Fanfic su artisti musicali > All Time Low
Ricorda la storia  |      
Autore: Electra_Gaunt    03/04/2013    0 recensioni
Alex ricordava che quando aveva 17 anni, appena dopo essersi trasferito da Essex, Jack era stata l’unica persona con la quale aveva potuto intrattenere qualche tipo di rapporto amichevole. Poi le cose si erano evolute e tutto si era fatto più intimo, viscerale, esclusivamente loro. Passavano pomeriggi interi chiusi in camera a comporre e scrivere e trasformare qualcosa di astratto, dandogli una forma concreta e bellissima.
Si era innamorato di quei momenti, li conservava nella sua mente in maniera accurata ed ossessiva.
Ed ora?
Cos'è cambiato?
Alex, in cuor suo, lo sa.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Five steps of Jealousy, Love and other Stuff.

First Step.

Inizialmente non l’aveva notata.
Davvero, non era stata una sensazione così forte e distruttiva ma, anzi, lenta e placida (come un cancro che ti nasce dentro, stordendoti con la sua lascivia).
Stava iniziando a diventare fastidiosa, estremamente fastidiosa.
Non si era manifestata con scatti d’ira o gesti di pazzia assurdi da film per adolescenti in calore, era avvenuto l’esatto opposto.
Alex ricordava che quando aveva 17 anni, appena dopo essersi trasferito da Essex, Jack era stata l’unica persona con la quale aveva potuto intrattenere qualche tipo di rapporto amichevole. Poi le cose si erano evolute e tutto si era fatto più intimo, viscerale, esclusivamente loro. Passavano pomeriggi interi chiusi in camera a comporre e scrivere e trasformare qualcosa di astratto, dandogli una forma concreta e bellissima.
Si era innamorato di quei momenti, li conservava nella sua mente in maniera accurata ed ossessiva.
Non glielo aveva mai detto, in effetti, e sarebbe stato bene non farlo mai.
Troppo imbarazzo – pensò il biondo. Il ché, riflettendoci, era assurdo: avevano fatto e vissuto imponendosi di non avere limiti, pienamente, sempre. Si erano visti nudi decine di volte, avevano scritto canzoni insieme, mettendo in mostra quella parte di loro che solitamente si tende a nascondere e tenere per sé.
Il problema non era gestire i sentimenti, in generale.
Ma gestire quelli rivolti a Jack.
Ecco, lo aveva messo in chiaro almeno alla parte cosciente di Sé.
Bene, era un primo passo, no?
Peccato che le conseguenze non attesero a verificarsi immediatamente.
Non poté evitare di provare un fastidio bruciante all’altezza del petto quando vide l’oggetto dei suoi pensieri sorridere ad una ragazza, anch’ella presente alla festa organizzata da Mark Hoppus, dai lunghi capelli biondi e labbra esageratamente messe in risalto dal rossetto color fuoco.
Le voci che lo circondavano divennero ovattate e prive di senso. Le risate di Rian e Zack ormai distanti.
Alex ingoiò un sorso di birra.
Contrasse le labbra, percependo il sapore di quel liquido che tanto adorava farsi più aspro e amaro, distorto dall’amarezza che stava provando, in quel momento.
Birra e veleno.
 

Second Step.

