Povera Sandra (ma
anche no), ormai la accoppiamo con tutti. Diciamo che ieri sera e stanotte
ero in preda ad una crisi mistica e
avevo intenzione di scrivere qualcosa su questi patuffi. Perché sì, l’EarthDragon è
entrata a far parte della mia vita e… e basta. E Lance lo lasciamo da parte per un attimo. Ammetto che è da anni
che questa coppia mi incuriosisce, anche se non
so neppure io il perché. Vabbè, mettetevi il cuore in pace: avete a che fare
con un’Autrice molto strana.
Comunque
sia, quest’idea è nata quando ho avuto l’idea di chiedere prompt
alle mie grandi compagne di sclerate: Aki, Cre, Niv, Melo e
Kokò. Difatti, tutte queste flash sono dedicate a
loro! Tanto love alla EarthDragon, a Gri e San, al loro futuro pargolo, ai prompt assurdi, ai boscaioli
(di Cre e Mileidi), alle lingue sconosciute e incomprensibili (aka aramaico antico), alla
borsa di pelle di Gri, alle lampade e alla paura del buio.
Detto questo, mi auguro che questa piccola raccolta sia di vostro gradimento. Buona lettura, dolcezze! ♥
Take Care
EarthDragon
#1 Albero
Green
non riusciva a comprendere per quale motivo Sandra cercasse in ogni modo di
dimostrare la sua superiorità. Nonostante le numerose vittorie che era riuscita
a collezionare sin dal loro primo incontro, la giovane donna sentiva sempre il
bisogno impellente di sfidarlo in qualsiasi situazione, pur di umiliarlo e di
dimostrare la sua forza.
Il
Capopalestra mai avrebbe immaginato, però, che un
giorno sarebbe arrivata ad invitarlo a fare una gara a chi riusciva ad arrampicarsi
fino alla cima di un albero di Baccamela, pur di procurare il cibo necessario
per nutrire le squadre di entrambi.
«Sandra,
basta solo ordinare al mio Rhyperior di usare
rotolamento sul tronco e il gioco è fatto» mugugnò il ragazzo, in risposta a quell’ennesima
proposta assurda. «Così evitiamo di fare fatica, no?».
«Dì
la verità: la tua non è pigrizia» esclamò la Domadraghi
per ripicca, spiccando un salto per afferrare agilmente un ramo, issandovici
poi sopra. Scrutò il compagno dall’alto e lo canzonò con lo sguardo, con le
labbra curve in un sorrisetto beffardo. «Hai semplicemente paura di perdere per
l’ennesima volta contro la sottoscritta, vero? Beh, ci vediamo in cima,
fannullone!».
E,
per un breve istante, Green fu davvero tentato dal munirsi di motosega e
tagliare quel maledetto albero, improvvisandosi boscaiolo.
#2 Vampiri
Sandra
rivolse lo sguardo verso il cielo, immergendosi in quell’infinito mare di
stelle luccicanti e sfavillanti. Chiuse gli occhi, apparentemente per godere
del silenzio che la circondava, e si lasciò cullare dalla brezza leggera che
accarezzava il suo viso. In perfetta simbiosi con la natura, sembrava la
protagonista di un magnifico quadro paesaggistico.
Eppure,
un occhio attento avrebbe chiaramente compreso ciò che si celava dietro quella
che a primo acchito poteva sembrare una figura elegante e divina: i muscoli e i
nervi della giovane donna erano tesi, pronti a scattare da un momento
all’altro. Al primo rumore sinistro, la predatrice avrebbe iniziato la sua
corsa, per poi avventarsi sulla sua ignara preda.
Così
accadde. Fu questione di pochi attimi e immediatamente si ritrovò alle spalle
della vittima. Senza alcuna esitazione e pietà, assestò un pugno alla schiena
del suo futuro pasto, scaraventandolo così ad alcuni passi di distanza. Con
andatura leggiadra e aggraziata, si avvicinò a quest’ultimo, ancora frastornato
dal sonoro colpo incassato.
La
fiera si leccò le labbra, mentre immaginava di affondare i suoi lunghi canini
nella carne di quell’essere umano ingenuo. Un brivido di eccitazione la
pervase, non appena si chinò al fianco di quel corpo apparentemente esanime.
