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Autore: Fred Halliwell    02/04/2013    7 recensioni
In un mondo di pace e luce esiste sempre l'oscurità, ed è tra quelle ombre che sempre più agguerrito e vendicativo vive Pitch Black.
Si è armato, con nuovi trucchi, molto più potenti di prima, che neanche il bastone magico di Jack riese a fermare. Come faranno i Guardiani a sopravvivere? A chi chiederanno aiuto?
Mgari a qualcuno come loro!
Ma esistono altri spiriti come loro? Ci avete mai pensato?
Avete mai provato ad immaginare cosa succederebbe se, oltre ai 5 Guardiani, l'Uomo della Luna ne avesse scelto un sesto, molto prima di tutti gli altri. Un Guardiano ormai tanto antico da essere stato dimenticato, confuso con un mito, scambaito per qualcun'altro. Un Guadiano vissuto così tanto tempo fà che persino lui ha dimentico il suo scopo.
Beh, io SI! XD
E se questo spirito perduto venisse richiamato a combattere? A lottare in una guerra che non gli appartiene più, per sconfiggere un vecchio nemico e ripristinare l'ordine nel mondo e salvare gli altri Guardiani.
Lo farà?
Chi sarà mai questo Guardiano che vaga per il mondo senza più una meta? E deciderà di unirsi ai Guardiani o a Pitch per portare avanti la sua vendetta?
Buona lettura!
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Frost, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Jarida's Universe'
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Ed eccomi qui u.u in ritardo ma sempre presente.
Avvertenze pre-lettura: la parte scritta con un altro carattare è il passato di Merida dopo glia eventi di Ribelle, ergo sta volta sono importanti, ci vediamo nel commento post-capitolo. Buona lettura ^^ 



 




CAPITOLO QUINDICI
… A Leggenda!

 

 

Dopo che Merida ebbe pronunciato quel nome, un profondo silenzio piombò su tutti i presenti. Certo, i Guardiani sapevano già del passato della ragazza, ma attendevano con ansia la reazione di Jack. North muoveva, irrequieto, gli occhi azzurri dal ragazzo alla giovane, preoccupandosi di più per ogni minuto di silenzio che passava. Bunnymund aveva, invece, cominciato a spazientirsi ed era molto vicino dal prendere Jack per il cappuccio e sbattergli la testa contro un muro per farlo reagire in qualche modo. Sandman e Jamie, dall’altro canto, si guardavano spaventati dalla possibile reazione del neo-Guardiano, scambiandosi dei messaggi silenziosi del tipo: “Se cerca di scappare lo fermi tu, se non si muove lo picchio io.”
Le uniche che parevano capire davvero la situazione dell’albino erano le due fanciulle (Toothiana e Baby Tooth). La ragazza che Jack amava era stata innamorata del suo peggiore nemico … chi non si sarebbe infuriato al posto suo?
In ragazzo, infatti, sentiva una folle rabbia crescergli nel petto e propagarsi pian piano in tutto il suo essere. Tremila dubbi attanagliavano il suo cuore, rendendogli impossibile ragionare con lucidità. Trasse un profondo respiro per calmarsi, ma non servì a molto. Gli diede solo la forza di non urlarle in faccia e si concentrò per parere il più calmo possibile. Sorrise addirittura pur di convincere gli altri (o forse se stesso) cha andava tutto bene!
“Se ne sei convinto tu ghiacciolo”, si ritrovò a pensare Bunnymund guardando l’inutile tentativo di Jack di restare impassibile davanti alla confessione di Merida. Almeno, però, si era deciso a fare qualcosa, così non fece nulla per impedirgli di chiedere altre informazioni: << E dimmi >> cominciò infatti l’albino iniziando a dondolare nervosamente sul bracciolo della poltrona appoggiandosi maggiormente al suo inseparabile bastone << Lo amavi? >> e dicendo questo osò abbassare lo sguardo sulla ragazza
Merida lo guardò dritto negli occhi, imbarazzata come non mai << Si >> rispose semplicemente, ma non potendo più reggere il suo sguardo glaciale abbassò la vista, sentendosi stranamente colpevole.