 
“Ehi, Alex! Non ti trovavo! Dov’eri finito?”
La voce di Jack lo riscosse dalla lettura di uno di quei giornaletti di macchine costose, probabilmente appartenente a Rian.
Non che gli interessasse particolarmente leggere, in quel momento, ma guardare le figure di auto di lusso lo distraeva.
O, almeno, così pensava.
“Sono sempre stato qui, Jacky” esclamò, evitando di alzare anche solo lo sguardo sull’amico.
“Oh” fu tutto quello che rispose il moro.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti (Alex concentrato ad ignorare Jack e quest’ultimo intento a fissarlo in viso) poi, con un scatto repentino, Barakat si buttò a peso morto sul compagno di band, uscendosene con una risata sommessa.
Alex non poté evitare di sorridere dopo giorni passati a tenere il muso (tra sé e sé,s’intende, probabilmente nessuno si era accorto del suo umore).
“Beh, almeno ti ho fatto ridere” sussurrò Jack, sdraiandosi accanto a lui sul letto ad una piazza del tour bus.
Il biondo scosse la testa, chiudendo la rivista e buttandola sulla moquette, per poi girarsi a fissarlo.
Per quanto se lo fosse ripromesso, cedette all’impulso di allargare maggiormente il sorriso e godere della presenza dell’amico, che continuava ad avere un’espressione pacificamente felice sul volto.
“Perché non..usciamo? eh? Che ne dici? Siamo fermi qui da ieri sera ed ancora non mi hai implorato di andare a fare un giro!” disse sommessamente il moro, aggiustandosi la montatura nera degli occhiali sul naso. Si fece serio tutto d’un tratto. “Forse.. c’è qualcosa che non va, Lex? A me puoi dirlo, lo sai”.
Alex scosse la testa, mantenendo un’aria fintamente giuliva in volto.
“Va tutto bene, che cazzo dici? Sono solo stanco, tutto qui” disse il biondo “Comunque grazie”.
Jack rise leggermente prima di abbracciarlo stretto e baciargli una guancia (facendo mancare un battito al biondo).
“Lo sai che sono sempre qui per te, no?” esclamò, alzandosi dal letto e correndo a vestirsi per uscire a fare un giro per San Francisco.
Alex abbassò lo sguardo.
“Sì, lo so” sussurrò a nessuno.
 
 

Third Step.

 
San Francisco era una città enorme e caotica, di quelle che ti lasciano senza respiro e ti travolgono come un onda, piena di energia e rumori e colori.
Alex l’adorava ed anche Jack, da come saltellava contento sul marciapiede.
Gli occhi scuri e vivaci lo illuminavano e i capelli risplendevano alla luce del tramonto, per non parlar- ..oh, fanculo.
Alex strizzò le palpebre, scuotendo il capo come a riprendersi da una botta in testa. Ed il effetti, era quella la sensazione: stordimento, perdizione, aspettativa.
Già, aspettativa.
Perché per quanto si stesse illudendo che non lo fosse, quello era il nome con cui era stata rinominata l’emozione che più di tutte lo stava tormentando. Non c’erano altri termini.
Non che si stesse illudendo di poter piacere in quel senso al suo miglioreamico.
No, non lo stava facendo, ma in un certo qual modo era in attesa di un gesto che potesse fargli realmente comprendere se sarebbe potuto accadere qualcosa con Jack o meno.
Con quei pensieri che si rincorrevano nella mente, non si accorse neppure di essere arrivato a Ocean Beach a Ovest di San Francisco.
Avevano camminato per mezzora buona e non si era neanche reso conto.
Il cielo era rossastro, segno che presto sarebbe arrivata la sera. I gabbiani erano l’unico sottofondo presente ad infastidire quella quiete, oltre al chiacchiericcio quasi nullo delle persone presenti ancora in riva al mare.
Jack sospirò.
“Tutto ok?” chiese Alex, sentendolo.
“Sì, tutto ok. Stavo solo pensando che.. ecco, non avevo mai considerato di poter vivere così. Di vedere questi posti e tutto il resto. E sono sereno. Come non lo sono mai stato” rispose, girandosi a fissare l’amico.
Un semplice sguardo.
Questa volta fu Alex ad abbracciarlo stretto, a sfiorargli i capelli, ad accarezzargli il collo con una mano e a baciargli la fronte.
Rimasero a contemplare il mare, per ore.
In silenzio.
 
 

Fourth Step.

Era di pessimo umore.
Pessimo.
Terribile.
Mostruoso (avrebbe potuto continuare con gli epiteti fino a notte inoltrata).
Lo avevano capito tutti, quella mattina.
Tutti.. eccetto Jack Barakat. Lui non era bravo in quelle cose. Proprio per nulla.
Zack e Rian lo avevano avvertito, glielo avevano sussurrato all’orecchio, avevano tentato di portarlo fuori dal tour bus senza far scoppiare la terza guerra mondiale. Eppure non c’era stato verso di fermare l’infausto destino.
Le urla iniziarono ad alzarsi dopo neanche un quarto d’ora di permanenza nello stesso luogo, il ché era tutto dire.
Si azzuffarono come cani per tutto il giorno, fino a quando Jack non uscì (finalmente) dal bus, sbattendo per quanto possibile il portellone d’entrata del mezzo.
“Ecco, bravo! Esci!” urlò Alex, rinchiudendosi nel suo lettuccio e accostando la tendina che lo separava dal resto del mondo.
Provò a riposarsi, a serrare gli occhi, a pensare ad altro, a immaginare un nuovo testo di canzone da poter riproporre agli altri.
Ma nulla.
Riusciva solo a visualizzare l’espressione terribilmente frustata di Jack (e preoccupata, anche) che continuava a chiedergli cosa avesse, che continuava a insistere ‘parlarne ti farà bene, potrei aiutarti magari’.
Ma non poteva aiutarlo, né Jack né nessun altro.
 
