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Autore: Nina Pierce    31/03/2013    3 recensioni
[Stefan/OC, Kalijah, Delena, Klaroline, Kennet. What if...?]
Dal primo capitolo.
« Dora.»
Una voce mi chiama con sorpresa, ma anche con una punta di dolcezza.
Sobbalzo.
Non posso impedirlo.
È lei.
Solo Katerina riesce a sfumare il nome con i suoni arcaici della nostra terra d’origine.
Genere: Dark, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon, Salvatore, Katherine, Pierce, Nuovo, personaggio, Stefan, Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Katherine/Stefan
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 

Non vedo più a mia sorella da molto tempo oramai. Katerina è la fuggitiva, la sensuale e scaltra vampira che aveva osato contrastare i voleri di Niklaus, l’Originale più pericoloso e potente. Non vi è più posto per me nella sua eternità. Così come nella mia non può esistere un pensiero di lei. Rimuginare sui nostri giorni da umane, quando eravamo soltanto due ragazzine piene di sogni e speranze, è troppo doloroso, troppo straziante. Non voglio soffrire. Non più. Ho imparato a mie spese che guardarmi perennemente alle spalle per scorgere cosa abbandonavo è totalmente aberrante. Relego quegli attimi di umanità nell’angolo più recondito della mia mente e dimentico per sopravvivere. Immagino che Katerina faccia lo stesso. Non posso saperlo. Abbiamo tentato di rimanere insieme, unite contro il Destino avverso e il Mondo crudele, dopo essere divenute vampire per impedire che il sacrificio avvenisse, ma Nina fuggì pochi anni dopo e da allora non l’ho mai più rivista. Sino ad ora perlomeno.
 

