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Autore: cassiana    24/10/2007    5 recensioni
[VOY/TNG] La Voyager è finalmente tornata a casa. Ma Sette di Nove ha un problema, un grosso problema. E c'è solo una persona che può aiutarla a risolverlo.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sette di Nove, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'amore al tempo degli androidi'
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l'amore al tempo degli androidi
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono. Questa storia è scritta per puro divertimento e senza scopo di lucro.
Nota: Nel mio universo trek Sette di Nove e Chakotay non hanno mai avuto una storia d’amore, lui è un tipo fedele, diavolo! I fatti si svolgono dopo il ritorno della Voyager sulla Terra e prima di Nemesis, ma in una linea temporale completamente diversa, credo.



Il congresso di Philadelphia era stato un vero successo. Le menti più geniali dell’epoca si erano riunite in simposio dando vita a nuovi e interessanti spunti di ricerca. C’erano stati anche momenti divertenti, molti dei cervelloni lì convenuti ne avevano approfittato per farsi una vacanza, come succedeva da innumerevoli anni a tutti i convegni. C’erano stati accaniti tornei di poker, nuotate in piscina, rimpatriate di vecchi amici, amoreggiamenti clandestini e appassionati corteggiamenti.
Chi invece aveva preso molto sul serio il simposio, invece, era stata Sette di Nove. L’ex borg ormai insegnava ingegneria biomolecolare da qualche anno. Era stato piuttosto difficile per lei inserirsi tra i terrestri che ancora la guardavano con curiosità o con malcelata ostilità. Per fortuna i suoi impianti corticali le permettevano di arginare abbastanza agevolmente le emozioni sia quelle negative che quelle positive.
Ma Sette aveva anche un altro problema che necessitava di essere risolto. Un grosso problema, una necessità che andava risolta e a cui ormai Sette non faceva che pensare.
Con passo deciso si recò al bar del mega albergo dov’era ospitato il congresso. I suoi occhi scrutarono la folla, gente che beveva, rideva, chiacchierava animatamente. Qualcuno la salutò e provò a scambiare due chiacchiere. Sette si sforzò di praticare quell’attività che la lasciava sempre piuttosto perplessa. Non ne capiva l’utilità e non sapeva mai cosa dire. Non era una buona conversatrice, lei non viveva di frivolezze. Finalmente riuscì a svicolare e a trovare la persona che cercava.
Data era davanti al bancone, stava parlando con un professore di transgenetica quantistica subspaziale e sembrava molto interessato. Lui stesso doveva fare un intervento il giorno successivo. E, senza dubbio, Data era un conversatore molto più buono di lei, pensò Sette. Osservò il suo corpo alto e snello con appena una traccia di rigidità, i capelli neri accuratamente pettinati all’indietro e la pelle così pallida da sembrare quasi verdastra.
“Salve Sette di Nove! Il tuo intervento questa mattina è stato davvero degno di attenzione.” La salutò l’androide con quello che assomigliava ad autentico piacere.
“Così questa è la famosa borg?” intervenne l’altro.
“Ex borg. Non appartengo più alla Collettività. Anche se ho ancora degli impianti neurali” rispose Sette con solo una piccolissima venatura di seccatura nella voce.
“Così sei rimasta da sola. E’ molto brutto?” chiese allora Data, sempre molto interessato alle dinamiche emozionali degli umani.
“Ho sviluppato un’identità individuale. Non so se è brutto. Diverso” Sette sollevò le spalle in un gesto che aveva imparato dai suoi amici e che spesso la toglieva dall’imbarazzo quando non sapeva come definire una certa emozione. Sembrava funzionare.
“Devo parlare con te” riprese poi con voce efficiente rivolgendosi all’androide, non era qualcosa che si potesse discutere di fronte a orecchie indiscrete. Salutò il professore che intanto era rimasto incantato ad osservare i suoi grossi seni e che farfugliò qualcosa, rosso in viso. Sette sollevò gli occhi al cielo. Altro gesto che aveva imparato e che sentiva particolarmente suo quando trattava con gli umani.