Tuttavia, non appena riuscì a riconoscere l’identità del suo “pasto”, esibì una
smorfia disgustata.
«Sei
ovunque, maledizione. Non mi lasci neppure mangiare in pace» sbottò la vampira,
socchiudendo gli occhi fino a farli divenire due fessure minacciose. «Perché
devi sempre rovinare tutto?!».
Green
si rialzò, massaggiandosi la schiena, ancora dolorante e frastornato. «Io non
ho fatto proprio niente, questa volta. Sei stata tu ad aggredirmi senza motivo.
Semmai, dovrei essere io a lamentarmi, no?».
Con
un movimento impercettibile e rapido, la predatrice si mise proprio di fronte a
lui, per perdersi nel rosso cremisi delle sue iridi, e curvò le labbra in un
sorrisetto beffardo e al contempo malizioso. «Se rovini ancora una volta i miei
piani, la prossima volta mangio te. Intesi?».
«Sempre
che non ti divori io per primo» mormorò languido il compagno, avvicinando il
proprio viso a quello dell’altra.
E
le loro labbra si unirono immediatamente in un bacio affamato e carico di
passione.
#3 Bosco
Quando
Sandra aveva espresso il desiderio di trascorrere la giornata in mezzo a un
bosco, Green non era riuscito a nascondere il suo grande stupore. Più volte si
era domandato per quale motivo la sua compagna avesse deciso di dargli
appuntamento proprio lì, in quel labirinto di alberi e fiori. Eppure, non
appena si ritrovò immerso nella natura rigogliosa, non poté fare a meno di
esibire un’espressione di pura meraviglia.
«Allora,
ti piace?» domandò la Domadraghi, con le labbra curve
in un sorriso soddisfatto. Puntò le mani sui fianchi e osservò le meraviglie
create da Madre Natura, lasciando che quest’ultima la accarezzasse con il suo
vento delicato e profumato.
«È
divino» commentò il Capopalestra in risposta, ancora
letteralmente incantato. Aveva trascorso molti giorni a Bosco Smeraldo e aveva
anche esplorato Bosco di Lecci, eppure quello di Ebanopoli
era davvero speciale.
«Divino,
proprio come me!» fu la riposta narcisistica della futura Maestra Drago, in
quel momento intenta ad avanzare in quell’immensa radura senza di lui. «Dovresti
imparare a darmi retta, una volta tanto. Te l’avevo detto che questo era il
posto ideale per un incontro privato, no?».
Già,
era un posto appartato e piuttosto isolato, dove entrambi potevano stare alla
larga da sguardi indiscreti, ma anche accogliente. A quanto pareva, Sandra
aveva calcolato tutto nei minimi dettagli.
Il
ragazzo si affrettò a raggiungerla e affiancarla. «Allora, che cosa abbiamo intenzione
di fare? Siamo da soli, non c’è anima viva».
Ma
dalla compagna non giunse alcuna risposta. Invece di proferire parola in merito
alla domanda di Green, si avventò sul suo corpo, cadendo con lui a terra.
Abbracciati e con i volti vicini, risero, prima di unire le loro labbra in una
serie di baci dolci.
«Questo»
mormorò allora lei, pronta a scambiare effusioni amorose con il suo amato in
quella grande distesa fiorita.
#4 Borsa di
pelle
«Non
ti facevo una maniaca dello shopping, io» commentò acido Green, incrociando le
braccia al petto e mostrandosi alquanto spazientito. Quando mai aveva deciso di
accettare di accompagnare Sandra al centro di commerciale? E soprattutto,
perché lo aveva fatto? Continuò a domandarselo, mentre osservava la ragazza
saettare tra gli scaffali, alla disperata ricerca di qualcosa di suo gusto.
A
passo deciso e fiero, la Capopalestra di tipo Drago avanzò
per i corridoi dell’outlet, esibendo una serie di smorfie disgustate ogni volta
che posava lo sguardo su qualcosa di bizzarro e frivolo, che sicuramente andava
di moda anche tra le sue coetanee – tutta
roba da femmine, commentava a bassa voce, badando a non farsi sentire dalle
commesse.