Perché poi? A Jack lei non doveva nessuna spiegazione, eppure si sentiva in dovere di farlo. Paradossalmente si rese conto che l’opinione che il giovane aveva di lei aveva cominciato a valere più di quella di tutti gli altri Guardiani messi insieme. Voleva far colpo su di lui? Forse si: infonfo tutte quelle attenzioni che stava ricevendo da lui non la aveva mai ricevute da nessuno in tutta la sua esistenza, nemmeno da Pitch in persona. Nonostante il suo carattere orgoglioso e spaccone Jack si era dimostrato generoso e gentile con lei (seppur poco paziente), talmente tanto che aveva cominciato a piacerle … ed anche parecchio!
Sentì le gote imporporarsi ma non si vergognò di mostrare il suo imbarazzo. Sta volta aveva finalmente capito a cosa era dovuto e si era resa conto che provare qualcosa per Jack (soprattutto se qualcosa di così dolce e puro come quel appena accennato inizio di innamoramento) non era motivo di biasimo, bensì di felicità. Fu così che si diede coraggio e cominciò a mordersi il labbro inferiore e giocherellare con l’orlo delle gonna in attesa di un’altra domanda, che non tardò ad arrivare << E cosa è successo dopo? >> a porle quella questione, sta volta, fu Jamie, perché Jack stava ancora cercando di farsi una ragione della risposta datagli precedentemente << Lo ami ancora? >>
            << No >> rispose Cupido con convinzione << Non è più lui che amo >> a quella risposta Jack tornò a guardarla. Incontrando lo sguardo bicolore di Cupido una nuova speranza gli era nata nel petto ed il macigno che gli si era formato sul cuore sembrò dissolversi all’istante.
            << A no? >> chiese infatti con voce tremante << E perché? >> aggiunse quando vide che Merida aveva annuito. La rossa sorrise e ricominciò il racconto …
 
Egli (Kozmotis Pitchiner) arrivò qualche giorno dopo la partenza dei clan, a gara ormai conclusa. Era un giovane principe di circa venticinque anni appartenente ad una tribù vichinga, venuto da lontano quando aveva sentito parlare della competizione per vincere la mia mano. Gli era giunta voce della mia bellezza (almeno lui così sosteneva) e non solo voleva appurarsene di persona, ma intendeva comunque partecipare alla lotta per divenire il futuro re di un florido e tranquilla reame quale era Dunbroch: per lui, nato secondogenito, sarebbe stata un’occasione ghiotta ed irrepetibile.
Quando lo vidi mi colpì subito, non solo perché aveva dichiarato apertamente il suo interesse per la corona senza timore di essere malgiudicato, ma soprattutto perché era diverso rispetto a tutti gli altri uomini che avevo visto fino a quel momento. Era bello, slanciato e distinto. Quei lineamenti duri e marcati, virili, quei capelli nerissimi e quegli occhi blu come il cielo notturno lo rendevano magnifico ai miei occhi di ingenua ragazzina. Kozmotis era un guerriero, un uomo, con il fiero cuore di un leone e io sarei stata volentieri la leonessa che avrebbe potuto giacere al suo fianco.
Me ne innamorai subito ed insistetti con mio padre per farlo restare come ospite nel nostro castello per almeno qualche giorno e il Re accettò. Durante la cena in suo onore mi presentai con un abito principesco, di quelli che non mettevo mai perché troppo “femminili” ed avevo anche provato (seppur inutilmente) a pettinarmi i capelli in una complicata acconciatura. Quei miei comportamenti insospettirono non poco mia madre, che capì subito cosa mi stava succedendo.
