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Autore: giux_etta    31/03/2013    1 recensioni
Dean ha lasciato Sam al motel ed è fuggito in macchina, rubando qualche minuto per sé. Vorrebbe non pensare ma la sua mente corre frenetica, ritrovandosi a pregare. E chi mai potrebbe ascoltare, se non Castiel?
Ambientata in un tempo indefinito, ma successivo alla 8x17.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
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UN ISTANTE SCOLPITO NEL TEMPO
 

La pioggia cade fitta, coprendo tutto come un velo umido. Dean la ascolta. In silenzio. La ascolta picchiettare sul tetto dell’Impala. La ascolta ad occhi chiusi. Appoggiato al sedile. Abbandonato. La ascolta al posto di pensare. Perché pensare è diventato troppo doloroso. Troppo faticoso. Dean si concentra sulla pioggia. Solo sulla pioggia. Nei suoi cinque minuti di libertà. Ritagliati. Rubati. Ha lasciato Sam al motel. Vado a fare un giro, gli ha detto. Ha preso la macchina. È partito. Dopo la prima svolta, si è fermato. A bordo strada. Come un cane abbandonato. Si è fermato perché non ce la fa. Non riesce ad andare avanti. A far finta che tutto va bene. Che tutto andrà bene. Non ce la fa più ad ignorare il panico. La vede ogni volta che si guarda allo specchio. Dannata e tremenda paura. Che Sam stia morendo. E che morirà invano. Che l’inferno resterà una metropolitana senza controlli all’uscita. Che il mondo rimarrà un posto di merda in cui vivere. E che ci vivrà da solo. Perché non ha più nessuno. Nessuno. È la storia della sua vita. Perdere tutti quelli che ama. Sua madre. Suo padre. Joe. Ellen. Lisa. Bobby. Non riesce ad evitare di credere che sia tutta colpa sua. Ha fallito. Sempre. Con tutti. Non riesce a proteggere ciò che ama. Per quanto ci provi, non ci riesce. Non ci riesce. Oddio, ti prego… sussurra. Non Sam…non Sam…non anche lui… È una preghiera. Un pensiero. Una supplica. Ma non sa nemmeno a chi rivolgerla. L’unico che lo ascoltava è sparito. Perso anche lui. Perso. Di nuovo. Castiel… Il suo nome gli esce dalle labbra come un mantra. Castiel… Castiel… Castiel… e ogni volta il volume di voce aumenta. E aumenta la rabbia. E la voglia di spaccare tutto. Cazzo, Castiel… Spalanca la portiera e si inginocchia nella pioggia. Castiel! urla. Senza pensare allo spettacolo che deve essere per quelli che passano in macchina. Un uomo disperato. Accasciato nello sporco. L’acquazzone gli scorre addosso. Lavando e trascinando con sé tutte le sue lacrime. Il dolore. Lo sconforto. Castiel… La voce gli si incrina. Crolla seduto. Appoggia la schiena all’Impala. Si copre gli occhi con le mani. Ho bisogno di te…

Dean

Il suo cuore perde un battito. Sa che è la sua voce. Lo sa. Ma non ha il coraggio di guardare. Perché se davanti a lui ci fosse ancora solo la strada, potrebbe morire. Lì. Seduta stante. Non potrebbe sopportare un’altra illusione spezzata. Non sono più molti i fili che lo tengono ancorato alla realtà. E gli sembra di giocare al tiro alla fune con se stesso. Dove non può vincere. E non può che perdere.

Dean

Più vicino questa volta.

Dean. Guardami.

E lo fa. E lo vede. Davanti a sé. Chino nella pioggia. Come lui. Con lui. Le stesse lacrime. Gli stessi occhi spaventati. Blu nel verde. Verde nel blu. Un attimo che si ferma. Un secondo che si imprime nella storia. Un patto sancito di nuovo.
Cass…
Si cadono addosso. In un abbraccio così forte da togliere il respiro. L’uno nelle braccia dell’altro. Come in purgatorio. Come in quel motel dove Castiel è apparso dopo il purgatorio. Si abbracciano. E si ritrovano. Di nuovo. Non importa che l’angelo continui a sparire o a restare indietro. Dean lo cercherà sempre. Lo aspetterà sempre. Perché i loro destini ormai sono incrociati e cuciti a passo stretto.

Cass…Dove sei stato?

Dovevo proteggere la tavoletta…

Ma…

Dovevo.

Io…

Mi hai chiamato…

Lo so.

Sono qui…

Lo vedo.

Mi sei mancato…

Cass…

Mi sei mancato, Dean. Così tanto. Così. Tanto.

Anche tu…

E d’improvviso sono fronte contro fronte. In un contatto così intimo che quasi non ha senso. Respirano i propri respiri. In sincrono. In simbiosi. Le mani strette uno sul trench e l’altro sulle spalle che già portano i suoi marchi. Sono uniti. E interi. Per una volta tanto, pieni. Completi. In pace. Quasi in pace. Perché il mondo esplode quando le loro labbra si sfiorano. In un contatto che conduce energia. Elettricità. Si assaggiano per la prima volta. Si assaporano. Ad occhi chiusi. Senza rumori. In un istante fatto solo di tatto. Gusto. E olfatto. Si conoscono. Di nuovo. E per la prima volta. Come non hanno mai fatto. Le labbra giocano. Si rincorrono. Le mani si stringono. Pelle contro pelle. Strette. Insieme. La pioggia crolla intorno a loro. Su di loro. Ma è solo rumore bianco. Perché il mondo non esiste più.

 
HEAT OF THE MOMENT… TELLING ME WHAT YOUR HEART MEANT…

 
Sono le otto e la sveglia suona infallibile, accendendo la radio. Dean apre gli occhi, riscoprendosi nella stanza del motel da cui non si è mai allontanato. Si tira a sedere. Forza, Sammy! fa al fratello, lanciandogli il proprio cuscino. Alzati e cammina, poiché io lo comando! Cerca di scherzare. Come sempre. Finge di non vedere la stanchezza. Si strofina la faccia con le mani. Che sogno del cazzo, pensa. Si alza e si dirige in bagno. Si infila sotto una doccia bollente. E l’acqua lava via ogni cosa. Come pioggia.

 


 

Castiel apre gli occhi. Il sole del Messico filtra dalle persiane. Le lenzuola bianche sono ordinate in fondo al letto. Crede di aver dormito. Si sente così umano ultimamente. In corsa. In fuga. Nascosto. E solo. Guarda la tavoletta, stancamente abbandonata sul comodino. Non si chiede niente. Il suo dovere è proteggerla. E lo farà. Ma… c’è sempre un ma… E il suo ha gli occhi verdi e un carattere difficile. Ripensa al sogno appena fatto. E sorride. È stato così strano. E reale. Si sfiora piano le labbra con le dita. Così. Fottutamente. Reale.



 

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La mia prima storia. La mia prima prova. Spero di essere riuscita in quel che volevo. Intrecciare parole ed emozioni. Esporle. Raccontarle. Allo stesso modo di come le sento io. Quando chiudo gli occhi. Spero che qualcuno abbia chiuso gli occhi con me. E sia riuscito a sognare.

  
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