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Autore: apple92    31/03/2013    10 recensioni
Yozakura (夜ノ桜 lett. "La notte del Ciliegio")
Sulle ali di un vento rinnovatore una giovane coppia si scambierà una promessa di Primavera
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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YOZAKURA*

YOZAKURA*

 

Ai membri dell’Akane House


Akane inspirò profondamente; i polmoni le si gonfiarono di ossigeno pieni del dolce profumo dei petali dei ciliegi in fiore.
Quando espirò non fu solo l'aria a lasciarla ma anche l'enorme macigno che le soffocava il petto. Passeggiava camminando a passi lenti nel parco cittadino. Aveva girovagato per tutto il pomeriggio attraverso le strade di Nerima ed il buio, insieme al calare della temperatura, l’avevano colta impreparata in quella particolare sera a cavallo tra l'inverno e la primavera.

La ragazza aveva celebrato lo Shunbun no hi(**) a modo tutto suo. Sperava che la solitudine e il silenzio l’avrebbero avvicinata più facilmente alla madre scomparsa. Aveva un gran bisogno di sentire la sua voce e ascoltare i suoi preziosi consigli. Osservò la grande luna piena. Sembrava sorriderle da incredibilmente vicino e si sentì rassicurata.
Quella rara combinazione astrale le riportò alla mente i ricordi della settimana precedente più vividi che mai.

 

Erano passati anni da quel fatidico giorno in cui un enorme panda gigante e una ragazzina dai capelli rossi avevano fatto irruzione in casa sua, ma alcune cose non erano cambiate di una virgola.

Avevano litigato di nuovo, come sempre. Il motivo? Nessuno in particolare. Ogni scusa era buona per sfogarsi l’uno contro l’altra.

Altre cose invece costituivano una novità. I sentimenti di lei da tempo erano cambiati, lentamente, e poco a poco si erano trasformati in qualcosa di più, che non aveva il coraggio di affrontare da sola.
Lei continuava ad insultarlo pesantemente scaricando tutta la frustrazione che aveva dentro. In un modo o nell’altro doveva difendersi e rispondere a tono alle accuse sbraitanti di lui. Purtroppo era il solo modo in cui sapevano relazionarsi. Adesso ignoravano perfino chi avesse cominciato quel gioco autodistruttivo.

-Chi vorrebbe mai stare con una racchia come te? Sei solo un maschiaccio dai fianchi larghi!-

Al momento cruciale del diverbio, prima che entrambi si rifugiassero come topi nelle loro tane, Akane lo mise con le spalle al muro con questo ultimatum:

-Se pensi davvero queste cose…- non c'è la faceva a parlare, era una decisione troppo importante.
Celermente le famiglie Tendo e Saotome si radunarono sul pianerottolo ad origliare. Regnava il silenzio e Akane terminò la frase nonostante temesse la fin troppo bene immaginata reazione del ragazzo:

-Sparisci o mi sposi!-

Poche parole che tagliarono il silenzio di quella stanza così affollata di presenze inopportune e che risuonarono così forte da far vibrare i muri.

Un’affermazione che li portava al bivio di una nuova vita e scuoteva le fondamenta di tutte le fragili relazioni che reggevano il loro mondo.
Si chiuse in camera sua sbattendo violentemente la porta, il tempo sembrava essersi fermato, faceva improvvisamente più freddo, in quelle quattro mura si sentiva in una bolla lontana mille miglia dal mondo reale nel quale aveva paura di tornare.


La mattina dopo i suoi incubi divennero realtà. Ranma aveva scelto la via della fuga.


Era sopravvissuta una settimana senza di lui con la speranza che tornasse ma ormai solo il pallido sorriso della luna la rasserenava un po’. Era rassegnata ma non disperava. Anche se sarebbe stata dura dimenticarlo lei ce l’avrebbe fatta, ma così... non voleva.

Camminare le consentiva di schiarirsi le idee e le sempre più frequenti passeggiate serali erano un inconscio tentativo di ritrovare Ranma girando l’angolo di qualche strada.

Non voleva tornare a casa; a passo incerto percorse gli ultimi cento metri del vialetto del parco che conduceva fino a quella che era stata definita la collina dei ciliegi. La primavera era appena iniziata e un ciliegio precoce mostrava al mondo la sua chioma all’apice dello splendore.

Giunta ai piedi di uno di quei possenti e meravigliosi alberi si accucciò fra le sue radici alla disperata ricerca di conforto e protezione.

Si sentiva sciocca e sperava tanto di non essere vista. Certo, una che piange sotto un albero di ciliegio, per giunta da sola, non può essere altro che, sì, una sciocca.

