L’orologio
del castello aveva appena suonato la mezzanotte, quando iniziarono a
verificarsi i primi mutamenti.
Il dottor
Harper cercò di dirigersi verso il grande specchio del bagno di marmo bianco il
più rapidamente possibile, non voleva perdersi un solo minuto della sua
scoperta.
Inizialmente
avvertì solo un lieve pizzicore propagarsi in tutto il corpo, come una piccola
scossa per nulla fastidiosa, poi accadde.
Le ossa
iniziarono a frantumarsi, creando un rumore agghiacciante, e provocandogli un
dolore che trovò la sua piena manifestazione in urla acute, in seguito si
rinsaldarono, causando altre smorfie sul suo volto, la cui pelle stava cadendo
lentamente verso il basso con la stessa consistenza e sembianza di cera
sciolta.
Gli occhi,
le orecchie, il naso, persino la bocca avevano perso la loro cadenza naturale e
ora erano semplicemente appendici di un viso sempre più deturpato.
Quando anche
la spina dorsale si spezzò con un sonoro “CRAC
“ per poi cercare di ricongiungersi, il dottore si accasciò sul lavandino,
reggendosi con una mano, la cui presa divenne sempre più debole man mano che le
dita continuavano a modificarsi e l’ultima cosa che vide prima di svenire in
preda agli spasmi furono i suoi lunghi capelli mori bruciare e i suoi occhi
diventare neri come la più scura delle notti.
Poi ci fu
soltanto il buio.
Alfred
Harper era un giovane appassionato di medicina, chimica e di ogni altra scienza
che trattasse di trasformazioni. Apparteneva a una delle più ricche e illustri
famiglie della nobiltà inglese, o di ciò che ne rimaneva, e grazie al loro
patrimonio gli sono state sempre garantite un’istruzione completa e presso che
invidiabile da ogni altro individuo di quella società.
I suoi
genitori erano persone importanti e molto in vista, quindi donare al proprio ed
unico figlio ogni cosa anelava di possedere era per loro un modo di scusarsi
quasi per il continuo assenteismo dalla sua vita e da ogni aspetto legato a
essa.
Il ragazzo
crebbe così nella più totale anaffettività, un po’ come la maggior parte dei
nobili della sua età, e fu anche per questo motivo che, quando manifestò il
desiderio di frequentare un’università lontana dalla propria famiglia, non
incontrò nessun’obbiezione.
Aveva vent’anni
e un futuro illustre davanti, avrebbe studiato legge e finito col ricoprire un’importante
carica politica nel suo paese, aiutandolo a crescere e migliorare fino ad
imporsi sugli altri per la supremazia, o almeno questo era ciò che sognava,
fino a quando non scoprì altro.
Accadde in
uno dei primi giorni di primavera, quando il sole è alto in un cielo senza nubi
e investe tutta la boscaglia sottostante con i suoi raggi ancora pallidi e
intorpiditi dal rigido inverno appena terminato. Alfred stava passeggiando nel
giardino privato della tenuta di famiglia sulle colline, pensava al suo futuro,
a come sarebbe riuscito a rendere ancora più grande e potente il proprio
cognome portato con orgoglio e superiorità sin da quando ne aveva memoria e nello
stesso tempo si fermava a osservare il suo riflesso nell’acqua.
Aveva letto
di come Narciso, maledetto per il suo amore verso se stesso, fosse morto
annegato cercando di ricongiungersi al suo riflesso, gli era anche stato
spiegato quanto tutto quello fosse sbagliato,
eppure lui lo trovava normale.
Tra le sue
molteplici convinzioni, il giovane era sicuro che prima di amare qualcuno debba
conoscere e amare te stesso e lui lo faceva. Sapeva di essere una persona
piacevole caratterialmente, con la quale era possibile intrattenere
conversazioni riguardanti vasti ambiti, dalla scienza alla letteratura
classica, dall’altre al teatro, ma sapeva anche che il suo aspetto sicuramente giocava a suo favore.
Era
abbastanza alto, nella media per gli uomini dell’epoca, con un viso ovale e
dalla carnagione chiara, tipica di chi rimaneva chiuso nella propria abitazione
e non lavorava i campi, incorniciato da una cascata di boccoli neri come il
carbone delle loro miniere, grazie alle quali la famiglia aveva tratto le prime
fortune. Il suo punto forte però erano gli occhi. Grandi, espressivi e vispi,
sempre attenti ad ogni minima mossa, a cogliere ogni segno che il suo
interlocutore mostrava anche velatamente e verdi, verdi come lo smeraldo
incastonato nell’anello che portava all’anulare recante il proprio stemma.
Quando
spostò lo sguardo annoiato dalla fontana ad un arbusto poco più lontano, notò
con sorpresa e ritrovata meraviglia un bozzolo e non riuscendo a frenare la sua
curiosità decise di avvicinarsi maggiormente. Ne vide poi uscire da lì una
splendida farfalla Monarca che, sbattendo un poco le ali arancioni, prese a
volare dapprima intorno a lui e poi sparì alla ricerca di qualche fiore che
rendesse giustizia ai suoi colori.
Alfred
rimase così affascinato che iniziò a documentarsi, inizialmente sulla semplice
metamorfosi dei lepidotteri, per poi studiare quella di ogni altro animale o
essere vivente e finì col diventarne ossessionato.
Rivedeva
nella realtà quotidiana ciò che accadeva nel mondo animale, osservava con
malcelato interesse le donne un po’ trasandate truccarsi e vestirsi bene in
vista di eventi mondani ai quali avrebbero forse incontrato qualcuno disposto a
sposarle, oppure le attrici che a teatro, prima dello spettacolo, si cambiavano
e indossavano maschere colorate per rendere più reale e misterioso ciò che si
apprestavano a mettere in scena. Tutto quello che lo circondava altro non era
che una metamorfosi di qualcos’altro.
