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Autore: Christine_    03/04/2013    2 recensioni
Ti chiamo, ti volti, mi sorridi e resti fermo, chiuso nel tuo cappotto grigio.
Ci ritroviamo a due centimetri e sembriamo due ragazzini al primo incontro.
“Il viaggio è andato bene? Che freddo che fa! La neve ha i suoi pro e contro. Quanto dista il tuo appartamento? Sei stanca?”
Vanno via le domande sbagliate, quelle consuete, quelle che vengono mandate davanti per fare da scudo.
Non smetti di sorridere, mi sembri il vecchio Ettore, non mi sembri cambiato di una virgola.
Ma allora che bisogno c’era di andare via da me?
Devo passarci sopra? Perdonare? Far finta che niente sia successo?
Nel dubbio mi lascio stringere la mano da te.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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lego house

Lego House 

"I'm gonna pick up the pieces
and built a lego house."

Non so come si faccia a capire il momento per perdonare qualcuno.
Soprattutto capire se perdonare è il verbo giusto.
Perdoni? Ci passi sopra? Fai finta che niente sia successo?
Non so se questi tre rientrino tutti nello stesso grande insieme semantico.
Forse no.
Ma allora io cosa sto facendo? Sono un volo per Londra per venire a perdonarti?
O per far finta che niente sia successo?
Sto venendo a riprenderti?
“Signorina, ha spento il cellulare?”
Annuisco, ho la testa troppo piena di domande per poter dare anche una semplice risposta.

And of all these things I’ve done, I think I love you better now. 

L’aereo decolla e io lo sento nello stomaco, guardo fuori dal finestrino e non riesco a scollarmi. Non tiro fuori neanche le cuffie per farmi accompagnare dalla musica.
Tra un’ora ti rivedo dopo mesi in cui ho solo letto il tuo nome sul cellulare ad ogni tuo messaggio.
< Dai, Gin, vieni qui settimana prossima, ti piacerà!> me l’hai detto con la tua solita leggerezza di sempre ma lo sento che anche tu sei pieno di domande, come me.
Sei partito dicendo che dovevi ritrovarti, rinascere.
E ora chiedi di me. Io, Ginevra, la colonna della tua vecchia vita.
Stringo le braccia nel maglione di lana celeste che indosso e appoggio la testa di lato.
Ancora poco e spero di darmi delle risposte, spero me le dia tu.
Chiudo gli occhi. 

I’m gonna paint you by numbers and colour you in. 

Ti vedo da lontano mentre esco dall’aeroporto trascinando una valigia che pesa più di me.
Ti chiamo, ti volti, mi sorridi e resti fermo, chiuso nel tuo cappotto grigio.
Ci ritroviamo a due centimetri e sembriamo due ragazzini al primo incontro.
“Il viaggio è andato bene? Che freddo che fa! La neve ha i suoi pro e contro. Quanto dista il tuo appartamento? Sei stanca?”
Vanno via le domande sbagliate, quelle consuete, quelle che vengono mandate davanti per fare da scudo.
Non smetti di sorridere, mi sembri il vecchio Ettore, non mi sembri cambiato di una virgola.
Ma allora che bisogno c’era di andare via da me?
Devo passarci sopra? Perdonare? Far finta che niente sia successo?
Nel dubbio mi lascio stringere la mano da te. 

And it’s dark in a cold December, but I’ve got ya to keep me warm. 

Arriviamo nel tuo appartamento e tu subito metti a preparare un thè per me, senza chiedermelo.
Sapevi che lo volevo, l’hai fatto e basta, senza parlare.
A volte è esattamente quello di cui abbiamo bisogno, qualcuno che si prenda cura di noi senza chiederlo.
E’ sentirsi al sicuro, è stare a casa.
“Attenta, è bollente.” mi sussurri mentre mi passi la tazza e ti siedi sul divano accanto a me.
“Dobbiamo darci un sacco di risposte.” aggiungi poi serio mentre ti siedi accanto a me.
Punti i tuoi occhi scuri nei miei e io, dopo un sorso leggero di vaniglia, lascio la tazza sul tavolino davanti a noi e mi volto verso di te.
Ti osservo un attimo prima di annuire, prima di iniziare a buttare giù parole per cercare risposte, per eliminare troppi punti interrogativi. 

Don’t hold me down, my braces are breaking and it’s more than I can take. 

Mi metti una ciocca di capelli dietro l’orecchio e sorridi.
“Io devo dartene un sacco, tu me le hai sempre date, anche adesso.”
Aggrotto la fronte e tu ti siedi meglio, mi prendi le mani.
“Qui a Londra è tutto perfetto, ho trovato il lavoro giusto, mi diverto, ho molti amici. In pochi mesi sono riuscito a costruirmi la vita che volevo. La vita che non avevo.”
“E allora cosa ci faccio io qui?” dico di getto, non rifletto.
Sposto le mie mani dalle sue, quasi mi tiro indietro.
Il mio corpo non è d’accordo.
“Aspetta, non ho finito.”
La tua serietà adesso mi spaventa, sembri più grande.
“Sono rinato… ma sono rinato Ettore, come mi hai detto tu.”
Le spalle si abbassano, il tormento che ho dentro aumenta, le domande si moltiplicano.
Sento il freddo di fuori che mi gela la punta delle dita.
“Mi hai lasciata da sola, solo con qualche tuo messaggio a settimana. Perché sono qui, Ettore?”
Ti schiarisci la voce, io non ti tolgo gli occhi di dosso. Ti prego, il macigno sembra ingrandirsi… sgretolalo.
“Perché nonostante avessi tutto ciò che ho sempre desiderato, io… mi manca un pezzo. E’ come se stessi costruendo una casa meravigliosa ma mi stessi curando solo della parte esterna. E’ una vita che dentro è vuota.”
Mi confondi ancora di più.
“Mi sono riscoperto innamorato di te ancora di più. Eri tu quella sensazione di vuoto, posso avere tutto quello che voglio dalla vita ma devo vivere tutto con te per essere completo. Voglio che tu mi riprenda quando sbaglio, voglio prepararti il thè ogni pomeriggio anche quando sei nervosa e non vuoi nessuno intorno. Io voglio noi… di nuovo, davvero.”

And if you’re broke I’ll mend ya and keep you sheltered from the storm that’s raging on.

Il macigno non esiste più, i tuoi occhi neri sono quelli che ho sempre saputo capire.
Ho sempre saputo capire ogni tua verità e so che questa lo è.
Mi rendo conto che non mi sto nascondendo dentro un mio desiderio, è davvero così.
Mi avvicino e ti bacio, sento quel sapore vecchio che mi era mancato, il sapore nuovo di un noi che sta rinascendo.
Mi stringi e improvvisamente ogni domanda sembra non essere mai esistita…. Sembrano tutte domande sbagliate, consuete, inutili.
Sono le risposte che una persona riesce a darti che contano. 

I’ll do it all for you in time.

“Nessuno sa amarmi meglio di te.” 

I think I love you better now.

______________________________________________________________
Sono tornata dopo un'infinità di tempo, lo so.
Ma non c'era tempo, non c'era ispirazione, c'ero poco io. E' stato un periodo strano ma se sto riprendendo a scrivere è solo una cosa buona.
Torno a Ettore e Ginevra. Torno a qualche altro pezzo di una qualche loro vita, stavolta in via eccezionale collegata a "u.n.i.".
Allora, cosa ne dite? Ha fatto bene Gin? E Ettore?
Aspetto solo voi, anche loro aspettano solo voi.
Un abbraccio, Rachele.
ps la canzone la conoscete ma è questa.
  
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