Mia madre non verrá. Non ritornerá in un luogo dove ogni fiore puó ricordarle la mietitura, ogni bambino quelli rinchiusi nella gabbia ad aspettare che delle dannate bombe piovessero su di loro e li uccidessero senza che nella loro vita avessero avuto occasione di fare qualcosa di male per meritarsi quella pioggia esplosiva o anche un solo giorno in cui abbiano dovuto svegliarsi alla mattina, indossare il proprio vestito buono e recarsi in piazza senza la certezza di poter tornare mai indietro. Era questo che accadeva: dal momento esatto in cui il nome veniva estratto dall'urna era una corsa contro il tempo, il rimpianto per non aver amato i propri cari a dovere durante in precedenza al fine di non dover ridursi a quel pugno di minuti per dover dire un sincero "ti voglio bene". Ma ormai gli hunger games non esistono piú, nessuno si recherá piú in piazza. A quale prezzo? Non esiste nient'altro, fatta eccezione per quelle persone alle quali non é stata donata una nuova vita di possibilitá e rinascita, ma una di rimorso e terribili ricordi. Mia madre non verrá perché tenterá di distrarsi da questa vita, dedicandosi a curare perlomeno le ferite fisiche che ha procurato questa guerra nel distretto 4. Allora non capisco perché non possa fare la stessa cosa anch'io, tentare di distrarmi lontano da questo inferno di ricordi che é diventato il 12. Ci ho pensato per un attimo, leggendo la lettera di mia madre, ma sono giunta presto alla conclusione che non ci riuscirei. Mia madre non é una persona forte, ma non ha subito ció che ho subito io. Non si é offerta volontaria al posto di sua figlia. Non ha vissuto gli orrori di due edzioni degli hunger games. Non é stata il volto della ribellione e della guerra, ricevendone quindi in prima persona gli onori e gli oneri. peccato che di onori non ce ne siano stati. Lei non si troverá nel luogo in cui tutto le ricorderá i giorni passati con le persone amate, e si, in questo caso anche l' allegria della quotidianitá. Peró sono contenta per lei, che almeno mia madre riuscirá forse ad andare avanti. Vengo portata insieme ad Haymitch nel villaggio dei vincitori. Sará il mio mentore fino in fondo, dovrá prendersi cura di me; forse non é la persona piú adatta, ma ormai lo conosco bene e apprezzo comunque che tenti di aiutarmi. 《di nuovo insieme, dolcezza - mi ha detto - guarda che allegria》.ma ho notato un po' di dolcezza nella sua voce, quasi compassione, e con mia sorpresa questo non mi ha irritato, ma confortato. Entro nella mia casa e comincio a passarci le giornate passivamente . Sae la Zozza mi prepara da mangiare e io mi constringo a mangiare con una certa difficoltá. Porta con sé la nipote, che porta via un gomitolo di lana. La guardo con invidia: probabilmente tutti i suoi pensieri sono velocemente sorpassati da altri che attirano la sua attenzioni. Io purtroppo non ho pensieri piú importanto a cui rivolgermi. Sae la Zozza mi chiede di andare a caccia. Peeta é qui. La luce della sua casa é di nuovo accesa, nuove rose sono piantate intorno alla mia casa e il profumo del suo pane copre quello delle rose di Snow. Nel mio profondo nasce un qualcosa che non riconosco. Forse sollievo. Mi aggrappo a quel minimo di familiaritá che sembra essere tornata a casa mia. Questo sentimento viene aumentato dal ritorni di ranuncolo. Piangiamo spesso insieme al ricordo di Prim, e contemplamo le rose che ci fanno ricordare il suo volto. I suoi bellissimi capelli biondi. Pa sua coda da paperella. La sua morte. Di nuovo lacrime. Mi capacito del fatto che non voglio la compassione di nessuno, mi sta bene la mia vita cosí com'é. Sono viva. Non c'é punizione peggiore di questa.