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Autore: La Mutaforma    04/04/2013    2 recensioni
“E’ la nostra natura, Ratonhnhaké:ton. Quella di vivere e bruciarci. Finché non resta solo la cenere. Ma tu non aver paura. Tu sei il fiume. Il fiume può spegnere anche il fuoco che tutto brucia”
Ziio sorrideva sempre e in quel sorriso Ratonhnhaké:ton vedeva ogni cosa.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Connor Kenway, Kaniehtì:io (Ziio)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mamma gli sistemava i morbidi capelli neri, liberandoli dalle piccole foglie rimaste come una corona.
Una corona di spine.
L’amara dolcezza della natura, tanto madre benevola quanto inaspettata e violenta.
Ziio era una madre ben più affettuosa della natura, una compagnia più piacevole di qualunque arbusto o animale nel villaggio.
“Ma io non sono eterna, Ratonhnhaké:ton”
“Che dici mamma?”
Ziio riprendeva a raccogliere erbe e fiori, evasiva. Il figlioletto osservava rapito quella bellezza selvatica, come un fiore che cresce selvaggio sulle rupi più alte e nessuno lo può strappare via.
La guardava sciogliersi le trecce e accarezzare il fiume, con chissà quali pensieri nella testa.
La seguiva quando correva nella foresta, e lui aveva il fiatone perché si stancava subito.
“Devi diventare un lupo, Ratonhnhaké:ton. Hai mai visto un lupo stanco di correre?”
“No, mamma”
“Ecco, figlio mio. Questo vuol dire essere come noi. Non sei solo partecipe della natura. Tu sei parte di essa e le appartieni”
Ratonhnhaké:ton la guardava da lontano, seduto sugli alberi, come fanno gli uccelli, prima di spiccare il volo e andare via.
Ma lui voleva restare. Su quel ramo, sotto le fronde, a sognare, a guardare la madre sospirare nel vento un nome mai sentito, forse inventato.
 
“Sii forte, figlio mio. Sii come l’orso che nulla teme. Sii come il lupo veloce, sempre in guardia. Sii come il fiume, Ratonhnhaké:ton, il fiume che non smette mai di scorrere. Il fiume che non lascia che il corso venga deviato. Il fiume che porta la vita e la carestia. Sii un fiume, Ratonhnhaké:ton. Sei libero, figlio mio”
“Sì, mamma”
Ratonhnhaké:ton era libero di restare.
 
“Mamma, tu hai paura del fuoco?”
“Perché dovrei?”
“L’altra volta mi sono bruciato. Con una torcia”
La mamma lo prendeva in braccio e gli intrecciava i capelli come sapeva fare lei.
“E’ la nostra natura, Ratonhnhaké:ton. Quella di vivere e bruciarci. Finché non resta solo la cenere. Ma tu non aver paura. Tu sei il fiume. Il fiume può spegnere anche il fuoco che tutto brucia”
Ziio sorrideva sempre e in quel sorriso Ratonhnhaké:ton vedeva ogni cosa.
Si addormentava, al calar del sole, in grembo alla madre, sentendo il rumore dello scoppiettare del fuoco. Un fuoco innocente, pacato, che non faceva male a nessuno.
Ma lui era il fiume.
E il fiume è destinato al suo corso, a scorrere sempre. Un corso che sua madre seguiva raccogliendo fiori sul campo, e che lo portava un po’ più lontano. 
   
 
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