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Autore: RustedRuby    02/04/2013    0 recensioni
Volevo iniziare a scrivere questo yaoi per esercitarmi a creare storie di questo genere, è il primo che scrivo quindi vi prego di essere comprensivi ( inizialmente avrà un carattere shonen-ai). In ogni storia sono presenti cose che mi caratterizzano : come le canzoni che mi hanno ispirato o che semplicemente mi fanno stare bene, come l'amore stesso. I capitoli li ho voluti chiamare " back stage", mi piaceva perché ogni personaggio racconta dal proprio animo, dall' interno, da un personale dietro le quinte, la sua versione dei fatti, in fondo la storia si basa sulla musica. Spero che la storia vi piaccia e che vi affezioniate ai personaggi come mi ci sono affezionata io, buona lettura. ( Mi scuso in anticipo per lo spaziato che ho lasciato ^^" )
Genere: Sentimentale, Slice of life, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Con l' adolescenza molte cose cambiano. Il proprio corpo, la propria voce, arrivano le responsabilità anche se minime, lo stile di vita stesso era quello che mi aveva colpito di più: il cambiamento delle idee e di mentalità. La cosa mi sconvolse. Insegnamenti già pre impostati, che avevi imparato dai genitori, quando credevi di aver compreso la differenza tra vero e falso, giusto e sbagliato, tutto si distrugge come un castello di carte sfiorato da un soffio leggero. Il tuo castello comincia a demolirsi senza che te ne accorga quando arrivano, crescendo, le scelte da fare.
La prima volta che risposi di merda a mia madre mi sono sentito male, ero disgustato da me stesso: le volevo bene, perchè le avevo risposto in quel modo per una cazzata ? Quando sei adolescente sembra che qualunque cosa dici, anche quando vorresti riparare a una piccola litigata, lo fai a posta per mandare tutto a puttane e il castello di carte continua a cadere. Carta dopo carta, non c'è verso di riparare. 
Sono Koichi e avevo diciassette anni quando la mia crisi adolescenziale era durata un bel po' in quel periodo. Invece di essere già maturo a quell'età, ero ancora un ragazzino che non voleva rendersi conto della realtà, ma ovviamente non lo ammettevo.


Farsi massaggiare la testa dalla parrucchiera mentre ti tinge i capelli rilassa e perdevo tempo a pensare a queste stronzate. Il colorante verde si miscela nell'acqua rendendo il lavandino una palude psichedelica, io mi sentivo così: confusione nella testa ancora mischiata a quella poca purezza e dedizione che mi restava. Un vuoto dentro che fa male, come un masso invisibile al posto del cuore, anche se, ero diventato quello che più o meno volevo: non avevo risolto nulla seguendo il movimento punk, ma almeno trovato gente come me che, non sapendo come riempire il vuoto, andava in giro a spaccare vetrine di negozi abbandonati, ascoltava musica riuscendo a a farti sfogare o peggio ancora ci lasciava le penne imbottendosi di droga. Mi consolava sapendo che c' erano persone simili, anche se solo un po', a me. Oltre a certi elementi che preferivano sballarsi altri lottavano come veri e propri soldatini al servizio dell' anarchia. Noi consideravamo l'anarchia il nostro credo: la politica ci corrompe rendendoci avidi ladri, come quella troia che mi fece sborsare un capitale per tingermi la cresta di verde, 'fanculo, meglio andare a trovare i soliti amici per un po' di compagnia sennò le davo fuoco al negozio cazzo.

Sai sempre dove trovare i conoscenti più stretti, ti attendono sempre negli stessi luoghi sapendo che qualcuno arriva sempre alla fine per fargli visita : nel piccolo parco di fronte al fiume c'erano sicuramente Midori assieme alle sue amiche, Reika-san con la sua solita cannetta e Sanzo-senpai intrattenuto dalle sue cazzate; sennò al vecchio cortile abbandonato ci ritrovavamo un po' tutti, era composto da quattro roulotte ammaccate e un capanno malmesso : per noi punk era il grand hotel. La nostra " base" principale.

La vista di Reika-san con la sua canna faceva venir voglia di fumare.