Con un’occhiata aveva individuato un tavolo piuttosto appartato e vi si diresse con passo sicuro, non curandosi di vedere se Data la seguisse o no.
Si sedettero ed ordinarono entrambi un bicchiere di succo di frutta, più per avere una scusa per stare lì che per reale necessità.
“Ecco qui, sono curioso di sapere cosa hai da dirmi” esordì Data dopo che il cameriere se ne fu andato. Curioso? Il suo chip emozionale doveva funzionare davvero bene pensò Sette.
Dopo qualche secondo di silenzio rispose “Si tratta di un…esperimento – prese un lungo respiro - riguarda uno studio sulle sensazioni provocate da una situazione di intenso stress piacevole”
Data inclinò la testa in uno dei suoi gesti caratteristici “Sembra molto interessante. E’ per il tuo lavoro d’insegnamento?”
“No. Diciamo che è una ricerca privata
“Ancora non capisco cosa vuoi da me”
Sette sospirò. Era quasi pentita d’avere iniziato quella conversazione. Bisognava spiegare troppe cose, se si fosse trovata di fronte ad un uomo egli avrebbe capito al volo…ed era proprio quello il problema. “E’ molto semplice. Credo che tu sia…completo?”
Data annuì “Sono stato costruito come un maschio adulto perfettamente funzionante”
“Ottimo. Perciò possiedi anche le funzioni…sessuali?”
“Naturalmente. Possiedo perfino molte conoscenze di tecniche e…”
“Diciamo che non è necessario”
Data cominciava a sospettare che le richieste di Sette fossero per uno scopo ben preciso, anche se non riusciva ancora a capire quale fosse. “Intendi usarmi come oggetto sessuale?” Sette trasalì, eccoli arrivati al punto. “Ecco, è una ricerca per persone emozionalmente menomate.” rispose prudentemente, tenendosi sul vago.
Data la guardò senza parlare, aveva finalmente capito quale sarebbe stato il suo compito “Sarò felice di aiutarti nella tua…ricerca” una delle leggi del suo cervello positronico diceva che un robot doveva fare di tutto per il benessere degli umani e se il benessere emotivo dell’ex drone dipendeva da quello, lui aveva il dovere di aiutarla.
“Va bene ci vediamo in camera mia alle ore 0700 pm” la voce di Sette sembrava molto più sicura adesso. Con un gesto di saluto lasciò il tavolo e si diresse frettolosamente verso l’uscita incurante degli sguardi degli uomini lì presenti.

Sette si aggirava per la stanza. Si fermò per un momento davanti allo specchio guardando il corpo slanciato e armonioso con occhio neutro. Portava i capelli biondi raccolti in una coda morbida e un semplice abito nero che lasciava intravedere le gambe lunghe e tornite. Da una parte incombeva il suo dispositivo di rigenerazione portatile, sinistramente simile ad una bara. Trasportare in giro quella specie di catafalco non era per niente facile e ogni volta che si spostava Sette doveva pagare un supplemento per l’energia che consumava. Per questo non viaggiava volentieri oltre che per il fatto che odiava i cambiamenti. Si sentiva un po’ nervosa, insicura. Non sapeva se avesse preso una decisione avventata. Eppure nella sua mente pragmatica quello era l’unico sistema per non cortocircuitare i suoi sistemi. Aveva provato a pensare di usare un umano. Una storia solo di sesso, loro lo facevano in continuazione. Ma il solo pensiero le faceva venire a galla emozioni troppo forti e non aveva mai trovato il coraggio. Così aveva pensato a Data. Era un androide, e anche se aveva un chip emozionale non era così umano e poteva essere meno traumatizzante provare con lui, si sentiva più vicina ad un androide come lui piuttosto che agli esseri umani.