Non mi stupì poi molto, infatti, quando quella sera entrò nella mia stanza mormorando: << Ognuno deve trovare l’amore con i propri tempi, giusto Merida? >>
Io arrossii di botto, avendo intuito che lei aveva capito tutto e strepitai: << Mamma! >> era ingiusto che usasse le mie stesse parole contro di me!
Lei rise e mi si avvicinò per aiutarmi a slacciare il corpetto dell’abito << Non agitarti tanto, era anche normale che prima o poi ti innamorassi di qualcuno e il principe Pitchiner è un bell’uomo, sembra anche nobile di cuore, quindi, se a te piace, per me e tuo padre non ci sono problemi perché ci fidiamo di te e del tuo giudizio >> mi sorrise dolcemente attraverso lo specchio << Se sarà lui l’uomo che tu sceglierai come tuo sposo, noi lo accetteremo come nostro erede al trono >> lì per lì quella risposta mi fece felice … ma ancora non sapevo che quella sarebbe stata la condanna mia, della mia famiglia e del mio regno …
I giorni si trasformarono in settimane e le settimane in mesi. Tra me e Kozmotis si era instaurata una strana relazione, fatta di passeggiate, dolci carezze e sfoghi emotivi. Ci eravamo detti tutto di noi, avevamo paralato e discusso a lungo durante le nostre interminabili scampagnate a cavallo. Io gli avevo mostrato ogni angolo del mio regno, ma lui più che dalle terre che vedeva (anche se non aveva mai nascosto quanto ci tenesse a possederle), sembrava interessato a me e la cosa non poteva che farmi piacere. Ne ero talmente innamorata che qualunque cosa dicesse e facesse per me era legge. Dipendevo così tanto da lui che ora, al solo ricordare quanto fossi patetica, mi vergogno così tanto che vorrei cancellare quel periodo della mia vita, anche se non ero mai stata tanto felice … ma si sa, quel che sale prima o poi scende e se la felicità ti porta troppo in alto quando cadrai (e lo farai) il dolore sarà talmente intenso da farti desiderare la morte e purtroppo così fu per me. Non riuscivo a vedere nient’altro oltre il blu dei suoi occhi, non ero capace di leggere il marcio che albergava nel suo animo e non gli impedii di chiedere la mio mano a mio padre. Egli, persuaso proprio da me, accettò la sua proposta: io e Kozmotis ci saremmo sposati in primavera.
Il giorno prima della cerimonia arrivò presto ed io sapevo che l’indomani la mia vita sarebbe radicalmente cambiata, anche se ancora non ero a conoscenza della piega che avrebbe preso. Kozmotis si era sempre dimostrato un gentiluomo nei miei confronti ed io, ingenua e fin troppo innamorata, mi ero illusa che lui fosse l’uomo perfetto per me. Ero sempre stata una ribelle, ma nel mio cuore sentivo di poter mettere la mia indipendenza da parte se questo significava vivere con il mio principe azzurro.
Avevo appena finito di fare le ultime prove del vestito da sposa e stavo tornando nelle mie stanze, con ancora in testa il diadema che avrei indossato il giorno dopo, quando sentii la voce del mio amato in lontananza. Mi avvicinai a lui di nascosto, per fargli una sorpresa e mi celai dietro un muro. Lo vidi parlare con un soldato vestito di pelliccia: non sembrava uno di quelli di mio padre, non sembrava neanche scozzese! A quella vista mi insospettii. Chi poteva mai essere quel guerriero che parlava con Kozmotis?
