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Autore: ValHerm    22/10/2007    5 recensioni
Il suo volto così sereno, così rilassato e tranquillo

Il suo volto così sereno, così rilassato e tranquillo.

La dolcezza e la felicità che sapeva donare agli altri erano infinite. Lui non aveva mai chiesto nulla in cambio.

Lei avrebbe desiderato vedere quel dolce sorriso per il resto della vita.

Ascoltare le sue parole fino alla fine dei suoi giorni.

 

Guardando il suo ventre gonfio, non poté far altro che pensare che quella fosse la sua punizione.

Per essere stata un ipocrita. Non avendo mantenuto quel desiderio che la animava.

 

Era stata lei, a togliere il sorriso da quel volto.

 

Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nana Komatsui, Nobuo Terashima
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Memories of You and Me

The Memories of You and Me

 

 

La pioggia picchiettava sulla finestra, lasciando una scia più che evidente del suo passaggio.

Le nuvole oscuravano il cielo, illuminato soltanto da qualche lampo passeggero.

 

E la pioggia non si fermava. Continuava a cadere, incessante, infinita.

 

Davanti ad un vetro freddo, ad osservarla, c’era chi non sentiva più nulla.

Una ragazza dai capelli castani, che le ricadevano stanchi sul viso pallido. Una ragazza dal sorriso spento, dagli occhi vuoti e tristi.

Osservava la pioggia scendere leggera, attraversata da mille pensieri.

 

“…Dove sei?...”

 

Un sussurro leggero perso nel vuoto.

Solo questo.

Un ricordo sbiadito assieme al suo sorriso… assieme a quella luna piena che non aveva più visto. La luna che aveva racchiuso i suoi sogni, nella sera più importante della sua vita.

 

Ora non c’era più.

 

Aveva perso il conto di quante volte si era fermata lì, davanti alla finestra.

Aveva scrutato il cielo per ore intere. Ma le nuvole l’avevano sempre oscurata, da quel giorno.

La luna non c’era più. Se ne era andata.

 

Alzò piano una mano, posandola sul vetro freddo, appannato a tratti dal suo respiro.

Quel vetro era una barriera. Fredda.

Il tocco con il gelo la fece rabbrividire.

E le fece tornare in mente il suo calore.

 

 

Lui reggeva le buste del supermercato, da solo.

Lei aveva sorriso. Sapeva che avrebbe fatto di tutto per sembrare forte ai suoi occhi. Fino a qualche secondo fa, la sua mano era stretta saldamente in quella di lui. Lei guardò le buste con un po’ di rancore, rimpiangendo quel tocco che tanto amava.

Lui se ne accorse.

-Tieni- le disse sorridendo, porgendole una busta.

Lei la afferrò felice, tornando a stringere la sua mano in quella di lui.

Il suo tocco era così caldo, così gentile. Non avrebbe mai voluto lasciarlo.

 

 

Si portò la mano davanti agli occhi. Cos’era rimasto di quel calore nostalgico?

A causa sua… non ne era rimasto nulla, se non un ricordo lontano.

 

Strinse la mano in un pugno, mordendosi le labbra e stringendo gli occhi.

Non voleva piangere.

Non voleva abbattere quell’illusione di felicità che stava cercando di creare.

Aveva sofferto tanto, per costruirsi sogni e castelli più forti della verità.

 

Eppure non erano ancora abbastanza.

 

I suoi occhi si posarono sul letto matrimoniale.

Vuoto.

Lui non era con lei. Il suo presunto “futuro marito” era altrove, nel letto di qualche altra donna.

E invece… quel volto che affollava i suoi sogni… le sue notti… dov’era?

Cosa faceva in quegli istanti?

 

Ogni sera si posava sul davanzale, guardando oltre il vetro della finestra, e pensava a questo.

 

E sempre, da quando aveva messo piede in quella casa, puntualmente, pioveva.

E le stelle sembravano solo piccoli punti dorati. E la luna quasi non si vedeva, dietro alle nubi nere del temporale.

 

Si strinse nelle spalle. Aveva freddo.

Aveva freddo anche se i caloriferi erano accesi, anche se il letto che la cullava ogni notte era caldo e morbido. Avrebbe sempre avuto freddo.

 

Perché lei era sola.

 

In quella casa lussuosa, tra oggetti di valore e mobili antichi, lo era ancora di più.