Come evocato Data bussò alla sua porta. Sette trasalì, tirò un lungo respiro ed aprì. Per fortuna con lui non c’era bisogno di tanti convenevoli. Sette lo fece entrare, la luce cruda dei neon illuminava la sua pelle sintetica facendola sembrare lucida.
Data si guardò intorno: un letto intatto, spesse tende alla finestra, un armadio, nessun segno di oggetti personali, una normalissima stanza d’albergo. Per quanto di lusso. Poi il suo sguardo si appuntò al rigeneratore portatile. L’androide vi si avvicinò con gli occhi accesi d’interesse e lo studiò per qualche minuto.
“Bene…vogliamo cominciare?” chiese la donna innervosita da quella esplorazione. Data si voltò verso di lei. “Credo che manchi un po’ d’atmosfera” disse. Sette lo guardò interrogativa alzando un sopraciglio “Atmosfera?” ripeté insicura.
Data intanto aveva chiuso le tende e abbassato la luce creando una più confortevole penombra. “Ho imparato che prima è meglio indulgere a certi rituali propri del corteggiamento”
“Hai imparato?” ancora una volta Sette ripeté le parole dell’androide, si sentiva così stupida. Forse era meglio interrompere lì la cosa, stava diventando troppo simile a ciò che paventava. Data sembrò intuire il suo stato d’animo, le mise le mani sulle spalle “Se senti un sovraccarico dei tuoi impianti corticali posso riaccendere la luce e andarmene” disse dolcemente.
Sette deglutì. Non sapeva cosa si era immaginata, aveva pensato che avrebbe potuto umanizzarsi di più se avesse sperimentato quello che sembrava uno degli aspetti fondamentali della vita umana. Il problema era che l’emotività che questo comportava mandava in sovraccarico i suoi circuiti neurali.
Quello che Sette non immaginava era che tutte le ragazze in una situazione simile si sentivano esattamente come lei!
Data aveva lasciato le sue spalle ed era davanti la finestra pronto a scostare le tende.
“No!” lo fermò Sette. Deglutì e sorrise timidamente “Se non oggi, sarà lo stesso domani. E’ meglio portare subito a termine questa…sperimentazione”
Data annuì. “La prima legge della robotica dice: Un robot non può recare danno a un essere umano, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno”*
Questo sembrò rassicurarla un poco. Non che Sette avesse paura dell’azione fisica in sé, ma era tutta quell’intimità, tutta quell’emotività che la spaventava.
“Stavi parlando d’atmosfera” disse cercando di tornare in possesso della sua consueta efficienza. Data sorrise. “Oh si, vediamo. Luci basse…un po’ di musica, molti trovano notevolmente seducente il Bolero di Ravel” dal suo torso cominciarono ad uscire le lente note dell’antica composizione. Sette osservò con gli occhi sbarrati quest’uomo non uomo dal cui corpo usciva della musica. “Ti prego spegni quel coso…spegniti…!” sbottò infastidita.
Data non sembrò essersela presa “Forse è meglio usare l’impianto della stanza”
Una musica soft si diffuse nell’aria.
“Dunque vediamo, luci basse, musica….vino!”
Data trafficò col piccolo frigo bar, si voltò porgendole un flute di vino bianco.
Sette guardò i calici confusa “Io non posso berlo tu neppure, a che ci serve?”
Data sorrise, aveva finalmente imparato dopo tanto allenamento davanti allo specchio “Fa tutto parte del rituale” spiegò.
“Sembra una holonovel di serie B. E’ troppo. Io volevo qualcosa di più…asettico, credo”
“Ah, una specie di ginnastica da letto?”
Se avesse potuto Sette sarebbe arrossita “Qualcosa del genere”
Data rimase immoto per qualche secondo elaborando le informazioni e avviando le sue subroutines sessuali, poi le si avvicinò “Cominciamo dal bacio” mormorò. Sette annuì, ok quello non era un problema, aveva già provato.