«Mi
dici perché ci troviamo qui? Tu detesti abiti di questo genere! Hai l’armadio
pieno di divise e mantelli: per quale diavolo di motivo ti ostini a vagare in
questo posto come una posseduta?» domandò il compagno, scuotendo il capo con
disappunto.
«A
me non importa un fico secco di questa robaccia. Io sto cercando una cosa
importantissima. Una borsa di pelle, Green. Mi serve. Necessariamente» rispose
Sandra, fulminandolo con lo sguardo. «E, per tua informazione, tutti questi
vestiti mi donerebbero, dato il mio fisico favoloso. Solo che io sono superiore
e non voglio abbassarmi a certi livelli imbarazzanti».
Green
alzò gli occhi al cielo, trattenendosi a stento dall’imprecare in qualche
lingua sconosciuta alla giovane donna. Si guardò attorno, alla disperata
ricerca dell’uscita, pronto a scappare dall’edificio da un momento all’altro.
«Se
osi andartene, la borsa me la faccio con la tua pelle» lo minacciò la Domadraghi, trattenendolo per la manica della giacca.
E
Green, da quel giorno, decise di non lamentarsi più quando accompagnava la sua
fidanzata a fare shopping.
#5 Lampada
In
quegli istanti di puro piacere, Sandra pensò di trovarsi davvero in paradiso. La
loro stanza, pregna di lussuria e di passione, pareva essersi davvero
trasformata nell’angolo più bello dell’eden. Ondate di gioia la pervadevano,
quando Green la abbracciava e univa i loro corpi in un’entità sola. Grazie a
quei gesti intimi, fra entrambi avveniva uno scambio di gioia e amore, capace
di commuovere entrambi.
La
giovane donna avrebbe pianto davvero per la contentezza, se in quel momento non
fosse stata impegnata a baciare appassionatamente il suo compagno e a fremere
per lui e soltanto per lui.
Eppure
c’era qualcosa di strano in quella stanza, una nota stonata che rovinava la
magia di quegli istanti carichi d’amore: una lampada accesa. La futura Maestra
Drago l’avrebbe spenta volentieri, dato che la sua luce rovinava l’atmosfera
romantica e l’intimità di quei momenti, se non fosse stato per Green e per la
sua paura del buio. Un giorno o l’altro, l’avrebbe convinto a farsi passare
quella fobia, eccome se ci sarebbe riuscita; tuttavia, quello non era il
soggetto dei suoi pensieri, in quell’istante paradisiaco.
La
Domadraghi affondò le unghie nelle spalle del Capopalestra, avvinghiandosi a lui nella muta preghiera di
condurla all’apice del piacere, di farla sempre più sua, di rivendicare la loro
appartenenza reciproca. Sospiri e gemiti di piacere sfuggirono dalle sue
labbra, non appena si trovò in procinto di raggiungere il momento culminante del
loro rapporto.
Proprio
quando fu sul punto di giungere alla tanto agognata meta assieme al suo amato,
le tenebre calarono improvvisamente nella stanza. Sandra sbarrò gli occhi,
sconcertata, non appena il giovane uomo interruppe la magia del momento,
tremante e impaurito come non mai.
«San…»
mormorò con voce rotta dall’eccitazione il compagno, ancora pietrificato. «Per
favore, falla ripartire…!».
«Stai…
stai scherzando, vero?» replicò lei, ansante, impaziente di concludere ciò che
avevano iniziato. Perché il suo amante aveva deciso di interrompere tutto,
proprio quando stavano per unirsi completamente? Solo per il terrore delle
ombre? La giovane donna stentava a credere a quell’orrenda situazione.
Eppure,
nonostante l’urgenza di possederla, il ragazzo non pareva sentire ragioni. «Non
ce la posso fare» mugugnò, scostandosi da lei e cercando la lampada a tentoni.
Dopo averla trovata, la mise in mano a Sandra con sguardo pietoso. «Per favore,
prima riparala. Poi finiamo, promesso».
Trascorsero
pochi istanti e la lampada venne scaraventata fuori dalla finestra, scagliata
da un’irosa Capopalestra. E, volenti o nolenti, i due
amanti tornarono a consumare il loro amore.