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Autore: dilpa93    03/04/2013    8 recensioni
“Penso all’ottimista che ero un tempo.” Non distolse neanche per un attimo lo sguardo, attento a contemplare il lento ma persistente scrosciare della pioggia al di là del freddo vetro della grande finestra.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Martha Rodgers, Richard Castle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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“Cosa fai?” L’uomo sussultò nel sentire la sua voce segnata dal tempo; gli era arrivata alle spalle senza fare il minimo rumore.
“Penso all’ottimista che ero un tempo.” Non distolse neanche per un attimo lo sguardo, attento a contemplare il lento ma persistente scrosciare della pioggia al di là del freddo vetro della grande finestra.
“Un tempo?” Chiese sorpresa.
“Si…” Rispose flebilmente muovendo impercettibilmente le labbra.
“Cos’è cambiato?”
“Ho solo capito che non ero un ottimista, ma solo un illuso.” Lentamente l’immagine di lei che si era dipinta tra le nubi grigie e pesanti davanti ai suoi occhi disparve, abbassò il capo e si limitò ad ascoltare il suono di quell’acqua che sperava avrebbe lavato via anche il suo dolore.
 
“Sai, sto cominciando a diventare vecchia per farti un interrogatorio come quando avevi quindici anni e rientravi tardi la sera, trovandomi ad aspettarti sveglia sulla poltrona all’ingresso.”
“Madre, non sei affatto vecchia.”
“Non ho detto di esserlo, ma che lentamente lo sto diventando.” Affermò accompagnandosi con un movimento appena accennato del capo e delle spalle, “allora, che cosa succede?”
“Se n’è andata”, si voltò sospirando per poi ripetere con voce afona “se n’è andata.”
“Quando?”
“Ieri notte, stamattina… Non lo so.” Si stropicciò il volto porgendole poi un foglio mezzo accartocciato. La rossa lo prese dalle sue mani; gli occhi chiari si mossero rapidi sulla carta leggendo con ansietà ogni singola parola impressa con inchiostro nero.
“L’ho trovata sul comodino… Pensavo fosse uno scherzo.”
Piegò la lettera in quattro parti come a chiudere quelle frasi taglienti in un involucro di carta. La poggiò sul tavolino accanto a lei, “avrà avuto i suoi motivi” azzardò.
L’aveva attraversata coi suoi occhi profondi, non più azzurri, ma grigi come il ghiaccio a contatto col fuoco. Forte era il peso che aveva sentito sullo stomaco, non avrebbe potuto sopportare altro per quel giorno. “Non farlo” borbottò appena.
“Cosa?”
“Non giustificarla.”
“Non la sto giustificando caro.”
“Si invece, lo fai sempre.”
Incrociò lo sguardo di suo figlio inclinando la testa, fino a che lui non fu costretto ad ammettere una piccola quanto amara verità. “D’accordo, spesso hai avuto ragione, ma non è l’unica ad aver avuto una vita difficile, e sono stufo che questa sia sempre la sua scusa, che usi il caso di sua madre e i problemi che ha dovuto affrontare per legittimare ogni sua scelta e azione. Quando si sente in trappola scappa, fugge, lei-”
“Ha bisogno del suo spazio. Forse senza accorgertene hai finito per farle troppa pressione. Anche tu hai avuto bisogno dei tuoi spazi in questi mesi.”
“Io non me ne sono mai andato.” Storse la mascella digrignando i denti, facendo assumere al volto un’aria contraffatta e plastica.
“Si invece, lo hai fatto tesoro”, il tono dolce e incredibilmente materno gli riecheggiò nella testa, “sei partito per Parigi senza dire una parola, se Kate non fosse corsa qua, se tu non mi avessi risposto al telefono…” si massaggiò le tempie ripensando a quei momenti difficili, di tensione e paura. “Hai fatto preoccupare tutti, soprattutto me e quella ragazza.”
“È diverso, l’ho fatto per Alexis!” Sbottò sentendosi ferito dalle parole di colei che lo aveva messo al mondo.
“Beh, lei lo fa per-”
“Per se stessa.” La interruppe sentendo l’amaro in bocca.
“Sai bene che non lo fa solo per sé.” Gli si avvicinò poggiandogli la mano sulla spalla “oh Richard, so che tempo fa sono stata la prima a dirti di andare avanti, che avresti fatto meglio a lasciarla andare se lei non ti voleva. Ma adesso mi vedo costretta a contraddirmi. Aspettala, come hai fatto per anni, tornerà, ne sono sicura. Torna sempre.”
“Già…” si umettò le labbra prima di proseguire, “ma questa volta non sono certo di volerlo fare.” Si liberò dal tocco della madre con un gesto brusco che lo portò, per sbadataggine, a rovesciare la bottiglia di vino vicino alla lettera incriminata.
Rimasta sola Martha si sistemò accuratamente le manica della vestaglia in raso dai colori sgargianti, strinse la cintura che teneva in vita e passò una mano tra i capelli rossi, guardando la pioggia battere e pregando che Kate tornasse.
Voltò le spalle alla finestra sentendo un brivido attraversarle la schiena e si preparò veloce un martini sentendo l’odore acre e zuccherato dell’alcolico inebriarla risvegliando i suoi sensi; incastrò il bicchiere tra le dita e si rintanò nella sua stanza. Il vino versato poco prima aveva impregnato lentamente la stoffa del tappeto ed era elegantemente scivolato vivido e rosso come il sangue sulla carta, mescolandosi all’inchiostro ormai sciolto come il mascara sulle guance di una donna dopo che ha pianto o come quello che aveva impastato le gote della detective, rendendo irriconoscibile ciò che vi era scritto.
 
 
Rick,
avevo pensato di cominciare dicendoti che mi piacerebbe avere le tue doti di scrittore per non sembrare banale in queste poche righe, ma sarebbe stata solo una scusa per rimandare quello che in realtà sto per scriverti.
Credevo che tutto fosse finito. Che non mi sarei più lasciata prendere da questo caso, che il muro fosse sparito, e che avrei potuto ricostruire la mia vita da zero con te, ma forse volevo solo convincermi che sarebbe stato così.
Mi sono resa conto, però, che nulla è realmente cambiato da un anno fa, da quando forse ti ho illuso, e ho illuso anche me stessa, facendoti credere in un noi.
Quando mi hai chiesto di venire a vivere da te ho capito che purtroppo quel muro c’è ancora, che nulla è passato o scomparso, ma fino a che avrei vissuto per conto mio avrei sempre avuto una possibilità per stare sola con i miei demoni, per fare un passo indietro, per quanto piccolo.
Ora ti starai domandando ‘e quel cassetto?’. La verità è che non lo so, credevo fosse la cosa giusta da fare, o speravo che mi aiutasse a lasciarmi completamente andare in questa relazione su cui tu avevi puntato tutto.
Anni fa ti dissi che mi piaceva avere la possibilità di poter tenere un piede fuori dalla porta… mi hai risposto che con un piede fuori dalla porta è difficile capire. Avevi ragione, ed è per questo che ora mi allontano. Se tenessi tutti e due i piedi dentro mi lascerei influenzare da te, da quello che provi e che vorresti che io riuscissi a provare, o che volessi mi rendessi conto di provare.
Devo capire, e nel frattempo spero sia tu a capire me.
Io…
La frase si interruppe, e il testo riprese poco sotto con tratto più marcato e pesante.
Devo andare. Perdonami
Kate
 
 
 
Diletta's coroner:
Giusto un breve saluto prima di andare a nascondermi!
Beh... bye!
P.s.: per un 10% prendetevela con 1rebeccam :p 
  
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