SEI UN TROLL?

“Hiccup! Non rimanere indietro!”

“Sì, papà!”

Un bambino di al massimo sei anni prese a correre lungo un sentiero storto e ripido, finché non raggiunse il padre.

“Eccomi!” disse sorridendo quando finalmente arrivò dal grande vichingo, magari aspettandosi un complimento o una lode.

Non avvenne niente di tutto ciò.

“Hiccup, vedi di stare al passo.” sbuffò invece il padre, riprendendo la marcia. “Stiamo cercando i cuccioli di drago, lo sai che è in questo periodo che si trovano più facilmente!” spiegò Stoik per l'ennesima volta.

“Lo so...” mormorò Hiccup, annoiato e forse anche un tantino deluso.

Decisamente, quell'attività non lo stimolava affatto. Era più divertente guardare quelle che potevano essere tracce di un Troll, come stava facendo prima che il padre lo riprendesse.

Chissà se ce n'erano altre da quelle parti...

Improvvisamente, gli parve di aver notato qualcosa tra i cespugli.

Senza far rumore, si avvicinò alla cosa che aveva visto muoversi.

“Ehi!” sussurrò, cospiratorio. “Sei un Troll?”

Non udì nessuna risposta, e il gruppo si stava già allontanando dietro una curva, ma Hiccup voleva sapere se aveva finalmente trovato uno di quegli strani esseri di cui aveva tanto sentito parlare.

“È vero che rubate i calzini?” domandò, parlando a bassa voce.

Quella volta ne era sicuro: tra quei cespugli si era mosso qualcosa.

“Perché Scarakkio dice di sì...” continuò il bambino, avvicinandosi al cespuglio tanto da avere praticamente il naso dentro alle fronde. “Ma dice che rubate solo il sinistro. Come fate? Non sono uguali?”

Però, quel cespuglio era davvero grande. Quasi come un rifugio segreto.

Cautamente, si inginocchiò e si sporse verso l'interno. E poi li vide.

Un paio di immensi, profondi occhi gialli gli si pararono davanti. “Il Troll!” sussurrò Hiccup, emozionato. “Sei tu! Lo sapevo che esistevi davvero!”

Si addentrò ancora un po' dentro al cespuglio, ma quello che vide lo lasciò stupefatto.

No, decisamente non era un Troll. L'essere aveva il corpo troppo piccolo, scuro, e... squamoso.

L'espressione del bambino cambiò. “Tu... Tu non sei un Troll...” balbettò, terrorizzato.

L'animale dagli occhi gialli fece un'espressione curiosa, inclinando la testa da un lato.

Strano, non faceva paura. Era quasi... buffo.

“Non sembri un drago, però. Non un Bizzippo, non un Gronkio, non un Uncinato... Che cosa sei?” domandò Hiccup, stando fermo lì, in ginocchio. “Sei... vero?”

Il drago emise un verso stridulo, e cominciò a rincorrersi la coda.

Hiccup rise. “Sei un cucciolo!”

Suo padre una volta lo aveva portato a vedere un agnellino che veniva alla luce. Quella creaturina gli era piaciuta subito, così piccola e indifesa. Aveva provato a portarla a casa, ma Stoik gliel'aveva categoricamente vietato.

“Chissà cosa fa se gli porto questo in casa...” pensò, certo del fatto che non sarebbe stata un'idea brillante.

Il cucciolo sbuffò, forse perché ancora non aveva afferrato la coda. Piccole strisce di fumo gli scapparono dal naso. Decisamente un drago, anche se sconosciuto.

“Dovrei dirlo al mio papà, sai? Lui sta cercando i cuccioli di drago. Se diventi grande, magari poi mi uccidi.” ragionò Hiccup, gattonando fino ad arrivare davanti all'animale.

Per tutta risposta, quello inclinò di nuovo la testa da un lato, prima di spalancare le fauci, come a volerlo incendiare. Ma riuscì solo a ingozzarsi con il suo stesso fuoco, prendendo a tossire e scuotere la testa, il fumo che gli usciva dalle orecchie.

Il ragazzino rise di gusto. “Ma sei un giocherellone! Fallo sul serio, se ci riesci!”

Intanto pensava a come avrebbe potuto convincere suo padre a prendergli un cucciolo. Non importava se di capra, di Yacht o di topo, lui voleva un animale tutto suo.

“Hiccup! Dove sei finito? Possibile che tu rimanga sempre indietro?” Era la voce di suo padre!

Il bambino ragionò in fretta. Se andava da suo padre senza dirgli niente, magari il drago sarebbe diventato grande e l'avrebbe ucciso!

Ma... Non quel drago, era così innocuo! E poi, aveva giocato con lui, non gli aveva fatto male. Era piccolo, carino. Suo padre l'avrebbe ucciso, e lui non voleva.

“Hiccup! Non mi dirai che stai ancora cercando quei... Troll!” sbottò esasperato Stoik.

Fu il tono con cui disse Troll che convinse Hiccup a non raccontare nulla a suo padre per quanto riguardava il piccolo drago. Uno che non credeva nemmeno ai Troll, uno così non meritava che Hiccup gli dicesse un bel niente!

“Arrivo, arrivo!” sbuffò. Quindi, dopo aver lanciato un timido sorriso al cucciolo di drago, uscì gattonando dal cespuglio e tornò in mezzo al sentiero.

“Che stavi facendo, si può sapere?”
“Niente. Me lo prendi un cucciolo?”

“Ne abbiamo già parlato, tu non ci sai fare con gli animali! Lasciatelo dire da un esperto: tu e gli animali siete incompatibili.”

Eppure, Hiccup ne era sicuro, un giorno gli avrebbe fatto rimangiare quelle parole.



Angolo dell'autrice:

Salve a tutti!
Diciamo che sto passando per la temutissima fase "Dragon Trainer è VITA e soprattutto FLUFF" nella quale vi auguro di non incappare mai.
E mi sono detta: perché non parlare di Hiccup e Sdentato da bambini?
Del nostro vighigno preferito sappiamo solo che da piccolo andava a caccia di Troll (e avete sentito come Stoik dice "Troll"? Infedele ù.ù)
E da qui... questa shot :3
Spero che vi piaccia, e se volete lasciare un commentino siete ben accetti!
E, per favore...
ditemi che non sono adorabili!