Lego House
"I'm
gonna pick up the pieces
and built a lego house."
Non so come si faccia a
capire il momento per perdonare qualcuno.
Soprattutto capire se
perdonare è il verbo giusto.
Perdoni? Ci passi sopra?
Fai finta che niente sia successo?
Non so se questi tre
rientrino tutti nello stesso grande insieme semantico.
Forse no.
Ma allora io cosa sto
facendo? Sono un volo per Londra per venire a perdonarti?
O per far finta che niente
sia successo?
Sto venendo a riprenderti?
“Signorina, ha spento il
cellulare?”
Annuisco, ho la testa
troppo piena di domande per poter dare anche una semplice risposta.
And of all
these things
I’ve done, I think I love you better now.
L’aereo decolla e io
lo
sento nello stomaco, guardo fuori dal finestrino e non riesco a
scollarmi. Non
tiro fuori neanche le cuffie per farmi accompagnare dalla musica.
Tra un’ora ti rivedo dopo
mesi in cui ho solo letto il tuo nome sul cellulare ad ogni tuo
messaggio.
< Dai, Gin, vieni qui
settimana prossima, ti piacerà!> me l’hai
detto con la tua solita leggerezza
di sempre ma lo sento che anche tu sei pieno di domande, come me.
Sei partito dicendo che
dovevi ritrovarti, rinascere.
E ora chiedi di me. Io,
Ginevra, la colonna della tua vecchia vita.
Stringo le braccia nel
maglione di lana celeste che indosso e appoggio la testa di lato.
Ancora poco e spero di
darmi delle risposte, spero me le dia tu.
Chiudo gli occhi.
I’m
gonna paint you by
numbers and colour you in.
Ti vedo da lontano mentre
esco dall’aeroporto trascinando una valigia che pesa
più di me.
Ti chiamo, ti volti, mi
sorridi e resti fermo, chiuso nel tuo cappotto grigio.
Ci ritroviamo a due
centimetri e sembriamo due ragazzini al primo incontro.
“Il viaggio è andato bene?
Che freddo che fa! La neve ha i suoi pro e contro. Quanto dista il tuo
appartamento? Sei stanca?”
Vanno via le domande
sbagliate, quelle consuete, quelle che vengono mandate davanti per fare
da
scudo.
Non smetti di sorridere,
mi sembri il vecchio Ettore, non mi sembri cambiato di una virgola.
Ma allora che bisogno
c’era di andare via da me?
Devo passarci sopra?
Perdonare? Far finta che niente sia successo?
Nel dubbio mi lascio
stringere la mano da te.
And
it’s dark in a cold
December, but I’ve got ya to keep me warm.
Arriviamo nel tuo
appartamento e tu subito metti a preparare un thè per me,
senza chiedermelo.
Sapevi che lo volevo, l’hai
fatto e basta, senza parlare.
A volte è esattamente
quello di cui abbiamo bisogno, qualcuno che si prenda cura di noi senza
chiederlo.
E’ sentirsi al sicuro, è
stare a casa.
“Attenta, è bollente.” mi
sussurri mentre mi passi la tazza e ti siedi sul divano accanto a me.
“Dobbiamo darci un sacco
di risposte.” aggiungi poi serio mentre ti siedi accanto a me.
Punti i tuoi occhi scuri
nei miei e io, dopo un sorso leggero di vaniglia, lascio la tazza sul
tavolino
davanti a noi e mi volto verso di te.
Ti osservo un attimo prima
di annuire, prima di iniziare a buttare giù parole per
cercare risposte, per
eliminare troppi punti interrogativi.
Don’t
hold me down, my
braces are breaking and it’s more than I can take.
Mi metti una ciocca di
capelli dietro l’orecchio e sorridi.
“Io devo dartene un sacco,
tu me le hai sempre date, anche adesso.”
Aggrotto la fronte e tu ti
siedi meglio, mi prendi le mani.
“Qui a Londra è tutto
perfetto, ho trovato il lavoro giusto, mi diverto, ho molti amici. In
pochi
mesi sono riuscito a costruirmi la vita che volevo. La vita che non
avevo.”
“E allora cosa ci faccio
io qui?” dico di getto, non rifletto.
Sposto le mie mani dalle
sue, quasi mi tiro indietro.
Il mio corpo non è
d’accordo.
“Aspetta, non ho finito.”
La tua serietà adesso mi
spaventa, sembri più grande.
“Sono rinato… ma sono
rinato Ettore, come mi hai detto tu.”
Le spalle si abbassano, il
tormento che ho dentro aumenta, le domande si moltiplicano.
Sento il freddo di fuori
che mi gela la punta delle dita.
“Mi hai lasciata da sola,
solo con qualche tuo messaggio a settimana. Perché sono qui,
Ettore?”
Ti schiarisci la voce, io
non ti tolgo gli occhi di dosso. Ti prego, il macigno sembra
ingrandirsi…
sgretolalo.
“Perché nonostante avessi
tutto ciò che ho sempre desiderato, io… mi manca
un pezzo. E’ come se stessi
costruendo una casa meravigliosa ma mi stessi curando solo della parte
esterna.
E’ una vita che dentro è vuota.”
Mi confondi ancora di più.
“Mi sono riscoperto
innamorato di te ancora di più. Eri tu quella sensazione di
vuoto, posso avere
tutto quello che voglio dalla vita ma devo vivere tutto con te per
essere
completo. Voglio che tu mi riprenda quando sbaglio, voglio prepararti
il thè
ogni pomeriggio anche quando sei nervosa e non vuoi nessuno intorno. Io
voglio
noi… di nuovo, davvero.”
And if you’re broke I’ll
mend ya and keep you sheltered from the storm that’s raging
on.
Il macigno non esiste
più,
i tuoi occhi neri sono quelli che ho sempre saputo capire.
Ho sempre saputo capire
ogni tua verità e so che questa lo è.
Mi rendo conto che non mi
sto nascondendo dentro un mio desiderio, è davvero
così.
Mi avvicino e ti bacio,
sento quel sapore vecchio che mi era mancato, il sapore nuovo di un noi
che sta
rinascendo.
Mi stringi e
improvvisamente ogni domanda sembra non essere mai
esistita…. Sembrano tutte
domande sbagliate, consuete, inutili.
Sono le risposte che una
persona riesce a darti che contano.
I’ll do it all for you in
time.
“Nessuno sa amarmi
meglio
di te.”
I think I love you better now.
______________________________________________________________Sono tornata dopo un'infinità di tempo, lo so.
Ma non c'era tempo, non c'era ispirazione, c'ero poco io. E' stato un periodo strano ma se sto riprendendo a scrivere è solo una cosa buona.
Torno a Ettore e Ginevra. Torno a qualche altro pezzo di una qualche loro vita, stavolta in via eccezionale collegata a "u.n.i.".
Allora, cosa ne dite? Ha fatto bene Gin? E Ettore?
Aspetto solo voi, anche loro aspettano solo voi.
Un abbraccio, Rachele.
ps la canzone la conoscete ma è questa.