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Autore: coffeeJee    04/04/2013    0 recensioni
Due ragazze, due anni di relazione, una convivenza a scadenza. E quel che sta nel mezzo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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 Siamo finite a fare l’amore a testa in giù in una casa senza tempo. Il tempo che ci ha sempre rincorse, sempre raggiunte, sempre vinte; quel tempo sempre tiranno che si è preso pezzi di noi, di cose non fatte, di frasi lasciate a metà, quello stesso tempo che scorre inesorabile senza possibilità di arresto. Il tempo che ci ha prese in pieno, travolte, distrutte come un treno in corsa investe e non lascia che brandelli di persone. Siamo finite in una casa dove il tempo si è fermato con le lancette dell’orologio in cucina.

 Ce n’è voluto, di tempo, per arrivare fin qua. Tempo di possibilità, tempo dell’una, dell’altra, tempo di viaggio. Attese. C’era speranza, in tutto questo. Io vivevo di idealizzazioni, di sogni, sembrava tutto così pronto. Ma il destino è così e non è pronto davvero finché il piatto non è in tavola e vedi cosa stai mangiando. Il profumo del ragù non è il suo sapore. Ma l’attesa, quella sì, è l’odore che pian piano si avvicina e prende a far parte di te, e ti suggerisce ciò che sta per arrivare. Assaggi, volta per volta, ad ogni ingrediente aggiunto, non vedi l’ora che sia tutto completo.

 Adoro dividere il letto con lei. Ogni notte è un gioco a trovare il miglior incastro per stare comode in questo piccolo spazio, ma c’è una felicità quotidiana in tutto questo. Il tempo di una notte per parlare, riposare, una notte per carezze fugaci e profonde, per abbandonarsi all’altra e a Morfeo –ogni notte eterna –sempre troppo breve. E il risveglio quasi costretto nel suo respiro, negli angoli del suo viso che tanto mi fanno sentire a casa, è il paradiso. Attendo il suo sussurro, il buongiorno che mi fa cominciare un’altra giornata. Mi emoziono ancora, come fosse la prima volta, quando nell’avvicinarsi a me, vestita e pronta per uscire, mi sorride, e mi bacia. Spiccioli di tempo di emozione.
A volte lo immagino che scivola tra le dita, il tempo, come sabbia di spiaggia che non è delle mie estati, solo ciottoli a inspessire le piante dei piedi. Quando da grande c’hai fatto l’abitudine, camminare accanto a chi è solito del soffice è quasi un vanto.
Tempo d’estati due, lunghe, mai pigre; tempo di lontananza. Vento tra i capelli e sorriso di buonumore. Sale e brina sulla pelle. Odori di case e stanze in affitto, di cocktails all’aperto e di sensuali birre spillate. Poche ore di letto nelle nostre notti comuni.
Ormai non ci accontentiamo delle notti da amanti. Pomeriggi e mattine e intere giornate ci appartengono, parti di vite che si mescolano insieme in ogni gesto, sguardo, sospiro. Accompagnatori inconsapevoli tra mani che si stringono per camminare per strada, tra la folla, nel tempo del mondo incurante di queste esistenze.
 
Siamo finite a cercare la novità, il tempo diventa abitudine e stanca. Scintille briose mancano nei suoi occhi. Ci siamo lasciate il sole alle spalle, qui c’è riflesso di bianco. Quasi mi manca –l’azzurro, i monumenti, gli incontri nella città che sapeva di noi. In fondo, qui è tutto nuovo. Siamo forestiere. Pure l’odore della pioggia è diverso –roba da posa malinconica dietro al vetro della finestra.
E’ tempo di darsi una mossa.

Dopotutto.

Quest’eternità finirà.
  
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