<< Domani non dovrete aspettare un mio ordine, hai capito? >> stava, intanto, dicendo lui << Non appena sorgerà il sole tu e i tuoi uomini dovrete attaccare il castello, mettendolo a ferro e fuoco >>
<< E la famiglia reale? >>domandò l’altro con trepidazione << Cosa ne dobbiamo fare mio principe? >>
Kozmotis era di spalle, non lo vedevo, ma ero certa che stesse sorridendo << Uccideteli, tutti … mentre alla dolce Merida ci penserò io. La sposerò divenendo legittimo erede al trono di Dunbroch! >>
Il gelo mi invase il petto mentre trattenevo il respiro. Era solo questo che voleva da me? La mia corona? Automaticamente mi toccai il diadema che ancora portavo tra i capelli. Per ottenerlo sarebbe stato disposto ad uccidere la mia famiglia? Non potevo credere che l’uomo che amavo fosse anche solo capace di architettare un piano del genere, ma le mie speranze furono vanificate dalla successiva affermazione del guerriero << Non credo che vorrà sposarvi dopo ciò che farete alla sua famiglia e al suo regno >>
<< Non avrà scelta >> rispose l’uomo con fermezza << Se non vorrà la costringerò io! E’ troppo bella per divenire una schiava, senza contare che ha il temperamento di una vera regina … sarà perfetta al mio fianco >> A quelle parole mi si spezzò il cuore e scappai via, in lacrime, ma nel farlo urtai una pesante cassapanca. Il rumore del legno che scivolava sul pavimento mise in allarme il fine udito di Kozmotis, che mi intravide correre via e partì al mio inseguimento.
Io cercai di nascondermi nel bosco, cercando di sfruttare le ombre degli alberi per celare la mia presenza. L’uomo, però, non si era dato per vinto e si era messo alla mia ricerca, chiamandomi a gran voce: << Merida, amore mio, dove sei? >>
“Amore mio?”Che insulto era sentir uscire dalle sue labbra quelle parole. Avevo sul serio paragonato quel uomo orribile ad un principe azzurro? Che sciocca che oro stata: il principe azzurro non esiste! Come avevo potuto essere così cieca e non accorgermi prima del mostro che stavo per sposare?
Le lacrime cominciarono a pizzicarmi gli occhi e ad annebbiarmi la vista, mentre il cuore mi martellava nel petto talmente forte da farmi male. Comunque, per quanto potessi correre Kozmotis era più veloce di me e mi raggiunse in un attimo, con poche falcate di quelle gambe magre e lunghissime, bloccandomi contro un albero << Merida, tesoro, perché fuggi via da me? >> mi domandò sorridendo.
Solo allora notai quell’ombra di cattiveria che adombrava il suo viso spigoloso quando sorrideva: sicuramente l’aveva sempre avuta ma io non me n’ero mai accorta << Perché sei un mostro! >> gli risposi urlando per la rabbia e cercando di liberare l’arco e le frecce che avevo sempre con me, attaccati alla cintura.
Lui, tuttavia, mi bloccò, impugnando l’arma al posto mio << Su Merida >> mi disse ghignando << “Mostro” è una brutta parola per descrivere il tuo promesso sposo, non credi? >>
Io cercai di liberarmi e di riprendermi l’arco, ma la presa dell’uomo era più salda della mia << Non ti sposerò mai Kozmotis, scordatelo! >>
Il ghigno del principe si trasformò nel sorriso di un maniaco << Questo non posso permettertelo amore mio >> e provò ad accarezzarmi la guancia ma io mi scansai, facendolo ridere della mia ostinazione << Tu sei mia, mi appartieni, siamo fatti per stare insieme … io ti amo >>
Per un attimo mi bloccai, incantandomi a quelle parole. Sembrava sincero, forse mi amava sul serio, ma il suo modo di amare non andava bene per me. Anche se lo amavo a mia volta, e pure tanto, non potevo soprassedere ai piani di Kozmotis. Non potevo accettare di condividere il resto delle mia vita con un uomo che diceva di amarmi ma che in realtà amava soltanto se stesso, soprattutto se quello stesso uomo si sarebbe reso colpevole della rovina del mio regno << Preferirei morire >> gli soffiai contro come un gatto e per concludere in bellezza gli sputai in un occhio. Colto di sorpresa dal mio gesto, l’uomo mi lasciò libera ed io ne approfittai per scappare, lasciandogli, però, l‘arco e le frecce che mi aveva precedentemente sequestrato.
