Stringo forte la cinta attorno alla vita in modo da non cadere. Guardo il cielo stellato, sembra vero, non una mera imitazione creata da infernali macchine e tecnici psicopatici. Sospiro. Mancavano due anni, altre due mietiture e sarei stata salva, libera. A volte mi chiedo se ho fatto bene a prendere il posto di Prim. Se non dovessi farcela, se morissi, mia madre non resisterebbe al dolore e la mia piccola sorellina ne soffrirebbe e vivrebbe di stenti. Scuoto la testa. Il problema non è Prim, c'è Gale con lei. No. Peeta. È lui il vero motivo della mia titubanza. Il pensiero che presto potrei doverlo uccidere mi sconvolge, non ce la farei. Perchè io lo amo.

La voce metallica di Caesar mi ridesta. Non posso credere alle mie orecchie. Slaccio velocemente la cintura e pesantemente mi lascio cadere dal ramo dove riposavo. Voglio urlare il suo nome, voglio abbracciarlo. Un sorriso si disegna sulle mie labbra secche e rovinate. Posso vincere. Ora lo so per certo, sarei tornata a casa.

 

 

Mi sveglio di soprassalto. Sono nel letto, le forti braccia di Peeta che mi stringono proteggendomi dagli incubi che ogni notte mi assalgono. Mi giro per osservarlo mentre dorme. È invecchiato. Gli anni sono passati e noi siamo rimasti insieme come avevamo promesso. Anche se Prim non c'è più, anche se Gale non è qui, anche se mia madre è morta da tempo, finchè sono con lui non smetteró di sorridere. 

Peeta si agita nel sonno e apre gli occhi. Trovandomi sveglia mi stringe di più a lui.

-you love me real or not real?- lui mi guarda perplesso, un sorriso malinconico gli si dipinge sul viso. Mi bacia delicatamente la fronte e si rimette a dormire.
Una lacrima lenta e silenziosa mi solca il viso.




Angolo Autrice:
Questa flashfiction l'ho scritta un pò di tempo fa, durante una noiosissima ora di filosofia. Non è il mio lavoro migliore, ma ho deciso comunque di pubblicarla. Spero non vi dispiaccia.
Killapikkoletta