“L’80% degli uomini preferisce baciare ad occhi aperti, contro il 25% delle donne” Data le mise le mani sulle spalle “Il 98% dei terrestri bacia alla francese, in un bacio vengono coinvolti circa 34 muscoli facciali” continuò a snocciolare Data con voce soffice. Sette trovava rassicurante quell’elenco di dati scientifici.
Il volto di Data era vicinissimo al suo “La frequenza cardiaca passa da 70 a 120 battiti al minuto” continuò l’androide.
Sette si leccò le labbra piene e spalancò gli occhi celesti in preda all’emozione. Data si rese conto del cambiamento di stato d’animo della ragazza e si tirò leggermente indietro. La guardò inclinando la testa “Ti senti in sovraccarico?” chiese.
Sette smosse la testa in un gesto di diniego e lo invitò a continuare.
Le labbra si unirono, Sette aveva pensato che quelle del robot sarebbero state fredde e sintetiche ma ora dovette ammettere che erano morbide e calde, chiuse gli occhi.
Il cuore le batteva forte, 120 battiti al minuto ricordò.
Data si fermò per un momento, per non fare sovraccaricare troppo gli impianti di Sette, lei aprì le labbra, anche la lingua dell’androide la sorprese, morbida, calda, umida.
Le mani di Data si spostarono alla sua vita scendendo sinuosamente lungo i fianchi. Sette cercò disperatamente di ricordare quanti fossero i muscoli coinvolti, ma non riuscì. Quello non era il casto bacio a fior di labbra che aveva scambiato con il tenente Jack Lansing. Quello era un sensuale, umido, profondo bacio da togliere il fiato.
Data aveva un ottimo programma di simulazione, trovava piacevole quel contatto così intimo tra due persone. Sette gemette e l’androide si rese conto che aveva bisogno d’aria. Lentamente si staccò da lei.
Si guardarono per un momento, il viso di Data era immobile, ma Sette credette di vedere i suoi occhi gialli brillare. I suoi luccicavano sicuramente, fu invasa da una sensazione di languore. Voleva che Data continuasse a baciarla.
“L’esperimento procede bene?”
“Si, questo è piacevole, continua” la voce le uscì arrochita.
Data si avvicinò nuovamente e appoggiò le labbra alla base del collo di Sette, le provocò un brivido.
Tra un bacio e l’altro l’androide mormorò “In questo momento il tuo ipotalamo sta producendo endorfina e serotonina, le tue pupille e i tuoi bronchi sono dilatati ”
Sette inclinò all’indietro il capo scoprendo ancora di più la gola.
Data la sorresse mentre si faceva sempre più morbida dentro il suo abbraccio. Interruppe il contatto pochi secondi prima che una scarica di neurotrasmettitori cortocircuitasse gli impianti della ragazza.
L’adagiò sul letto, Sette respirava pesantemente, aveva gli occhi ancora chiusi. Data si avvicinò al rigeneratore d’emergenza e trafficò con i suoi componenti. Tornò di nuovo alla ragazza distesa e le iniettò delle nanosonde terapeutiche. A poco a poco Sette si riscosse.
“Cosa è accaduto?”
“Probabilmente ci siamo spinti troppo in là, non abbiamo valutato bene la tua risposta emotiva”
Sette fece una smorfia contrariata “Pensavo che con un androide…”
“Ho monitorato i tuoi parametri vitali. I neurotrasmettitori come le endorfine interferiscono con i tuoi circuiti sinaptici”
“Allora non c’è proprio nulla da fare”
“No, a meno che non ricalibriamo i tuoi impianti corticali”
Sette si sollevò a sedere “Non posso eliminarli”
Data non rispose per qualche secondo “Possiamo implementarli con parte del mio software emozionale” disse.
Sette accettò di provare, anche perché quella era l’unica soluzione possibile a quanto sembrava. A piccoli passi le diceva sempre il Capitano Janeway quando si trovava in una situazione simile. E Sette era decisa a continuare per quella strada.