<< E’ inutile che ti dai alla fuga >> mi urlò dietro lui << Domani il tuo regno sarà raso al suolo e tu sarai mia, che tu lo voglia o no >> nonostante corressi più veloce di prima sentii i suoi pensati passi che mi inseguivano e si fermavano di colpo << Ti prenderò Merida e se non sarai mia … non sarai di nessuno >>
Quello che sentii dopo fu il dolore più intenso che avessi mai provato in vita mia. Una fitta all’altezza del cuore mi tolse momentaneamente il respiro e le forze mi abbandonarono. Un improvviso freddo si impossessò di tutto il mio corpo, intorpidendo le mie membra con un abbraccio mortifero << Infondo è quello che volevi no? >> la voce di Kozmotis mi arrivò in lontananza, ovattata e rimbombante << Avresti preferito … morire, no? >> e rise malefico.
Poggiai una mano all’altezza del mio petto. In mezzo ai seni, proprio dove doveva esserci il cuore, spuntava la punta metallica di una freccia. Caddi a terra a schiena in giù e mi lasciai andare, traendo il mio ultimo respiro.
Che ironia … l’infallibile arciera Merida uccisa da una freccia scagliata dal suo stesso arco.
 Mentre la vita mi abbandonava mi ritrovai, in lacrime, a guardare il cielo e l’ultima cosa che vidi fu la luna, che sembrava, stranamente, più brillante del solito. Forse fu per quello che Manny scelse me, quella notte, come prima Guardiana. Il vero motivo di quella decisione non l’ho capito, so solo che, nonostante dovessi essere morta, sentii nella mia testa una voce calda e profonda che mi diceva che era stata scelta per una missione: proteggere il mondo diffondendo negli altri il dono più prezioso che avevo. Mi diede forza ed immortalità e mi disse che da quel momento in poi non sarei più stata Merida, la principesse guerriera di Dunbroch, ma Merida Love McCupid, l’angelo che avrebbe rischiarato il pianeta nei suoi momenti più bui.
Quando ai primi bagliori dell’alba mi svegliai ero convinta che fosse stato solo uno strano sogno: insomma, stavo bene e non avevo nessuna freccia che mi spuntava dal petto, perché avrei dovuto pensare di essere morta sul serio? Mi resi conto che era tutto reale solo quando sentii il nuovo, ma stranamente famigliare, peso della ali sulla mia schiena. Ma se quella voce mi aveva parlato sul serio, voleva dire che Kozmotis mi aveva tradito e che, se sul serio mi aveva tradito, la mia famiglia era in pericolo! Mi misi a correre a per di fiato (avevo paura di usare le mie ali all’inizio), per tentare di raggiungere il castello, ma era già troppo tardi. Era stato tutto distrutto e dato alla fiamme. Ovunque c’erano macerie e piccoli incendi, i pochi sopravvissuti fuggivano via e quelli che tentavo di fermare non mi vedevano o mi passavano attraverso. Non capivo cosa stava succedendo: ero per caso divenuta un fantasma? Beh, effettivamente ero morta, ma tutte quella informazioni sembrava che non volessero restarmi nella testa, soprattutto perché ero preoccupatissima per la mia famiglia. Che fine avevano fatto?
Purtroppo quando lo scoprii desiderai essere morta sul serio. Tutti, mio padre, mia madre e perfino i miei tre fratellini, poveri bambini innocenti, erano stati brutalmente trucidati dai soldati di Kozmotis. A quella vista il mio cuore cedette e mi lasciai cadere al suolo, scoppiando in lacrime.
