Unia cercò di mescolarsi tra la folla. Presto suo padre sarebbe morto. Sentì la mano di Kor nella sua. Era troppo stanca per allontanarla o stringerla. “Possiamo andarcene, se vuoi” disse Kor, ma Unia gli strinse la mano “Voglio vederlo morire” sussurrò e Kor sorrise.
Erano tutti messi a cerchio chi ancora con il volto umano e chi sfigurato dalla fame e dalla furia. Un ringhio di sottofondo fece sentire di nuovo quella parola al centro della testa di Unia, ma sapeva che questa volta non le era stata indotta da nessuno. Casa. Non era come gli umani, non più. Ma d’un tratto il tetto crollò.
Il primo pensiero di Unia fu Kor. Non era accanto a lei. Unia urlò il suo nome con tutta la forza che aveva e non udì risposta. Provò a ripararsi mentre centinaia di umani scendevano nel formicaio e cominciarono ad uccidere chiunque gli capitasse a tiro. Perfino il padre di Unia si liberò delle catene. Unia non ci pensò. Si fece largo tra i corpi cercando quello di Kor, sentendosi morire. Doveva trovarlo. Non c’era una ragione precisa. Non era l’istinto di protezione. Voleva trovarlo. Voleva, in qualche modo, la sua mano li. Un uomo le venne addosso, ma i suoi denti erano già pronti a squarciarlo.
Ripensò a se stessa mentre scavava nel corpo del bambino e si rivide china, animale, mentre sfigurava il volto di ogni uomo. Kor, dove sei ?