Primo capitolo

 
È da poco sfumata l’alba quando le ruote della mia carrozza trovano un ostacolo troppo arduo da affrontare.
Siamo stati costretti a fermarci.
Scendo dalla carrozza e mi guardo intorno.
Vi è una distesa d’alberi che sembra infinita.
A pochi metri una città non ancora costruita del tutto si erge fieramente sulla foresta.
Dev’essere Mystic Falls.
Ne ho sentito parlare a lungo.
Dicono che vi siano delle persone a conoscenza dei vampiri.
Dicono che una donna del luogo sia stata uccisa da uno di loro e per quello il marito abbia fatto incominciare una caccia al soprannaturale.
Sospiro.
Non dovrei essere qui.
La curiosità, però, prende possesso della mia anima, se ancora posso affermare di possederla sul serio.
Voglio visitare questo borgo pittoresco del West Virginia.
In fondo ci vorranno ore prima che riescano a sposare il tronco che ci impedisce il passaggio.
Arrivo nel centro in un attimo, attenta che nessuno possa vedermi.
Dev’essere giorno di mercato.
Vi sono gioiellieri, sarti, venditori di profumi e lustrini.
Non sono molti.
V’è la guerra che infuria in Georgia.
È trascorso poco tempo dall’incendio di Atlanta, il che è un vero peccato.
Adoravo quella città.
Passeggio tra le bancarelle dietro cui degli uomini mostrano i loro prodotti.
Non m’interessano.
Odio i gioielli, sebbene indossi il braccialetto che m’impedisce di bruciare viva sotto il Sole mite di ottobre.
Ciò che potrebbe interessarmi sono i profumi, ma questa non è la Francia e non sono sicura di cosa potrei trovare.
Sovrappensiero avanzo tra le vie della città.
Sembra pacifica.
Anche troppo per i miei gusti.
« Dora.»
Una voce mi chiama con sorpresa, ma anche con una punta di dolcezza.
Sobbalzo.
Non posso impedirlo.
È lei.
Solo Katerina riesce a sfumare il nome con i suoni arcaici della nostra terra d’origine.
Mi volto, lasciando che il lungo abito grigio sfiori il terreno con un fruscio.
I miei occhi vengono subito attratti dalla slanciata figura di Katerina avvolta in una bella veste color avorio.
Spalanco le labbra rosse e per un attimo resto totalmente spiazzata.
È lei.
È davvero lei.
Solo Katerina può avere quei grandi occhi color del cioccolato.
Solo Katerina può avere i capelli scuri acconciati da gran signora perché solo Katerina ha quell’eleganza innata e tale da farla apparire sempre perfetta nella sua semplicità.
Solo Katerina ha quel modo di fare da bambina e, allo stesso tempo, da donna sensuale.
Solo Katerina può sorridermi in quel modo.
Come se fossi la persona più importante nell’intero universo.
Nessuna doppelganger potrebbe esserle identica.
« Nina. Cестрами.»
Sorella mia.
Da quanto tempo non parlo in bulgaro, nella mia lingua.
Ho sempre evitato la Bulgaria.
Mi ricorda troppi avvenimenti, piacevoli e spiacevoli che siano.
Ma ora, ora che ho Katerina dinanzi a me non posso impedirmi di parlare come se fossimo ancora vive entrambe.
Ancora umane.
Una sensazione meravigliosa.
Tanto stupefacente da farmi tremare le mani giunte ancora sul grembo.
« Vieni con me. Allontaniamoci dalla strada.»
Il sussurro sembra quasi impaurito e ciò non fa che incrementare le mie paure riguardo questa cittadina.
Ma le paura passano in secondo piano.
Mia sorella.
La mia Katerina.
A pochi centimetri da me.
La sua mano mi sfiora il braccio nudo e sento nuovamente la sua pelle.
È fredda.
Gelida proprio come la mia.
E tutto quel freddo rende tutto così reale.
Così verosimile da farmi quasi piangere.
« Non posso credere che anche tu sia qui. Ho trascorso anni, secoli, cercando di ritrovarti. Mi ero quasi rassegnata.»
Katerina sorride dolcemente.
Io sola riesco a intenerirla e farla sentire umana.
Siamo una famiglia.
Siamo l’unico bene che è rimasto nelle nostre vite altrimenti vuote e prive di senso.
Non posso che ricambiare il sorriso, felice di averla nuovamente con me.
Non la lascerò andar via da me.
Non più.
« Dora, questa città non è l’ideale per dei vampiri.»
Per un attimo rivedo in questa bella vampira che sembra non sentire più nulla la mia sorella maggiore, pronta a proteggermi dalle angherie del mondo.
Per un attimo ricordo le sue ammonizioni quand’ero bambina.
Un passato così lontano e allo stesso tempo così attuale.
Siamo le stesse di cinquecento anni fa.
« Ne sono consapevole, Nina. È uno scalo. La mia carrozza si è rotta e ne ho approfittato per visitare la cittadina. Perché sei qui?»
Se questa città è davvero pericolosa come percepisco, perché la mia Katerina sta affrontando questo rischio?
Solo ora mi pongo questa questione.
Prima ero troppo contenta anche solo per pensare ai vampiri, alla storia di quella povera donna e di quella povera famiglia distrutta dal dolore per la sua perdita.
Ora la realtà piomba nuovamente su di me.
L’istinto di protezione mi porta ad avvicinarmi di più a mia sorella.
Vorrei poter essere in grado di difenderla.
Ma non posso.
« Alloggio presso una famiglia locale.»
Svicola.
Mi nasconde qualcosa.
« Non è ciò che ti ho domandato.»
Incomincio ad essere spaventata da questo silenzio.
Da quest’incertezza nella sua bella voce.
Davvero questa città è così terribile come la descrivono?
« La pietra di Luna. L’ho trovata.»
Rivela, abbassando maggiormente la voce, come se qualcuno potesse udirla.
La pietra di Luna.
La maledizione.
L’unica chiave per la sua salvezza.
« Sino a quando non troverai la doppelganger della Petrova non potrai andare da lui.»
Lui.
Niklaus.
Il mio cuore morto perde un battito se rimembro i suoi occhi azzurri e glaciali.
Son certa che mia sorella ha avuto la mia reazione.
Sbatte le palpebre dalle lunghe ciglia scure.
Sospira.
Si umetta le belle labbra rosee.
È spaventata.
Dopo cinquecento anni non si è ancora destata da quell’incubo.
Dal nostro incubo.
Perché se lui la trovasse e la uccidesse, io ne morirei.
La mia vita e quella di Katerina sono legate a doppio filo.
Nessuna di noi vivrebbe senza l’altra.
« Katherine, siete qui?»
Una bella voce maschile.
Alta, chiara, dolce.
Un ragazzo appare dinanzi a noi, all’entrata del vicolo dopo ci siamo appartate per poter parlare liberamente.
Un bel ragazzo che non dimostra più di vent’anni.
Occhi verdi.
Mi incanterei a osservare quello sguardo per secoli.
Una capigliatura particolare, di un biondo sabbia molto intenso.
È affascinante.
E il suo sorriso è così dolce.
« Perdonatemi, Stefan. Discorrevo con mia sorella.»
Mia sorella è gentile quando si rivolge a lui.
Sorride.
È allegra e spensierata.
È viva.
Lo ama.
Io lo so, mi accorgo sempre dei sentimenti nascosti negli occhi di Nina.
« Molto lieto. Stefan Salvatore.»
Si presenta, inchinandosi e distendendo il palmo della mano verso di me.
Poggio la mia sulla sua.
È così caldo.
Umano.
Sento il sangue scorrere lungo le vene e m’inebria totalmente.
Mi sento così in pace con quest’uomo con le fattezze di bambino.
Mi bacia il dorso, sfiorandolo soltanto, come si conviene ad un nobile.
Per un attimo rimango interdetta.
Scuoto il capo.
Non è da me.
Io non sono quella ragazza.
Gli uomini non hanno mai fatto breccia nel mio cuore.
Eppure il suo sguardo è così dolce e sincero, i suoi modi così disinteressati.
No.
M’impongo l’imperturbabilità.
Sorrido quieta.
M’inchino lievemente e gli rivolgo uno sguardo gentile.
« Dorothea Pierce.»
  
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