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Autore: moni93    01/04/2013    7 recensioni
Albafica dei Pesci, cavaliere, eroe, uomo. Ma prima ancora di ciò, ragazzo, bambino cresciuto troppo in fretta, a causa di un gioco di adulti chiamato Guerra.
I pensieri, dall'infanzia all'adolescenza, fino ai suoi ultimi istanti di vita.
Chi è stato, chi si aspettavano tutti che fosse, e chi, infine, ha scelto di essere. Per se stesso.
Spero che vi piaccia, c'ho messo il cuore nel scriverla!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pisces Albafica
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Requiem For A Dream'
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ON MY OWN

 

There's gotta be another way out

I've been stuck in a cage with my doubt

I've tried forever getting out on my own

 

Sono sempre stato solo.

Non per obbligo, non per scelta di un dio, né per il volere di un uomo.

La mia gabbia di rose e spine, me la sono creata da me. Credendo di venerare e consolare un maestro, ho finito per esaudire il suo desiderio di morte e salvezza. Ho illuso me stesso, vedendo redenzione e pace, ove invece poteva fiorire solo peccato e disperazione. La mia colpa più grave, è stata quella di credere nelle parole di un uomo che ha vissuto unicamente in solitudine.

Come potevo aspettarmi io, di ricevere un destino diverso?

Così felice nella mia menzogna, talmente accecato dalla sua luce, non ho saputo vedere, anzi, ho travisato la realtà.

Il mio maestro, il mio saggio padre Rugonis, mi aveva avvertito.

La via dei Pesci è impervia e solitaria. Per diventare cavaliere, maestro e allievo devono scambiarsi il sangue, goccia dopo goccia, in un tacito patto maledetto, chiamato Legame Rosso.

Solo così si può diventare cavaliere.

Tuttavia è assai rischioso, poiché è risaputo che la linfa scarlatta dei guerrieri appartenenti a tale costellazione, è la più venefica al mondo. La morte è un rischio da tener di conto. Oltre a ciò, c’è un altro dato, assai più spaventoso.

Chi diviene votato a tale segno zodiacale, vive un’esistenza isolata. Nessuno può avvicinarsi a lui, né uomini, né specter, né compagni d’armi. Poiché tale vicinanza, può esser loro fatale.

“E tuttavia, accetti?”

Quella domanda mi perseguita ancora.

Non vi è notte, o serena luce solare, che possa cancellare dalla mia mente quelle parole, che risuonano forti nelle mie orecchie, costringendomi quasi a tapparmele e a urlare, per sovrastare il loro incessante lamento.

“A te la scelta, Albafica. Scegli la via degli uomini, o la via del veleno?”

Non ho mai compreso a fondo tali parole.

Tremai, all’epoca, e osservai con occhi sbarrati le rose di quel giardino che mi avevano cullato, e che avevano guidato la mia crescita ed il mio addestramento fino ad allora. Com’erano meravigliosamente terrificanti ed allettanti, esattamente come la mano che mi era stata offerta dinnanzi a me. Mi chiamava ed intimava di allontanarmi, indecisa anch’ella come il suo proprietario.

Ma io ero troppo giovane, troppo ricco di vane ed effimere speranze... come potevo comprendere?

“Scelgo la via del veleno.”

Fu la mia condanna.

“Se me ne andassi da questo giardino, voi restereste di nuovo solo, maestro.”

E la mia salvezza.

 

But every time I do this my way

I get caught in the lies of the enemy

I lay my troubles down

I'm ready for you now

 

Soffrii, soffrii e sorrisi in quei giorni, in cui il vostro sangue letale, maestro, mi bruciava le vene. Bruciavo e venivo ferito in ogni punto del corpo, senza sosta, senza possibilità di fuggire a tale agonia.

Credetti di morire, ci sperai qualche volta.

Come poteva esistere un dolore così acuto?

Come poteva esserci al mondo tale male?

Ai miei occhi di bambino, tutto ciò appariva confuso, privo di senso.