- Ehi Koichi-kun come te la passi ? -

- Non male… voi sempre a far le ciminiere a quanto vedo.-

- Spiritosone, ah, ti sei ritinto i capelli !"-

- Già, quella puttana mi ha fatto sganciare          yen !… Avete un cicchino? Sono a corto.-

Midori si voltò con la sua veemenza avvicinandosi a me, sfiorandomi la guancia con il pearcing sulle sue labbra carnose e il suo ciuffo color blu elettrico. L' alito puzzava leggermente di spinello, abituandosi al fumo passivo degli altri era sopportabile :

- Quando comincerai a fumare roba seria Koichi-kun ?-

- Quando sarò totalmente disperato.-

- Ma tu lo sei già come tutti noi, solo che non hai il coraggio che la tua mammina ti senta impregnato d' erba.-

-  Dai Midori, lascialo perdere non è affar tuo.-

Uno dei rari casi di difesa da parte di Sanzo-senpai. Lui era più abituato a picchiare che a gestire le situazioni a parole, ma quando lo faceva era sempre al momento giusto con parole semplici e appropriate. E' sempre stato un tipo piuttosto freddo, anche dai suoi occhi neri come la pece che affascinavano le ragazze a lui non importava molto di loro: ma una volta mi disse che il suo tipo di ragazza non sarebbe stata punk…non ce l'avrebbe fatta. Voleva quella classica che reprimesse il suo spirito dannato, anche se io non ce lo vedevo affatto.

Reika-san invece era il solito donnaiolo idiota, sopratutto ora a vent'anni, con dei vestiti da paura pieni di spille dei Sex Pistols o di altri gruppi.

Una delle amiche di Midori scattò improvvisamente indicando col dito un punto ben preciso, in quell'attimo non vidi nulla ma quando i suoi capelli fucsia si scostarono col leggero movimento del vento, i soggetti indicati occuparono totalmente il mio campo visivo:

-  Ragazzi ci sono i metallari !-

A quelle parole il sangue ribollì nelle vene, i pugni si chiusero e la cenere della sigaretta si frantumò a terra in tempo da parere infinito. Nemici e rivali da sempre nel pensiero e nello stile musicale, infinite battaglie tra date, artisti, accordi, parole, canzoni, concerti e risse che ognuno di noi ricordava con le più svariate cicatrici riportate dopo gli scontri, a cui ovviamente facevo parte anche io: la prima pestata me la ricordo ancora. Il dolore e il sangue che sputai, come tornai a casa in quelle condizioni seguito dal rimprovero dei miei genitori, il pianto della mia sorellina che si impressionò non appena mi vide sputare nel lavandino un dente rotto, la bocca e il volto sanguinati con un' occhio gonfio e viola. 

Lo spirito dei combattenti stava affiorando nel sangue dei presenti con lo sguardo di sfida che incrociava quello del nemico. Anche loro ci rimandavano sguardi in cagnesco. Eravamo tutti pronti a darcele massacrandoci spensieratamente per far valere le nostre idee, ma un coglione dei metallari alzandosi ci gridò : 

- In questo parco ogni membro di un gruppo diverso deve rispettare la neutralità, niente risse, niente offese! Vedete   di restare coi vostri compagni senza rompere il cazzo a noi altri, chiaro ?!-     

Avrei voluto tirargli un pugno in bocca, strozzarlo, prenderlo per il bavero e dirgli di infilarsela nel culo la neutralità. Ma non potevo. Volevo gridare ai miei compagni di fottersene, se eravamo anarchici perché stare alle regole di quegli stronzi, tra l'altro nostri nemici ?! Ma, come ho detto, non potevo. Tra i miei compagni tutti la pensavano come me, i metallari si limitavano a farfugliare qualcosa non facendosi sentire, rassegnati all'idea di dovercene stare buoni buoni ricominciammo a fumare e le ragazze erano tra loro ad osservare i nostri acerrimi rivali, spettegolando su di loro. Siccome Sanzo-senpai e Reika-san parlavano solo di stronzate, il mio orecchio si posò sulla conversazione delle ragazze   che si concentrò su due metallari in particolare:

- Avete visto chi c'è ?! Natsuki-san e la sua puttana !-

- Com'è che si chiama … ? -

- Makoto. Quei due stanno sempre insieme, mi irrita la vista di quella femmina: ovunque va lui c'è anche lei! 

  Ma come  fanno a stare insieme ?!-

- Tecnicamente non è la sua donna: ho sentito , però, che vivono insieme in un  appartamentino schifoso in 

  periferia, lei è solo un'invasata che crede di poterselo tenere tutto per se', è sempre incollata al suo braccio.-

- Sul serio vivono sotto lo stesso tetto ?! Comunque è vero, quando qualcuna si avvicina a Natsuki-san lei è 

  pronta a fare il cane da guardia e non è tanto delicata, ve lo assicuro ! Io ci ho provato a rimorchiarlo, ma… 

  mi ha morso quasi a sangue un' orecchio ! Vero Misaki ?!-

- E' vero ! Ma non c'era nemmeno interesse da parte di quel gran figone di Natsuki-san, anche lui non parla 

