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Autore: Stregatta    24/10/2007    3 recensioni
Sapete cos'è un "moment of being"?E' una rivelazione che ti arriva in un momento inaspettato,e certe volte è veicolata dall'ultima persona da cui te lo saresti aspettato...
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Brian.M/Matthew.B
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Moments of Being DISCLAIMER:...e se per una volta mi lasciaste sognare che Matthew Bellamy e Brian Molko siano DAVVERO miei? No,eh? Ok...Allora,non ho alcun legame con i suddetti signori,nè loro hanno una relazione simile a quella da me descritta in questa fic,la quale è stata redatta al puro scopo di svagarmi un po'dal raffreddore che mi tormenta.Soldi?Non fatemi ridere,và...Enjoy ^_^!



Moments of Being





Non so cosa ci faccio qui.
Davvero. In una mattinata così limpida e tersa che ti verrebbe voglia di cercare il Tempo per tramortirlo con un colpo in testa,e impedirgli in questo modo di correre incontro al tramonto,permettendo così a quel sole di splendere a suo piacimento nel cielo azzurro e pulito,avrei potuto scegliere di fare qualunque cosa mi fosse saltata in mente.
Qualunque cosa,tranne questa.
Riesco a malapena a vederti da quaggiù,Matt.
La navata della chiesa sembra immensa,bordata dai banchi ingombri di gente vestita di mille colori diversi,un vociante caleidoscopio di giacche,cappelli,gonne e pantaloni.
Mi sforzo di non badare all’ambiente circostante,a quelle facce e voci per lo più estranee e del tutto superflue,e costringo i miei occhi a fermarsi sulla tua  figuretta vestita di scuro stagliata contro l’altare.
Cosa ho fatto di male per meritare tutto questo,Matt?
Ah,giusto. Sono un tuo amico. E normalmente al proprio matrimonio,oltre a parentado vario e di grado più o meno elevato,si invitano anche gli amici.

Amico…

…pensare che se qualcuno me l’avesse detto qualche anno fa non avrei esitato a ridergli in faccia.
Te lo ricordi,vero,Matt? Era il periodo delle dichiarazioni di fuoco,del veleno sputato gratuitamente e copiosamente sul tuo gruppo e il tuo operato.
Non che mi stessi particolarmente antipatico,non ti conoscevo abbastanza per stabilirlo con certezza…
Ma al pubblico,alla stampa e alle case discografiche piaceva questa rivalità, faceva vendere molte più copie di album e riviste.
Far finta di detestare un uomo che conoscevo superficialmente solo per convenienza e pubblicità… Bè,di certo non mi definivo una “media whore” così , pour parler
Comunque, sono riuscito a portare avanti questa finzione svogliata per parecchio tempo,senza per altro mai ricevere un “appiglio” da parte tua,cosa che mi spingeva addirittura a perseverare nel mio atteggiamento inutilmente polemico e mi faceva passare per lo stronzo della situazione… A ragione,purtroppo.
Fino a quella sera.
Quella cerimonia di premiazione. Quel fottuto premio.
La beffa suprema.
Quanti anni avevo aspettato di ricevere quel dannato,schifoso,insulso trofeo come Best Alternative Act – perché i Placebo lo meritavano eccome, dannazione!
E invece mi trovavo lì,ad imprecare mentalmente contro me stesso,Amy Lee che mi costringeva a parlare, il microfono scassato,il pubblico che invece di acclamare me aveva voce solo per… Per te,per la tua band,per quel tuo Absolution che aveva fatto gridare al miracolo la maggior parte dei critici del settore…
Ma naturalmente il grosso dei miei insulti lo hai preso tutto tu.
In quel momento ti ho odiato davvero,un odio fatto di invidia e delusione e non di inchiostro e dichiarazioni teatralmente sprezzanti.
E questo sentimento aveva cominciato a ribollire piano,mentre notavo le vostre espressioni,il compiacimento malamente celato da un’espressione di circostanza…
Perciò quando ti sei avvicinato per abbracciarmi dopo che lo aveva già fatto il tuo batterista mi sono irrigidito,infastidito da quel gesto che sicuramente esprimeva solo l’intenzione di deridermi,oppure di mostrarmi un po’ della classica,irritante compassione di un vincitore nei confronti del vinto.
Mi ero preparato al contatto con lo spigoloso mucchietto d’ossa quale eri,Matt…
Non certo alla sensazione delle tue braccia esili ma salde,che strinsero le mie spalle brevemente,accompagnate dal leggero aroma del tuo dopobarba sovrapposto a quello del tuo gel per capelli.
Piacevole,dopotutto.
Non arrivai a concepire ciò in maniera cosciente,lo avvertii solo nel lieve senso di delusione che mi solleticò quando Chris  ti sostituì,e che al momento ricacciai a forza in un angolino della mia mente,con l’aiuto della frustrazione e dell’acredine che fino ad allora mi avevano agitato.
Ma da quel momento qualcosa cambiò,in maniera radicale.
Se ti incontravo ad una festa o in qualsiasi altra occasione non facevo più finta di non vederti,o peggio,di non riconoscerti.
Mi fermavo a salutarti,e il saluto si trascinava dietro anche una piccola dose di chiacchiere più o meno formali,che non avevano uno scopo preciso a parte quello di passare un po’ di tempo con te…Ma anche allora semplicemente ignorai la parte della mia mente che cominciava gradualmente a trovarti simpatico,anche se stavolta lo scudo dell’odio cominciava a scheggiarsi…
Lo sostituii con quello del “devo parlarci per forza,facciamo parte dello stesso ambiente… Odiarlo non serve più nemmeno in termini di pubblicità!”