Ma voi eravate con me, voi mi vegliavate nelle notti in cui deliravo per la febbre, continuaste a donarmi il vostro veleno, eppure mi carezzavate con lo spirito e le mani. Finalmente ero diventato degno di essere toccato da voi, maestro Rugonis! Ora potevo considerarvi veramente come un padre, anzi no, come qualcosa di superiore ad esso!

Sentivo dolore, ma per me andava bene. Forse, iniziavo a comprendere.

Provavo tanto dolore, perchè la vostra anima si fondeva con la mia, ed il mio amore, a suo volta, si riversava nelle vostre vene.

Potevate sentirmi, maestro?

Avvertivate il mio affetto, la mia devozione, il mio cosmo?

Stavo male, ma giorno per giorno, il dolore diminuiva, le fitte si sedavano e ogni cosa lentamente, come la marcia delle stagioni, tornava al suo posto. Ero nuovamente in salute, e in vostra compagnia.

Quale gioia! Quale desiderio tanto agognato, ma finalmente raggiunto!

Sarei per sempre rimasto in questo giardino scarlatto e maledetto, assieme a voi, maestro Rugonis!

Non sapevo ancora dare una quantità esatta al tempo. Per la mia inesperienza nella vita, credevo che un battito di ciglia, una brezza leggera e l’eternità, fossero la medesima cosa.

Eternità, che parola da grandi! Qualcuno mi aveva spiegato che significava un periodo talmente lungo, da non essere concepibile per noi uomini, dalla vita così breve. Unicamente gli dei potevano carpirne il vero significato. Mi andava bene, dunque. Mi bastava sapere che non sarei più stato solo, che non avrei mai dovuto patire il vuoto provocato dalla perdita di un genitore. Di cosa mi sarei dovuto preoccupare, in fondo? Non temevo realmente la parola solitudine, poiché non l’avevo mai sperimentata sulla mia giovane anima. Ero sì orfano, ma avevo una famiglia, uno scopo, un sogno. Non necessitavo di altro e anche voi, maestro, pensavate lo stesso, ne sono certo.

Ma allora... perchè nei vostri occhi leggevo la menzogna?

Perchè avvertivo come un velo sui miei occhi?

Perdonatemi, maestro... io non capii.

Perdonatemi, per quello che sono stato... perdonate la mia sciocca ingenuità!

Il mio peccato, vi ha ucciso.

Non merito il vostro amore.

 

Bring me out

Come and find me in the dark now

Everyday by myself I'm breaking down

I don't wanna fight alone anymore

 

Lottai per la vita sin dalla nascita.

Per poter vedere la luce prima, e per restarvi in seguito.

Abbandonato ancora piangente e in fasce, in un giardino di rose demoniache. Rigettato dai miei stessi genitori, prima ancora di essere in grado di scusarmi per le mie colpe. Che poi, di colpe, ne avevo realmente commesse? Non mi sono mai arrischiato a chiedermelo. Il mondo degli uomini, per me, è sempre stato qualcosa di infinitamente lontano ed incomprensibile. Eppure qualcuno mi raccolse, qualcuno mi amò, qualcuno mi allevò come un figlio, sebbene dentro di noi scorresse sangue diverso!

Dunque, mi chiedevo, a che scopo?

Per quale ragione esistono i legami di sangue?

Prima non me ne curavo, credevo che fossero inutili, ma quando mi parlaste di quella cerimonia, mi permisi di pensare che, forse, non era così. Se volevate che percorressi la vostra stessa strada, forse dovevo prima avere il vostro stesso sangue? Non ne sarei stato degno, altrimenti? Non mi avreste amato allo stesso modo?

Era così dannatamente importante, per voi?!

Non piansi mai.

Mai una lacrima solcò il mio viso, né di gioia, né tantomeno di tristezza.

Perchè avrei dovuto rattristarmi?

Ero con voi, maestro, e presto lo saremo stati in eterno, senza più nulla che potesse dividerci. Il dolore che aveva rischiato di strapparmi a voi, era svanito, la Morte non era altro che un vago spirito errante, che andava indebolendosi sempre più.

La felicità, invece, perchè macchiarla con tale gesto? Non bastava un sorriso, uno sguardo, per comunicarvi la mia completa devozione?