Abbandonati gli
studi di legge, con grande dispiacere del padre che per la prima volta diede un
segno di disappunto riguardo le scelte del figliol prodigo, si dedicò alla
medicina, alla chimica e alla biologia, dimostrando una dedizione per quelle
materie che lo portarono successivamente ad eccellere nel suo campo.
Terminata l’università
si ritirò lontano dal centro abitato, in un castello appartenuto a qualche
antenato ed ora in suo pieno possesso, perché, lontano da sguardi e bocche
indiscrete, voleva portare a termine un suo progetto, una malsana idea che la
sua mente era arrivata a partorire guardando un serpente mutare la pelle e
restare sempre quello.
Anche egli
voleva trasformarsi, voleva essere un altro, voleva vivere due vite e restare
lo stesso, voleva volare, ma non avrebbe commesso lo stesso errore di Icaro.
Inziò allora
a studiare attentamente esemplari di ogni specie che compiva delle metamorfosi
e, dopo mesi e mesi di ricerche ed esperimenti sulle suddette specie alla fine
trovò il modo.
Lo provò su
di se, si versò sulla pelle quel liquido denso e violaceo e attese.
Attese secondi,
che divennero minuti, ore, giorni interi, ma niente, non accadde nulla a lui e
al suo corpo, tutto rimase immutato.
Quando fece
il secondo tentativo, furioso perché sulle sue bestie invece funzionava alla
perfezione, provò a berlo, sopprimendo successivamente i conati. Sicuramente non
aveva un buon sapore, ma poco gli importava.
Nuovamente non
ottenne nessun tipo di risultato.
Al terzo
tentativo, qualche settimana più tardi, pensò che forse doveva fare come Faust e vendere semplicemente l’anima a
Mefistofele in cambio di qualcosa, ma
pensò che prima occorreva comunque provare un’ultima volta.
Ingurgitò
tutto quell’intruglio avidamente e tenne gli occhi ben serrati, cercando di
impedire al proprio corpo di rigettare quella brodaglia puzzolente e disgustosa
e sperando con tutto se stesso che questa fosse la volta buona.
L’orologio
del castello aveva appena suonato la mezzanotte, quando iniziarono a
verificarsi i primi mutamenti.
Il dottor
Harper cercò di dirigersi verso il grande specchio del bagno di marmo bianco il
più rapidamente possibile, non voleva perdersi un solo minuto della sua
scoperta.
Inizialmente
avvertì solo un lieve pizzicore
propagarsi in tutto il corpo, come una piccola scossa per nulla fastidiosa, poi
accadde.
Le ossa
iniziarono a frantumarsi, creando un rumore agghiacciante, e provocandogli un
dolore che trovò la sua piena manifestazione in urla acute, successivamente si
rinsaldarono, causando altre smorfie sul suo volto, la cui pelle stava cadendo
lentamente verso il basso con la stessa consistenza e sembianza di cera
sciolta.
Gli occhi,
le orecchie, il naso, persino la bocca avevano perso la loro cadenza naturale
ed ora erano semplicemente appendici di un viso sempre più deturpato.
Quando anche
la spina dorsale si spezzò con un sonoro “CRAC “ per poi cercare di ricongiungersi, il dottore
si accasciò sul lavandino, reggendosi con una mano, la cui presa divenne sempre
più debole man mano che le dita continuavano a modificarsi e l’ultima cosa che
vide prima di svenire in preda agli spasmi furono i suoi lunghi capelli mori
bruciare e i suoi occhi diventare neri come la più scura delle notti.
Poi ci fu
soltanto il buio.
Quando
sollevò le palpebre si sentì leggero e potè constatare che si trovava ancora
nel grande bagno e la sua mente non aveva subito nessun tipo di danno, non
poteva permettersi che una simile scoperta andasse perduta, anche se avrebbe
dovuto modificarne alcuni aspetti essenziali.
Decise quindi
che era ora di ammirare il proprio capolavoro allo specchio e in quel momento,
se solo avesse potuto urlare l’avrebbe fatto.
La Monarca
era lì, sul suo lavandino che lo osservava con le ali arancioni spiegate e un
po’ intorpidite , contornate da una riga nera con puntini bianchi. Le antenne
vibravano cercando di captare ogni cosa e le zampette cercavano in ogni modo di
tenersi ancorate alla ceramica liscia del lavandino.
L’effettiva
realizzazione di ciò che era avvenuto, con conseguente conferma, Alfred la ebbe
quando sotto il suo comando quel minuscolo corpicino prese il volo e lì, in
quel bagno freddo e vuoto di quella casa grande e vuota, capì che non sarebbe
mai sopravvissuto abbastanza per poter raccontare a tutti la sua scoperta e la
sua storia, perché l’indomani la piccola farfalla sarebbe già morta e lui con
lei.
E proprio come Icaro osando volare troppo vicino al sole aveva finito col perdere la vita, anche lui si era crogiolato nel suo calore , aveva cercato di innalzarsi fino a lui e ora non possedeva più niente, nemmeno la vita stessa che Dio gli aveva donato e lui, scioccamente, aveva gettato via.
Angolo dell'Autrice
Buongiorno a tutti (:
Dunque, non so esattamente in che categoria rientra questo esperimento e spero vivamente che vi possa piacere, anche se mi rendo conto che la storia è molto strana :/
Spero vogliate lasciarmi il vostro parere!
Baci Doc_