  molto e sembra affidarsi sempre al suo " mastino". Che spreco.-

- Già, un pezzo di gnocco come lui metallaro, il mondo è proprio ingiusto.-

Il mio stato di incoscienza si spezzò in un battito di ciglia, svegliato dalla voce di Reika- san e dall'odore forte della canna, mi fecero rinvenire dal torpore dei commenti delle ragazze. Strizzai le palpebre per tornare lucido, ma le parole di Midori e delle sue amiche non volevano smettere di occupare la mia testa : Makoto e Natsuki, cos'avranno mai avuto di così stupefacente ? Entrambe erano lì, insieme a quel gruppetto con cui ci scambiavamo occhiatacce da quando erano arrivati. Avevo sentito parlare altre volte di Natsuki-san e delle sue "favolose gesta": era molto popolare in ogni fazione, tutti lo conoscevano ed aveva una grossa reputazione per le sue capacità nel battersi. Ogni ragazza che lui sfiorava al suo passaggio cadeva ai suoi piedi e ogni ragazzo voleva essere figo come lui, o almeno poterci parlare, ma , a quanto pareva, c'era un'altro ostacolo, oltre alla sua superiorità, che lo separava nel mischiarsi coi miseri mortali : Makoto. Il sentir parlare di Natsuki-san mi dava sui nervi, si dicevano tante cose su di lui, ma nessuno sapeva nulla del vero o del falso che circolava di bocca in bocca, era il classico montato che costruiva il suo splendore sulle menzogne e la gente che non si impone per quello che è, mi irritava. A quel punto Reika-san e Sanzo-senpai decisero di tornarsene a casa per l' ora tarda e rivederci la mattina dopo alla , così detta, " base", mi accostai a Midori così le chiesi dove fosse di preciso Natsuki, con tutta quella calca di metallari non lo vedevo bene : seguendo con lo sguardo il dito, con cui indicava il ragazzo, quando lo vidi mi resi conto che qualcosa era cambiato. L'irritazione parve leggermente mutarsi dentro di me, non capivo cos'era, ma non avevo mai visto Natsuki-san sotto un' altro aspetto se non con quello del disprezzo, ma adesso ? Era sempre lo stesso ragazzo alto, snello con bel fisico di vent'anni che non sopportavo, con gli stessi odiosi vestiti da metallaro, per la paura di non farsi notare, jeans strappati dal colore sbiadito, una maglietta attillata con scritto " Ozzy Osborn " gigantesco e un chiodo di pelle. Era sempre il solito Natsuki-san. Stava guardando il tramonto e i raggi caldi gli illuminavano il volto con le svariate sfumature di rosso, giallo, avvolgendo i suoi delicati lineamenti , gli occhi ,affascinati da quello spettacolo, la pupilla si dilatò catturando ogni singolo pulviscolo di luce, trasformando l'iride castana in un verde che risaltò le sue lunghe ciglia; I lunghi capelli di un castano morbido e lucido, scuri come le more mature, contornavano il viso. Mentre io ero incantato da quella visione, un' amica di Midori commentava: 

- Sembra un miraggio, non può esistere una creatura del genere, così forte e delicata allo stesso tempo. Stupendo.-

Io, in quell'istante, ero in un'altro mondo per cercare di capire la strana sensazione che era sgusciata fuori all'improvviso, era sottile, parzialmente percettibile, ma c' era e me ne rendevo sempre più conto guardando gli occhi di Natsuki-san. 

- Koichi svegliati !-

La mano di Midori si sciantò contro la mia nuca rasata, mi svegliò da quel sogno quasi palpabile, il leggero dolore cominciava a farsi sentire, ma nulla in confronto a quello che avevo visto e alla strana fitta nel petto che sentivo. Non era proprio una fitta, ma la sensazione era più o meno quella. Chiusi in fretta la conversazione con lei per avviarmi verso casa, mi voltai per salutare le ragazze quando lo sguardo di Natsuki-san si incrociò furtivamente col mio e non riuscii più a muovere le gambe: cosa mi stava succedendo ?! Perché mi stavo bloccando sotto il suo sguardo ?! I suoi occhi non si staccavano da me, neppure per ascoltare le parole dei membri del suo gruppo. Non dovevo lasciarmi impressionare, ripresi il controllo del respiro e me ne tornai a casa con l'agitazione che tendeva a ripresentarsi di tanto in tanto.  

Finalmente a casa tirai un sospiro di sollievo, mentre mi slacciavo gli anfibi udii dalla cucina un frenetico tintinnio di posate, stoviglie e la voce squillante di mia sorella che raccontava la sua giornata scolastica. Le risa di Shoko mi irritarono e la cosa peggiore sarebbe stato sentire le ramanzine di mio padre, infatti, appena mi adocchiò, mi fermò con la sua profonda voce, ora, divenuta seria :

- Ti sembra l'ora di rientrare a casa Koichi ? -

Al mio rientro il rumore allegro della cena si affievolì in silenzio, mia madre e Shoko si voltarono a guardarmi: la donna con sguardo rammaricato, la bambina con occhi incuriositi. Lanciai, all' uomo seduto a capotavola, uno sguardo pieno di disprezzo: la mia convinzione era che di come conducevo la mia vita non dovevo renderne conto a nessuno, figurarsi ai miei genitori.

