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Autore: Akemi_Kaires    03/04/2013    1 recensioni
{EarthDragonshipping; Green/Sandra}
#1 Albero: Green non riusciva a comprendere per quale motivo Sandra cercasse in ogni modo di dimostrare la sua superiorità.
#2 Vampiri: Sandra rivolse lo sguardo verso il cielo, immergendosi in quell’infinito mare di stelle luccicanti e sfavillanti.
#3 Bosco: Quando Sandra aveva espresso il desiderio di trascorrere la giornata in mezzo a un bosco, Green non era riuscito a nascondere il suo grande stupore.
#4 Borsa di pelle: «Non ti facevo una maniaca dello shopping, io» commentò acido Green, incrociando le braccia al petto e mostrandosi alquanto spazientito.
#5 Lampada: In quegli istanti di puro piacere, Sandra pensò di trovarsi davvero in paradiso.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Green, Sandra
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Povera Sandra (ma anche no), ormai la accoppiamo con tutti. Diciamo che ieri sera e stanotte ero in preda ad una crisi mistica e avevo intenzione di scrivere qualcosa su questi patuffi. Perché sì, l’EarthDragon è entrata a far parte della mia vita e… e basta. E Lance lo lasciamo da parte per un attimo. Ammetto che è da anni che questa coppia mi incuriosisce, anche se non so neppure io il perché. Vabbè, mettetevi il cuore in pace: avete a che fare con un’Autrice molto strana.

Comunque sia, quest’idea è nata quando ho avuto l’idea di chiedere prompt alle mie grandi compagne di sclerate: Aki, Cre, Niv, Melo e Kokò.  Difatti, tutte queste flash sono dedicate a loro! Tanto love alla EarthDragon, a Gri e San, al loro futuro pargolo, ai prompt assurdi, ai boscaioli (di Cre e Mileidi), alle lingue sconosciute e incomprensibili (aka aramaico antico), alla borsa di pelle di Gri, alle lampade e alla paura del buio.

Detto questo, mi auguro che questa piccola raccolta sia di vostro gradimento. Buona lettura, dolcezze!

 

 

Take Care

EarthDragon

 

 

#1 Albero

 

Green non riusciva a comprendere per quale motivo Sandra cercasse in ogni modo di dimostrare la sua superiorità. Nonostante le numerose vittorie che era riuscita a collezionare sin dal loro primo incontro, la giovane donna sentiva sempre il bisogno impellente di sfidarlo in qualsiasi situazione, pur di umiliarlo e di dimostrare la sua forza.

Il Capopalestra mai avrebbe immaginato, però, che un giorno sarebbe arrivata ad invitarlo a fare una gara a chi riusciva ad arrampicarsi fino alla cima di un albero di Baccamela, pur di procurare il cibo necessario per nutrire le squadre di entrambi.

«Sandra, basta solo ordinare al mio Rhyperior di usare rotolamento sul tronco e il gioco è fatto» mugugnò il ragazzo, in risposta a quell’ennesima proposta assurda. «Così evitiamo di fare fatica, no?».

«Dì la verità: la tua non è pigrizia» esclamò la Domadraghi per ripicca, spiccando un salto per afferrare agilmente un ramo, issandovici poi sopra. Scrutò il compagno dall’alto e lo canzonò con lo sguardo, con le labbra curve in un sorrisetto beffardo. «Hai semplicemente paura di perdere per l’ennesima volta contro la sottoscritta, vero? Beh, ci vediamo in cima, fannullone!».

E, per un breve istante, Green fu davvero tentato dal munirsi di motosega e tagliare quel maledetto albero, improvvisandosi boscaiolo.

 

#2 Vampiri

 

Sandra rivolse lo sguardo verso il cielo, immergendosi in quell’infinito mare di stelle luccicanti e sfavillanti. Chiuse gli occhi, apparentemente per godere del silenzio che la circondava, e si lasciò cullare dalla brezza leggera che accarezzava il suo viso. In perfetta simbiosi con la natura, sembrava la protagonista di un magnifico quadro paesaggistico.

Eppure, un occhio attento avrebbe chiaramente compreso ciò che si celava dietro quella che a primo acchito poteva sembrare una figura elegante e divina: i muscoli e i nervi della giovane donna erano tesi, pronti a scattare da un momento all’altro. Al primo rumore sinistro, la predatrice avrebbe iniziato la sua corsa, per poi avventarsi sulla sua ignara preda.

