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Autore: The queen of darkness    05/04/2013    3 recensioni
Perchè questo titolo?
Il motivo è semplice: purtroppo, questa psichedelica figura può incarnare molte, troppe ragazze. E rendersi perfetta per i loro spettacoli.
Genere: Dark, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Indossava il suo scheletro come se fosse un vestito. Sembrava vantarsi delle ossa che poteva sgranocchiare quando voleva, e si faceva civettuola se qualcuno ne accarezzava un ossicino, piccolo piccolo.
Ogni tanto vaneggiava di trovarsi incastrata in una gabbia di carne e di volersene liberare, così saliva su un palcoscenico e afferrava un lungo coltello. Sulla lama erano incise tutte le disgrazie della sua vita, e la prima parlava di corpi, di tessuti e di muscoli. Premeva la punta affilata laddove tutti potevano vederla, ridacchiando come una bambina in un negozio di caramelle.
Le piaceva che il sangue fosse schiarito dalla luce dei riflettori, la faceva sentire bene. Per così dire.
Se spalancava la bocca e si metteva a gorgheggiare una risata, era solo perché non poteva farne a meno. Lei era l’attrice e il mondo lo spettatore, cosa poteva esserci di più comico? Nulla, a suo parere, ma lo faceva solo per non accorgersi di quante occasioni stava sprecando.
Il vero motivo di quello spettacolo non lo diceva a nessuno, ma era terrorizzata dal pensiero che qualche fantasma potesse vederne i segni. Diventava guardinga e le copriva con nubi scuri, rubandole un po’ dal cielo e un po’ dalla sua anima.
Inoltre, le cicatrici che occultava erano lunghissime promesse d’amore e dolore mischiate sulla sua pelle, e non riusciva a decidere quale le piacesse di più. Aveva smesso di contarle dopo un po’, ma non faceva differenza: non avevano perso la loro bellezza.
Lei lo chiamava piacere, ma era solo per cercare un aiuto che non sapeva invocare. La sua strana acconciatura ondeggiava assieme alla torre tremolante di nervi che la componeva, e la sua bocca diventava una grande “o”, tonda e perfetta. Invece dei denti, era il metallo a luccicare per lei.
Gemeva dal mondo freddo in cui viveva, e si adornava di ghiacciai. Sani o tristi, non faceva differenza: sfruttava le cime per scarnificarsi più a fondo, e tornava in scena, orgogliosa, con i suoi nuovi trofei.
Forse non sapeva che ciò che faceva era a suo discapito, e che lo show non piaceva a nessuno. Magari, invece, lo sapeva, ed era per questo che continuava.
Forse nella speranza che per la prima volta qualcuno comprasse il biglietto. O che le rubasse il coltello. 
  
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