SOFFIO
Con il profilo del ventaglio assecondava l’ondeggiante sospirare del vento d’autunno, curvando con grazia il polso in un movimento rotatorio, mentre i piedi sfioravano il terreno in rapida, elegante danza.
Tutto era completo, armonioso, quando al ritmo di una musica portata dalle correnti, intrecciava i propri passi a quelli di Yao, diversi eppure perfettamente complementari. Aveva la violenza del ruggito di tigre e l’equilibrio del fragile airone nei giardini imperiali.
Maschio e femmina, buio e luce, Yin e Yang, come i draghi della leggenda intersecano le loro spire, le due nazioni univano arte e lotta in un unicum. Lievi come l’aria e potenti come il vento.
Il vento una notte le sfiorò le narici con l’odore del mare e di un mondo lontano al di là dell’oceano, la carezzò con le sue lusinghe e la spaventò, così che Sakura stretta nella sua isola voltò le spalle a Oriente e a Occidente.
L’aria ha una sua melodia, un suono frusciante di foglie secche,
è sibilo di ventagli e di spade.
È il fischio della lama che su di lei si abbatte.
Era il canto dell’usignolo quando il mattino si destava.
Di nuovo quel sogno, Yao.
È finzione? O visione del futuro?
Note
Secondo capitolo, quello dedicato all’aria e, per me, anche il più complicato. Perché l’aria è qualcosa di impalpabile e di indefinito, descrivendo la quale si rischia di cadere nella banalità. E probabilmente è stato così anche nel mio caso.
Comunque mi sono rifatta più ad elementi propriamente cinesi che giapponesi, come la presenza dell’airone quale uccello simbolo di purezza e dell’usignolo che in un’antica fiaba allieta le giornate dell’imperatore.
I passi di Yao sono mosse di arti marziali, mentre quelli di Sakura si avvicinano di più alle danze coi ventagli delle geishe.
Infine i draghi serpentiformi svolgono un ruolo centrale in tutta la mitologia cinese, soprattutto sono i protagonisti di molte leggende, tra cui spicca quella dei quattro draghi. Sono simbolo di fortuna e di buon auspicio.