Quando, seduta sul davanzale, rivolgeva i suoi ricordi a lui, pensava anche a quel vecchio appartamento. Piccolo, angusto, accogliente. E lo ricordava così, con un tavolo, due letti e vecchie fotografie.

 

E ricordava anche lei.

 

Fiera, forte, ma fragile.

Il suo eroe. La protagonista di una storia tortuosa, ma con un lieto fine.

Lei non avrebbe mai più fatto parte di quella storia. Ne aveva intrapresa un’altra… che tutto avrebbe potuto avere, tranne che un lieto fine.

 

 

-Io mi accontenterei di una felicità a portata di mano- le aveva detto.

-“provo ad offrirmi volontaria?”-

-no, dai, sto scherzando… in realtà a me piacerebbe trovare la persona giusta per me, che il destino ha già designato, da qualche parte in questo universo…-.

A lei si erano illuminati gli occhi:

-…l’incontro predestinato dal destino! Che bel concetto!- aveva esclamato sognante.

-in realtà piace molto anche a me- aveva continuato lui, sorridendo.

 

Il suo sorriso…

 

 

Il suo volto così sereno, così rilassato e tranquillo.

La dolcezza e la felicità che sapeva donare agli altri erano infinite. Lui non aveva mai chiesto nulla in cambio.

Lei avrebbe desiderato vedere quel dolce sorriso per il resto della vita.

Ascoltare le sue parole fino alla fine dei suoi giorni.

 

Guardando il suo ventre gonfio, non poté far altro che pensare che quella fosse la sua punizione.

Per essere stata un ipocrita. Non avendo mantenuto quel desiderio che la animava.

 

Era stata lei, a togliere il sorriso da quel volto.

 

Anche se si era ripromessa di non farlo mai, per nessuna ragione al mondo.

 

 

-Ti prego… dimmi qualcosa… anche se sarà una bugia… io ti crederò! Ma dimmi qualcosa!- aveva esclamato con la voce rotta dal dolore. Il dolore di chi già sa di aver perso tutto.

Lei era nel suo letto, chiusa a riccio. Bagnava il letto con le sue lacrime.

-…mi dispiace…- continuava a mormorare con la voce rotta dal pianto.

-…cosa? Perché mi stai chiedendo scusa?-. Gli occhi di lui erano così ingenui, così dolci.

-…mi dispiace… mi dispiace…- un lamento continuo. Senza fine.

Lui si era accasciato. Senza forze, senza anima. Sembrava fosse stato privato della vita stessa.

Davanti al corpo di lei, scosso dai singhiozzi, con le sue scuse che continuavano a rimbombargli nella testa, nascose il volto e cominciò a piangere.

Il suo viso venne rigato dalle lacrime. A causa sua.

 

 

Una goccia argentata le scivolò lungo il viso.

Era stata lei.

 

Ad un tratto si guardò intorno impaurita.

 

Cos’era quella gabbia nella quale era rimasta intrappolata?

Chi era l’uomo con il quale condivideva il letto… il suo amore…?

Che cosa aveva fatto?

 

Corse a perdifiato verso la porta, ma inciampò e cadde.

Sedendosi sulle ginocchia, cominciò a piangere. Forte, sempre più forte.

 

E il suo volto gli ricomparve un’ultima volta, davanti agli occhi.

Lei li spalancò.

 

Rivide il viso di lui, ornato da una luce calda e nostalgica.

 

-Nobu…- mormorò con il volto rigato dalle lacrime, allungando una mano verso il vuoto.

 

Ma, al tocco con la sua mano, quella visione scomparve.

 

Lui non c’era.

 

Non ci sarebbe stato mai più.

 

 

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Un’altra Hachi/Nobu triste triste ç__ç ormai ce li vedo come icona di tristezza ai miei due poveri tesori ç__ç… Sono i pensieri di Hachi, che, sola nella sua nuova casa, sente la mancanza di Nobu, dell’appartamento 707 e di Nana stessa. Seduta sul davanzale, non riesce a vedere la luna piena. Che, come lei stessa afferma nel manga, ha accompagnato l’unica notte in cui i suoi sogni sono diventati realtà (riferendosi all’amore di Nobu ç__ç) Ringrazio chi ha commentato “Our Broken Dreams”: SakiJune, jessychan91, elyxyz e NanaOsaki ^-^

Grazie mille a chi ha recensito e chi recensirà! ^-^ kisses

 

ValHerm

 

 

 

 

  
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