Ho tentato, maestro, di lottare da solo.

Ho tentato di trovare un’altra via di fuga, un’alternativa alla via del veleno, ma non l’ho trovata. Da solo non potevo farcela, se respiravo ancora, se potevo vivere, era unicamente perchè lei era con me. Dunque, che alternative avevo? Dovevo per forza stare con lei, nella luce, così come nel buio. Eppure, nulla avevo da temere. Perchè lei sarebbe giunto a salvarmi, mi avrebbe riscattato dall’oscurità più tetra e senza speranza. Avremmo attraversato lo Stige assieme alla Morte, senza vacillare. Le sue acque ci avrebbero tentato, ma non saremmo caduti.

Lei mi avrebbe protetto, e anch’io ero pronto a sacrificarmi per lei.

Questi miei pensieri, erano forse troppo orgogliosi? La superbia macchiava già il mio candido cuore, nell’ingannarsi in tali puerili pensieri?

Dev’essere così, perchè è sempre stato questo il mio peccato... la fierezza e la cieca fedeltà.

Tuttavia, all’epoca non riuscivo a capacitarmene. Potevo unicamente annegare nelle acque della speranza, per poi ritrovarmi in balia delle onde della verità. Perchè ciò che credevo, non era reale. Fu così che incominciai a dannarmi, a piangere, finalmente.

Perchè mi ha lasciato nella luce? Perchè mi ha abbandonato nel silenzio dell’estate, maestro Rugonis?

 

Bring me out

From the prison of my own pride

My God I need a hope I can't deny

In the end I'm realizing I was never meant to fight on my own

 

Se questo è davvero il Paradiso, è veramente un luogo crudele.

Crudele e meschino, perchè maschera la Morte con un mantello di amore e riconoscenza, ricamato con seta e profumo di veleno.

Avverto come freddo, vuoto e desolazione, ma non sulla pelle. Oh no, per una volta, non è il mio corpo a essere scalfito. Ciò che avverto, non svanirà col tempo, non verrà cicatrizzato, ma continuerà a sanguinare ed allargarsi, ferire e bruciarmi. L’oscurità ha dunque preso il sopravvento su di me? No, non è oscurità, è accecante bellezza, fragranza di morte, che penetra nelle mie carni, consumando quanto di buono e puro vi era in me.

“Albafica... sei stato per me come un figlio, un dono degli dei dopo una vita trascorsa in solitudine.”

Le vostre parole, ora che ho compreso che il Legame Rosso prevede la morte di uno dei due partecipanti, mi fanno male. Più male di qualsiasi ferita o veleno. Perchè la vostra armatura d’oro, che ancora fieramente indossate, appartiene già a me. Tuttavia, come possono le mie esili spalle reggere quel peso?

Perchè mi dite questo maestro?

Perchè proprio adesso? Ora che state spirando tra le mie braccia?

Si sono dunque invertiti i ruoli di questa commedia, chiamata vita? Prima era lei a reggermi e cullarmi, e ora sono io che vi abbraccio e vi tengo al caldo, nella vana speranza di farvi restare con me? Eppure, eppure...

Sono ancora io, che piango e mi dispero.

Verrò abbandonato, e potrò così condividere con voi, anche l’ultima goccia della vostra anima.

“Perdonami, Albafica.”

Non vi posso sentire.

“Ti sei dimostrato davvero un bravo ragazzo a scegliere di sottoporti al rituale per non lasciarmi in solitudine.”

Non voglio sentire!

“Tuttavia...”

BASTA!

“Anche se sinora ho avuto numerosi istanti di esitazione, vorrei che ricordassi almeno che...”

NON MORITE!!

“Io sarò sempre al tuo fianco.”

Nessuna lacrima, o grido, può ormai più trattenervi...

Ve ne siete andato, in un turbinio di vento e petali.

 

Every little thing that I've known

Is everything I need to let go

You're so much bigger

Than the world I have made

 

Eppure ve l’avevo detto.

Sapevate che questo giardino venefico e voi, maestro, eravate tutto il mio mondo.

Non mi serviva altro, non chiedevo nulla di più.