Il numero di cellulare squillò a vuoto, facendolo preoccupare ancor più di quanto già non fosse. Jack non era ancora tornato e non aveva portato con sé nulla se non il telefonino.
Alex era.. terrorizzato. Cioè.  Jack era grande e vaccinato e usciva anche da solo, a volte, per tornare ad orari improbabili sul bus.
Ma quella volta era diverso. Molto diverso.
Avevano litigato, sbottato, sclerato.
Per un motivo assurdamente stupido. Il biondo sentiva i sensi di colpa misti alla paura rivoltargli le viscere.
L’Iphone nero vibrò, la notifica di un nuovo messaggio sullo schermo luminoso lo riscosse dalla perlustrazione del campus in cui i tour bus delle varie band sostavano.

Da: Anonimo
Se stai cercando il tuo amichetto,
guarda alla tua destra.

 
Alex non si soffermò più di tanto a chiedersi chi gli avesse inviato quel messaggio perché, nel mentre, si era realmente voltato verso destra.
Jack era lì, seduto su di un muretto, ad occhi bassi e lucidi. Pareva essersi rinchiuso in una bolla. Una bolla che lo rassicurava e rattristava al contempo.
Alex raramente lo aveva visto così abbattuto, Jack era un tipo solare e vivace, non era capace di tenere i musi né di mentire. Non era capace di far del male, solo di far star bene le persone che lo circondavano.
 Gaskarth era uno di quei poveri sciocchi i quali vivevano di luce riflessa e nulla più, che si erano illusi di poter possedere interamente Jack, di poterlo tenere stretto a loro. Perché quando incontri una persona come Jack non puoi non bramare che diventi solo tua. Unicamente tua.
Alex era stato fortunato. Aveva avuto la possibilità di essere il suo migliore amico, di godere della sua vicinanza come nessuno aveva mai fatto.
Il cuore perse un battito alla consapevolezza che crebbe nel suo petto, in quel momento.
Non voleva perderlo.
In nessun modo.
 Qualunque cosa fosse per lui, qualunque cosa Jack rappresentasse per Alex.
Non voleva perderlo.
Né come amico, conoscente, amante.
Ed era quella la cosa più importante.
 
 

Fifth Step.