Tutto quello era solo colpa mia! Ero stata io a portare Kozmotis, quel demonio, in seno alla mia famiglia ed ero stata sempre io a permettere un tale massacro. Ero talmente distrutta che quasi non mi accorsi di uno scricchiolio proveniente dalla boscaglia; quando me ne resi conto, neanche a farlo apposta, fu proprio Kozmotis che vidi uscire dal suo nascondiglio, maltrattato, sporco e ferito in più punti << Tu >> gli urlai contro << Come hai potuto fare una cosa del genere alla persone che ti hanno ospitato ed accolto quasi come un figlio?! >>
Lui sembrò quasi non riconoscermi all’inizio e solo dopo un po’ mi concesse qualche parola << Oh Merida, qual buon vento … credevo di aver ricevuto solo io questa strana grazia ed invece ci rivediamo anche da morti, ma infondo lui me lo aveva detto … >>
<< Di che stai parlando Kozmotis? >>gli chiesi ancora in preda alla rabbia più nera. Solo in quel momento notai qualcosa di anomalo nella sua figura, aveva qualcosa di diverso. Il suo bel sorriso era adornato di denti appuntiti, la sua pelle pallida era quasi cadaverica, grigiastra, ed i suoi splendidi occhi blu si erano ingialliti, divenendo come quelli di una fiera.
Lui ridacchio divertito come se fosse un pazzo << Kozmotis è morto qualche ora fa, cadendo da un dirupo in una fossa buia e fredda qualche minuto dopo averti uccisa, principessa. Quello che hai davanti è Pitch Black … l’Uomo Nero, l’assoluto Re degli Incubi! >> fece una mezza giravolta mostrandosi in tutto il suo “splendore” << Come lo so? Me lo ha detto la luna! >> ed indicò l’astro con un suo dito ossuto << E mi ha detto anche il tuo, di nome, lo sai? Ora, però, devo salutarti amore mio, c’è un mare di gente che attende di essere spaventata da me >> e così dicendo scomparve in una nuvola di fumo nero, accompagnato da una risata maligna e una frase lasciata al vento << Credo proprio che ci rivedremo molto presto Merida McCupid >>
Io non mi mossi, rimasi lì a piangere ancora, finché i miei occhi non si seccarono quasi del tutto. Ero troppo sconvolta per muovere anche un solo un muscolo e non sospettavo neanche lontanamente che Pitch (così aveva detto di chiamarsi ora) avesse ragione.
Quando mi calmai appena un pochino tornai nel bosco per recuperare il mio arco (che Kozmotis aveva usato per uccidermi), quello che uso tutt’ora, e vicino ad esso trovai l’ampolla a forma di cuore contenente la mia pozione magica (probabilmente, anzi sicuramente, dono di Manny). Non sapevo perché, ma quando la presi in mano capii subito a cosa servisse, come se l’avessi sempre avuta con me, e così l’attaccai alla cintura e mi decisi, finalmente, ad usare le mie ali per volare via, il più lontano possibile da quel luogo che mi procurava solo dolore.
Ben presto (anche se in realtà passarono molti anni) compresi qual’era il mio scopo nel mondo, il mio centro, il “dono più prezioso che avevo”: portare gioia e amore nei cuori delle persone, lottando contro l’oscurità crescente che albergava in loro, portata dal sempre più agguerrito Uomo Nero! Affrontarlo, però, per me significava soffrire anche quando non mi feriva fisicamente, perché ogni volta che lo vedevo ricordavo quella mia umanità ormai perduta per sempre, quel mondo che avevo dovuto abbandonare perché ancora nessuno credeva in me. Pitch mi aveva portato via tutto, anche la libertà di non volerlo più nella mia vita ed inoltre stava vincendo, facendo piombare l’Europa nei secoli bui del Medioevo.