E invece, mi è stato sottratto tutto quello a cui tenevo maggiormente. Trascorse le ore, i giorni, non mi restarono più nemmeno le lacrime per piangervi. Avevo consumato anche quelle.

Che sciocco, patetico ingenuo.

Credevo di poter stringere il mondo nel palmo di una mano, e invece, non sono stato in grado nemmeno di trattenervi con me. Non ho avuto la forza di far vivere quella rara rosa, dalle mille sfumature, che per me rappresentava il mondo.

Forse è questo ciò che mi merito.

Sono nato per percorrere la via del veleno, e in quella strada non c’è posto per due persone. I sentimenti sono inutili, cosa vana e provocatrice di distrazione. Questo è quello che tento di ripetermi, ma non serve a nulla.

Non si possono cancellare, come nulla fosse, emozioni tanto intense.

Mi verrebbe quasi da ridere. Sorrido, infatti, alle volte, nel silenzio della mia vecchia casa, ormai gremita solo di polvere e ricordi. Mi reco lì, ogni volta che sento di vacillare, ogni qualvolta che perdo di vista la mia stella guida. Apro la porta, e riesco a malapena a fare un passo. Crollo a terra, come ferito alle spalle. Chiudo gli occhi, e mi lascio cullare dai suoni del passato. Oppure oso aprirli e vedere ciò che ho perso per sempre. A quel punto sorrido, ma subito avverto un groppo alla gola. È tutto talmente forte e più grande di me, che mi sembra irreale. Eppure è buffo. È davvero buffo e triste, come la mente umana possa scordare interi anni di vita in un semplice attimo, e tuttavia non riuscire a scordare un breve istante. Tanti piccoli istanti, che hanno composto la persona che sono ora.

 

So I surrender my soul

I'm reaching out for your hope

I lay my weapons down

I'm ready for you now

 

Sono giunto così ad una conclusione.

Con ogni probabilità, se mi venisse offerta una cura al mio sangue velenoso, sarei tentato di accettare. Eppure, spero che ciò non avvenga mai. Poiché, sebbene brami ardentemente il contatto umano, quella naturalezza che le persone hanno nello sfiorarsi, nell’abbracciarsi, nel vivere uniti, io non potrei rinunciare alla mia maledizione.

Significherebbe separarmi da mio padre Rugonis ancora una volta.

E non credo riuscirei a sopportarlo.

Per questo, continuerò a vivere in solitudine, nell’attesa della Guerra Sacra.

La guerra... che termine insulso ed arrogante. Una parola inventata dagli uomini, per giustificare le azioni di pochi, che sono causa del dolore di molti. Ma noi stessi non siamo sciocchi? Non siamo arroganti ed insulsi, nel continuare a dar credito a questo ideale? Perchè è di questo che si parla.

Mascherare la rabbia e l’ambizione, il dolore e la vendetta, con un ideale, dei più nobili e lodevoli concepibili, agghindando così i nostri peccati con le emozioni più pure e caste. Trovo tutto ciò talmente ridicolo...

Non so se il Gran Sacerdote sarebbe d’accordo con me. Probabilmente mi sgriderebbe, ma ciò non avverrà, poiché io combatterò fino allo stremo per questa Guerra, che più senso alcuno ha, ai miei stanchi occhi. Le motivazioni che mi spingono a proteggere la terra ed Athena, sono legate unicamente ad un uomo, un misero mortale. Io mi batto, solo perchè lui avrebbe voluto questo. Ecco, tali erano i miei pensieri, quando credetti di aver raggiunto la piena consapevolezza della vita, quando ancora non sapevo di essermi addentrato in un errore, ancor più grave del precedente.

Ma se la mia dea è davvero buona e misericordiosa, pensavo, capirà i miei sentimenti.

Io ho bisogno di questa speranza.

La speranza di morire da guerriero, per potermi ricongiungere con la mia famiglia.

 

Bring me out

Come and find me in the dark now

Everyday by myself I'm breaking down

I don't wanna fight alone anymore

 

Credevo di morire per il dolore, causato dalla perdita del mio punto di riferimento, la mia stella più preziosa e luminosa.