La brezza leggera che le agitava i capelli si trasformò in una ventata gelida che la costrinse a stringersi in un abbraccio di solitudine.

Ma il freddo clima esterno non era nulla paragonato al gelo che sentiva crescere dentro di sé. Sentiva la testa e il petto scoppiare ed aveva il viso tutto rovinato da una settimana di lacrime e per cosa? Per uno che non la desidera, anzi scappa.

- Maledizione Ranma; dove sei?- mormorò.

Per quanto cercava di allontanarlo dalla sua mente l’immagine di lui era vivida nei suoi pensieri, strafottente come suo solito del dolore che le procurava.

- Ranma, Ranma, Ranma - ripeteva sottovoce come una nenia.

Con lui se n’era andato anche il suo orgoglio; non sopportava gli sguardi pieni di pena che tutti avevano nei suoi confronti; le aveva portato via il suo orgoglio e adesso voleva solo riaverlo indietro.

“Ti prego restituiscimelo perché senza non vivo, non voglio che niente più mi faccia soffrire così, niente.” pensò afflitta “Rinuncio a tutto l'amore che ho dentro ma ridammi il mio amor proprio. Ridammi le mie serate, i miei pomeriggi, le mie notti tranquille, senza questo sentimento che mi sta trascinando giù fino in fondo. Rivoglio indietro tutta me stessa. Ti odio.”

 

Semplicemente odiava ancor più se stessa per essersi innamorata di lui.

 

- Ma cosa ho fatto per finire in tutto questo casino? Me lo merito davvero?-

Si sentiva colpevole di quel dolore, la scelta di quell’abbandono l’aveva innescata lei ma era consapevole di aver preso la decisione giusta. Era ancora in tempo per dimenticarlo. Ma si può dimenticare l’amore della propria vita? Quello con la “A” maiuscola? L’uomo di cui nonostante tutto ti senti complice e al quale affideresti la tua stessa vita.

Ranma era questo e molto di più.

No, non avrebbe mai potuto eliminarlo dal suo cuore. Amore vuole amore e se è quello vero è sempre corrisposto. E allora, si chiedeva, perché se tutto questo è vero lui non la ricambiava?

- Perché? Perché a me?-

È come soffocare, avere una malattia incurabile o un fuoco dentro, dove la linea fra il calore e il dolore è molto sottile. Stava bruciando dentro per lui, per averlo e soprattutto per farsi volere da lui allo stesso modo. Annullata - ecco come si sentiva - annullata completamente; impazzita in piena caduta libera.

 

Dall’alto dei rami del ciliegio una figura che si manteneva nell’ombra ascoltava in silenzio.

 

- Etchiù - Akane starnutì e subito venne travolta da una tempesta di petali di ciliegio.

Folle, tanto da poter vedere Ranma davanti ai proprio occhi avvolto in un turbine di petali rosa.

Si passò una mano davanti al viso per asciugare le lacrime e recuperare un po’ di contegno. Era davvero lui o solo un bellissimo sogno? Non fece in tempo a pronunciare il suo nome che lui subito la rimbeccò riportandola alla cruda realtà.
-Ma ti sembra il modo di andare conciata a quest’ora della sera? E per giunta da sola in un parco isolato? Sei sempre la solita ingenua e sprovveduta!-

Akane si fece rossa in viso, un po’ per le lacrime, un po’ per essere stata colta in un momento di debolezza e un po’ per la rabbia. Come osava sparire senza dire nulla e ripresentarsi dopo una settimana con la bocca piena di veleno?!

-Lascia stare- riprese Ranma - e per rispondere alla tua domanda, sappi che tu non hai fatto proprio nulla, tutta questa situazione non è colpa tua, almeno non troppo.-

-Cosa!? Mi stavi spiando?- si agitò lei.

-Sì! Ma, NO! Cioè… io non volevo!- balbettò come suo solito alle arringhe della giovane.
-Tu non volevi, ma l’hai fatto... E poi che significa “non troppo”?- insinuò la ragazza collerica.

-Ma mi fai finire Akane!?- sbottò infine.

La situazione stava rapidamente degenerando nel solito litigio ma poiché solitamente quando litigavano si riferiva a lei con epiteti poco carini, tacque.

-Grazie.-

Tirò un forte sospiro e si accovacciò a terra di fronte a lei, occhi dentro occhi, come se potesse scrutarle nell’anima. Lei era tesa e, per rompere quell’atmosfera così intima e calda, rimise la maschera pronta a riproporre il copione di sempre:

-Allora!?- disse con tono stizzito.

