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Autore: utopsik    02/04/2013    3 recensioni
 
No, definitvamente la morte non é dolorosa.
Fa male però, sapere chi abbandoni, sapere che non ti tornerá più indietro nulla e che tu non potrai più tornare.
Tutto il mio dolore si rinchiude in una persona, lei é rimasta, lei soffre, lei piange e io non faccio altro che guardarla da qua e non voglio andarmene fino a che non ricomincerá a vivere.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nothing's worth more than your life.
Ascoltate questa http://youtu.be/H2-1u8xvk54 mentre leggete, vi assicuro che fa tutto un altro effetto. Buona lettura ❤

Morire non é doloroso, non lo é affatto. È come sentirsi leggeri, liberi.
Tutto quello che hai passato immediatamente sparisce e il male se ne va, ti senti completo.
No, definitvamente la morte non é dolorosa.
Fa male però, sapere chi abbandoni, sapere che non ti tornerá più indietro nulla e che tu non potrai più tornare.
Tutto il mio dolore si rinchiude in una persona, lei é rimasta, lei soffre, lei piange e io non faccio altro che guardarla da qua e non voglio andarmene fino a che non ricomincerá a vivere.
Io sono tornato per questo.
Sono tornato per Eveline.

Lievitai leggermente staccandomi dal suolo per raggiungere l'autobus che Eveline prendeva tutte le mattine, la vidi stringersi nel suo cappotto mentre leggeri fiocchi di neve le danzavano sul viso.
I suoi respiri si trasformavano in nuvolette ogni volta che espirava, ed era bellissima nascosta nella sua sciarpa. C'era così tanto che avrei voluto dirle, così tanti baci che avrei voluto darle, ma mi limitavo a guardarla da distanza di sicurezza.
Allungai una mano per cogliere un fiocco solitario, ma questo mi attraversò lo spirito cadendo silenziosamente a terra.
Era semplicemente troppo straziante tutto questo.
"Eve" sussurrai, ma la mia voce non uscì, non creò nuvolette, non emise suoni. Mi rimase incastrata nelle corde vocali; quelle che una volta usavo per cantarle le canzoni, quando poi ci ritrovavamo a baciarci scordandoci della chiatarra sul divano e della pioggia che batteva nei freddi pomeriggi di ottobre.
Feci appena in tempo a prendere l'autobus su cui era salita e le rimasi vicino per tutto il viaggio, lei si guardava attorno, sapevo che era assente.
Chissá a cosa pensava, pensava a me? Le mancavo? Cosa avrebbe fatto per tutta la vita ora che non c'ero più io a riempirle le giornate?
Forse sarebbe caduta nel mondo della droga, o forse avrebbe trovato qualcun'altro, ma chissà perché tutto dentro di me mi diceva che non ce l' avrebbe fatta. Si sarebbe lasciata andare.
L'autobus si fermò e mi meravigliai del posto in cui mi trovavo: eravamo nel luogo dove ci eravamo incontrati la prima volta.
Quando la vidi però era estate, ora invece l' inverno gelava il sangue nelle vene ed io ero morto.

- Cosa c'è che non va?- lei sollevò lo sguardo e si asciugò gli occhi. -È sempre tutto sbagliato.- disse semplicemente.

Allora piangeva seduta su quella panchina perchè era stata lasciata, ora piangeva, sempre su quella panchina perchè io ero morto.

Eveline aveva sempre pensato di essere una persona giusta, e che si meritasse il meglio.
Ed era vero.
Lei andava bene a scuola, lei obbediva ai suoi genitori, non beveva -nonostante avesse quasi vent' anni- e usciva poco la sera. Era per questo che spesso si chiedeva perché la vita fosse stata così ingiusta con lei, non lo meritava proprio.

Qella notte, come tutte le altre dormii accanto a lei nel suo letto, come facevamo sempre, quando dopo aver fatto l'amore continuavamo a sussurrarci dei 'ti amo' a fior di labbra mentre le accarezzavo i capelli rossi.
Il suo corpo stava perfettamente nel mio e ci completavamo.
Sentivo tremendamente la sua mancanza.
Come sempre, cadde in un pianto rotto e fatto di singhiozzi, la schiena sobbalzava contro al mio petto e il respiro si faceva affannoso, io le sussurravo continuamente che ero lì, e che tutto andava bene, ma lei non poteva sentirmi.
Non mi avrebbe mai sentito.