“Jack”.
La voce lo stava abbandonando, se lo sentiva.
“Ti prego, guardami”.
Il moro non rispose, alzò solo lo sguardo davanti a sé, fissando l’asfalto scuro.
“Senti.. mi dispiace, per come ho reagito, per le cose che ti ho detto. Per tutto. Sono uno stronzo. Scusami”.
“Già.. sei uno stronzo, esatto”. Fu l’unica cosa che disse.
Alex sapeva quello che l’amico stava aspettando di sentirsi dire.
“Ero.. sono nervoso. Molto.” Alex prese un respiro profondo, sedendosi sul muretto basso, accanto a Jack.
“Ieri ho.. lasciato Lisa” sussurrò piano.
Jack spalancò gli occhi, puntando lo sguardo su di lui.
Finalmente. – blaterò una vocina nella mente di Alex.
La fece tacere.
“Tu..Cosa?!” esclamò Jack. “Perché?”
Già.
Era una domanda semplice.
Il problema era la risposta alla suddetta.
Prese un respiro profondo, Alex. Poi puntò l’attenzione nelle pupille di Jack, assurdamente scure.
“Non l’amavo più.”
Erano troppo vicini, i loro visi. Ormai non facevano altro se non sussurrare come i bambini, quasi stessero parlando di segreti inconfessabili.
“Dopo tutto questo tempo?”
Alex annuì.
“Beh, dev’essere successo qualcosa di tremendamente intenso per farti cambiare idea su di lei.” Affermò Jack, stranamente turbato dalla notizia “H-hai incontrato..un’altra ragazza, forse?”
Il biondo ormai sapeva che era giunto il momento di dirglielo, di farglielo capire, di agire.
Era stanco di aspettare e rodersi lo stomaco, il fegato, il cuore.
Stanco.
“Ho incontrato una persona, sì. O, meglio.. ho capito quanto importante fosse quella persona, perché la conoscevo già da molti anni e da mesi ormai penso solo a lei. Come un’ossessione, come.. cazzo, non so neppure con quali parole esprimere quello che sento. Mi sono innamorato di lei, lo so. L’ho accettato, ormai, dopo anni che questo sentimento mi corrode”.
Tacque.
Jack era confuso, lo si capiva dalle sopracciglia pensierose, dalle mani incrociate, dalla ruga d’espressione in fronte.
“La conosco, questa persona?”
Alex non esitò, neppure per un secondo. Aveva atteso quel momento da mesi, lo aveva agognato come niente al mondo, lo aveva sognato la notte e accantonato durante il giorno.
Jack rimase immobile, gelato al suo posto, cristallizzato, quando il biondo gli afferrò il mento sottile e lo avvicinò a sé.
“Se non vuoi.. fermami, ora”.
Barakat non rispose all’affermazione del maggiore, non ci riuscì.
Alex appoggiò le proprie labbra su quelle dell’altro, lentamente.
Il biondo tremava, febbricitante, col respiro accelerato. Non aveva mai pensato che, prima o poi, tutto quello sarebbe accaduto davvero. Non si era mai reso conto quanto quella vicinanza così intima con Jacky gli fosse mancata, in quei mesi in cui si era trattenuto dall’avvicinarsi a lui, impaurito dall’effetto che l’amico aveva sul suo cuore.
Era davvero fottuto.
Il bacio finì proprio come era iniziato.
Con calma.
“Jacky.. sei tu quella persona”.
Cadde un silenzio asettico, tra di loro, talmente teso da sembrare quasi finto. Eppure non lo era. Affatto.
Alex realizzò in quel momento quanto avventato fosse stato il gesto appena compito.
Si alzò dal muretto, ponendosi di fronte all’altro ragazzo, non lasciandogli via di fuga.
“Ascolta, so perfettamente che ti ho sconvolto e mi dispiace, non era mia intenzione. Sei e rimarrai sempre il mio migliore amico, nonostante quello che ti ho detto adesso. – gesticolò, Alex – C’è solo una cosa che non voglio, cioè perderti per degli stupidi sentimenti che magari se ne andranno e svaniranno proprio come sono arrivati (cosa alquanto improbabile, visto che ti amo da molto tempo e.. aspetta, cosa stavo dicendo?).” Alex riprese da dove si era interrotto.
Jack rise leggermente, a bassa voce, ascoltandolo blaterare di nulla, divertito dalla sua espressione e dal nervosismo che trapelava dai suoi gesti. Solo quando vide che il biondo era ormai vicino al collasso, decise di porre fine a quella tortura.
Gli afferrò i palmi delle mani, incrociando le proprie dita con le sue, e sporgendosi in avanti fece ricongiungere nuovamente le loro labbra.
Alex chiuse gli occhi, estasiato, perdendo il filo di qualsiasi ragionamento avesse portato avanti fino a quell’istante.
“Ti amo anche io, stronzo”.
 
Mark Hoppus li guardò da lontano, ghignando.
Scrisse velocemente un messaggio per poi dileguarsi nel bus dei Blink.
 

A: Alex Gaskarth
Da: Anonimo
Finalmente vi siete decisi.
Hallelujah.

 

Well I guess I'll go home now
I guess I'll go home now
I guess I'll go home now
I guess I'll go home

Remembering Sunday 

 

Note dell'autrice:
Beh, eccoci. Dopo tanto tempo pubblico la mia prima fanfiction sugli ATL. Devo dire di essere alquanto emozionata...quindi vi prego, tiratemi tutti gli ortaggi tranne i pomodori (sono allergica) lol
*evita ciliegino*
Anyway, fatemi sapere cosa ne pensate. 
A presto!
Electra_Gaunt

PS: Ringrazio Vava95 per averla letta in anticipo :'D

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > All Time Low / Vai alla pagina dell'autore: Electra_Gaunt