Lei e Data si misero d’accordo per rivedersi la sera successiva. Intanto lui avrebbe elaborato il software necessario.
Non appena se ne fu andato Sette spense del tutto la luce e si infilò nella sua alcova di rigenerazione.

8 ore dopo il ciclo di rigenerazione si concluse. Sette aprì gli occhi perfettamente cosciente. Mentre si preparava per la nuova giornata i suoi pensieri indugiavano sulla sera precedente. Era un po’ delusa da se stessa, se anche con Data non fosse riuscita a tenere a bada la sua emotività allora avrebbe dovuto rinunciare per sempre al suo progetto, lui era la sua ultima speranza.
Aveva paura della sua parte umana ma solo perché non sapeva controllarla e nello stesso tempo anelava a quella stessa parte. A volte nei sogni la piccola Annika** veniva a trovarla, piangeva sempre quando accadeva. E lei voleva dare a quella bambina la possibilità di diventare donna, di vivere in pieno la sua umanità.
Giunse alla sala conferenze in perfetto orario, di lì a qualche minuto sarebbe cominciato l’intervento di Data. Non appena entrata come al solito molti uomini fissarono lo sguardo sul suo corpo, Sette non ci faceva neanche più caso ormai. Sapeva che i terrestri erano inesorabilmente attirati dalla sua avvenenza e le ronzavano attorno come mosche col miele. E questo era parte del suo problema.
Durante l’ora e mezza della relazione di Data Sette era rimasta perfettamente dritta, intensamente concentrata su di lui.
Con una parte del cervello registrava le parole dell’androide, ma con l’altra non riusciva a dimenticare le sue labbra morbide e la sua lingua esperta e le mani dal tocco così delicato. Lo osservava chiedendosi se anche lui avesse ripensato alla sera precedente e rispondendosi probabilmente di no.
Quando la conferenza finì fu una delle prima ad alzarsi, ma poco dopo Data la raggiunse nel giardino dell’albergo. Sette lo guardò attentamente, strano, sembrava che avesse quasi corso.
“Ho quasi completato l’elaborazione del programma d’implementazione” le disse.
Sette annuì soddisfatta “Credi che per stasera sarà pronto?”
“Naturalmente” fu la risposta.
“Mi hai seguito solo per dirmi questo?”
“No, pensavo che potremmo trascorrere un po’ di tempo insieme”
“Per quale motivo?”
“Nei miei studi sulle relazioni umane ho potuto constatare che si può avere una migliore intesa sessuale se i soggetti passano del tempo insieme”
Sette fece spallucce “Va bene”
Si sedettero su una panchina di marmo, era una bellissima giornata, il sole era piacevolmente caldo e un grazioso mormorio proveniva da una fontana lì vicino.
“Adesso?” chiese Sette. Data inclinò la testa e dopo aver pensato per 0.58 secondi elaborando le informazioni nel suo database, rispose “Propongo una chiacchierata tra amici”
“Negativo, chiacchierare è un’attività frivola”
Data la osservò perplesso “Correzione: scambiare alcune parole in amicizia è invece un’attività fondamentale per le relazioni interpersonali. Nel mio studio delle consuetudini umane ho osservato che i legami si rinsaldano proprio grazie a questa pratica”
”Non sono ancora riuscita ad imparare bene questa parte...” c’era del fastidio nella voce di Sette e anche una traccia di rammarico. Confrontandosi con Data si era resa conto che lui era molto più avanti di lei nella ricerca dell’umanità.
“Anche io all’inizio lo trovavo difficoltoso, riuscire a comprendere tutte le sfumature e i giochi di parole e i loro modi di dire, è difficile e ci vuole molta pratica. Ma ho scoperto qualcosa che mi ha aiutato molto: l’umorismo”
Sette annuì “Si, questa parte è la più complicata”
“Ma io adoro l’umorismo! E’ così…divertente! Ascolta: Giovane marito, tutto nudo, si contempla con ammirazione nello specchio della camera d'albergo.