Così accadde. Fu questione di pochi attimi e immediatamente si ritrovò alle spalle della vittima. Senza alcuna esitazione e pietà, assestò un pugno alla schiena del suo futuro pasto, scaraventandolo così ad alcuni passi di distanza. Con andatura leggiadra e aggraziata, si avvicinò a quest’ultimo, ancora frastornato dal sonoro colpo incassato.

La fiera si leccò le labbra, mentre immaginava di affondare i suoi lunghi canini nella carne di quell’essere umano ingenuo. Un brivido di eccitazione la pervase, non appena si chinò al fianco di quel corpo apparentemente esanime. Tuttavia, non appena riuscì a riconoscere l’identità del suo “pasto”, esibì una smorfia disgustata.

«Sei ovunque, maledizione. Non mi lasci neppure mangiare in pace» sbottò la vampira, socchiudendo gli occhi fino a farli divenire due fessure minacciose. «Perché devi sempre rovinare tutto?!».

Green si rialzò, massaggiandosi la schiena, ancora dolorante e frastornato. «Io non ho fatto proprio niente, questa volta. Sei stata tu ad aggredirmi senza motivo. Semmai, dovrei essere io a lamentarmi, no?».

Con un movimento impercettibile e rapido, la predatrice si mise proprio di fronte a lui, per perdersi nel rosso cremisi delle sue iridi, e curvò le labbra in un sorrisetto beffardo e al contempo malizioso. «Se rovini ancora una volta i miei piani, la prossima volta mangio te. Intesi?».

«Sempre che non ti divori io per primo» mormorò languido il compagno, avvicinando il proprio viso a quello dell’altra.

E le loro labbra si unirono immediatamente in un bacio affamato e carico di passione.

 

#3 Bosco

 

Quando Sandra aveva espresso il desiderio di trascorrere la giornata in mezzo a un bosco, Green non era riuscito a nascondere il suo grande stupore. Più volte si era domandato per quale motivo la sua compagna avesse deciso di dargli appuntamento proprio lì, in quel labirinto di alberi e fiori. Eppure, non appena si ritrovò immerso nella natura rigogliosa, non poté fare a meno di esibire un’espressione di pura meraviglia.

«Allora, ti piace?» domandò la Domadraghi, con le labbra curve in un sorriso soddisfatto. Puntò le mani sui fianchi e osservò le meraviglie create da Madre Natura, lasciando che quest’ultima la accarezzasse con il suo vento delicato e profumato.

«È divino» commentò il Capopalestra in risposta, ancora letteralmente incantato. Aveva trascorso molti giorni a Bosco Smeraldo e aveva anche esplorato Bosco di Lecci, eppure quello di Ebanopoli era davvero speciale.

«Divino, proprio come me!» fu la riposta narcisistica della futura Maestra Drago, in quel momento intenta ad avanzare in quell’immensa radura senza di lui. «Dovresti imparare a darmi retta, una volta tanto. Te l’avevo detto che questo era il posto ideale per un incontro privato, no?».

Già, era un posto appartato e piuttosto isolato, dove entrambi potevano stare alla larga da sguardi indiscreti, ma anche accogliente. A quanto pareva, Sandra aveva calcolato tutto nei minimi dettagli.

Il ragazzo si affrettò a raggiungerla e affiancarla. «Allora, che cosa abbiamo intenzione di fare? Siamo da soli, non c’è anima viva».

Ma dalla compagna non giunse alcuna risposta. Invece di proferire parola in merito alla domanda di Green, si avventò sul suo corpo, cadendo con lui a terra. Abbracciati e con i volti vicini, risero, prima di unire le loro labbra in una serie di baci dolci.

«Questo» mormorò allora lei, pronta a scambiare effusioni amorose con il suo amato in quella grande distesa fiorita.

 

#4 Borsa di pelle

 

«Non ti facevo una maniaca dello shopping, io» commentò acido Green, incrociando le braccia al petto e mostrandosi alquanto spazientito. Quando mai aveva deciso di accettare di accompagnare Sandra al centro di commerciale? E soprattutto, perché lo aveva fatto? Continuò a domandarselo, mentre osservava la ragazza saettare tra gli scaffali, alla disperata ricerca di qualcosa di suo gusto.