Fu così che Manny mi mandò un aiuto: i Guardiani. Il primo fu Sandman, che da umano era un filosofo di origini greche e proprio per questo fu scelto come Guardiano dei Sogni. Qualche decennio dopo arrivò Nicolas, giocattolaio russo che io stessa salvai da un attacco di lupi feroci. Egli mi vide e chiese il mio aiuto: non fui mai tanto felice di poter dare un mano, perché quell’umano poteva vedermi nonostante non avessi mai fatto nulla per lui. Rimasi con lui a lungo e anche quando me ne andavo non stavo mai via molto e lo andavo a trovare molto spesso. Quando morì, di vecchiaia, io ero al suo capezzale e lo osservai estasiata riprendere vita, tramutato nel Guardiano della Meraviglia. Qualche tempo dopo, un po’ di più di quello che passò tra Sandman e North, forse un secolo circa, toccò anche a Bunnymund, all’inizio semplice coniglio destinato alla tavola, scelto di proposito per fai gioire con il suo aspetto i bambini di tutto il mondo. Con lui arrivò anche una nuova speranza per il futuro: non a caso lui era il Guardiano della Speranza!
Erano loro, i bambini, la speranza dell’umanità, perché crescendo con la nostra (dei Guardiani) protezione sarebbero potuti divenire uomini e donne migliori.
Alla fine del Medioevo, Pitch Black sembrava definitivamente sconfitto e nel mio cuore di lui era rimasto solo un pallido ricordo. Forse fu per quello che cominciai ad avvicinarmi agli esseri umani e finii per prendermi una momentanea cotta per Sandro Botticelli. Quello fu il mio errore! Stando troppo vicina agli uomini, infatti, mi resi conto di quanto fosse divenuto inutile il mio lavoro e vani gli sforzi che facevo. L’ultimo tentativo lo feci con Elisabetta I, la regina d’Inghilterra … ma fallii …
Quando ella morì io piangevo accanto al suo letto, sconvolta per aver lasciato che morisse senza riuscire a farla innamorare neanche una volta. Cominciai ad odiare il mio ruolo di Guardiana: fami dimenticare e scomparire mi sembrava l’unica soluzione plausibile e la conoscenza di Toothiana mi permise di portare a compimento i miei piani. Dopo averla addestrata a divenire una perfetta Guardiana dei Ricordi, infatti, mi “ritirai a vita privata”, continuando, però, a scagliare frecce ogni tanto e lasciando tutte le responsabilità ai quattro Guardiani. Io sarai stata il Guardiano Dimenticato

 
Alla fine del suo racconto sia Jack che Jamie la guardavano con gli occhi sbarrati ma Merida non riuscì a resistere oltre e scoppiò a piangere, disperata, coprendosi il volto con le mani. Aveva trattenuto quelle lacrime per tutto il racconto, aveva resistito solo per svelare al Guardiano del Divertimento ogni particolare della sua vita << Oh Jack >> disse infatti nascondendo con più forza il volto tra le mani << Mi dispiace per non averti detto nulla prima … >> ogni sua parola era alternata da un singhiozzo, rendendo il suo discorso sconnesso e difficilmente comprensibile, ma questo non la fermò dal continuare << … ma ci conosciamo solo da due giorni e il ricordare Pitch e tutto quello che mi ha fatto mi fa sempre tanto male! >>
L’albino non sapeva come comportarsi con le ragazze che piangevano, non aveva mai affrontato una situazione del genere, così si fece guidare dall’istinto e si lasciò scivolare dal bracciolo su cui era seduto al centro della poltrona, di fianco alla rossa, stringendola tra le braccia. A quel contatto Merida rabbrividì inizialmente (Jack era gelido dannazione!) per poi nascondere il volto nel suo petto, continuando a piangere scoraggiata, stringendo convulsamente tra le dita il serico tessuto della felpa del giovane << Scusami Jack >> mormorò ancora e poi ancora e ancora, quasi fosse divenuto un mantra, anche se non sapeva neanche perché si stava scusando proprio con lui.