"Con due centimetri in più", dice fieramente, "sarei un re."
"Sì" ribatte la moglie, "e con due centimetri in meno saresti una regina
Sette l’osservò raccontare la sua storiella, si era come animato, il suo volto sorrideva e ad un certo punto fece su e giù più volte con le sopracciglia quando finì di parlare. Sette non capì appieno dove fosse il divertimento in quella storia ed accennò appena un sorriso, più per compiacerlo che per reale divertimento.
“Era Groucho Marx, molto divertente. Non era divertente?”
“Oh, si. Immagino di si”
“Ho potuto notare che c’è una particolare correlazione tra l’umorismo e il sesso.
Parecchi comici famosi hanno avuto molte relazioni sentimentali, Charlie Chaplin ha avuto 3 mogli, Oliver Hardy 4 mogli, come Stan Laurel e Peter Sellers. Akoon Trefold si è sposato 8 volte, Jedeon Meredith ha avuto molte relazioni romantiche e…”
“Data! Ho capito il concetto”
“Oh, si. Presumo di si. Bene. Hai qualche altro argomento di cui parlare?”
“No. Propongo di vederci alla stessa ora di ieri sera” Sette si alzò e fece per andarsene.
“Sette di Nove!” la richiamò Data, lei si voltò con sguardo interrogativo.
“Volevo augurarti buona giornata. Buona giornata Sette di Nove”
“Buona giornata Data”

Aveva preparato tutto per bene questa volta, luci basse, il bolero in sottofondo, una tunichetta che le cadeva morbidamente addosso. Sette provava un vago senso d’attesa, come di trepidazione. Questa volta era sicura che sarebbe riuscita nel suo intento.
Data bussò in perfetto orario e lei lo fece entrare. Il robot sembrò approvare l’atmosfera che lei aveva creato nella camera.
“Pronta per la seconda fase dell’esperimento?” Sette annuì.
“Ho elaborato un software che ti potrà aiutare a deviare i neurotrasmettitori dal tuo nodo corticale ad altre aree del tuo midollo spinale e in più ho inserito un programma di diagnostica che blocca gli impulsi neurocorticali troppo intensi”
Poi Data sollevò una sezione di dermoplastica alla base del collo scoprendo un innesto corticale in cui infilò un trasmettitore neurosinaptico che collegò a sua volta all’innesto corticale di Sette.
Il flusso dei dati cominciò a scorrere tra i due innesti, Sette chiuse gli occhi scossa da un brivido. Era di nuovo connessa e la trovò una sensazione deliziosa.
Solo in quel momento si rese conto di quanto le mancasse la Collettività, la sicurezza di essere un frammento di qualcosa di più grande di lei ma di cui faceva inesorabilmente parte. E si rese anche conto di quanto si sentisse intimamente sola in un modo che nessuno, a meno che non avesse vissuto la sua stessa esperienza, avrebbe compreso.
Capì che se voleva riuscire nel suo intento doveva considerare il sesso una sorta di connessione molto primitiva.
Come se le avesse letto nel pensiero, e probabilmente era proprio quello che era accaduto, Data annuì “In effetti un’antica tradizione umana considera il sesso un modo per purificarsi spiritualmente e raggiungere uno stato di coscienza più elevato col proprio partner”
“E funziona?”
“Con le tecniche giuste si. Se vuoi posso insegnarti”
“Sarà meglio cominciare dalle basi prima, credo”
Il flusso di dati terminò e lentamente, delicatamente, Data rimosse lo spinotto dall’ innesto della ragazza. Sette si sentì lievemente traumatizzata provò una sorta di rammarico, un senso di freddo improvviso.
Anche Data sentì una specie di rimpianto nel distaccarsi dall’umana, per qualche minuto aveva potuto provare le stesse percezioni che se fosse fatto di carne e questo lo aveva trovato estremamente intenso e desiderabile.