A passo deciso e fiero, la Capopalestra di tipo Drago avanzò per i corridoi dell’outlet, esibendo una serie di smorfie disgustate ogni volta che posava lo sguardo su qualcosa di bizzarro e frivolo, che sicuramente andava di moda anche tra le sue coetanee – tutta roba da femmine, commentava a bassa voce, badando a non farsi sentire dalle commesse.

«Mi dici perché ci troviamo qui? Tu detesti abiti di questo genere! Hai l’armadio pieno di divise e mantelli: per quale diavolo di motivo ti ostini a vagare in questo posto come una posseduta?» domandò il compagno, scuotendo il capo con disappunto.

«A me non importa un fico secco di questa robaccia. Io sto cercando una cosa importantissima. Una borsa di pelle, Green. Mi serve. Necessariamente» rispose Sandra, fulminandolo con lo sguardo. «E, per tua informazione, tutti questi vestiti mi donerebbero, dato il mio fisico favoloso. Solo che io sono superiore e non voglio abbassarmi a certi livelli imbarazzanti».

Green alzò gli occhi al cielo, trattenendosi a stento dall’imprecare in qualche lingua sconosciuta alla giovane donna. Si guardò attorno, alla disperata ricerca dell’uscita, pronto a scappare dall’edificio da un momento all’altro.

«Se osi andartene, la borsa me la faccio con la tua pelle» lo minacciò la Domadraghi, trattenendolo per la manica della giacca.

E Green, da quel giorno, decise di non lamentarsi più quando accompagnava la sua fidanzata a fare shopping.

 

#5 Lampada

 

In quegli istanti di puro piacere, Sandra pensò di trovarsi davvero in paradiso. La loro stanza, pregna di lussuria e di passione, pareva essersi davvero trasformata nell’angolo più bello dell’eden. Ondate di gioia la pervadevano, quando Green la abbracciava e univa i loro corpi in un’entità sola. Grazie a quei gesti intimi, fra entrambi avveniva uno scambio di gioia e amore, capace di commuovere entrambi.

La giovane donna avrebbe pianto davvero per la contentezza, se in quel momento non fosse stata impegnata a baciare appassionatamente il suo compagno e a fremere per lui e soltanto per lui.

Eppure c’era qualcosa di strano in quella stanza, una nota stonata che rovinava la magia di quegli istanti carichi d’amore: una lampada accesa. La futura Maestra Drago l’avrebbe spenta volentieri, dato che la sua luce rovinava l’atmosfera romantica e l’intimità di quei momenti, se non fosse stato per Green e per la sua paura del buio. Un giorno o l’altro, l’avrebbe convinto a farsi passare quella fobia, eccome se ci sarebbe riuscita; tuttavia, quello non era il soggetto dei suoi pensieri, in quell’istante paradisiaco.

La Domadraghi affondò le unghie nelle spalle del Capopalestra, avvinghiandosi a lui nella muta preghiera di condurla all’apice del piacere, di farla sempre più sua, di rivendicare la loro appartenenza reciproca. Sospiri e gemiti di piacere sfuggirono dalle sue labbra, non appena si trovò in procinto di raggiungere il momento culminante del loro rapporto.

Proprio quando fu sul punto di giungere alla tanto agognata meta assieme al suo amato, le tenebre calarono improvvisamente nella stanza. Sandra sbarrò gli occhi, sconcertata, non appena il giovane uomo interruppe la magia del momento, tremante e impaurito come non mai.

«San…» mormorò con voce rotta dall’eccitazione il compagno, ancora pietrificato. «Per favore, falla ripartire…!».

«Stai… stai scherzando, vero?» replicò lei, ansante, impaziente di concludere ciò che avevano iniziato. Perché il suo amante aveva deciso di interrompere tutto, proprio quando stavano per unirsi completamente? Solo per il terrore delle ombre? La giovane donna stentava a credere a quell’orrenda situazione.

Eppure, nonostante l’urgenza di possederla, il ragazzo non pareva sentire ragioni. «Non ce la posso fare» mugugnò, scostandosi da lei e cercando la lampada a tentoni. Dopo averla trovata, la mise in mano a Sandra con sguardo pietoso. «Per favore, prima riparala. Poi finiamo, promesso».

Trascorsero pochi istanti e la lampada venne scaraventata fuori dalla finestra, scagliata da un’irosa Capopalestra. E, volenti o nolenti, i due amanti tornarono a consumare il loro amore.

  
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