-Certo che tu ci tieni proprio a rendermi le cose difficili!- si alterò il codinato. Ma quella settimana di isolamento gli era servita per mettere in ordine le idee e calmare i bollenti spiriti, quindi decise per una volta che sarebbe stato lui a cambiare le cose e si buttò.

-Grazie per tutto il tempo che mi hai dato Akane - disse tutto d’un fiato -sono un pessimo fidanzato.-

Usando il tempo presente voleva forse far intendere che sparire per una settimana non equivaleva ad una rottura? Akane era dubbiosa ma lo ascoltò attentamente, sapeva quanto gli erano costate quelle parole.

-Forse non migliorerò mai e ti capirei se non fossi più disposta a sposarmi. Dopo quello che ti ho fatto passare in questi anni… e, lo so, in quest’ultima settimana. Ma anche tu sei stata davvero terribile. Ti sei mai chiesta cosa è significato per me fermarmi, mettere radici, creare legami?-
-Dove vuoi arrivare Ranma?- chiese titubante e, per la prima volta, Ranma scorse la placida natura di Akane.

-Mi perdoni?- domandò ad occhi languidi pregando per un sì. -Ora sono pronto.- Affermò per rafforzare la sua tesi nel tentativo di convincerla.

-Per cosa?- chiese acida Akane.

-Perché fai così?-
-Così come? L’importante è che sei tornato.- Lo arronzò la ragazza che non sapeva che altro dire pur di non esporsi, di non illudersi nuovamente e fare la parte della sciocca. Distolse lo sguardo dal mare tempestoso che erano gli occhi di Ranma e alzò il capo cercando sostegno nel pallido volto lunare e per non mostrare al ragazzo che i suoi occhi a stento trattenevano il pianto.

-Non vuoi provare a cambiare le cose? Poco alla volta.- Disse Ranma abbastanza sicuro –Insieme.- continuò in un bisbiglio.

Lei sorrise teneramente e come due magneti i loro occhi si cercarono creando un legame che non avrebbero più voluto spezzare. Come due sconosciuti che si incontrano per la prima volta questo era il loro colpo di fulmine.

 

Il corpo di Ranma cercava un contatto con la ragazza e la sua mano sfiorò la guancia di lei, un dito le asciugò una lacrima fuggitiva poi la passò dietro la sua nuca e l’attirò a sé in un disperato e possessivo abbraccio che nascose il rossore di entrambi. Akane avvolse le spalle del ragazzo tra le sue braccia, poteva sentire il respiro irregolare di lui sul collo finché le sue labbra non si posarono sulla sua pelle. Un dolce tepore la pervase quando Ranma disse:
-Ti amo. Smettiamola di farci del male.-

Le strinse forte la mano ed ella ricambiò per fargli capire che non era più solo.

- Ok.- bisbigliò lei in un fremito. Altre parole le si spezzarono fra i denti.

Lui sentiva un vuoto allo stomaco, lei non aveva risposto alla sua dichiarazione. Poi ripensò al suo ultimatum “Sparisci o mi sposi!”. Era quello che voleva e lui era pronto a tutto pur di non perderla.

- Akane sono solo un ragazzo e non so come andranno le cose. Ma se è quello che vuoi…- era uno dei discorsi più lunghi che le aveva mai fatto. Sciolse l’abbraccio e la fissò in un modo che la fece sentire nuda poi abbassò lo sguardo per l’imbarazzo e si ritrovarono in ginocchio uno di fronte all’altra.

Ranma afferrò dolcemente la mano di Akane e le strofinò il dorso con le dita in una timida carezza cercando in quel contatto di infondersi coraggio.

-Io credo che abbiamo bisogno di ancora un po’ di tempo, per noi, per conoscerci.-

Quella settimana di isolamento gli era servita, stava cercando di ricordarsi che prima di parlare doveva collegare il cervello. Doveva smettere di ripetere sempre gli stessi errori, per smetterla di farla soffrire ed arrabbiare, per cercare di esprimere ciò che veramente pensava senza essere frainteso e mandato in un solo colpo a fare compagnia alle trote.

Akane per la prima volta si rese conto di quanto fosse bella la voce di Ranma quando non sputava sentenze e stranamente si sentì bene, rassicurata. Con un sorriso incoraggiato e incoraggiante lo invitò a continuare. Il codinato era rosso per l’imbarazzo e si grattò dietro la nuca come suo solito. Per lui era un successo quella reazione della sua ragazza violenta.

Liberò la mano che teneva quella ragazza e se la portò alla tasca fino a svelarne il contenuto: una piccola scatolina di velluto blu.