Questo era per lui l’equivalente di un orgasmo, avrebbe potuto forse chiederle più in là di rimanere connessi anche durante il sesso? Se avesse fatto bene il suo lavoro forse gliel’avrebbe concesso.
Sentire e non analizzare, provare davvero e non far finta di, quello era il suo anelito e il suo tormento.
“Riprendiamo da dove abbiamo interrotto?” propose dopo qualche momento di silenzio. Sette sorrise annuendo. Si sedette sul letto imitata dall’androide. Come colpita da un impulso improvviso accarezzò i capelli di Data. Egli girò gli occhi all’insù “Cosa stai facendo?” chiese.
“Volevo vedere se i tuoi capelli fossero veri” Sette sentì che erano morbidi sotto le sue dita e glieli scompigliò leggermente.
“Sono fatti di un composto di cheratina e plastica, ma non possono crescere” la voce di Data era tranquilla e a sua volta accarezzò i capelli di Sette.
Di nuovo le loro bocche si fusero, le lingue si cercarono e ancora Sette provò le stesse sensazioni di piacere della sera prima.
Si staccarono per un momento “Ancora?” domandò sollecito Data.
“Ancora” confermò Sette che stava godendosi quei momenti come mai aveva fatto prima, ora che i suoi impianti borg erano stati messi a tacere.
“Ora possiamo passare alla fase successiva” disse dopo un po’ Data staccandosi da lei. Sette lo guardò interrogativa e Data imitò la sua espressione, Sette si decise a chiedere “Specificare la natura della fase successiva”
“Toglierci i vestiti” rispose candidamente l’androide.
Sette sussultò “Oh si…certo”
“Vuoi fare da sola? Ma farseli togliere è un’altra parte del rituale”
“Farò da sola”
Entrambi cominciarono a spogliarsi in silenzio e a piegare ordinatamente i propri abiti su una sedia. Quando rimasero in biancheria si fermarono.
“Secondo la maggior parte degli standard umanoidi sei molto bella” negli occhi di Data sembrava esserci del vero apprezzamento. E aveva detto il vero, era stato costruito come un maschio adulto piacevolmente attraente, considerò Sette.
Data le si avvicinò “I tuoi capelli hanno il colore del grano maturo” sussurrò con voce vibrante prendendole la mano “I tuoi occhi sono stelle sfavillanti” continuò inginocchiandosi. Sette sbarrò gli occhi guardandolo confusa “Che cosa stai facendo?”
“Ti sto facendo dei complimenti. Molte donne hanno bisogno di essere rassicurate e adulate prima di…”
“Data, questo è un esperimento scientifico, non è necessario farmi i complimenti”
L’androide si rimise in piedi e piegò il capo “Oh, allora non ci resta che…stenderci”
Sette annuì e si distese rigidamente sul letto. Data le si distese accanto e le prese la mano. Se la portò alle labbra, lentamente risalì lungo il braccio fino ad arrivare alla spalla. Sette si leccò le labbra e prese un lungo respiro tremulo, Data continuò a baciarla sul collo mentre con le dita dell’altra mano le disegnava ghirigori sul ventre. Sette s’inarcò leggermente, il sangue le affluì alle gote colorandole. Ogni parte del suo corpo vibrava come in attesa.
“Puoi sentire l’endorfina che viene deviata dai tuoi impianti?” mormorò Data.
Sette annuì. “E adesso il sangue che viene richiamato verso i tuoi organi sessuali?” Sette assentì di nuovo “Nell’uomo l’ipotalamo secerne testosterone, la prostata si gonfia e i corpi cavernosi si dilatano” sussurrò poi con voce roca, sempre più languida.
Come a confermare quell’affermazione Data si strinse a lei facendole sentire il gonfiore tra le gambe, Sette trattenne il respiro. Data le rotolò sopra “Adesso?”