E poi cominciarono le uscite in gruppo. Tu,io e tanta altra gente passavamo qualche serata assieme,tracannando alcool e ridendo come pazzi.
E spesso eri tu a farmi ridere,perché il tuo senso dell’umorismo era davvero particolare.
Avevi una prontezza,una predisposizione per delle uscite buffe che ti rendeva davvero esilarante… Il tutto condito da una delle risate più cretine e contagiose che avessi mai avuto il privilegio di udire.
Ben presto anche l’altro scudo cominciò a sgretolarsi,sotto i fendenti ben assestati della tua ironia,del tuo sguardo diretto e sincero,del tuo essere adorabilmente Matt,al di là di ciò che si potesse dire o pensare di te.
Purtroppo,però,qualcosa di strano e inaspettato venava la nostra amicizia appena nata,e non me ne accorsi fino a quando non ti aggredii quella notte.
Ero ubriaco,certo,ma non era solo la vodka a scorrermi nel sangue.
Ricordo che ti guardavo,Matt : eri sempre lo stesso amabile pagliaccio delle altre sere,ma c’era qualcosa che non andava,non andava per niente.
Quando casualmente rimanemmo soli su quel divanetto continuai a guardarti,mentre tacevi,privo del tuo “pubblico”.
Non riuscivo a capire quale fosse il problema,ma doveva per forza essercene uno.
E poi cominciavo a sentirmi male.
- Matt,scusami…Potresti accompagnarmi in bagno? Io… Credo di dover….- e mi portai una mano alla bocca in modo eloquente.
Ovviamente accettasti. Sei sempre così gentile,Matt.
Ecco,riuscivo solo a pensare a questo.
Sei così gentile… E intelligente e buffo e in gamba e amato da tutti…
Mi fermai di botto a metà del corridoio che portava ai bagni.
Te ne accorgesti,e subito tornasti indietro,per accertarti che non stessi per stramazzare al suolo o qualcosa del genere.
- Ehi,tutto a posto?-
Così premuroso,così…Così…
Senza pensarci due volte ti afferrai per il bavero e ti spinsi contro il muro,violentemente.
…così insopportabile.
Rimirai quel tuo visino spaventato,e la tua paura non mi fece né caldo né freddo.
- Dì un po’… - sibilai,cominciando ad essere eccitato da quel contatto così ravvicinato con il tuo fragile,tenero corpo. - … perché ti comporti così con me?-
- C-così come?- balbettasti,cercando di guardarmi negli occhi.
Non te lo permisi,e continuai a parlare.
- Sei così cordiale,e disposto a starmi a sentire e ad aiutarmi… A che gioco stai giocando,Bellamy?-
Mi interruppi solo per posare le mie labbra sul tuo collo,in un bacio strascicato e bollente come la rabbia e la voglia che mi riempivano in quel momento.
- Nessuno si è mai comportato in questo modo con me senza volere qualcosa in cambio,Bellamy,ma non me ne era mai fregato un cazzo,prima che arrivassi tu…-
Risalii a cercare il suo orecchio con la lingua,mentre sussurravo : - … cosa mi hai fatto?-
Eri scosso da brividi di terrore,completamente diversi da quelli di eccitazione che scuotevano me.
- Adesso stai buono… - biascicai contro la tua pelle,mentre tentavo di infilare una mano dentro i tuoi jeans aderenti.
Troppo aderenti. La mano non entrava.


Il giorno dopo passasti a casa mia,a controllare cosa fosse rimasto di me dopo la sbornia allucinante della sera prima.
E mi raccontasti tutto,anche quello che non ricordavo.
Mi dicesti di come ero scoppiato a piangere dopo aver cercato praticamente di violentarti,di come avevo chiesto il tuo perdono fra i singhiozzi.
E tu me lo avevi accordato,giustificando il mio comportamento con la troppa vodka,ignorando palesemente il fatto che l’avvenimento sembrava suffragare il famoso detto “In vino veritas”.

Ma qual era questa dannata “veritas”?

Ero innamorato di te? Volevo solo scoparti? Ti odiavo?

Ci riflettei a lungo,Matt,tanto che il cervello sembrava quasi implodermi nel cranio.
Ho rivisto tutta la nostra storia,fin dagli inizi.
E ho capito tutto.
Sai come li chiamava Virginia Woolf,Matt ? “Moments of being”.
In pratica sarebbero le “revelations” che vanno a braccetto con i “black holes” del tuo ultimo disco.
Quella mattina ebbi la mia rivelazione.
No che non ero innamorato di te,Matt.
 Ero innamorato del fatto che tu eri tutto ciò che sarei potuto essere,se non avessi passato la mia carriera a cercare di stupire e provocare la gente.
Amavo la tua genuinità contrapposta alle mie inutili maschere.
Volevo essere come te,ma sapevo che ormai era troppo tardi. E allora avevo cercato di possederti,di piegarti,di intrappolarti,perché non sopportavo quel tuo essere così…Te stesso.
Così Matt,al di là di chiunque e qualsiasi cosa avesse incrociato la tua via fino a quel momento.
Tutto qui.

Così ho cominciato a mettere scuse su scuse per evitare la tua compagnia.
Dovevo pensare a mettere ordine fra i miei sentimenti e nella percezione che avevo di me stesso.
E ancora non sono arrivato a capo di nulla,Matt,e questo lo dimostra il fatto che io stia qui a rimuginare,dopo tutti gli anni trascorsi lontano da te,nascosto in fondo a questa chiesa,invece di venire a congratularmi per il tuo matrimonio,augurandoti la felicità più completa accanto alla tua donna.

Esco dall’edificio,voltandomi appena a rimirare il portone in legno massiccio.
Non posso restare. Io non faccio parte della tua vita,Matt.
Per quanto tu invece abbia fatto parte della mia.
Grazie dell’invito,comunque…E auguri.






   
 
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