**oO°I don’t
come cheap but the kisses come free°Oo**
Ok.
Trattieni le lacrime.
Mi raccomando. NON DEVI PIANGERE. Ma cos’è questo rivolo bagnato che mi scorre
sulla guancia? Ehi, ma mi senti?? Sto dicendo che non devi piangere. Hai già
versato troppe lacrime quando è morto papà… se vai avanti così, finisci col
prosciugarti!
“A
presto, Melix. Ci mancherai!”
“Torna a trovarci!”
“Ti voglio bene, Melix!”
Anche io vi voglio bene, ragazzi. Ma com’è possibile
avere una madre talmente crudele da strapparti di botto dai tuoi amici d’infanzia?
E’ da quando è morto papà che mamma si comporta in modo strano. Prima ha
attraversato la fase “non mangio, non bevo, non dormo” durante la quale stava a
casa dal lavoro e restava ventiquattr’ore su ventiquattro chiusa nella sua
stanza ad ascoltare vecchi CD dei Rolling Stones. Io ero l’unica in casa che
muoveva il culo: cucinavo a pranzo e a cena per me e mio fratello, mi alzavo
prima la mattina per preparare la colazione, pulivo i bagni, lavavo i piatti,
aspiravo i peli del nostro vecchio cane (è morto qualche settimana fa…) in
tutte le stanze, caricavo e scaricavo la lavatrice, svuotavo i cestini della
spazzatura… e quell’idiota di mio fratello continuava a guardarmi male, come se
mi accusasse di non soffrire per la morte di papà.
La casa non sapeva più di vaniglia, il profumo che mia
madre una volta spargeva in ogni stanza, ma puzzava di detersivo, di cane e di
sudore di mio fratello, il quale aveva deciso di smettere di lavarsi,
specialmente quando tornava dagli allenamenti di calcio; in quei casi, mi
toccava rinchiuderlo in bagno con la forza, minacciando di non farlo uscire se
prima non si fosse fatto una bella doccia.
Infine, uno dei primi giorni di giugno, ero tornata a
casa da scuola e, aprendo la porta d’ingresso, le mie narici erano state invase
da un profumo… ma non era quello alla vaniglia…era un profumo dolciastro alla
fragola…
Allora ero entrata silenziosamente e avevo visto che mia
madre stava cucinando delle frittelle di banana e nel frattempo fischiettava.
Un po’ stupita, le avevo domandato se andasse tutto bene.
“Alla grande, tesoro mio! Ho semplicemente deciso di
cambiare vita!”
Era stata quella la sua risposta. Io, diffidente, avevo afferrato
una mela dal contenitore della frutta e mi ero diretta verso camera mia. Quella
sera stessa, avevo scoperto che mia madre non aveva solo intenzione di cambiare
vita: anche di cambiare casa. E di cambiare città.
Così eccomi qua, a salutare tutti i miei amici del cuore
e a ricordare tutti i momenti felici passati insieme.
Helen, la mia migliore amica per eccellenza, singhiozza
come una disperata e continua a starmi aggrappata al collo.
“Non voglio che tu te ne vada, Melix, non voglio!!”
“Nemmeno io, Helly. Ma non posso farci niente…”
Un’ultima foto ricordo che ritrae me, Helen e Alexa (un’altra
mia grande amica) e poi salgo in macchina.
Quando si mette in moto, cerco di non guardare nello
specchietto retrovisore per evitare di vedere tutti i miei amici. La parte
peggiore della situazione è che, da New York (la Grande Mela, ve ne rendete
conto??) ci trasferiamo completamente dall’altra parte dell’America.
California. Ok, lo so quante storie girano su come sia bella la California, e
non lo metto in dubbio, ma.. io voglio restare con tutti i miei amici. Voglio
restare nel posto dove sono ancora vivi i miei ricordi di quattordicenne. Non
voglio abbandonare tutto, non voglio lasciarmi tutto alle spalle…
Eppure, come dicevo, da New York andiamo in una località
di mare nella soleggiata California. Bene, chiariamo prima una cosa. Io adoro il mare, veramente, è sempre stata
la mia passione, però il sole è quella dannatissima cosa che mi frega. Sono
molto chiara di pelle e ho anche una spruzzatina di lentiggini sul naso.
Insomma, mi basta stare un quarto d’ora in costume da bagno che divento
immediatamente un maialino allo spiedo. L’alternativa sarebbe quella di
mettermi uno strato spesso dieci centimetri di crema solare, ma mia madre
compra solo quelle bianche, così quando vado in giro sembro una morta vivente.