Invece, sei anni dopo, ero ancora qui, a vegliare sulla Dodicesima Casa dello Zodiaco. Ho incontrato molte persone, ho sconfitto tanti avversari, ho viaggiato più di quanto immaginassi, scoprendo così quanto è vasto il mondo. Anche se, lo ammetto, non ne ho visto che una piccola parte. Però, il mio universo si è allargato.

Ho combattuto al fianco di compagni valenti, bizzarri alle volte, ognuno con un proprio scopo e un modo di intendere la guerra e l’amore. Alcuni erano votati unicamente alla causa superiore, altri si dilettavano a prendere tempo, a vivere le loro esistenze, bruciandole e facendole brillare come stelle del cosmo. Mi hanno fatto preoccupare, mi hanno fatto arrabbiare e, certe volte, sono persino riusciti a strapparmi un sorriso, che però mi guardavo bene dal mostrar loro.

Evidentemente, l’orgoglio era ancora il mio compagno fedele.

Eppure li ho ammirati, li ho sostenuti ed incoraggiati.

Li ho sinceramente ringraziati, dal profondo del mio cuore venefico, per avermi donato dei ricordi, delle rose che non appassiranno mai.

Mi hanno fatto sentire il calore di un abbraccio, fatto di sguardi e parole. Hanno fuso il loro spirito col mio, per mandarmi un messaggio, che ho portato con me finché ho potuto. Mi hanno perfino redento dai miei peccati, facendomi comprendere i miei errori. Sono stati i fiori che ho sempre temuto potessero crescere nel mio giardino, ma che fortunatamente non si sono mai arresi, finché non sono sbocciati nel pieno delle nostre vite.

La battaglia è cominciata, il nemico è alle porte.

È tempo di dimostrare al mondo, quanto ho appreso.

Sono io, nessun altro, devo difendere il villaggio, prima ancora della dimora di Athena. Perchè questo è anche il volere della dea e del Gran Sacerdote. Perchè questo, è il mio desiderio.

Proteggerò quelle persone, come il mio maestro ha sempre fatto.

Non importa se le mie ossa verranno spezzate.

Non importa se il mio sangue verrà versato, purché trionfi il mio volere.

Ma, ahimé, mi sento debole e impotente, dinnanzi al mio avversario.

Per quanto mi sforzi, per quanto urli e tenti di scalfire la surplice del Grifone, nulla posso. Il giudice infernale è troppo potente, le sue ali enormi e taglienti. Il vento recide ogni mio attacco.

Ho fallito... ho tradito la fiducia del mio maestro, della mia dea, dei miei compagni...

Di nuovo, posso solo assistere alla disfatta dei miei sogni. Di nuovo, posso unicamente osservare, e piangere la mia debolezza.

 

I don't wanna be incomplete

I remember what you said to me

I don't have to fight alone

 

Sono solo, ancora, e stavolta per sempre.

Non c’è via d’uscita.

La mia mente, però, ricorda qualcosa.

Dalle tenebre dell’incoscienza, sento delle parole, una preghiera, un respiro.

“Sono certo che diventerai un cavaliere dei Pesci più forte di me.”

Maestro?

“La morte di un innocente... è la più inammissibile delle tragedie.”

Padre!

Riacquisto così coscienza.

Le mie membra sono in fiamme, il mio sangue è sparso a terra, come una rosa nel pieno della sua fioritura. Non posso più combattere... ma devo! A costo di morire nel tentativo... salverò il villaggio, e tutte le persone che vi abitano!

La Morte potrà anche avermi, non la temo certo, ma dovrà attendere. Per una volta, riesco a pensare da vero uomo. Non posso incontrare ancora il maestro Rugonis, non mi accetterebbe, se sapesse che sono fuggito così ai miei sacri doveri di cavaliere ed allievo!

Minos non distruggerà quello che io e la mia famiglia abbiamo difeso per tutti questi anni. Dentro quelle vite, all’interno di ognuno di quei microcosmi, c’è un futuro che merita di sopravvivere alla tragedia che si abbatterà su noi guerrieri dello zodiaco.