- Suppongo che stamani non sei andato a scuola, dove sei stato finora ?!- 

- Non mi sembrava che foste preoccupati, quindi perché dovrei dirlo a te ?!-

- Oh, il signorino pretende di essere capito quando assume un comportamento del genere ?! Non hai alcun diritto 

  di lamentarti, sai !-

- Ho di meglio da fare che ascoltare le tue stronzate !-

- Koichi !- 

La voce strozzata di mia madre si intromise fra le nostre, dopo quella giornata avevo la testa che mi scoppiava e di ascoltare quel vecchio sputare sentenze senza sapere un cazzo di me non mi andava affatto, quindi, mandai tutto a fare in culo e mi diressi verso camera. Per le scale, mio padre e la sua assillante voce, che continuava a tuonarmi nelle orecchie, mi seguirono, mamma cercava di farlo ragionare, ma lui la soffocava con le sue urla:

- Sei un disgraziato ! Cosa pensi di ottenere continuando così, a buttar via la gioventù ?! -

- Hatori… non aggredirlo in questo modo.-

- Aggredirlo ?! E' lui che sta uccidendo suo padre e lacera la sua famiglia! Se ne va in giro con quei drogati, salta

  la scuola e io dovrei anche star calmo ?! Ma per piacere !-

- Quello che faccio io non ti deve interessare ! Col cazzo che ci torno a scuola, hai capito !-

Lo schianto della porta risuonò per la casa, le urla c'erano ancora così chiusi la porta a chiave, non volevo nessuno tra i piedi. Papà batteva i pugni sul legno laccato di bianco, facendo muovere la porta che, però, restava ben chiusa e dopo un po' si arrese :

- Va bene Koichi, vuoi restare in mezzo alla strada ? Bhè, restaci ! Perché io e tua madre non ci saremo sempre per te.-

- Tanto non ci siete stati finora per me.-

- Quando avrai ventun' anni e non troverai un tetto sulla tua testa, tornerai da noi! Te lo posso assicurare.-

Quei pesanti passi si allontanarono, il rumore si affievolì, e balbettai con me stesso: vivere sotto un ponte o nelle fogne era sempre meglio che passare ogni santo giorno sotto il loro tetto. Che ne sapevano di ciò che volevo io dalla vita ?! Non hanno fatto altro che distruggere i miei sogni, come potevo rispettarli ?! La musica era l'unico muro efficace per separarmi dal mondo. Accesi lo stereo. Avevo bisogno di chitarre, batterie che mi fracassassero i timpani,fino a far scoppiare i neuroni, cazzo, saltare e pogare sulle pareti fino allo sfinimento. La voce Johnny Rotten invase la mia testa, ma la mente continuava a far circolare pensieri frammentati : i miei genitori, la scuola, le sigarette finite, cosa avrei mangiato domani mattina. Domani mattina. Natsuki-san, l'avrei forse rivisto ? Se sì, cosa avrei fatto ? Gli avrei tirato un pugno sul viso ? No, non potevo farlo senza una vera ragione, o almeno, un motivo apparente perché avrei messo nei casini anche i miei compagni.Questo era strafottenza e fottutamente egoistico. La cosa che mi tormentava di più era il perché stessi tremando sotto il suo sguardo ? Per quale cazzo di motivo tremavo ?! Anche la femmina di nome Makoto si era accorta di me e nello stesso momento in cui mi scrutava Natsuki-san. Da quello che disse l'amica di Midori, mi avrebbe dato del filo da torcere quella cagna col suo bel caratterino. Mi aveva sicuramente puntato. Perché mi sentivo il cuore così strano ?

Caddi sul letto con la faccia nel cuscino e aver la sensazione di soffocare lentamente, dovevo pensare con calma.

- Koichi ! Abbassa quell' affare spaccatimpani !-

La voce della mamma si propagò per le scale che riuscii a percepire anche con la porta chiusa. Dopo tutto quello che le avevo fatto e detto, aveva ancora la forza di urlare; un po' mi sentivo in colpa, ma c'era qualcosa che mi spingeva a provare dell' astio nei confronti dei miei genitori. Mi alzai e girai la valvola per abbassare il volume. Per quanto riguardava Natsuki-san, dovevo controllare le mie emozioni e stare calmo, una persona del genere non mi avrebbe mai rivolto la parola, questo era assolutamente certo. Forse non si sarebbe nemmeno ricordato di me, ovviamente. Ci penserò domani.  

  
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