<< No >> le rispose il ragazzo mentre le accarezzava i capelli riccissimi e ribelli, inebriandosi del fresco profumo di limone che emanavano << Non sei tu a doverti scusare ma … beh … io … >> a un tipo orgoglioso come lui stava costando molto quella confessione. Se fosse dipeso da lui non avrebbe mai chiesto scusa a nessuno, ma Merida non era nessuno, soprattutto non per lui … senza contare che (ripetiamolo) non sapeva cosa fare con una ragazza che piange! Così si costrinse a continuare << Mi dispiace di averti costretta a ricordare i brutti momenti della tua vita, ma dovevo sapere, mi capisci? >>
Lei si limitò ad annuire stringendogli con più forza la felpa, mentre lui faceva lo stesso con la vita sottile di lei. Erano tanto concentrati l’uno sull’altra che non si accorsero neanche che gli altri, vedendoli tanto in intimità, li avevano lasciati soli.
Ma a Jack e Merida poco importava: stare seduti in un due, stretti l’un l’altra, in quella angusta poltrona, costringendo i loro corpi ad assumere scomode posizioni era la cosa più bella che ci potesse essere. 







Che ve n’è parso del capitolo? Bhe io l’ho trovato bello mentre scrivevo XD poi non so!
Si è finalmente scoperto cosa lega Pitch e Merida: è stata abbastanza stronzo che ne dite? Io so solo che mentre scrivevo avevo voglia di stare al porto di Merida … Oddio, la frase è fraintendibile …. Diciamo che avrei voluto essere al posto di Merida nell’ultima parte del capitolo ed essere consolata da Jack XD
Ah perché lui non esiste? ç.ç Perché finiscono per piacermi i personaggi dei libri e/o film?
Va beh, tralasciando il mio sproloquio u.u, probabilmente quancuno di voi avrà da ridire rigualdo alcune cose quindi:
1) la mia corritrice di bozze è ancora in vacanza quindi sorry per gli errori u.u
2) Sono in ritardo, lo so, ma sono giustificata perché ho scritto una storiella pasquale (
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1728056&i=1) e mi farebbe molto piacere se qualcuno di voi l’andasse a leggere e recensire ^^’’’
3) La storia pasquale sopracitata è una one-shot, ma visto che ne ho alter in mente forse la trasformerò in una racconta di one-shot, per raccontare alcuni avvenimenti post-storia. Che ve ne pare come idea?
4) Vi sembrerà che Merida si sia innamorata troppo facilmente di Pitch ma l’ho fatto per un motivo ben preciso u.u Ormai è chiaro a tutti che Jack e Merida si metteranno assieme ed io volevo creare un contrasto tra le due storie d’amore. Di Pitch lei si innamora subito, ha una sorta di colpo di fulmine (cosa in cui io non credo) mentre di Jack si innamora relativamente piano, poco alla volta, imparandolo a conoscere nel profondo e credo che questo sia l’amore più duraturo, quello che nasce da una semplice amicizia. Tra l’altro o usato l’aggettivo “reletivemente” perché dovete sempre tener presente che gli eventi narrati, fin’ora, sono avvenuti in due giorni e mezzo.
Ora che vi ho annoiati a sufficienza vi lascio, ma prima volevo farvi un piccolo regalo XD
Sono due immagini che ho trovato su internet. La prima non potevo non farvela vedere: http://megararider.deviantart.com/art/A-New-Guardian-360408396 , andiamo, non è quasi "profetica" XD e perfetta per questa storia hihhi.
La seconda è semplicemente perfetta per augurarvi buona Pasqua (anche se è passata anche la pasquetta ormai XD) e soprattutto è perfetta per la mia storiella pasquale: http://angeelous-dc.deviantart.com/art/Easter-361770350  non vi pare? Logicamente quella sulla destra è Rapunzel u.u  (non so cosa ci faccia lì), ma vedentela ... che na so ... some una Sophie cresciuta! Ci assomiglia pure un pò! XD
Baci e alla prossima! 


 

  
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