“Oooh si, per favore” sospirò aprendo le gambe.

Data la teneva tra le braccia e le carezzava i capelli scomposti. Sapeva che le donne dopo amavano essere trattate teneramente. Sette era morbida e calda, si stirò languidamente sorridendo. Era stato così intenso e vivo e lei si sentiva così…femminile.
Poteva percepire il calore dell’androide e il suo respiro. Era tutto così inquietante se ci pensava, ma dall’altra parte era stato così speciale che sarebbe stato inutile porsi tanti problemi. Sette non se li poneva.
“Ieri hai detto che hai imparato tutte queste cose. Hai già fatto sesso con altre donne?”
“Oh si. Molte volte. Non so perché, ma le donne trovano molto…seducente il mio comportamento”
“E tu sei andato con tutte?”
“Naturalmente”
Sette sbuffò “Tipico”
Data la guardò alzando le sopraciglia interrogativo.
Sette continuò “Puoi essere soddisfatto, questo è un comportamento assolutamente caratteristico dei maschi umani”
“Davvero?” Data tirò in su gli angoli della bocca piegando di lato la testa. Poi rendendosi conto che quello di Sette non era affatto un complimento continuò perplesso “Non l’ho detto per vantarmi, è tutto vero. Io non posso mentire”
Sette si appoggiò a lui, le piaceva il contatto fisico tra loro “Lo so, Data.”
“Posso farti una domanda Sette di Nove?”
La ragazza annuì, si sentiva molto stanca ed assonnata, anche se i droni non dormono.
“Se io rendessi più…confortevole il trasmettitore neurosinaptico, potremmo rimanere connessi la prossima volta?”
Sette si sollevò a sedere, guardandolo intensamente “Cosa ti fa pensare che ci sarà una prossima volta?”
“Oh…Credevo che volessi continuare questa esplorazione delle abilità umane – inclinò la testa – Capita ogni volta, dopo le donne non vogliono più avere a che fare con me. Curioso” terminò come parlando a sè stesso.
L’ex drone ci pensò su per un momento, ripetere quell’esperienza così particolare e intensa e contemporaneamente essere connessa. Sorrise lievemente, l’idea non era del tutto insensata “Immagino che te lo devo”
“Correzione: immagino che te lo debba, il congiuntivo è la forma verbale più appropriata per questo tipo di frase”
“Mmmh credo di si. Ma comunque questo non cambia le cose”
“Quali cose?”
“Il fatto che ti meriti una seconda esperienza” Sette si stiracchiò sospirando. Sorrise pregustandosi la nuova sperimentazione che li attendeva.
”Data?”
“Si, Sette di Nove?”
“Potresti raccontarmi una delle tue storielle?”
“Posso chiederti il perché?”
“Vorrei sperimentare quello che tu chiami sense of humor. Ti dispiace?”
“Naturalmente no”
Data elaborò per pochi secondi poi si animò “Il sesso è come giocare a bridge. Se non hai un buon partner, spera almeno in una buona mano”***
Dopo un momento di silenzio Sette cominciò a ridacchiare, poi a ridere realmente divertita. Data si unì alle risate della ragazza, contagiato dalla sua ilarità.
E mentre le loro risate risuonavano nella camera, l’androide e l’ex drone non si resero conto di essere più vicini a quell'umanità a cui tanto aspiravano, di quanto non siano mai stati in precedenza.






Note

*Ovviamente le leggi della robotica sono del Maestro, Isaak Asimov
** nome di Sette di Nove prima di essere assimilata dalla Collettività
*** Woody Allen
Per il resto ho comunque cercato di essere abbastanza precisa, i dati scientifici sul bacio (tranne le percentuali) e sul sesso sono reali. Così come il numero di mogli dei vari comici menzionati (tranne gli ultimi due inventati dalla sottoscritta di sana pianta!) e la citazione di Groucho Marx.
   
 
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