopportato il peso di vedere la sua ragazza abbracciata in pubblico ad un altro? E lei avrebbe accettato di stringere la mano di Sam di giorno, per poi rifugiarsi tra le braccia di Santana la notte?

Chiaramente no. Non ne aveva la minima intenzione.

-Il film verrà girato a New York- la informò Smythe –Più o meno impiegheremo tre mesi.

Tre mesi a New York. Tre mesi lontano da Santana. Tre mesi lontano da sua madre. Tre mesi a fare finta di stare con qualcuno che non era la sua ragazza.

Stava per rispondere con un secco “no”, quando Blaine la precedette.

-Possiamo parlarne per un attimo in privato?- chiese educatamente.

-Ma certo- concesse Smythe.

Blaine e Brittany si alzarono e uscirono dalla sala, fermandosi nell’anticamera, per fortuna vuota.

Brittany prese un enorme respiro, finalmente lontana da quegli sguardi perforanti.

Stava per esporre la sua idea di quanto fosse ridicola quella proposta, ma Blaine ancora una volta la precedette.

-Devi accettare.- ordinò serio.

La ragazza spalancò la bocca, del tutto scioccata da quella frase.

-Cosa?- chiese incredula.

-E’ un’occasione d’oro Brittany!- esclamò lui –Hai ottenuto il ruolo da protagonista! Ti rendi conto? È andata dieci volte meglio di quanto ci aspettassimo!

-Non ho ottenuto un bel niente Blaine!- gli fece notare –Mi sta proponendo un compromesso! Mi sta ricattando!- abbassò la voce e indicò la porta, quasi arrabbiata.

-Non dire sciocchezze! Non è un ricatto! È un patto!- rispose veemente il manager.

-Dovrò fare finta di stare con qualcuno che neanche conosco!- disse indignata –Riesci a capire cosa significa? Senza contare il fatto che io sto GIA’ con qualcuno!

-Vuoi restare nella dependance di Kurt per sempre?- chiese furioso Blaine.

La porta della sala si aprì e ne uscì un nervoso Kurt, che si precipitò al fianco della ragazza.

-Britt, a Sam sta bene- la informò –Ma non c’erano dubbi su questo, ti ha mangiata con gli occhi per tutto il tempo. Tu, invece, non devi farlo assolutamente- ordinò lui, contrapponendosi al manager.

-Cosa stai dicendo, Kurt?- intervenne infatti l’altro.-E’ una grande occasione!

-Non lo è per niente!- sbottò l’attore- Può fare altri provini, non c’è bisogno di sottostare ai capricci di un regista megalomane!

-Non ci sono altri provini, Kurt, c’è solo questo! È da mesi che giro alla ricerca di qualcosa e non ho intenzione di chiedere aiuto a te per tutto la vita!

-Non metterla sul personale!- minacciò l’attore. –Lei- la indicò –non vuole farlo!

-Si che vuole!- insistette Blaine.

-Non voglio!- si oppose Brittany. –Non voglio essere un pupazzo tra le mani delle fancomesichiamano di quel Sam e non voglio fare questo a Santana!

-Smettila di pensare a Santana per una volta nella vita, cavolo!- quasi urlò il moro.

-Non può smettere Blaine, perché sai? È così che ci si comporta in una coppia: si tiene in considerazione l’altro- la difese Kurt.

-Adesso sei tu a metterla sul personale- commentò Blaine.

-Blaine io…- iniziò Brittany.

-No, ascoltami bene Britt- la interruppe il manager –Non devi pensare a te in questo momento. Rifletti sulle nostre condizioni. Rifletti sul luogo in cui viviamo, sul morale di tua madre, sulla nostra precarietà e pensa a quanto un ruolo da protagonista in un film di Sebastian Smythe, fianco a fianco con Sam Evans e Kurt Hummel, possa cambiare tutto questo.- concluse guardandola intensamente negli occhi.

E Brittany ci pensò. Immaginò lei, Blaine e Holly di nuovo in una casa che apparteneva solo ed esclusivamente a loro. Immaginò sua madre di nuovo allegra e spensierata. E poi pensò al ghigno di Smythe e all’occhiolino di Sam. E a Santana, che aspettava sue notizie a casa.

-Pierce!- sentirono gridare da dentro la sala l’inconfondibile voce di Smythe –Non abbiamo tutto il giorno!

Brittany gettò un’ultima occhiata ai suoi amici, prima di rientrare in sala.

*fine flashback*
 

-E tu cos’hai risposto?- chiese Santana, agitata.

Brittany abbassò lo sguardo e cercò di trattenere le lacrime di tensione per l’intera giornata.

-Cos’hai risposto?- ripetè la latina, rafforzando la stretta sulle sue mani.
 

°°°°°°°°°°°°
Tadà!!!
Sono una stronza? Mi rispondo da sola: sì, sono una stronza XD
Sapete che nel XVIII secolo, quando è nato il romanzo come genere letterario, gli scrittori pubblicavano su dei giornali mensili ogni capitolo e usavano la suspence per invogliare i lettori a comprare il numero successivo? Beh, io uso la stessa tecnica! XD
Scherzo, in realtà ho dovuto per forza lasciare il capitolo in questo modo per non rovinare l’inizio dell’altro  : )
Ad ogni modo, il capitolo alla fine non è stato tutto questo granchè, ma mi auguro che lo abbiate apprezzato lo stesso!
Grazie mille a chiunque continuerà a seguire questa storia, nonostante la lunga pausa che c’è stata!
Il prossimo arriverà presto!
Baci, Fede!
 
 
  
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