E poi sono abituata al caos di New York, alle luci,
agli enormi negozi… e in quel dannato posto dove andiamo a ficcarci ci saranno
solo ragazzi gasati che cavalcano le onde sulle tavole da surf, gente
abbronzatissima e ragazze biondissime e bellissime. Tutto il contrario di me:
odio gli sport rischiosi come il surf (preferisco starmene con i piedi ben
piantati a terra), sono perennemente color mozzarella e ho i capelli dritti
come spaghetti, ramati, lunghi fino a metà schiena. Agli occhi di tutti sti
biondazzi sembrerò Anna dai capelli rossi. Che tristezza. Oh, dimenticavo: gli
occhi blu non devono mancare. E io come li ho? Verdi. Mmm…………
E i nomi? Si chiameranno tutte Jessica, Deborah, Stella, Britney…
e che nome idiota doveva darmi mia madre?? Melody. Fortunatamente i miei amici
di New York mi hanno sempre chiamata Melix… insomma, a casi estremi, estremi
rimedi.
Mia madre è allegra come un fringuello. Continua a
canticchiare e si è addirittura messa una bandana rosa chewing-gum.
“Mamma… perché tieni quella roba in testa?” le domando.
“Perché andiamo in California, Melody!! Sole, spiaggia,
mare…cosa c’è di meglio? Uomini biondi…!”
Vicino a me, sento mio fratello irrigidirsi. Anche io mi
sento leggermente infastidita, ma non dico nulla. Mio fratello ha patito
moltissimo la morte di papà, e ora è un ragazzo pieno di problemi. Non parla
più, ad esempio. Tiene sempre il muso, non racconta niente, sta in camera sua …
né io né lui abbiamo la minima intenzione di sostituire nostro padre con una
specie di hippy cinquantenne californiano con la coda e i tatuaggi. Mamma dovrà
passare sul nostro cadavere.
“Allora, Luke, non sei contento di andare in California?”
chiede cinguettando mamma.
Mio fratello, come al solito, non risponde.
“Dai, ora hai tredici anni, sei un giovanotto. Troverai
sicuramente qualche bella ragazza bionda con cui uscire…” continuò mamma.
Luke si volta verso il finestrino e non apre bocca. Credo
siano mesi che non sento mio fratello parlare. Ho paura di aver perfino
dimenticato il suono della sua voce.
Arriviamo in aeroporto, prendiamo il biglietto e saliamo
in aereo. Mi siedo vicino a Luke, accendo l’iPod e parte “Umbrella” di Rihanna.
Subito mi viene in mente quel pigiama party dove io, Helen e Alexa ci siamo
truccate per la prima volta. Quante risate! Io mi vedevo veramente orribile
(precisiamo: mi vedo SEMPRE orribile), ma Helly e Ale dicevano che ero proprio
carina.
Poi passa “Tell me baby” dei Red Hot Chili Peppers. E
allora ricordo immediatamente quel pomeriggio al parco dove avevamo baciato a
stampo dei ragazzi, al gioco della bottiglia. Era la prima volta, per noi!
Ovviamente, non era un vero e proprio bacio, ma già era stata un’impresa ardua.
Appoggio la testa al finestrino e chiudo gli occhi. “I
can fly”. Quanto aveva pianto Alexa sulla mia spalla, con quella canzone in
sottofondo, quando era stata mollata dal suo ragazzo. E ora sento anche io una
lacrima che mi solca il viso. Odio mia madre. Odio mio fratello. Odio la
California. Odio mio padre. Odio il mio vecchio cane. Merda. Odio tutto.
Salve gente, lo so, ho già 2 storie da aggiornare, ma
mentre scrivevo un capitolo della mia ff “Lullaby for Lily [Snape’s Farewell]”
mi è venuta l’ispirazione x una storia nuova, così ho mollato a metà il
capitolo e ho cominciato questa.
In questo primo chappy non succede ancora molto, è più
che altro una specie di introduzione, ma vedrete che a Melody ne succederanno
di cotte e di crude in California…state certi che non mancheranno avvenimenti…non
mancherà neanche l’amore^^… se siete currrrrrrrrrrrriosi^^, aspettate il
prossimo capitolo… sarò veramente lenta ad aggiornare, sia perché ho 3 storie
da portare avanti, sia perché sono piena di impegni fino al collo, e trovare un
attimo libero è veramente un’impresa…comunque, spero vi piacerà e spero sarete pazienti!!!!
P.S: lo so, il titolo è veramente una frase un po’
stupida e fuori dal contesto della storia… è una frase della canzone “Ladies’
Choice” del film Hairspray, cantata da Zac Efron…XD
…°kissotto°…
(_*Lily*_)