Relativo.
Il sole brucia sulle nostre vesti nere, i capelli raccolti e le ferite ancora fresche.«Rain se vuoi ci fermiamo… »
Annuisce prima che un cigolio familiarmente lugubre ci inviti a entrare. Si ripara sotto il primo albero mentre io continuo la visita. Più mi allontano, più le lacrime diventano ingestibili.
Non posso concepire il fatto che tu, essere immortale, sarai circondato da morte costante. La mia vista è limitata a questo cimitero ma la tua?
Quante pene dovrai affrontare prima di raggiungere la pace? Ti accetteranno nel villaggio? Sapranno donarti quell’amore che ti è stato negato?
Mi fermo davanti a una lapide, la sfioro e le lacrime si dissolvono nonostante il groppo in gola scenda fino allo stomaco facendomi accasciare sull’erba umida.
«Mamma, papà come state? Sapete, ho incontrato il principe delle favole, quello che fermava il tempo…»
inspiro mentre le dita diventano sempre più pallide « mi mancate.»
Mi guardo il polso sinistro, poi il cielo e continuo a stringermi le braccia al petto; devo sempre guardare in alto per ricordarmi di non cadere.
«Cheyenne, tutto bene?» sobbalzo.
«Rain, da quanto sei qui?» Si gratta la testa e mentre si abbassa, sussurra: «Da quando hai detto che era un principe.»
Gli tappo la bocca: «Avrai sentito male, forse un cavaliere!»
Per un attimo la sua espressione diviene indecifrabile. Mi spaventa ciò che cela il suo sguardo.
«Hey, ti senti bene?»
«Sì, non preoccuparti ho ricordato solo vecchie cose.»
«Se vuoi, io sono sempre qui per ascoltarti.»
«Direi che il ‘per sempre’ è relativo, no?»
«…già.»