-Io ho accettato il fidanzamento imposto dai nostri genitori da molto tempo ormai. Io non so se questo è il momento giusto per noi. Me se è quello che vuoi lo voglio anch’io.-

Il cuore della ragazza le si strinse in petto fino a farle male.

-Oh, Ranma. Grazie, grazie, grazie.-

Akane pose con decisione la sua mano su quella di Ranma che custodiva la scatolina e scosse delicatamente la testa in senso di diniego.

-Hai ragione, non è il momento.-

-Co-cosa?- farfugliò Ranma preso in contropiede. Era confuso e non capiva in che situazione si fosse cacciato.

-Scusami tu, Ranma. Io non avrei mai dovuto metterti con le spalle al muro. Ero solo arrabbiata.-

-Diciamo pure furiosa.- sputò Ranma mordendosi la lingua subito dopo.

Lei si accigliò. Erano dannatamente cocciuti.

Capendo che le cose non sarebbero mai cambiate, decise di soprassedere, infondo poteva sopportare le sue frecciatine.

-Lasciami continuare baka. Tu davvero mi ami?- chiese lei.

-Io… beh ecco… come dire…- l’indole timida e impacciata di Ranma si mostrò al meglio. Akane rinunciò a ricevere una risposta verbale e cercò i suoi occhi, limpidi e sinceri. Quel legame così forte che li univa sopperiva alla mancanza di parole e un cenno col capo abbinato ad un “sì” appena sussurrato fugarono ogni dubbio.

Akane dischiuse le labbra in un bellissimo sorriso.

-Anche io ti amo baka. E quella mettila via.- disse indicando la scatolina –Ci sarà tempo per quella, ma non oggi; un giorno, promettimelo.-

Ranma di nuovo annuì, sembrava diventato incapace di parlare.

 

Entrambi si sentirono molto sollevati, avevano ancora tempo per essere giovani e spensierati, liberi. Avevano appena posato un tassello importante per la loro felicità ma c’era tempo per completare il puzzle.

 

Ranma si alzò in piedi ed aiutò la fidanzata a fare lo stesso. Poi allungò un braccio verso il ramo più basso è colse un fiore di ciliegio.

-È cominciata la primavera- constatò porgendole il fiore. In quel gesto le loro mani si intrecciarono e Ranma chiuse la distanza premendo le sue labbra su quelle della ragazza.

-Ti amo.- ripeté con voce chiara e decisa. Lei doveva capirlo, doveva esserne sicura. –Davvero.-

-Ti amo.- gli fece eco Akane. Infine quel contatto di labbra si trasformò in un vero bacio.

Ranma la spinse con il suo corpo contro il tronco dell’albero, premeva il suo torace contro il petto della ragazza, le loro mani si cercavano, e lingue danzavano come in un vortice. Assaporarono sensazioni fino a quel momento inedite: piacere, desiderio, dolcezza, sensualità, Amore. Erano a casa l’uno nelle braccia dell’altra. Le loro menti avevano smesso di farsi la guerra.

Rimasero lì ancora un po’ a respirare l’aria l’uno dell’altra poi udirono un suono di campana. Si era fatto molto tardi, il parco stava per chiudere.

Faceva ancora freddo e Ranma cinse le spalle di Akane. Fronte contro fronte i loro nasi si sfioravano, le guance imporporate.

-Avremmo dovuto fare questa cosa molto tempo fa.- constatò Ranma.

-Siamo due testoni, eh?- canzonò Akane.

-Già.-

 

Mano nella mano si diressero verso casa. Al dito nessun anello ma in tasca un fiore di ciliegio e una promessa. La promessa di un cambiamento, di un futuro migliore, di una nuova vita.

Una promessa di primavera.

 

 

Fine

 

Note dell’autrice:

 

(*) Yozakura (夜ノ桜 lett. "La notte del Ciliegio")

 

La fan fiction è ambientata del Parco di Ueno, a Tokyo, luogo rinomato per la celebrazione dell’ Hanami, la tradizionale usanza giapponese di godere della bellezza della fioritura primaverile degli alberi, in particolare di quella dei ciliegi da fiore giapponesi, i sakura (lett. "ciliegio"). Lo spettacolo dei sakura in fiore occupa gran parte della primavera e si può ammirare da inizio Aprile fino a metà Maggio.

 

(**) Shunbun no hi (春分の日  ) In Giappone il giorno dell'equinozio di primavera  è una festa nazionale ufficiale che si trascorre visitando le tombe di famiglia e celebrando le riunioni di famiglia.

 

   
 
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