Era passato un anno esatto, dalla mia morte ed Eveline stava sempre peggio, ora andava male a scuola, beveva, ogni notte piangeva istericamente ed era inutile che i suoi genitori andassero a consolarla, lei aveva bisogno solo di me, delle mie carezze, della mia voce.
Andò al cimitero, a cambiare i fiori della mia tomba, quella mattina, io la seguii e mi sedetti accanto a lei, mentre iniziò a parlarmi, per la prima volta.
-Mamma dice che tu sei nel mio cuore.- sussurrò con la testa bassa.
"Ha ragione." Dissi io, ma lei non poteva sentirmi.
-Dice che non mi abbandonerai, che sarai sempre accanto a me, ma che devo andare avanti. Dice che ci sono tanti ragazzi che fanno la fila per uscire con me. Ma lei non capisce che io non voglio loro. Io voglio te Justin!-
"Tu devi andare avanti Eve, io non ci sono più, devi capirlo."
-Io non voglio andare avanti, non voglio dimenticarmi di te, di quello che avevamo.-
"Noi non avevamo nulla. Avevamo solo due cuori."
-E forse non avevamo nulla. Ma quel nulla mi bastava.-
La abbracciai forte a me, anche se lei non se ne accorse.
Chiuse gli occhi inspirando l'aria frizzante e una lacrima si fece spazio tra le sue ciglia.
-Mi sembra quasi di averti qua, mentre mi abbracci. Forse sto impazzendo davvero.-
"Ma io sono qua."
-Ora mi sembra anche di sentirti parlare. Devo farmi curare.-
"Ma io ti sto parlando."
-Voglio venire con te. Non voglio più stare qui. Voglio vivere con te. Voglio crescere con te, invecchiare e avere dei figli, poi dei nipoti.
Ti voglio qui Justin, perché io ti amo e non c'é nient'altro che voglio.
Perché te ne sei andato Justin? Mi manchi, mi manchi di giorno, mi manchi di notte, mi manchi sempre.-
Si prese il viso tra le mani, piangendo come una bambina singhiozzando e urlando.
"No, tu devi vivere, non meriti questo. Ti prego amore fallo per me. Vivi, ricomincia a sorridere. Io amo il tuo sorriso."
-Io voglio morire, Justin.-
Quella frase, mi spezzò il cuore in mille pezzi.

La sua camera era buia, ad eccezzione di un filo di luce che passava dalle ante semi chiuse e le illuminava il viso.
Non piangeva, non più.
"Non farlo." Sussurrai.
"Non morire."
Ed intanto la lama affondava sempre di più il suo polso, e il sangue scendeva sempre più copioso sul pavimento e i suoi occhi si stringevano sempre di più per resistere al dolore.
I nostri corpi iniziarono ad entrare in contatto, iniziai a sentire il suo dolore.
Il coltello che tagliava prima gli strati di pelle, poi i tendini, poi raggiungeva le ossa.
Il mondo attorno che girava, la testa che perdeva i sensi, la vista che si offuscava.
"Fermati Eve." 
Non doveva farlo, non doveva morire, non così, non ora.
Sarebbe dovuta morire vecchia, con un marito, dei nipoti.
Non sarebbe dovuta morire guardandosi allo secchio e sussurrandomi 'ti amo'.
Era tardi, un ultimo colpo e si lasciò andare, non una lacrima, non un grido. Solo la morte.
E insieme a lei morii anche io, stavolta però, dall' interno.
Caddero gli specchi, caddero le certezze, cademmo entrambi.

"Ciao Jus."
"Ciao amore."
E l'abbracciai.


Ciao gente
Bhe, che dire, é la prima volta che scrivo nella sezione di Justin, e devo dire che non ero davvero sicura di voler postare questa storia, ma alla fine é uscita.
All' inizio doveva essere una minilong, poi ho pensato si sintetizzarla e renderla più incisiva.
Mentre la scrivevo - con la melodia di sottofondo- ho pianto come una bimba, meno male che i miei erano al lavoro altrimenti mi avrebbero mandato al manicomio.
É mooolto depressa questa storia .-. ,ma devo ammettere che ne sono abbastanza fiera.
Come ultimo volevo dirvi che Eveline é interpretata da Giorgia Faggi, cercatela su internet é una ragazza stupenda **
Eh nulla, spero vi abbia fatto emozionare come ha fatto emozionare me, e che mi lasciare una recensioncinainaina. 
Che vi costa scrivere dieci paroline (?)
Si accetano anche insulti.
Se vi va passate dalle mie storie nella sezione One Direction.
With love, B. ❤

 

  
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