Il mio destino non è mai stato quello di vivere un’esistenza comune, ora lo comprendo.

Il mio destino, è custodire il passato, preservando il presente. Cosicché il futuro possa ricordare che molti uomini sono caduti, per un ideale comune.

C’è chi combatte per i sogni, chi per la legge, per la passione, per la vita, per la giustizia, per le possibilità, per il futuro, altri ancora per le nuove generazioni o per se stesso.

Io, per una volta, mi batterò per l’orgoglio.

L’orgoglio di coloro che hanno accettato il proprio dolore, scegliendo di vivere per onorare le persone che amano.

Ci sono voluti molti anni, maestro, perdonate la mia stoltezza, ma alla fine l’ho capito.

Io non sono mai stato solo.

Non ho mai dovuto combattere per mio conto, avvalendomi delle mie sole forze.

I miei compagni d’armi, anche se lontani fisicamente a causa del mio veleno, erano vicini a me nello spirito, incitandomi a dare il massimo, ogni volta! Quante lacrime sprecate, dunque!

Io non sono solo.

E non lo sarò mai!

 

Bring me out

Come and find me in the dark now

Everyday by myself I'm breaking down

I don't wanna fight alone anymore

 

“Io sarò sempre al tuo fianco.”

Posso sorridere, adesso?

Posso piangere, maestro?

Perchè, finalmente, vi sento nel mio cuore.

Il nemico è finalmente vinto, la città in parte distrutta, ma gli abitanti sono in salvo. Anche Agasha, quella piccola, sciocca fioraia che si ostinava a voler essere mia amica. Per questo dovrei ringraziare Shion, dato che si è scomodato per venire sin qui, a fare quello che era il mio compito. Mi sento un po’ deluso, credevo di poter fare fi meglio, però va bene così.

Per una volta, mi verrà pure concesso un po’ di ritardo, no?

Tutto è salvo, la mia lotta non è stata vana... dunque, perchè piangi, bambina? Perchè Shion mi osservi con aria tanto rammaricata?

Stanno tutti bene, che cosa c’è da essere tristi?

Avverto un pizzicore sulla pelle e sulla carne squarciata. Non è fastidioso, quanto più insistente. A fatica, sollevo il capo, e noto quello che mi stavo perdendo.

Le rose del mio giardino, danzano nell’aria, divise in piccoli petali scarlatti, che si stagliano nitidi e magnifici nel cielo azzurro. Come sono leggiadri, com’è accecante tutto ciò!

“Io ho sempre vissuto circondato da queste rose...”

Quasi non mi accorgo di parlare.

Non sembra nemmeno la mia voce, tanto è fioca e serena. Rispecchia perfettamente il mio stato d’animo... strano, eppure dovrei essere privo di forze e di sangue...

“Ma è la prima volta... che mi accorgo della loro bellezza.”

Che parole sciocche, per lasciare questo mondo.

Ma non m’importa.

Non sono semplici fiori.

Per me, quelli che danzano vorticosamente intorno a me, cullandomi nel sonno eterno, sono petali del mio passato. Legami sbocciati e fioriti, appassiti e tornati in vita. Catene di un legame, che non si è mai spezzato.

 

Bring me out

From the prison of my own pride

My God I need a hope I can't deny

In the end I'm realizing I was never meant to fight on my own

 

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

 

Hello, minnasai! ^^

L’ispirazione mi ha nuovamente folgorata, mentre ascoltavo una canzone. Prima di quarantott’ore fa, non la conoscevo nemmeno, ma non appena ho letto la lyrics, non ho potuto fare a meno di pensare ad Albafica. Ho provato a concentrarmi su altro, ma è stato inutile. Dentro la mia mente vedevo scorrere inarrestabili le immagini della vita del cavaliere dei Pesci, e più ascoltavo la canzone, più mi convincevo a scrivere.

Questo è il risultato, spero vi sia piaciuto.

Come sempre, attendo commenti, ma grazie comunque a tutti coloro che hanno anche solo letto!

Un bacio,

 

Moni =)

 

P.S.: La canzone è “On My Own” degli Ashes Remain.

   
 
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